| Come ricorderemo l’anno che verrà? Come l’anno della rivoluzione o del gattopardismo? Durerà infatti almeno dodici mesi l’indagine del panel indipendente di tre esperti, guidati da Adam Lewis, chiamato a prendere le mosse dall’Environmental Report del 2008. sull’efficienza, sulla trasparenza, i fondi a disposizione, la governance e la struttura della Tennis Integrity Unit.
Lewis, che ha tempo fino a fine febbraio per scegliere i due collaboratori, ha curato il principale libro di testo sulla giurisprudenza sportiva, “Sport: Law and Practice”, e costituisce una nomina di garanzia. “E’ forse l’unico avvocato in tutta la nazione che si concentri solo sulla giurisprudenza sportiva. Ha una conoscenza enciclopedica della legge applicata allo sport. E’ una delle principali autorità nel settore” si legge sul sito dello studio Blackstone Chambers.Negli ultimi anni, ha difeso il Chelsea nel procedimento avviato da Mutu davanti alla Corte Europea per i Diritti Umani e nella disputa contro la Fiorentina per il prestito di Salah, e ha fornito la sua consulenza all’Uefa nella definizione del fair play finanziario e nella risoluzione delle controversie con le società. Ha sostenuto anche la Gambling Commission britannica, citata in giudizio dalla Gibraltar Betting and Gaming Association, e difeso la regolamentazione e la limitazione delle scommesse via internet attraverso operatori stranieri in Gran Bretagna.
L’ITF ha rimarcato che il panel avrà “ampi poteri”, potrà richiedere documenti, condurre interviste e ricercare consulenti, con la possibilità di rivolgersi e di interloquire anche con le organizzazioni internazionali, con le agenzie di lotta al crimine e i bookmakers. L’obiettivo, sottolinea la federazione internazionale, è mantenere l’integrità del tennis, “proteggere lo sport contro ogni tentativo improprio di influenzare illegittimamente i risultati delle partite” e stabilire regole e sanzioni uniformi.
La presa di posizione, e soprattutto il bisogno di fare chiarezza, è ancora più urgente ora che è stata rivelata la squalifica, peraltro già in corso, di due arbitri per corruzione. Il kazako Kirill Parfenov, che ha provato a contattare su Facebook un altro giudice al fine di fargli manipolare il punteggio, è stato sospeso a vita già dallo scorso febbraio. Il croato Denis Pitner è stato sospeso invece per 12 mesi per aver trasmesso all’esterno informazioni sulle condizioni fisiche dei giocatori e scommesso con una certa regolarità.
È proprio la vicenda di Pitner a dare l’ultimo, e più pesante, colpo alla credibilità del sistema. Il croato, infatti, è stato sanzionato il primo agosto ma settimane dopo la decisione, rivela il New York Times, ha lavorato come giudice di linea agli ultimi Us Open. Il croato aveva ritirato il suo accredito, si difende la USTA, prima che la federazione ricevesse la notifica della sospensione: si è trattato, i legge in un comunicato, di una situazione straordinaria, di una falla nel processo di selezione.
La possibilità che Pitner abbia continuato ad arbitrare in uno Slam da squalificato mette in discussione tutto il sistema dei controlli e l’efficacia delle comunicazioni fra gli organi di controllo, le organizzazioni che governano il tennis e i tornei. La USTA spiega di aver ricevuto la notifica della sospensione di Pitner solo il 24 agosto, il giorno prima che iniziassero le qualificazioni. Ancora non è chiaro, però, perché nessuno a New York abbia preso nota della sua squalifica, né in quante partite sia stato presente come giudice di linea fino al 10 settembre. E a quanto pare, Pitner è stato fra i giudici di linea anche a Doha lo scorso gennaio. “L’ATP sta rivedendo la questione” si legge in un comunicato, “per assicurare che certe falle in futuro non si ripetano”. Ora l’ITF ha cambiato il regolamento, e le eventuali future sospensioni di arbitri e giudici di linea andranno annunciate immediatamente. Ma fino all’anno scorso non era così: perché?
“Quando crei una struttura per proteggere l’integrità dello sport, ma la fai lavorare in segreto, con procedure opache e una non trasparente comunicazione delle decisioni, questo tipo di errori rischia di proliferare non per malizia, ma solo per semplice ignoranza” ha detto al New York Times Chris Eaton, direttore per l’integrità dello sport all’International Center for Sport Security. “E’ un dato di fatto che gli organizzatori dello Us Open non fossero a conoscenza della squalifica dell’arbitro, ma il problema è serio: ormai l’integrità dello sport è regolarmente rotta, violata, e la vulnerabilità progressiva del sistema, la natura di queste falle, è stata stimolata dalla Tennis Integrity Unit, che lavora in segreto e senza abbastanza risorse”.
Anche Gordon A. Smith, CEO della USTA, ha riconosciuto il bisogno di una maggiore trasparenza nelle informazioni. “Non c’è dubbio che questa sia la nuova parola d’ordine per il tennis” ha detto. “Dobbiamo sempre trovare il giusto equilibrio però tra la confidenzialità e il rendere pubblici i nomi di chi è sospettato o sotto indagine anche quando non ci sono prove. E c’è sempre il rischio di esagerare, e le persone potrebbero pensare, in caso di troppa segretezza, che non stiamo facendo nulla per risolvere il problema. Dobbiamo far sì che la gente capisca che il nostro interesse primario è l’integrità dello sport”.
“Stiamo lavorando insieme” ha concluso David Haggerty, il nuovo presidente dell’ITF in un’intervista telefonica al New York Times, “e stiamo facendo tutto il possibile ma dobbiamo comunicare i nostri progressi regolarmente e meglio di quanto abbiamo fatto finora. Penso che tutti abbiano buone intenzioni, ma adesso è arrivato il momento di unire i puntini e fare tutto il possibile perché il tennis rimanga uno sport pulito”.
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