Andy Roddick Italian Fans Forum - Tennis passion

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CAT_IMG Posted on 8/4/2024, 00:06     +1   -1
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Camila Osorio vince il WTA 250 di Bogotà: la colombiana vince il torneo di casa sulla terra battuta battendo con il punteggio di 6-3 7-6(5) in quasi due ore di battaglia la ceca Marie Bouzkova. Si tratta del secondo titolo della carriera, sempre a Bogotà dopo quello ottenuto tre anni fa.

Un primo set che non era cominciato nel migliore dei modi per quanto riguarda la giocatrice sudamericana, perdendo subito il servizio nel primo game. Poi sono arrivati due break di fila e alla battuta ha trovato grande solidità per prendersi 6-3 il parziale, non concedendo neanche una chance alla ceca per rientrare.

Serratissimo il secondo set, con Osorio che è andata avanti prima 2-0 e poi sul 6-5 ha avuto l’occasione per servire per il match, avendo anche un match point. Bouzkova con la sua tenacia è riuscita ad allungare gli scambi, a non sbagliare nulla e a trascinare tutto al tiebreak. Tiebreak nel quale la colombiana è stata bravissima a resettare dopo le occasioni sprecate, per conquistare così il titolo.
 
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CAT_IMG Posted on 17/4/2024, 13:58     +1   -1
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Sono passati quasi 16 anni da quando il mondo dello sport, e in particolare del tennis, piangeva la morte di Federico Luzzi. Sono passati 16 anni ma nessuno ha mai smesso di chiedersi perché.

Il 28enne nativo di Arezzo era diventato professionista nel ’99. Nel 2001, l’anno migliore della sua carriera, a Roma riuscì a sconfiggere avversari come il francese Clement (n.10 del mondo) e il marocchino Arazi (n.19). Raggiunse così il best ranking n.92 del mondo nel 2002. Luzzi divenne anche l’uomo della Coppa Davis (2 vittorie e 2 sconfitte) e l’Italia fece il tifo per lui in 5 slam. Aveva una gran bella personalità, un talento di quelli naturali ai quali mancò solamente un po’ di continuità. Conosciuto tra parenti, amici e tifosi come “Chicco”, Federico era un’entusiasta della vita: bello, forte, e come diceva sempre lui: “molto fortunato”.


Solamente a una settimana di distanza dall’ultima partita giocata a Olbia in serie A, Chicco scomparve nel reparto di rianimazione dell’ospedale san Donato di Arezzo, intorno alle 14 del 25 ottobre 2008. Un semplice attacco febbrile che lo vide ritirarsi da quell’ultima partita, si trasformò in un attacco di leucemia fulminante. Luzzi venne trasferito nel reparto di ematologia, dove le cure non riuscirono a salvarlo in tempo. Con l’assistenza del medico e dei genitori, entrò in coma e disse addio alla vita e al tennis, nel reparto di rianimazione.

Giovedì 11 Aprile, la città di Arezzo ha inaugurato una via intitolata al “Tennista Aretino”. Una traversa di viale Santa Margherita distante pochi metri da porta San Clemente e dunque prossima, significativamente, al circolo dove si allenava Federico Luzzi. Durante la cerimonia, la consigliera comunale Meri Stella Cornacchini ha ricordato la straordinaria carriera di Federico e la fondazione di Arezzo creata dai genitori, per la ricerca contro le patologie ematologiche, che oggi porta il suo nome: “Luzzi non ha mai smesso di fare del bene per la sua città in termini di notorietà sportiva mondiale e grazie alla sua memoria, continua a farlo”. A svelare la targa erano presenti anche l’assessore Francesca Lucherini, la madre Paola Cesaroni, il padre Maurizio Luzzi e la sorella Francesca Luzzi. I genitori hanno ringraziato così i presenti: “il gran numero di persone intervenute dimostra ancora una volta quanto sia stabile e duraturo il ricordo di nostro figlio e ci restituisca forza per proseguire con il nostro impegno”.

Federico vinceva in bellezza, scriveva Clerici. A 12 anni si allenava a Cesenatico, a 14 anni era forte come Safin, adorato da Bollettieri, in Davis ha vinto il match più lungo mai giocato da un italiano (4 ore e 28 minuti). Ad Arezzo, Chicco continua a vincere, insegnandoci che la memoria è più forte di una sconfitta.

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CAT_IMG Posted on 18/4/2024, 14:38     +1   -1
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Giorni difficili per l’australiana Storm Hunter: rottura del tendine d’Achille e stagione finita. La ventinovenne numero tre di doppio era stata convocata da Samantha Stosur, neo capitana della formazione aussie di Billie Jean King Cup by Gainbridge, per rappresentare il suo paese. Ma durante uno degli allenamenti che precedeva l’inizio degli incontri, Hunter è crollata al suolo in preda al dolore. Lo staff medico australiano ha prontamente assistito la tennista, ma l’entità dell’infortunio è apparsa subito grave. Hunter si è poi sottoposta ad esami nella serata di giovedì 11 aprile. Lì la diagnosi è stata chiara: rottura del tendine d’Achille.

Hunter è rimasta a seguito della squadra aussie per sostenere le compagne, vittoriose nello scontro con il Messico. Inevitabile, però, l’operazione per ricostruire la lesione al tendine. E, infatti, la numero tre del mondo di doppio ha comunicato via social nella giornata di mercoledì che l’intervento è andato bene, ringraziando anche i fan per il sostegno ricevuto.

Il percorso di guarigione sarà lungo per Hunter che deve abbandonare anche il sogno di competere in un’altra Olimpiade, per la quale cullava sogni importanti nel tabellone di specialità.
 
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CAT_IMG Posted on 21/4/2024, 13:25     +1   -1
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Il nome di Arthur Cazaux circola ormai da mesi ai primi piani del circuito. Il francese, ventuno anni, ha vinto quest’anno il suo primo torneo challenger – a Numea, Nuova Caledonia – e, successivamente, ha raggiunto i suoi primi ottavi di finale in uno slam: a Melbourne, ha eliminato prima Rune, poi Griekspoor, per cedere infine alla testa di serie numero nove Hubert Hurkacz. Lo ricordiamo, inoltre, per aver dato filo da torcere a Berrettini in occasione del secondo turno del challenger di Phoenix (Matteo la spuntò 7-5 al terzo). L’ultimo match giocato dal numero 75 del mondo ( a una posizione dal suo best ranking ) è andato in scena all’inizio di questa settimana, a Barcellona, contro un altro italiano, Matteo Arnaldi. Il confronto, combattuto e godibile, si è interrotto dopo undici giochi: sul 5-5, Arthur è stato costretto al ritiro per quella che sembrava una semplice distorsione.

Non è così. Il francese ha infatti pubblicato un post sul suo profilo instagram in cui, fra la carrellata di fotografie, si può notare (anzi, non si può non notare) la sua contusa e rigonfia caviglia. Le immagini sono corredate da un testo in cui il francese annuncia: “Dai primi esami è stata rilevata la rottura del legamento piccolo della caviglia. Perciò, dovrò rimanere immobile per tre settimane, prima di poter cominciare un processo di riabilitazione. Vi terrò informati sui progressi e sul mio ritorno alle competizioni. La resilienza è sempre stata la chiave.”

Ci uniamo agli incoraggiamenti e agli auguri di guarigione dei suoi colleghi tennisti, come Hugo Gaston. Tuttavia, questo stop rischia di spezzare in due la stagione sul rosso del francese, che, costretto a saltare i mille di Madrid e Roma, arriverà in condizioni probabilmente non ottimali all’appuntamento più importante della stagione su terra, nonché il più importante in assoluto per un francese: il Roland Garros.
 
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CAT_IMG Posted on 21/4/2024, 13:51     +1   -1
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È già la seconda volta, quest’anno: può darsi che non si tratti di un caso. Mariano Navone, nato a Nueve de Julio, in provincia di Buenos Aires, il 27 febbraio 2001, è di nuovo in finale in un torneo del circuito maggiore: questa volta siamo a Bucarest, dove l’argentino – sbarazzatosi della testa di serie numero uno, il connazionale Cerundolo, nella continuazione del match interrotto per pioggia – ha fatto fuori anche il qualificato francese Gregoire Barrere. Domani giocherà per la posizione numero 36. Il 19 febbraio era numero 113.

Della sua scoliosi giovanile, delle difficoltà finanziare, del cambiamento nell’impugnatura del diritto abbiamo già parlato qui. Basti sapere che Navone, nonostante la giovane età, ha già un profilo ben delineato: un terraiolo integralista, come quelli di una volta, specie in via d’estinzione i cui più folti rimasugli si raggruppano, è risaputo, in Sudamerica. Sono spagnoleggianti, e restituiscono in fretta tutta la loro dimensione, provinciale e ristretta eppure di valenza universale, i nomi delle località in cui ha ottenuto i suoi primi successi, quelli challenger nel 2023: Santa Fe, Buenos Aires, Santa Cruz de la Sierra, ancora Santa Fe. Insieme a Poznan, fanno cinque: nessuno nella stagione trascorsa ha vinto più di Navone a livello challenger.

Il 2024 doveva essere l’anno dell’approdo definitivo sul circuito maggiore. Così per ora è stato: il primo, grande exploit è arrivato nel 500 di Rio de Janeiro: dalle qualificazioni, Mariano ha raggiunto i quarti, dove ha interrotto la “favola” del giovane Fonseca; il giorno dopo, ha sbattuto fuori dal torneo niente meno che Cameron Norrie; in finale, ha ceduto di schianto di fronte a Sebastian Baez. Tanto gli è bastato per approdare in top 100 e – riposatosi durante il cemento del sunshine double – ripresentarsi minaccioso a Marrakech. Lì, Navone ha eliminato Stan Wawrinka (o l’ombra di Stan Wawrinka…ma è sempre l’ombra di Stan Wawrinka!); si è spinto dunque fino in semifinale: lì, vinto il primo set al tiebreak, ha subito la rimonta di colui che avrebbe vinto il torneo: il nostro Matteo Berrettini. Giunto a Bucarest, la sfida con un altro italiano (in quello che in realtà era un derby), ovvero Luciano Darderi, gli ha questa volta sorriso. Il resto è cronaca.

Le prospettive: male che vada, Navone lunedì sarà numero 41 del mondo; bene che vada, sarà 36. Se mantiene il ritmo dei mesi passati – nove finali negli ultimi undici – non è azzardato pronosticargli la testa di serie a Parigi. Sarebbe un caso curioso: l’argentino non ha mai vinto una partita negli Slam. Melbourne, Parigi, Londra, New York: ha sempre perso al primo turno di qualificazioni. Attenzione, in ogni caso, a questa new entry, come direbbero gli inglesi: nelle settimane che ci separano dal Roland Garros, la sua presenza in tabellone potrebbe risultare sgradita a più di qualcuno.
 
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CAT_IMG Posted on 21/4/2024, 23:44     +1   -1
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J-L. Struff b. [3] T. Fritz 7-5 6-3

Per uno, il favorito, c’era in palio il primo titolo sulla terra battuta; per l’altro, il giocatore di casa, il primo titolo ATP di una carriera da pro iniziata nel 2009. Ed è quest’ultimo, Jan-Lennard Struff, che ha avuto la meglio sul numero 15 del mondo Taylor Fritz nella finale del BMW Open e alzato l’atteso trofeo davanti al proprio pubblico.

Un titolo ampiamente meritato non solo per il tennis espresso nella fredda e piovosa settimana bavarese, ma per il tennis di alto livello che Struffi ha sempre saputo esprimere, pur senza la continuità necessaria per entrare e risiedere stabilmente nei piani più alti del ranking.

Il classe 1990 arrivava da un sabato in gran spolvero: terminato vittoriosamente il quarto di finale interrotto la sera prima battendo Auger-Aliassime, aveva annichilito un Rune sperduto ai limiti della sindrome di Stendhal e, non pago, si era imposto anche nella semi del doppio per la prima volta al fianco di Andreas Mies onorando oltremodo la wild card.

Domenica pomeriggio, in Baviera, Jan-Lennard ha finalmente superato l’ultimo ostacolo, missione che non gli era riuscita sempre qui a Monaco nel 2021 e l’anno scorso a Madrid e Stoccarda. Ha lasciato andare i colpi, ha fatto i buchi per terra, sbagliato, ha annullato tre set point, ha un po’ tremato al momento di chiudere per poi ritrovarsi subito e prendersi tutti gli onori del trionfatore, compreso quello di indossare in campo i Lederhosen, i tradizionali pantaloncini di cuoio. E, certo, anche ricevere l’altro premio oltre all’assegno, la BMW messa in palio dal title sponsor.

Primo set – Scambio di break iniziale, i set point per Fritz ma lo prende Struff
Jan-Lennard parte in risposta e libera subito il dritto facendo danni nell’altra metà campo, quando è in fiducia viaggia pesante e preciso che è una meraviglia. Non pare invece apprezzarlo Taylor che rivolge al proprio angolo uno sguardo del tipo, “ok, non sarà così fino alle fine”. Ha appena cambiato campo perso il servizio in apertura, solo il secondo questa settimana. Struff continua a pestare pesante, va fuori giri un paio di volte sottolineate dal pubblico con un “ahhh” deluso perché vorrebbe vederlo tirare un vincente ogni volta che tocca la palla; Fritz non sta a guardare, difende bene, contrattacca facendo vedere che anche il suo dritto non scherza e si riprende subito il maltolto.

La partita prende i binari attesi, quattro giochi facili per chi batte, ma c’è un piccolo passaggio a vuoto statunitense che gli costa lo 0-40 al settimo game, però ben rimediato. Il rovescio tedesco, colpo meno appariscente del dritto ma decisamente affidabile, viene a mancare e al servizio sul 4-5 Fritz ci mette anche un ottimo drop shot e guadagna due set point consecutivi. Struff risolve il problema mettendo la prima, così pure sul successivo vantaggio esterno, anche se l’ottima risposta di Fritz lo costringe a prendersi a un paio di colpi in spinta non banali.

Cinque pari, il servizio di Fritz continua a essere sotto pressione dalla posizione in risposta avanzata di Struff che prende l’iniziativa e brekka a zero. Ben prima che l’arbitro Murphy chiami “time”, Janni è già sulla linea di battuta che saltella: mette sempre la prima che o non torna o gli dà l’opportunità di chiudere subito ed è a metà dell’opera, 7-5.

Secondo set – Struff sempre più aggressivo in risposta brekka tre volte
Struffi ritiene una buona idea replicare l’inizio di primo set, così lascia partire qualche drittone verso un Fritz che nulla può. Senza farsi prendere dalla foga conferma il vantaggio, mentre l’altro fa il suo restando in scia. La pioggia, intanto, aumenta di intensità.

Le risposte tedesche aggressive che costringono uscite dal servizio in mezza volata pagano ancora al settimo game e, se è bravo Fritz a risalire dal 15-40, il n. 28 ATP rimane lì perché la vuole e la vuole adesso: risposta bimane fulminante ed è 5-2. C’è un cambio campo infinito da far passare, Struff lascia la panchina ancora in anticipo.

Comincia con un errore, anche la pioggia si ferma a trattenere il respiro. Il braccio si irrigidisce, i fantasmi delle finali passate riaffiorano, c’è pure quella persa da Tiafoe con match point e c’è naturalmente Fritz che non ci sta: break, la festa è rimandata. Janni resta comunque avanti 5-3 ed evita di doverci riprovare in battuta cercando di prendersi la vittoria in risposta. Arriva il match point, il dritto pare vincente, no, Taylor lo rimanda, recupera anche un primo smash, non finisce mai, ma il secondo smash è quello buono: eccolo, il primo titolo ATP di Jan-Lennard Struff, quando mancano pochi giorni al trentaquattresimo compleanno (il 25 aprile).

Diventa così il terzo giocatore più vecchio del Tour ATP a vincere il suo primo titolo. Hanno fatto meglio (?) di lui Paolo Lorenzi, che ha vinto Kitzbuhel 2017 a 34 anni e sette mesi, battendo di un mese il record di Victor Estrella Burgos (Quito 2016). Taylor Fritz non riesce invece a mettere in bacheca il primo trofeo su terra e Sebi Korda a Parma nel 2021 resta l’ultimo statunitense ad aver vinto sul rosso non di casa.

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M. Fucsovics b. [5] M. Navone 6-4 7-5

Marton Fucsovics si aggiudica la finale del Tiriac Open in scena domenica a Bucarest superando in due set 6-4 7-5 l’argentino Mariano Navone. Il robusto tennista ungherese ha meritato il titolo dimostrandosi più continuo nelle varie fasi della contesa e segnatamente più esperto nel gestire le situazioni delicate. Navone è stato bravissimo ad azzerare un ritardo importante nel primo set ma è calato nel momento in cui avrebbe dovuto capitalizzare l’impresa, non riuscendo a ricaricare le energie nervose per prendersi il set. Nella seconda frazione ha ceduto poco prima del tie-break.

Fucsovics vince così il secondo titolo della sua carriera dopo Ginevra 2018 e riavvicina la top 50; per Navone c’è invece l’approdo al suo best ranking, a ridosso dei primi 40 del listone dei migliori.

Il match
Comincia decisamente meglio il magiaro, che in virtù di una miglior azione insistita in spinta sorprende l’argentino ancora sprovvisto della giusta incisività nei colpi; Navone subisce l’esuberanza di Fucsovics e non riesce a difendere il servizio nei primi due turni di battuta, riprendendosi quando il rivale è avanti per 4-0. Il giovane sudamericano migliora i numeri della battuta, che rimarranno comunque deficitari con quella di riparazione, e costringe l’avversario a qualche errore in copertura, in particolar modo in allungo sul versante sinistro. Navone riesce addirittura a pareggiare il conto dei game e nel nono gioco per lui ci sono due doppi falli dell’ungherese che lo spingono alla palla del terzo break consecutivo. Fucsovics si presenta però a rete e rimanda una buona volée di dritto che sventa i piani del sudamericano.

Il servizio vincente con cui Marton torna a vincere un game e si porta sul 5-4 è un toccasana psicologico: il trentaduenne numero 82 del ranking riparte in risposta e, complice un momento di pausa dell’argentino, intasca il terzo break del set e l’intera frazione: 6-4 per lui in un’ora esatta.

Durante un cambio di campo il giudice di sedia chiede a Fucsovics di non esagerare con il coaching, e lui assente tranquillamente: Marton è tranquillo e non rimane turbato neanche quando nella seconda frazione sul punteggio di 1-1 Navone arriva allo 0-40 con dropshot di dritto e volée di rovescio che svelano come sotto l’aspetto di tennista di pressione che lo riveste ci siano tracce non così esigue di sensibilità. Il doppio fallo di Fucsovics sul punteggio di 30-40 suona come il bonus point per raggiungere il break.

Come detto Fucsovics non demorde e fa leva sul suo temibile dritto per tenere lontano Mariano, che nell’ottavo game ha una flessione improvvisa e cede la battuta a zero. Il drive del magiaro assurge a protagonista unico nell’undicesimo game; Marton, prima di chiudere la fase di gioco in proprio favore con un ace, ne lancia tre esemplari, due a uscire e uno in diagonale a rientrare, che forniscono al sudamericano un impressionante esempio di power tennis. Non è forse un caso che Navone, eseguita una ottima palla corta di rovescio che lo sospinge sul 5-6 15-0, perda tre punti consecutivi soprattutto per suoi errori e conceda due palle-match al rivale. Sulla seconda un suo dritto oltre la linea di fondo decide la contesa a favore del tennista più esperto.
 
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CAT_IMG Posted on 22/4/2024, 15:02     +1   -1
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Il trionfo di Jan-Lennard Struff in quel di Monaco di Baviera brilla ancora negli occhi e nelle menti di chi (forse) non si aspettava la vittoria del quasi trentaquattrenne di Warstein. Per carità, il caro vecchio Struff – che ha avuto la meglio sul numero 15 del mondo Taylor Fritz nella finale del BMW Open della città teutonica e che ha alzato l’atteso trofeo davanti al proprio pubblico – ha spesso dimostrato, nel corso degli anni trascorsi nel circuito, di possedere dei colpi di alto livello e di poter sciorinare un tennis di buona caratura. Altroché.

Ciò detto, prendendo in considerazione il periodo che parte dagli anni Novanta, Struff è il terzo giocatore più âgé (alla pari di Arthurs) a vincere il suo primo titolo ATP dopo Estrella Burgos e Lorenzi. Insomma, non un traguardo da poco. Non solo. Il nome di Jan-Lennard Struff è entrato a far parte dell’elenco dorato degli altri tennisti “over 30” ad aver realizzato per la prima volta in assoluto un’impresa in un torneo ATP.

L’australiano Wayne Arthurs, per esempio, riuscì a portare a casa – a 33 anni ed 11 mesi – l’Open di Scottsdale nell’oramai lontano 2005, quando il torneo che disputava annualmente nella città dell’Arizona aveva preso la denominazione di “Tennis Channel Open”. E lo stesso discorso, se vogliamo, potremmo estenderlo pure al buon Jeremy Bates, che nel 1994 – all’età di 31 anni e 10 mesi – riuscì a trionfare durante l’Open di Seul, arrivando a toccare il n. 54 ATP nella primavera del 1995. E cosa dire del tennista indiano, specialista del doppio, Rohan Bopanna? Il quarantatreenne di Bangalore, insieme al fido Matthew Ebden, ha sbancato l’ultima edizione dell’Australian Open alla “veneranda” età di 43 anni.

Il sopraccitato Victor Estrella Burgos, invece, è riuscito a conquistare tre tornei ATP in carriera (e tutti in quel di Quito, Ecuador), il primo dei quali a 34 anni e 6 mesi nel 2015, superando in finale Feliciano Lopez (battuto in tre set). Estrella Burgos è riuscito così a diventare il primo tennista dominicano a conquistare un torneo nell’era Open e il tennista ad aver conquistato il primo torneo in età più avanzata, primato che ha mantenuto fino al luglio 2016, quando è stato superato da Paolo Lorenzi. Già. Perché il tennista romano, oggi direttore del prestigioso Master 1000 del belpaese, a 34 anni e 7 mesi, nel 2016 riuscì a trionfare nell’ATP 250 di Kitzbuhel.

Concludiamo, anche se esondiamo dal tema delle prime volte, parlando del trionfo di Sua Maestà Roger Federer durante l’Open di Basilea nel 2019. L’otto volte vincitore di Wimbledon, infatti, ha centrato il trionfo nella sua città natale all’età di 38 anni e due mesi. Quest’ultimo, in pratica, è un primato che resiste ancora all’interno del circuito. Mai nessuno è riuscito a vincere un titolo oltre oltre quella soglia di età. Non male per uno che, appena diciannovenne, ha vinto il suo primo titolo a Milano nel 2001 e che rappresenta – senza ombra di dubbio – uno degli sportivi più iconici di sempre.

Ecco l’elenco degli over 30 ad aver trionfato per la prima volta in singolare in un torneo ATP dal 1990 ad oggi:
Paolo Lorenzi – Austrian Open Kitzbühel – 2016 (34 anni e 7 mesi)
Victor Estrella Burgos – Ecuador Open – 2015 (34 anni e 6 mesi)
Wayne Arthurs – Scottsdale Open – 2005 (33 anni ed 11 mesi)
Jan-Lennard Struff – BMW Open – 2024 (33 anni ed 11 mesi)
Gilles Muller – Apia International – 2017 (33 anni ed 8 mesi)
 
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CAT_IMG Posted on 25/4/2024, 13:24     +1   -1
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Una delle giovani tenniste di cui potremmo sentir parlare nel corso dei prossimi decenni è senza ombra di dubbio Alexandra Eala. La 18enne di Quezon City è la prima rappresentante delle Filippine a vincere un titolo Slam (lo US Open Junior 2022), nonché la giocatrice del suo Paese con il punteggio più alto nel ranking WTA di sempre. Presente in questi giorni al Mutua Madrid Open 2024, dove ha superato al primo turno Lesia Tsurenko, ha concesso una lunga ed interessante intervista ai microfoni del ‘The National’, quotidiano di proprietà del governo degli Emirati Arabi Uniti, toccando molti temi interessanti.

Eala: “Quando combatte Pacquiao nelle Filippine è un giorno di festa”
In primis Eala ha parlato del fatto di rappresentare le Filippine e dei suoi idoli: “È un privilegio avere tutto questo affetto e questa fanbase. Penso che i filippini siano molto desiderosi di vedere altri filippini eccellere e anch’io sono così. Quando altri atleti e altri filippini eccellono noi ci emozioniamo molto perché è una cosa che non si vede molto spesso. E sono davvero molto felice di poter far parte di questo orgoglio. Ovviamente il più grande è Manny Pacquiao. Fin da quando ero piccola, quando combatteva, nelle Filippine era come un giorno di festa. Le famiglie si riuniscono e guardano i suoi combattimenti. E, naturalmente, Hidilyn Diaz, che è stata medaglia d’oro olimpica. Quindi abbiamo tante persone a cui ispirarci nelle Filippine e una comunità davvero fantastica. L’ultima volta che sono stata ai Giochi Asiatici ho incontrato tutti questi atleti filippini che hanno storie davvero speciali e uniche, quindi penso che sia davvero stimolante“.

Ha poi parlato del rapporto con il nonno – che è il suo allenatore – e il fratello: “Penso che uno degli aspetti più importanti sia avere sempre la giusta mentalità e sapere come il linguaggio del corpo e la postura possano influenzare il tuo umore e il modo in cui giochi. Trascorrere ogni giorno con mio nonno e mio fratello ha davvero radicato il tennis nel mio DNA. Nella mia mente, anche quando ero più giovane, ho sempre pensato che mio nonno lo facesse per farmi diventare una professionista. Ho saputo solo in seguito che non era l’obiettivo originale, è sempre stato un mio sogno“.

Eala: “L’Accademia Rafa Nadal è la mia seconda casa”
La 18enne filippina ha affrontato il tema dell’Accademia Rafa Nadal: “Abbiamo colto l’opportunità di poterci trasferire in Spagna e di farmi esporre ad un altro livello di tennis. L’unico problema è stato che dovevo stare con mio fratello, quindi lui si è trasferito con me e penso che questo abbia reso le cose più facili, perché lo stavamo affrontando insieme. E ovviamente lo staff e le persone che ho incontrato all’Accademia ne hanno fatto davvero la mia seconda casa. Nadal? Solo poterlo vedere allenarsi tutte le volte che lo faccio io, di persona, e vedere la sua etica del lavoro penso che sia un privilegio che non otterrò da nessun’altra parte“.

Infine la chiosa sul suo idolo Maria Sharapova: “Avevo un suo poster nella mia stanza, era un mio progetto fatto in quinta elementare. Mi piace il suo stile, mi piace come lottava e correva dietro ad ogni palla. Io penso di essere cresciuta tra gli juniores abbastanza rapidamente, ma ho cercato davvero di non pensare al quadro generale e ho sempre saputo, quando ero junior, che il mio obiettivo era già il livello dei professionisti. Ho cercato di non montarmi la testa“.

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Dopo la netta vittoria nel match di primo turno contro Hugo Grenier, continua la corsa al Roma Garden Open di Francesco Maestrelli. Il ventunenne pisano, numero 221 del ranking mondiale, si qualifica ai quarti di finale del Challenger capitolino al termine di un match complicato contro lo spagnolo Taberner, numero 330 ATP. Il toscano vince la sfida con il punteggio di 6-4 7-5 dopo oltre due ore di gioco.

Un match molto combattuto sin dai primi game, 4 dei primi 5 giochi finiscono ai vantaggi ma nonostante le palle break si prosegue seguendo l’andamento dei servizi. La pressione di Maestrelli in rispsota però riesce a scardinare la resistenza di Taberner con il break che arriva nel settimo game. L’italiano arriva a conquistare due set point in risposta ma lo spagnolo salva la situazione. Dopo aver mancato un altro set point nel decimo game, alla quarta occasione Maestrelli chiude per 6-4.

Nel secondo set grande prova di carattere di Maestrelli che sotto 2-5, inanella una striscia di 5 game consecutivi. Taberner inizia meglio il secondo set, cercando di sfruttare un piccolo calo dell’italiano. Onore a Maestrelli che non hai mai dimostrato segni di nervosismo e anche con il punteggio a sfavore ha continuato ad essere aggressivo in risposta. Decisivo l’apporto del servizio, grande arma del gigante toscano.

Al termine del match abbiamo parlato con Francesco Maestrelli della partita, del tentativo di riscalare la classifica dopo un 2023 un po’ complicato, della wild card per le qualificazioni degli Internazionali BNL d’Italia e non solo.

D: Francesco, congratulazioni. Una partita piuttosto complicata. Nel primo set ogni game è stato abbastanza travagliato e poi nel secondo set una grande rimonta. Da 2-5 sei riuscito a recuperare e chiuderla. Quali sensazioni hai dopo questo match?
FRANCESCO MAESTRELLI: “Acquisisco veramente tanta fiducia sia per il livello di gioco, dato che fin dall’inizio mi sentivo molto bene, ma anche per la determinazione, la costanza e la capacità di risalire da una situazione che sarà complicata parecchio anche per merito del mio avversario. Un giocatore veramente molto duro da affrontare, non muore mai, quindi esco fuori molto felice per la prestazione e per il lavoro che sto facendo.”

D: Lo scorso anno hai giocato le qualificazioni al Foro Italico, vincendo anche il match contro il cinese Zhang. Anche quest’anno la Federazione ti ha concesso un invito per il tabellone cadetto.
FRANCESCO MAESTRELLI: “Sì è un’emozione incredibile. Poter giocare nel torneo più prestigioso della nostra nazione è sempre un onore e un privilegio. Ringrazio sia la Federazione che tutti coloro che lo hanno reso possibile. Proverò a dare il mio meglio come al solito e vedremo. Sarà un’importante tappa per il mio anno.”

D: Questa stagione è iniziata sicuramente molto meglio di com’era andato il 2023 (bilancio di 27 vittorie e 38 sconfitte, con una finale Challenger raggiunta a Montechiarugolo, ndr). Il 2022 era stato un grande anno. Era arrivato il primo titolo Challenger a Verona e sei arrivato a un passo dal main draw dello US Open, con quel match perso al tie-break del terzo set con Borges. Come detto, sembra che ci siano le giuste sensazioni per ripartire. Come ti senti in termini di fiducia e cosa ti manca per ritornare a quei livelli?
FRANCESCO MAESTRELLI: “ Sicuramente quando arrivi da dietro e fai un exploit come quello del 2022, questo avviene per tanti motivi. Sia perché non ti conoscono sia perché giochi sempre un po’ a briglia sciolta e non hai niente da perdere. Non è mai facile confermarsi l’anno dopo a questi livelli. Ricordo anche che il circuito Challenger sta subendo un incremento altissimo della qualità media, quindi potresti perdere e vincere con tutti. Se non stai attento potresti sicuramente perdere con tutti. Quindi ho avuto un pochino di difficoltà ad avere un po’ di continuità però ecco sono felice del lavoro che sto facendo quest’anno e spero di poterlo continuare nel migliore dei modi”

D: Lo scorso anno hai denunciato l’atteggiamento dei tifosi sui sui social con diversi messaggi di odio e non solo ricevuti dopo le sconfitte. Quanto è difficile per un giocatore affrontare questa situazione?
FRANCESCO MAESTRELLI: “All’inizio è difficile perché non sai cosa cosa aspettarti. Sui social noi fondamentalmente ci lavoriamo. Lo usavo anche come svago però fondamentalmente per noi è uno strumento di lavoro quindi non è bello che in un luogo in cui lavori tu sia tartassato soltanto da gente che ti insulta. Comunque ci ho preso l’abitudine e ho pure tolto il mio account Instagram, quindi non ho più a che fare con questa cosa per per mia scelta. Uso i social giusto una volta al giorno, solo per vedere se qualcuno mi scrive per allenarsi o cose del genere. Purtroppo bisogna abituarsi perché la situazione va così”.
 
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CAT_IMG Posted on 4/5/2024, 23:08     +1   -1
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Non è stata particolarmente esaltante l’avventura di Francesco Maestrelli in quel di Cagliari. I risultati racimolati dal tennista pisano durante il Sardegna Open, infatti, sono stati tutt’altro che entusiasmanti, sia nel singolare maschile che nel doppio. Dopo la sconfitta 6-3 7-5 subita agli ottavi contro il portoghese Nuno Borges, il tandem formato da Maestrelli (per l’appunto) e dal perugino Francesco Passaro si è dovuto arrendere 10-5 al super-tiebreak ai colpi sciorinati dal duo (tutto sudamericano) composto da Petr Nouza e Miguel Angel Reyes Varela. Ciò detto, il 21enne Maestrelli ha voglia di ripartire senza recriminazioni di sorta, come dimostrano le parole rilasciate nell’intervista a Michele Schirru di Lost in Tennis

Contro Nuno Borges, un giocatore piuttosto solido e che sa il fatto suo, hai disputato una buona partita. Qual è il tuo punto di vista al riguardo?
“Sì, è stata una partita un po’ complicata. Contro Nuno, tra l’altro, avevo già giocato due anni fa. Si tratta di un tennista che gioca a togliere il tempo all’avversario e io ho fatto un po’ di fatica a trovare il mio ritmo ed a sentirmi a mio agio in campo. Tutto sommato, però, sono riuscito a tirar fuori una prestazione di buon livello, anche con le mie occasioni.”

Anche nel doppio, purtroppo, le cose non sono andate benissimo. Non era la prima volta, tra l’altro, che disputavi un torneo in Sardegna…
“Assolutamente. Ho giocato qui anche lo scorso anno. E svariate altre volte. È sempre bello ritornare in Sardegna, nonostante il fatto che non mi sia mai adattato benissimo alle condizioni di gioco. Non è mai facile giocare con il vento contro o su dei campi un po’ secchi. Diciamo che pure il meteo ha giocato la sua parte. Però, ripeto, è sempre un piacere disputare questo torneo e ritornare qui in Sardegna.”

Quali sono i tuoi obiettivi nei prossimi mesi?
“Continuare a lavorare, al di là della classifica. Con il mio team l’obiettivo è quello di disputare delle buone partite, di qualità. Ci siam posti questo obiettivo qui di raggiungere un certo numero di partite buone, per poi tirare le somme e vedere dove saremo arrivati. Detto ciò, non ci stiamo soffermando in nessuna maniera sui punti o sulla classifica. Più che altro, spero di giocare più partite possibili e cercare di essere in forma fisicamente. Oltre a portare avanti, naturalmente, il lavoro che stiamo svolgendo ogni giorno in allenamento.

A proposito di allenamento, il servizio è uno dei tuoi colpi più forti. Su cos’altro state lavorando per continuare a migliorarti?
“In verità, su tutto. Anche perché gioco un tennis molto fisico e nonostante sia piuttosto alto, non amo adottare una strategia particolarmente offensiva in campo. Mi piace colpire forte la palla, colpirne tante, essere aggressivo dopo il servizio. E stiamo lavorando molto sul manovrare col dritto. Oltre che su mantenere il dominio del gioco e, perché no, qualche volta andare a prendersi qualche punto in più sottorete…”
 
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