| J-L. Struff b. [3] T. Fritz 7-5 6-3
Per uno, il favorito, c’era in palio il primo titolo sulla terra battuta; per l’altro, il giocatore di casa, il primo titolo ATP di una carriera da pro iniziata nel 2009. Ed è quest’ultimo, Jan-Lennard Struff, che ha avuto la meglio sul numero 15 del mondo Taylor Fritz nella finale del BMW Open e alzato l’atteso trofeo davanti al proprio pubblico.
Un titolo ampiamente meritato non solo per il tennis espresso nella fredda e piovosa settimana bavarese, ma per il tennis di alto livello che Struffi ha sempre saputo esprimere, pur senza la continuità necessaria per entrare e risiedere stabilmente nei piani più alti del ranking.
Il classe 1990 arrivava da un sabato in gran spolvero: terminato vittoriosamente il quarto di finale interrotto la sera prima battendo Auger-Aliassime, aveva annichilito un Rune sperduto ai limiti della sindrome di Stendhal e, non pago, si era imposto anche nella semi del doppio per la prima volta al fianco di Andreas Mies onorando oltremodo la wild card.
Domenica pomeriggio, in Baviera, Jan-Lennard ha finalmente superato l’ultimo ostacolo, missione che non gli era riuscita sempre qui a Monaco nel 2021 e l’anno scorso a Madrid e Stoccarda. Ha lasciato andare i colpi, ha fatto i buchi per terra, sbagliato, ha annullato tre set point, ha un po’ tremato al momento di chiudere per poi ritrovarsi subito e prendersi tutti gli onori del trionfatore, compreso quello di indossare in campo i Lederhosen, i tradizionali pantaloncini di cuoio. E, certo, anche ricevere l’altro premio oltre all’assegno, la BMW messa in palio dal title sponsor.
Primo set – Scambio di break iniziale, i set point per Fritz ma lo prende Struff Jan-Lennard parte in risposta e libera subito il dritto facendo danni nell’altra metà campo, quando è in fiducia viaggia pesante e preciso che è una meraviglia. Non pare invece apprezzarlo Taylor che rivolge al proprio angolo uno sguardo del tipo, “ok, non sarà così fino alle fine”. Ha appena cambiato campo perso il servizio in apertura, solo il secondo questa settimana. Struff continua a pestare pesante, va fuori giri un paio di volte sottolineate dal pubblico con un “ahhh” deluso perché vorrebbe vederlo tirare un vincente ogni volta che tocca la palla; Fritz non sta a guardare, difende bene, contrattacca facendo vedere che anche il suo dritto non scherza e si riprende subito il maltolto.
La partita prende i binari attesi, quattro giochi facili per chi batte, ma c’è un piccolo passaggio a vuoto statunitense che gli costa lo 0-40 al settimo game, però ben rimediato. Il rovescio tedesco, colpo meno appariscente del dritto ma decisamente affidabile, viene a mancare e al servizio sul 4-5 Fritz ci mette anche un ottimo drop shot e guadagna due set point consecutivi. Struff risolve il problema mettendo la prima, così pure sul successivo vantaggio esterno, anche se l’ottima risposta di Fritz lo costringe a prendersi a un paio di colpi in spinta non banali.
Cinque pari, il servizio di Fritz continua a essere sotto pressione dalla posizione in risposta avanzata di Struff che prende l’iniziativa e brekka a zero. Ben prima che l’arbitro Murphy chiami “time”, Janni è già sulla linea di battuta che saltella: mette sempre la prima che o non torna o gli dà l’opportunità di chiudere subito ed è a metà dell’opera, 7-5.
Secondo set – Struff sempre più aggressivo in risposta brekka tre volte Struffi ritiene una buona idea replicare l’inizio di primo set, così lascia partire qualche drittone verso un Fritz che nulla può. Senza farsi prendere dalla foga conferma il vantaggio, mentre l’altro fa il suo restando in scia. La pioggia, intanto, aumenta di intensità.
Le risposte tedesche aggressive che costringono uscite dal servizio in mezza volata pagano ancora al settimo game e, se è bravo Fritz a risalire dal 15-40, il n. 28 ATP rimane lì perché la vuole e la vuole adesso: risposta bimane fulminante ed è 5-2. C’è un cambio campo infinito da far passare, Struff lascia la panchina ancora in anticipo.
Comincia con un errore, anche la pioggia si ferma a trattenere il respiro. Il braccio si irrigidisce, i fantasmi delle finali passate riaffiorano, c’è pure quella persa da Tiafoe con match point e c’è naturalmente Fritz che non ci sta: break, la festa è rimandata. Janni resta comunque avanti 5-3 ed evita di doverci riprovare in battuta cercando di prendersi la vittoria in risposta. Arriva il match point, il dritto pare vincente, no, Taylor lo rimanda, recupera anche un primo smash, non finisce mai, ma il secondo smash è quello buono: eccolo, il primo titolo ATP di Jan-Lennard Struff, quando mancano pochi giorni al trentaquattresimo compleanno (il 25 aprile).
Diventa così il terzo giocatore più vecchio del Tour ATP a vincere il suo primo titolo. Hanno fatto meglio (?) di lui Paolo Lorenzi, che ha vinto Kitzbuhel 2017 a 34 anni e sette mesi, battendo di un mese il record di Victor Estrella Burgos (Quito 2016). Taylor Fritz non riesce invece a mettere in bacheca il primo trofeo su terra e Sebi Korda a Parma nel 2021 resta l’ultimo statunitense ad aver vinto sul rosso non di casa.
*************************** M. Fucsovics b. [5] M. Navone 6-4 7-5
Marton Fucsovics si aggiudica la finale del Tiriac Open in scena domenica a Bucarest superando in due set 6-4 7-5 l’argentino Mariano Navone. Il robusto tennista ungherese ha meritato il titolo dimostrandosi più continuo nelle varie fasi della contesa e segnatamente più esperto nel gestire le situazioni delicate. Navone è stato bravissimo ad azzerare un ritardo importante nel primo set ma è calato nel momento in cui avrebbe dovuto capitalizzare l’impresa, non riuscendo a ricaricare le energie nervose per prendersi il set. Nella seconda frazione ha ceduto poco prima del tie-break.
Fucsovics vince così il secondo titolo della sua carriera dopo Ginevra 2018 e riavvicina la top 50; per Navone c’è invece l’approdo al suo best ranking, a ridosso dei primi 40 del listone dei migliori.
Il match Comincia decisamente meglio il magiaro, che in virtù di una miglior azione insistita in spinta sorprende l’argentino ancora sprovvisto della giusta incisività nei colpi; Navone subisce l’esuberanza di Fucsovics e non riesce a difendere il servizio nei primi due turni di battuta, riprendendosi quando il rivale è avanti per 4-0. Il giovane sudamericano migliora i numeri della battuta, che rimarranno comunque deficitari con quella di riparazione, e costringe l’avversario a qualche errore in copertura, in particolar modo in allungo sul versante sinistro. Navone riesce addirittura a pareggiare il conto dei game e nel nono gioco per lui ci sono due doppi falli dell’ungherese che lo spingono alla palla del terzo break consecutivo. Fucsovics si presenta però a rete e rimanda una buona volée di dritto che sventa i piani del sudamericano.
Il servizio vincente con cui Marton torna a vincere un game e si porta sul 5-4 è un toccasana psicologico: il trentaduenne numero 82 del ranking riparte in risposta e, complice un momento di pausa dell’argentino, intasca il terzo break del set e l’intera frazione: 6-4 per lui in un’ora esatta.
Durante un cambio di campo il giudice di sedia chiede a Fucsovics di non esagerare con il coaching, e lui assente tranquillamente: Marton è tranquillo e non rimane turbato neanche quando nella seconda frazione sul punteggio di 1-1 Navone arriva allo 0-40 con dropshot di dritto e volée di rovescio che svelano come sotto l’aspetto di tennista di pressione che lo riveste ci siano tracce non così esigue di sensibilità. Il doppio fallo di Fucsovics sul punteggio di 30-40 suona come il bonus point per raggiungere il break.
Come detto Fucsovics non demorde e fa leva sul suo temibile dritto per tenere lontano Mariano, che nell’ottavo game ha una flessione improvvisa e cede la battuta a zero. Il drive del magiaro assurge a protagonista unico nell’undicesimo game; Marton, prima di chiudere la fase di gioco in proprio favore con un ace, ne lancia tre esemplari, due a uscire e uno in diagonale a rientrare, che forniscono al sudamericano un impressionante esempio di power tennis. Non è forse un caso che Navone, eseguita una ottima palla corta di rovescio che lo sospinge sul 5-6 15-0, perda tre punti consecutivi soprattutto per suoi errori e conceda due palle-match al rivale. Sulla seconda un suo dritto oltre la linea di fondo decide la contesa a favore del tennista più esperto.
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