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DOPING: NADAL E FEDERER D'ACCORDO SUI TEST PUBBLICI

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CAT_IMG Posted on 1/3/2013, 17:32     +1   -1
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La lotta al doping ha messo d'accordo Rafa Nadal e Roger Federer. Da Acapulco, Rafa ha lanciato la proposta di rendere pubblici i controlli antidoping. E da Dubai lo svizzero ha risposto: “E' un'idea, sono sempre stato a favore della trasparenza”. Un anno fa il maiorchino aveva criticato lo svizzero, presidente del Player's Council, accusandolo di non appoggiare i giocatori, che protestavano per la lunghezza del calendario e chiedevano più soldi dagli Slam, per non danneggiare la sua immagine di gentleman. Due mesi dopo Nadal lasciava l'incarico di vicepresidente del Player's Council.

“E' un tema importante” ha spiegato Nadal, “e credo sia meglio che il pubblico sappia chi viene testato e quando, quali tipi di controlli passiamo e quali no”. Al momento l'ITF fornisce solo dati aggregati a cadenza annuale (a breve saranno resi pubblici quelli del 2012) e non indica il numero esatto di test effettuati sui giocatori, ma solo il range di controlli su sangue o urine, durante o fuori dalle competizioni: da uno a tre, da quattro a sei, più di sette.

“Penso che in questo momento, con i problemi nati dallo scandalo Armstrong, è necessario da parte di tutti uno sforzo perché il tennis sia ancora più trasparente” ha aggiunto Nadal, che si è dovuto difendere da sospetti e insinuazioni, rilanciate un anno fa dagli sketch di Les Guignols, programma satirico francese di Canal+ che ha scatenato polemiche e portato il governo a minacciare di fare causa al canale. “E' fondamentale che vengano fatti tutti i controlli necessari e che la gente sia informata di questi test”. Evidentemente adesso non pensa più che i test a sorpresa e il sistema degli “whereabouts” violino la privacy dei giocatori.

“Tutti noi dobbiamo fare in modo che ci sia la massima integrità nel tennis” ha detto Federer. “E serve l'accordo di tutti, tornei e giocatori. Non possiamo più aspettare, dobbiamo garantire che questo sport sia il più pulito possibile”.

Tuttavia Francesco Ricci Bitti ha già posto dei paletti. “E' un bene che i top players come Rafa Nadal siano così aperti e disponibili a discutere della questione, ma non possiamo rivelare tutto, altrimenti non avremmo più test a sorpresa" ha detto la scorsa settimana all'agenzia di stampa DPA. "Forse potremmo rivelare più dettagliatamente quello che abbiamo fatto alla fine dell'anno, ma dipende comunque dalla collaborazione delle agenzie nazionali”.

Una posizione, quella del presidente dell'ITF, fin troppo protettiva, fin troppo conservativa. In fondo, Nadal e Federer non chiedono che venga data comunicazione pubblica ex-ante del tipo di controlli e dei giocatori che saranno controllati, sarebbe del tutto illogico. Ma solo una comunicazione più puntuale ex-post, a controllo già eseguito e a risultati già ottenuti. Già oggi i casi di positività vengono comunicati tempestivamente, senza che questa informazione venga considerata confidenziale; perché non può valere lo stesso discorso per tutti i casi di negatività? Perché l'informazione puntuale, a posteriori, su tipologia ed esito dei test, deve essere considerata un ostacolo, un limite? La trasparenza, soprattutto in un momento in cui tutto lo sport è sotto osservazione, è sotto pressione, è fondamentale per mantenere la credibilità del sistema. Basti pensare ai sospetti e alle voci incontrollate che sta generando il dottor Eufemiano Fuentes, il principale imputato al processo derivato dall'Operacion Puerto. Voci che sarebbero state spente sul nascere se il giudice Santamaria gli avesse ordinato di fare i nomi di tutti gli atleti le cui sacche sono state sequestrate durante l'inchiesta della Guardia Civil spagnola.

Non gli è stato chiesto perché allora la Spagna non aveva una legge anti-doping (l'indagine si è chiusa a maggio 2006, la legge è stata approvata in autunno e dallo scorso gennaio si sta discutendo una modifica della normativa) e l'imputazione di reato contro la salute pubblica non sarebbe in alcun modo cambiato a seguito delle eventuali rivelazioni.

Intanto, un primo passo avanti potrebbe essere deciso martedì prossimo. I rappresentanti degli slam si riuniranno a New York per ratificare la proposta di raddoppiare i finanziamenti alla WADA, passando da 150 a 300 mila dollari l'anno. Ancora non è chiaro se ATP e WTA, che cofinanziano il programma antidoping dell'ITF guidato da Stuart Miller, prenderanno una decisione analoga.

A marzo avrebbe dovuto entrare in vigore anche il passaporto biologico, ma la data potrebbe slittare. ''Dobbiamo sistemare alcune cose, non so se lo avremo gia' al torneo di Miami'', ha detto Ricci Bitti alla Dpa. ''A marzo decideremo quando si fara'. Bisogna prima aumentare il numero dei controlli sul sangue, il passaporto biologico è' una conseguenza''.
 
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