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LA PIAGA DEL MATCH FIXING NEL TENNIS

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CAT_IMG Posted on 5/10/2017, 13:24     +1   -1
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L’ennesimo caso di squalifica per scommesse fa capolino sulla scena del tennis mondiale, ma si tratta di una vicenda poco roboante e ben lontana dai piani alti dell’élite della racchetta. Tuttavia è una storia che permette di aprire una piccola finestra su questo oscuro sottobosco di cui tutti parlano, ma di cui altrettanto spesso ci si dimentica. Il protagonista è lo spagnolo Samuel Ribeiro Navarrete, 24 anni, squalificato per otto mesi dalla Tennis Integrity Unit (TIU) per aver violato il Tennis Anti-Corruption Program (TACP). Dovrà inoltre pagare una multa di 1,000 dollari. Le indagini hanno dimostrato che il giocatore possedeva un account su un sito di scommesse online, tramite il quale ha puntato su 28 match tra gennaio e marzo del 2013. È giusto sottolineare che nessuno di questi match lo vedeva protagonista.

Il protocollo è però piuttosto chiaro e stabilisce che “nessuna persona coinvolta ( il concetto di “Covered Person” include tutti gli “addetti ai lavori”, giocatori, allenatori, giornalisti, staff) può, direttamente o indirettamente, scommettere o tentare di scommettere sul risultato finale o su ogni altro aspetto di qualunque competizione tennistica”.L’iberico, che ha un best ranking di numero 723 raggiunto nel luglio 2016, potrà vedere la propria squalifica dimezzata qualora non dovesse commettere altre infrazioni del TACP. Non è la prima volta che un giocatore viene squalificato per scommesse, ma senza aver commesso reato di match fixing, ovvero senza essere stato pagato per truccare un incontro. Era già accaduto, per esempio, lo scorso anno al rampollo della Federazione francese Constant Lestienne, il quale ricevette una squalifica di 7 mesi e una multa di 10,000 dollari per aver puntato sulla finale del Roland Garros tra Wawrinka e Djokovic. Quello del giovane francese fu un peccato di leggerezza, che gli costò però caro: accortosi che sul suo conto online (che non usava più dal 2013) erano rimasti 2,90 euro, decise di giocarli sulla già nominata finale, non pensando alle conseguenze di tale atto. Gli venne anche revocata la Wild Card che il Roland Garros gli aveva concesso.

In entrambi i casi fa un po’ storcere il naso l’entità delle sanzioni, in relazione al dolo, e soprattutto la strana sensazione che siano sempre i pesci piccoli a finire nella rete. Le condanne di Ribeiro e Lestienne rientrano in una sorta di zona grigia di colpevolezza, assodata certo, ma ben distante dalla macchia nera dei match fixers (categoria nella quale rientrerebbero gli ormai famigerati (Potito Starace e Daniele Bracciali). La corruzione legata alle scommesse è un fatto ormai assodato, ma che a essere puniti siano spesso e volentieri giocatori semisconosciuti e colpevoli di infrazioni minori, lascia un po’ straniti. La causa di ciò potrebbe essere esterna o interna. O l’ITF, in questo caso rappresentata e coadiuvata dalla TIU, non è in grado di scovare e sanzionare gli autori di combine oppure sono i giocatori coinvolti a non volere che tutta la questione venga a galla, perché andrebbe contro il loro interesse. Se infatti andassimo ad analizzare i prize money dei tornei minori, scopriremmo che la proposta di truccare una partita risulterebbe più che allettante per un giocatore di seconda fascia che deve finanziare il prosieguo della propria carriera. I costi nel tennis, come è noto, sono tanti (viaggi, alloggi, eventualmente allenatore e staff) e non è semplice chiudere il bilancio annuale in attivo per i tennisti che lottano nella bolgia dei Challenger e dei Futures. Questo è purtroppo uno dei motori più forti della macchina scommesse che si muove per il mondo del tennis come un nero fantasma, onnipresente eppure ineffabile.

Quali potrebbero essere le soluzioni a questo problema? Evidentemente la regola che vieta qualsiasi tipo di scommessa sugli eventi tennistici, pur assolutamente giusta e condivisibile, non è sufficiente. Essa ottiene il solo effetto di “catturare” e punire chiunque, in maniera più o meno sprovveduta, piazzi una scommessa su un match altrui, ma ha scarsa forza nei confronti di un giocatore che trucchi le partite, il quale sicuramente non si espone scommettendo in prima persona, ma delegando ad altri oppure semplicemente riscuotendo la cifra per la quale si è venduto. Un rimedio possibile, anche se di difficile attuazione, potrebbe essere quello di vietare qualsiasi tipo di scommesse riguardante il circuito Futures e Challenger, limitandole solo agli eventi maggiori i cui partecipanti sono in teoria più protetti da certi tipi di seduzione. In alternativa (o in aggiunta), si potrebbe tentare di rimpolpare i montepremi dei tornei minori, tramite un accordo con le federazioni che porti ad una redistribuzione e ad un reinvestimento dei fondi e dei maxi introiti degli Slam (su questo tema torneremo prossimamente con un approfondimento). Entrambe le soluzioni non sono però di semplice attuazione, a causa della miriade di interessi economici che gravitano attorno al mondo del betting e delle federazioni, ma potrebbero fornire un valido appoggio e incentivo per quei tennisti che, pur in lotta con la propria coscienza, vengono spinti all’illecito dal conto in banca. Di certo c’è che oggi come oggi il fenomeno delle scommesse è diffuso a tutti i livelli e trae linfa vitale dalla base stessa del sistema tennis, con tutte le sue disparità economiche in termini di premi e sponsor. Così ci ritroviamo con un sistema che allo stesso tempo premia i vincitori meritevoli e i perdenti di professione.
 
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CAT_IMG Posted on 12/10/2017, 13:44     +1   -1
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Ci risiamo. L’ombra scura delle scommesse allunga ancora le mani sul mondo del tennis, entrando prepotentemente “in casa” di Sam Groth. Meno di un anno fa, il tennista aussie era stato costretto a chiudere il proprio profilo Facebook in seguito alle miriadi di insulti e messaggi minatori ricevuti dagli scommettitori, che avevano coinvolto anche la sua fidanzata. Oggi, dopo una sconfitta al terzo set contro Noah Rubin nel Challenger di Fairfield, l’incubo si è ripresentato. Questa volta il teatro del triste valzer di minacce è stato il profilo Instagram del giocatore.

“Te lo giuro, al termine di questa settimana sarai morto“. “Spero che tutta la tua famiglia sia uccisa“. “Quest’uomo non merita di vivere, merita una morte dolorosa e violenta“. Questi sono alcuni degli aberranti commenti lasciati sotto ad una foto che ritrae Groth mentre assiste ad un torneo di golf.

L’australiano ha affidato a Twitter la propria risposta alle terribili minacce ricevute, ringraziando ironicamente gli scommettitori adirati per il loro supporto. Un messaggio conciso e ironico che intende dare risalto ad una evento grave, senza scadere nella rabbia o nel vittimismo esasperato. Purtroppo il suo non è il primo caso e probabilmente non sarà l’ultimo. La domanda di fronte ad eventi del genere è sempre la stessa: quanto si può andare avanti così?
 
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CAT_IMG Posted on 13/10/2017, 14:01     +1   -1
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L'ex campione britannico degli US Open juniores - Oliver Golding - ha rivelato di essere stato invitato a truccare una partita di tennis per €2.000. Golding ha riportato l'episodio accaduto quasi quattro anni fa, ma ha detto che il mancato sostegno ricevuto dalla Tennis Integrity Unit (TIU) lo farà pensare due volte su come comportarsi qualora dovessero ripresentarsi occasioni simili in futuro.

"Si parla molto di queste faccende ma non era una situazione in cui mi ero trovato prima", ha detto Golding a ITN News. L'incidente si è verificato in uno dei tanti Futures da $10.000 in Grecia, ambienti ideali in cui il fenomeno del match fixing prolifera quasi indisturbato.

Il corruttore era proprio un giocatore, il greco Alexandros Jakupovic, che ha raggiunto un best ranking al numero 464. Jakupovic aveva chiesto a Golding di fargli vincere il primo set per poi perdere al terzo, è stato squalificato a vita.

In quel match Golding ha vinto per 6-3 6-2, evidentemente rifiutando la proposta dell'avversario. Golding avrebbe voluto portare il caso in tribunale nel momento in cui questo si è verificato, ma non crede di aver ricevuto l'attenzione e il supporto adatto dalla TIU.

"Non avevo mai risposto alle domande di un avvocato prima di allora - ha detto in un'intervista rilasciata al Daily Mail -. Mi sono quasi sentito colpevole ad aver riportato l'episodio. C'è un problema nel tennis e deve essere fermato, quindi sono sicuro di aver fatto la cosa giusta ma è un processo duro.

Se accadesse di nuovo penserei 'Dio, devo passare ancora una volta questi momenti', cosa che non penso qualcuno voglia fare". Ma la TIU, da parte sua, ha negato che non si siano resi disponibili nei confronti del tennista britannico.

Un portavoce ha detto: "La TIU valorizza il supporto dei giocatori nel dare prove in un'udienza disciplinare. Ritornando al caso in questione, crediamo che ogni impegno sia stato fatto per riconoscere il suo contributo nell'aiutare a dare una squalifica a vita a un tennista corrotto".
 
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CAT_IMG Posted on 4/11/2017, 15:17     +1   -1
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Nel terzo trimestre del 2017 c’è ancora il tennis in testa alle rilevazioni sulle scommesse ritenute sospette. È quanto emerge dal rapporto ESSA Sports Betting Integrity, organo internazionale di vigilanza con sede a Bruxelles che opera in collaborazione con i principali bookmaker. Le segnalazioni arrivano in presenza di flussi anomali di giocate e improvvise variazioni di quota, ma ovviamente la presenza di un’indagine non significa che sia necessariamente avvenuto un illecito. Su 72 casi segnalati alle autorità competenti tra luglio e settembre, ben 46 riguarderebbero il tennis. Circa il 64 % del totale, considerando che il calcio si ferma a quota otto. Seguono nella classifica tennistavolo (8), basket (4), volley, biliardo e badminton con due segnalazioni ciascuno. Il report pubblicato sul sito dell’organizzazione non specifica però quante siano le partite monitorate, in quali Paesi e a che livello.

“Le cifre prese in esame da ESSA dimostrano ancora una volta la minaccia che i nostri partner e le singole autorità di regolamentazione si trovano a fronteggiare – ha dichiarato il segretario generale, Khalid Ali. “Abbiamo raddoppiato gli sforzi per affrontare questa sfida e investito in una serie di iniziative e attività chiave. Il lavoro di partenariato con gli operatori di scommesse rimane al centro di questo approccio”. In una rilevazione precedente, valida da aprile a inizio luglio, la TIU (Tennis Integrity Unit) aveva segnalato 53 match sospetti di cui uno nel tabellone principale del Roland Garros e uno a Wimbledon. Sul totale, ben 45 segnalazioni erano però giunte dal circuito minore a livello Challenger e ITF.
 
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CAT_IMG Posted on 9/12/2017, 14:41     +1   -1
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Il fenomeno del match-fixing (partita combinata) è purtroppo molto diffuso nel mondo del tennis, combatterlo è a dir poco costoso e richiede anche una grande quantità di tempo. Lo sanno bene i quattro tornei dello Slam, e in particolare gli organizzatori di Wimbledon, che dovranno sborsare ancora 1 milione di sterline per finanziare l’inchiesta che va avanti ormai da due anni – come riportato dal DailyMail – e che al momento non ha ancora pubblicato risultati. Il conto totale da pagare si aggira intorno ai 10 milioni e ciò e dovuto ai continui ritardi e al protrarsi delle ricerche. La necessità di formare un gruppo di persone a cui affidare il compito di fare luce sul match-fixing, è nata all’inizio del 2016 quando la BBC denunciò la presenza di partite truccate durante alcuni eventi Slam. I quattro tornei principali, insieme all’ATP, alla WTA e alla ITF decisero quindi, mettendo da parte per una volta i dissidi interni, di affidarsi a degli esterne per far luce sul problema. A capo del gruppo fu piazzato Adam Lewis, un avvocato inglese che insieme ad altri colleghi già da tempo si occupava di gioco d’azzardo.

Dopo due anni di lavoro però non sono ancora state rese pubbliche le scoperte e il continuo ritardo è dovuto ad un fenomeno chiamato “Maxwellisation”. Con questo termine si indica la pratica legale che consiste nel dare la possibilità di difendersi alle persone accusate di crimini, prima ancora che le accuse vengano rese pubbliche. La pubblicazione del dossier sarebbe dovuta inizialmente avvenire in estate, per essere poi ritardata a dicembre; molte persone coinvolte sospettano però che quanto scoperto non vedrà la luce prima del 2018. Se la pubblicazione dovesse avvenire in gennaio, accadrebbe qualcosa di simile a quanto successo due anni fa: il rilascio di notizie legate al gioco d’azzardo in concomitanza con l’Australian Open.

La frustrazione da parte dei tornei del Grande Slam negli ultimi mesi non ha fatto altro che crescere, e questo è dovuto ad alcune informazioni (tutte già ampiamente note) trapelate dalla ricerca effettuata: il fenomeno delle partite combinate è una prerogativa dei circuiti minori, Challenger e Futures in primis, ed è ben lontano da eventi di maggior interesse pubblico che coinvolgono tennisti presenti nella top 100. Un possibile escamotage per arginare il fenomeno potrebbe essere quello di ridurre il numero dei giocatori professionisti a 750 a partire dal 2019, come approvato dalla ITF nel primi mesi del 2017, ma per vedere gli effetti bisognerà aspettare ancora qualche anno. Le scommesse illegali comunque non sono il solo male ad affliggere il tennis e a contendersi il primato c’è anche il doping. Una delle principali differenze tra i due fenomeni sta però nei finanziamenti messi a disposizione per combattere queste pratiche; alla lotta contro il doping infatti al momento sono destinati solo 3 milioni di sterline all’anno.
 
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CAT_IMG Posted on 7/1/2018, 15:13     +1   -1
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Sono stati 241 gli avvisi di partite sospette nel 2017 (presumibilmente oggetto di combine), 51 in meno rispetto al 2016 (292). 7 negli Slam, 9 nel circuito ATP, 3 nel WTA, il resto Challenger e Futures/ITF.

Nove persone, tra giocatori e ufficiali di gioco, erano stati squalificati nel 2016. Lo scorso anno nemmeno un ufficiale. "Non c'è dubbio che la maggior parte dei giocatori e degli ufficiali si comportano in modo esemplare, ma una piccola parte che ha scelto di violare le regole continuano ad essere per noi qualcosa di preoccupante", ha detto il direttore della TIU Nigel Willerton.

Gli sforzi della Tennis Integrity Unit dal 2008, anno della sua creazione, sono aumentati sempre di più: a parrire dal 2018 il budget sarà di 3.7 milioni di dollari, quasi più del doppio rispetto ai 2.4 del 2016.

Il numero delle persone che compongono lo staff, nel tentativo di educare i giovani sui rischi della corruzione, è cresciuto fino ad arrivare a 17, qualcosa di considerevole considerando che fino al 2015 erano appena 3.

Di certo lo "scandalo scommesse" emerso nel 2016 riguardante 16 giocatori, pubblicato da BBC e Buzzfeed, ha stimolato a una maggiore attenzione sul tema. Nei primi mesi del 2018 dovrebbe essere pubblicato il report ad interim sulla corruzione del tennis.
 
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CAT_IMG Posted on 18/4/2018, 13:43     +1   -1
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Interessante inchiesta della TV francese France 2 durante il programma "Stade 2" la scorsa domenica, sull'inquietante e onnipresente problema del match fixing, la diffusa pratica del truccare le partite nel tennis e non solo tramite le scommesse. Significativa la frase di Corentin Segalen, coordinatore della piattaforma nazionale per la lotta contro la manipolazione sportiva Arjel. "Quando guadagni 800 euro al mese e te ne vengono offerti 2.000 per perdere...".

In Francia la legge proibisce di scommettere sulle partite dei tornei Challenger e Futures, ma i siti online aggirano agevolmente il divieto. Una delle testimonianze è quella di un ex giocatore ritiratosi da poco che in carriera non è mai andato oltre la posizione numero 1.000 nella classifica ATP. Conosce un uomo che si fa soprannominare "Maestro", che fa parte di una rete internazionale che piazza piccole somme su larga scala. "Puoi avere grandi guadagni", dice. "Sappiamo come mettere la palla a 20 cm dalla linea, e come farlo passare inosservato".

Una giovane promessa del tennis francese, a poche ore dalla sua prima partita in un Futures, ha aggiunto: "Mi è stato offerto su Facebook di perdere il primo set per 1000 euro". Ha immediatamente avvertito il suo allenatore e poi le autorità competenti, facendo arrestare un 20enne di Strasburgo. Negli Slam il vincitore intasca fino anche a 2 milioni di euro. Nei Futures circa 2.000 euro. E il divario troppo grande non è un problema nato oggi.

Nel 2003, Olivier Mutis ha partecipato all'ATP di Stoccarda da numero 75 del mondo e al primo turno deve affrontare Nikolay Davydenko, numero 25 a quel tempo e 3 nel 2006. "Un uomo è venuto a offrirmi 15.000 euro per perdere in due set", dice Mutis. "È più di vincere due partite". Rifiuta, ma questo approccio gli provoca un calo di concentrazione e perde 6-0, 7-6. "Non so nemmeno perché me lo hanno chiesto visto che era più forte di me".
 
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CAT_IMG Posted on 26/4/2018, 13:22     +1   -1
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In questo caso non si tratta di sensazionalismo da carta stampata. A definire uno “tsunami” il problema delle combine nel mondo del tennis è stato direttamente un investigatore in seno alla Tennis Integrity Unit (TIU), una delle tante voci che l’Independent Review Panel, commissione indipendente presieduta da Adam Lewis QC, ha ascoltato per redarre l’ampio documento di oltre 1200 pagine costato ben 27 mesi di lavoro e circa 20 milioni di sterline. La cifra sembra essere stata interamente finanziata dagli organi di governance tennistica – ATP, WTA, ITF e il board che riunisce i quattro Slam – che nel febbraio 2016 avevano accettato di sottoporsi a tale procedura: la commissione, composta appena da tre elementi, avrebbe ricevuto dai suddetti organi ogni ausilio possibile per completare una profonda attività di ricerca volta a identificare cause e possibili rimedi al problema delle scommesse illecite.

Alla divulgazione del report nella giornata di mercoledì 25 aprile ha fatto seguito una conferenza tenuta nel primo pomeriggio dallo stesso Lewis, in cui sono state tirate le fila del discorso; dopo aver preso atto della testimonianza di circa 200 figure di spicco – direttori di tornei, operatori di scommesse, dirigenti delle varie federazioni tennistiche – e 3300 tennisti professionisti la commissione ha racchiuso in 12 ‘raccomandazioni’ le direttive che il mondo del tennis dovrà impegnarsi a recepire nell’immediato futuro. ATP, WTA e ITF – compresi i siti ufficiali di Wimbledon e US Open – hanno risposto con un omologo comunicato di accettazione di queste direttive il cui succo è così riassumibile: sappiamo che esiste un problema, prendiamo atto delle vulnerabilità che ci impegneremo a colmare con interventi normativi e cogliamo l’occasione per sottolineare che la commissione non ha evidenziato alcun dolo da parte nostra nei processi di controllo ed eventuale condanna dei comportamenti illeciti.

ATP SCAGIONATA, ANCHE SE…

Qual è il contenuto del report? Il discorso è più articolato di quanto il comunicato conciliante dei ‘bodies‘ del tennis lascerebbe immaginare. Il report conferma che esiste un malcostume, che questo malcostume è molto esteso ma relativamente confinato ai tornei minori – soprattutto gli ITF maschili e femminili entro i 25000 dollari di montepremi – e che se qualcosa è stato fatto per combatterlo non tutte le risorse sono state utilizzate nel modo migliore. ATP e WTA ne risultano virtualmente ‘scagionati’, sia in virtù del loro operato – ritenuto sufficiente – in occasione delle controversie che negli anni sono emerse, sia perché queste controversie hanno riguardato molto di rado partite del circuito maggiore. Il caso più eclatante rimane probabilmente a distanza di anni l’incontro del 2007 a Sopot, Polonia, con in campo Nikolay Davydenko (all’epoca n.4 del mondo) e Martin Vassallo Arguello: la commissione evidenzia che non è stato possibile avere accesso alla documentazione completa dell’incidente, all’interno della quale figurerebbe anche il contenuto del cellulare personale di uno dei due tennisti (non è specificato a chi appartenza). In quell’incontro Davydenko si ritirò nel terzo set dopo un flusso estremamente anomalo di scommesse quantificabile in oltre cinque milioni di euro.

L’altra macchia alla quale il report fa menzione è quella del possibile ‘ritiro insabbiatore’ di un tennista nel 2003, al quale si fa riferimento come ‘Player B’: sembra che l’ATP abbia in qualche modo convinto questo tennista a terminare la sua carriera per evitare di concludere un procedimento che gli avrebbe comunque impedito di disputare altre partite, ma al contempo avrebbe costituito un’onta per l’ATP stessa. Come nel caso dell’incontro di Sopot anche in questo caso la commissione non ha avuto accesso alla documentazione completa, così che il panel dei tre esperti non ha potuto esprimersi compiutamente.

Accanto a queste due possibili nefandezze scovate dalle ricerche del report, compare anche una sezione che verosimilmente sarà la meno apprezzata dagli attori a cui meno questo documento si rivolge: i tennisti. È quella nella quale si suggerisce di applicare criteri di maggiore trasparenza agli ingaggi che i tornei del circuito ATP promettono ai tennisti per convincerli a prendervi parte. Qualora non fosse possibile rendere pubbliche queste cifre – è quanto il documento chiede – si suggerisce di abolire la pratica.

ITF E TIU: DOVE SBAGLIANO

Accantonato il discorso relativo all’ATP, ITF e soprattutto TIU ne escono con una considerevole tirata d’orecchie. L’ITF è al centro della prima e più rigida tra tutte le raccomandazioni del report. La federazione internazionale deve porre un freno alla vendita dei dati ufficiali relativi agli incontri dei tornei minori. In particolare, la soluzione caldeggiata sarebbe quella di eliminare i livescore negli ITF da 15K e 25K, che forniscono il terreno ideale per la proliferazione delle scommesse illecite: nel documento si leggono nomi e cognomi dei responsabili, ovvero la federazione internazionale e Sportradar, una piattaforma norvegese di rilevamenti statistici con la quale ITF ha addirittura rinnovato la sua partnership settennale appena tre mesi fa ampliando il ventaglio dell’offerta e contestualmente la mole di dati che vengono messi a disposizioni di terzi. Secondo il New York Times un portavoce di Sportradar, Alex Inglot, avrebbe già reagito alla proposta definendola ‘irrealistica’ e soprattutto ‘potenzialmente illegale’.

Qualora ITF rompesse questo accordo che impatta non poco sulle sue finanze, secondo il panel dovrebbe toccare agli altri attori in gioco – ATP, WTA e i quattro Slam – compensare la federazione internazionale dei mancati introiti. In accordo con il principio che le scommesse sono un problema di tutti, e l’impegno per risolverlo dovrebbe quindi essere equanime. Parafrasando quanto è stato detto da Lewis in conferenza, la sensazione è che ITF abbia pensato di emulare ATP e WTA vendendo il livescoring senza pensare troppo alle conseguenze; l’assenza di un tracciamento ufficiale dei punteggi dei tornei minori, stante il bacino finanziario molto limitato del circuito, renderebbe economicamente non sostenibile lo sforzo da parte di soggetti terzi di sviluppare un livescore parallelo e ‘ufficioso’.

Nel caso dei grandi tornei, ovviamente immuni da accuse sul cospicuo lucro del livescoring che ad alti livelli è ormai imprescindibile, si riscontra invece l’anomalia di alcune sponsorship dirette tra tornei e agenzie di scommesse: anomalia in probabile remissione dopo i casi dell’Australian Open – che ha dovuto mollare William Hill – e di Amburgo, ormai ex Bet-and-win Open.

Le accuse a TIU sono addirittura più gravi e riguardano l’intera struttura dell’organo nato nel 2009 come garante dei principi di integrità nelle competizioni tennistiche. La commissione contesta a TIU una mancanza di personale qualificato, e in particolare l’assenza di figure che abbiano competenza specifica in materia di scommesse sportive, e pur rilevando una preoccupante carenza di risorse per gestire l’enorme problema ritiene che quelle a disposizione siano state mal sfruttate. Nel contesto della descrizione di un organo la cui organizzazione appare largamente perfettibile, l’accusa si allarga anche all’impianto di controllo dell’operato di TIU: di questa sorveglianza dovrebbe occuparsi il Tennis Integrity Board, ma tale mansione non verrebbe svolta nel modo corretto a causa di una certa deferenza nei confronti del TIU stesso. Il problema, vecchio come il mondo, di controllori (insufficienti) dei controllori (negligenti).

Tra le varie lungaggini del documento, comunque difficile da contestare, compare un passaggio probabilmente cruciale che merita di essere proposto integralmente: “Gli accordi di vendita dei dati hanno messo migliaia di incontri a disposizione del betting, creando l’opportunità per i giocatori di scommettere o di essere corrotti. È oggi possibile piazzare scommesse online su una tale mole di partite che si giocano a un livello di competizione che non è precisamente definibile come ‘professionistico’, e nelle quali il rischio di violazione è verosimilmente più alto“. Non sembrano necessarie ulteriori aggiunte.

I PROSSIMI SVILUPPI

Per completezza, e in attesa di ulteriori pronunce ufficiali da parte degli organi direttamente interessati, ecco una sintesi delle raccomandazioni riassunte nell’executive sommary del documento:

-Restrizioni sulle vendite di dati relativi ai match del circuito ITF (15K e 25K), con particolare riferimento ai livescore
-Valutazione più realistica del numero di giocatori considerabili ‘professionisti’ e miglioramento della condizione finanziaria dei tennisti minori
-Istituzione di un supervisore indipendente per TIU
-Corso di formazione per tennisti (e addetti ai lavori) sul tema dell’integrità come condizione necessaria per operare nel mondo del tennis
-Controllo più stretto degli atleti, anche in riferimento alle procedure di accredito e degli abusi che ricevono sulle piattaforme online
-Riforma del TIU: più competenza, più risorse e smaltimento dei casi arretrati
-Snellimento dei processi disciplinari
-Maggiore trasparenza da parte di TIU
-Maggiore cooperazione tra TIU e federazioni, ma anche forze dell’ordine, organi di governo e generiche ‘terze parti’ implicate nei procedimenti

ATP, WTA e ITF hanno tempo fino al 25 giugno per proporre eventuali correttivi agli estensori del documento, termine oltre il quale la giostra si fermerà e verrà rilasciato il report definitivo. A quel punto, gli organi di governance dovranno dimostrare fattivamente di aver recepito le direttive, sebbene la commissione non abbia alcun potere di imporre scadenze né di suggerire eventuali punizioni per inadempienza. Un lavoro certosino, largamente condivisibile ma comunque ancora lontano dal trovare un’attuazione concreta – che spetta appunto a chi redige i regolamenti – e che soprattutto è stato finanziato dagli stessi attori nelle cui tasche si è scavato.
 
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CAT_IMG Posted on 3/5/2018, 13:30     +1   -1
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Barlaham Zuluaga Gaviria, colombiano numero 1957 del mondo (top ranking 1491), è stato squalificato per tre anni dalla Tennis Integrity Unit con una multa di cinquemila dollari per non aver collaborato a un’indagine anti-corruzione. Nel mirino, anche in questo caso, le scommesse sui tornei minori: Zuluaga, a 23 anni, è accreditato di appena 17 apparizioni in carriera tra Challenger e ITF, con soli tre successi conquistati. Negli ultimi match disputati, tra febbraio e luglio 2017, ha vinto soltanto quattro game. A quel punto è finito nel mirino degli inquirenti, rimediando la prima sospensione provvisoria per non aver risposto alla convocazione della TIU presentando un certificato medico. In realtà Zuluaga Gaviria al colloquio con l’organo di vigilanza non si è più presentato, rifiutando anche di mettere a disposizione il suo telefono cellulare per le opportune verifiche sui tabulati. Successivamente, ha pensato di cavarsela consegnando un telefono diverso da quello richiesto. Da qui la squalifica, con effetto immediato, che lo terrà fuori dai circuiti fino al 2021.
 
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CAT_IMG Posted on 25/5/2018, 13:24     +1   -1
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Se la WADA, l’agenzia antidoping, negli anni ha portato a processo più di un grosso nome, lo stesso non si può dire della Tennis Integrity Unit. Gli sporadici report pubblicati dalla TIU menzionano puntualmente squalifiche di tennisti sconosciuti, assai lontani dalle prime 200 posizioni mondiali, pur essendo evidente come il fenomeno del match fixing interessi il tennis a livelli ben più alti. I pochissimi nomi noti sono sempre venuti fuori da inchieste parallele al percorso della giustizia sportiva ufficiale, anni dopo il loro ritiro, come nel recente caso di Yevgeny Kafelnikov. Fa per questo scalpore il comunicato delle ultime ore, in cui viene annunciata la colpevolezza di Nicolas Kicker, argentino classe 1992 attualmente al numero 84 del ranking ATP.

Kicker è stato trovato colpevole di aver falsato l’esito di due incontri del circuito Challenger nel 2015, a Padova e a Barranquilla (Colombia). Non è specificato se si trattasse di suoi match, anche se è probabile: in entrambe le occasioni perse al primo turno, contro avversari nettamente sfavoriti come Duckhee Lee, vincendo appena tre giochi, o Giovanni Lapentti, facendosi rimontare un set di vantaggio. A questo si aggiungono la negligenza nel denunciare l’approccio da parte di un corruttore e la mancata collaborazione con le autorità. La media release della TIU informa, come spesso accade, a cose fatte: un’udienza c’è già stata, nel marzo di quest’anno, al termine della quale Kicker è stato condannato per ognuna delle infrazioni commesse. Nessun altro individuo, giocatore o meno, viene menzionato. Il caso è piuttosto diverso da quello che coinvolse Marco Cecchinato nel 2016: in quel caso fu la Federtennis italiana a muoversi per prima, e soltanto dopo la Tennis Integrity Unit ad appoggiarsi. Qui invece il tutto sembra nascere da una indagine autonoma del corpo anti-corruzione internazionale.

Nell’attesa dell’annuncio della squalifica, per il quale non è stata stabilita una data, a Kicker verranno impedite l’iscrizione e l’accesso a tutti i tornei di tennis organizzati dai “governing bodies of tennis”, ovvero ITF, ATP, WTA e Grand Slam Board. L’argentino è stato cancellato dalla entry list del tabellone principale del Roland Garros poco prima della sua compilazione, e lascerà il proprio spazio a un lucky loser. Il suo ultimo incontro giocato risale all’inizio di questa settimana, all’ATP 250 di Lione, dove ha perso al primo turno contro Federico Coria. Al termine della scorsa stagione aveva vinto il suo terzo titolo Challenger, sulla terra di Buenos Aires. Potrebbero essere stati i suoi passi nel circuito, dato che il massimo della pena per aver truccato un incontro è la radiazione.
 
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CAT_IMG Posted on 30/5/2018, 13:45     +1   -1
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La battaglia della Tennis Integrity Unit contro il match fixing batte un altro colpo, in settimane particolarmente intense che hanno visto cadere nella rete anche un pesce grande come l’argentino Nicolas Kicker. Questa volta, nel mirino dell’organismo anti corruzione è finito il trentenne ucraino Dmytro Badanov, oggi non classificato, 463 del mondo nel 2015. È stato squalificato a vita con una multa di centomila dollari per aver alterato il risultato di due match degli ITF disputati in Tunisia a settembre 2015 e in Egitto a settembre 2016. Dal dispositivo, si apprende come Badanov sia solito anche scommettere sugli incontri. Sul campo non c’è traccia di lui dal 4 settembre 2017, ultimo atto di una carriera che l’ha visto spingersi al massimo, in una sola occasione, alle qualificazioni di un torneo ATP (Stoccolma 2015). Un nome certamente non di primo piano (e nemmeno di secondo), ma che accende ancora la luce sul sottobosco del tennis dove soldi ufficiali ne circolano pochi e l’indotto legato alle scommesse sfugge a un monitoraggio completo.
 
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CAT_IMG Posted on 5/6/2018, 13:51     +1   -1
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Un nuovo scandalo nel mondo del tennis, che proviene in particolare dal Belgio. Si tratta di ben 13 arresti, l’Europol parla precisamente di “un’organizzazione criminale armeno-belga” specializzata proprio nella manipolazione di partite nel ramo tennistico.
Tutti gli accusati sono giocatori che frequentano assiduamente ed esclusivamente il circuito dei tornei minori, dunque Futures e Challenger. I procurati affermano e precisano che “gli indagati presentano quasi tutti lo stesso profilo (senza reddito, senza lavoro, insolventi, ecc.) e avrebbero usato il denaro messo a loro disposizione per scommettere su partite all’estero di circuiti minori, per i quali i guadagni non sono molto alti (da 5.000 a 15.000 dollari)”.

Nella nota ufficiale si specifica che “generalmente non sono ripresi da telecamere e in questo modo i giocatori sono più facilmente corruttibili“.
 
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CAT_IMG Posted on 15/6/2018, 16:38     +1   -1
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A tre settimane dalla sentenza, arriva la sanzione della Tennis Integrity Unit a carico del tennista argentino Federico Coria: otto mesi di squalifica, di cui sei sospesi purché non commetta altre infrazioni, e 10.000 dollari di multa, ridotti della metà alle stesse condizioni. Coria è stato ritenuto colpevole di non aver denunciato due tentativi di corruzione avvenuti nel 2015. In luglio, gli venne offerto del denaro per perdere un set in un incontro del torneo ITF Futures di Sassuolo, mentre il mese successivo fu nuovamente avvicinato con un incentivo economico per perdere alcuni match nel corso della stagione. Inoltre, si è reso colpevole di una violazione “tecnica” per mancata cooperazione con l’investigazione: il cellulare che ha fornito alla TIU era stato riportato alle impostazioni fabbrica, pur senza scopi inappropriati.

La squalifica è effettiva dal 13 giugno e Coria potrà riprendere a gareggiare dal 12 agosto. Anche il ben più noto fratello Guillermo, maggiore di dieci anni, incappò in una squalifica quando, trovato positivo al nandrolone dopo un match giocato a Barcellona nell’aprile 2001, fu sospeso per due anni, poi ridotti a sette mesi perché fu accertata la contaminazione dell’integratore multivitaminico che assumeva. Tre anni più tardi, El Mago raggiunse il numero 3 del ranking e la finale al Roland Garros: che sia di buon auspicio per Federico, mai nei primi 200 del ranking e attualmente numero 301? Probabilmente no. Ancora nessuna comunicazione da parte dell’organo anti-corruzione, invece, riguardo alla sanzione (che si attende ben più pesante) per Nicolas Kicker, il pesce più grosso finito nella rete della TIU, riconosciuto colpevole di match-fixing proprio il giorno prima di Coria e da allora sospeso da ogni torneo professionistico.
 
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CAT_IMG Posted on 20/6/2018, 13:20     +1   -1
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Tutto sommato la mano di TIU è stata gentile con Nicolas Kicker, attuale numero 100 delle classifiche ATP, fermato il 23 maggio con l’accusa di aver falsato l’esito di due incontri a livello Challenger nel 2015 a Padova e Barranquilla (Colombia).

A meno di un mese dalla sospensione TIU ha diffuso il comunicato con la decisione sul caso del 25enne argentino: sei anni di sospensione e 25000 dollari di ammenda, con la seconda metà della squalifica subordinata all’eventualità che Kicker incorra in altre violazioni del regolamento. Escludendo che l’argentino possa macchiarsi di ulteriori colpe nel corso dei prossimi tre anni, in cui non potrà disputare incontri ufficiali, si può concludere che il periodo di sospensione effettiva scadrà il 23 maggio 2021; successivamente Kicker potrà tornare a giocare ‘con la condizionale’, e dovrà tenersi bene alla larga dalle tentazioni per evitare di dover posare la racchetta in soffitta fino al 2024.

Questo è il comunicato completo rilasciato da Tennis Integrity Unit:

“Il tennista argentino Nicolas Kicker è stato sospeso per sei (6) anni e multato di 25000 dollari con l’accusa di match-fixing, avendo trasgredito al Tennis Anti-Corruption Program (Program).

Metà del periodo di sospensione (tre anni) è sospeso sulla base dell’assunto che Kicker non commetta ulteriori violazioni del programma.

Il 23 maggio 2018 l’Anti-Corruption Hearing Officer (AHO) Jane Mulcahy QC ha stabilito che Kicker, 25 anni, fosse colpevole di aver alterato l’esito di un incontro del challenger di Padova nel giugno 2015 e di un incontro del challenger di Baranquilla, Colombia, nel settembre 2015.

È stato inoltre riconosciuto colpevole di non aver cooperato pienamente con l’indagine a suo carico mossa della Tennis Integrity Unit (questo il comunicato rilasciato da TIU in data 24 maggio, ndr).

La sospensione ufficializzata oggi da Mulcahy viene retrodatata per essere applicata a partire dal 24 maggio, data in cui è cominciata la sospensione di Kicker. In conseguenza di questa decisione il giocatore non potrà competere in alcun evento organizzato o riconosciuto dagli organi di governance tennistica (ITF, ATP, WTA e Grand Slam Board, ndr) nel corso dei prossimi tre anni.

La Tennis Integrity Unit è una iniziativa del Grand Slam Board, di ITF, ATP e WTA che si sono impegnati congiuntamente in un approccio a tolleranza zero sul fenomeno della corruzione nel tennis”.

Con il rischio concreto di una radiazione, paventato sin da subito, questa squalifica di tre anni è da ritenersi tutto sommato una pena leggera per il giocatore argentino, che potrà rientrare in campo a meno di tre mesi dal compimento dei 29 anni. Con la possibilità quindi disputare una ‘seconda carriera’.
 
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CAT_IMG Posted on 12/7/2018, 19:13     +1   -1
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Anche a Wimbledon si parla di match fixing. L’incontro di primo turno della coppia spagnola formata da David Marrero e Fernando Verdasco, terminato in una sconfitta per mano di Leonardo Mayer e Joao Sousa, è finito sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori della Tennis Integrity Unit in seguito all’osservazione di alcuni flussi di scommesse sospetti. La segnalazione è arrivata dalla ABC: il bookmaker internazionale Pinnacle Sports ha rilevato una anomalia in alcune puntate, provenienti da account con precedenti nell’ambito delle partite truccate, nell’ora precedente l’inizio dell’incontro. Secondo il responsabile dell’integrità sportiva di Pinnacle, Sam Gomersall, il ritardo nel cambio di probabilità generato da tali scommesse ha confermato le attività sospette.

Il New York Times ha in seguito reso noti alcuni dati relativi all’incontro: subito dopo la pubblicazione dei tabelloni, i bookamker davano a Mayer e Sousa solo il 37% di probabilità di vittoria contro la coppia iberica, capace di vincere il torneo ATP di Rio qualche mese fa. Le quotazioni dei due underdog hanno iniziato a crescere poco prima della partita, arrivando a toccare addirittura il 69%. Anche da una analisi dell’incontro, terminato 7-6(6) 6-4 6-7(7) 6-1, emergono ambiguità: Marrero ha servito per il primo parziale sul 6-5, commettendo alcuni errori non forzati pacchiani che hanno permesso agli avversari di arrivare al tie-break, dove Verdasco ha commesso due doppi falli consecutivi. Nonostante il match point salvato nel terzo set, la rapidità con la quale si è chiuso il quarto ha destato ulteriori sospetti.

Pinnacle ha inoltre dichiarato che, in ambito di match fixing, il caso di Marrero e Verdasco è stato l’unico segnalato nell’ultimo mese. La TIU, come annunciato dal portavoce Mark Harrison, analizzerà i dati raccolti, ma per il momento l’organo di anti-corruzione preferisce non rilasciare commenti sul caso. Si tratta del secondo caso di investigazione per match fixing negli Slam per David Marrero: durante l’Australian Open 2016, il suo match di primo turno in doppio misto con Laura Arruabarrena, perso 6-3 6-0 contro Kubot e Hlavackova, fu oggetto di analisi per un flusso di scommesse anomalo rilevato sempre da Pinnacle Sports. La TIU non prese alcun provvedimento, in quanto la sola anomalia nelle quotazioni dei bookmakers non può essere considerata prova sufficiente per condannare un tennista.
 
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