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NEWS SUI TORNEI

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CAT_IMG Posted on 15/3/2020, 14:24     +1   -1
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In queste settimane davvero particolari, le istituzioni governative sono costantemente valutate in base alla loro capacità di fronteggiare l’emergenza chiamata coronavirus. La portata e la prontezza delle misure adottate dai capi di stato dei vari paesi vengono messe sotto la lente di ingrandimento. Anche le istituzioni del tennis si sono dovute misurare con questa situazione. Da qualche giorno, in seguito alle cancellazioni dei Masters 1000 di Indian Wells e Miami, l’ATP ha rilasciato un comunicato in cui ha chiarito che la stagione si fermerà per sei settimane, esplicitando i tornei che non verranno disputati.

La WTA invece non ha fatto alcuna comunicazione di questo tipo e sta valutando l’annullamento degli eventi in programma in calendario settimana dopo settimana, in attesa di un pronunciamento che dovrebbe arrivare tra qualche giorno.

Ovviamente questa scelta ha messo in confusione gli organizzatori dei tornei stessi. In particolare quelli del tradizionale Porsche Grand Prix di Stoccarda, nono Premier della stagione, il primo a disputarsi sulla terra rossa (indoor). L’evento aveva un posto in calendario dal 20 al 26 aprile, in una settimana in cui i tornei ATP di Barcellona e Budapest sono già stati cancellati, e alla fine non si giocherà neanche a Stoccarda. In attesa della decisione del contemporaneo International di Istanbul (dove comunque sarebbe difficile arrivare, stante la situazione attuale, come suggerisce Flipkens), sembra ormai molto verosimile che anche il circuito femminile si allinei de facto alla decisione dell’ATP, rimandando la prospettiva dell’eventuale ripresa alla 17° settimana – quella in cui è previsto il solo torneo di Praga. Eventuale quanto improbabile, stando alle parole di Miroslav Černošek (a capo di Česká sportovní, che organizza il torneo): “Al momento non riesco a immaginare che possa svolgersi un torneo a cavallo tra aprile e maggio”, ha detto a Idnes.cz, prima di specificare che la cancellazione può diventare definitiva solo dopo che la WTA ha ‘recepito’ il messaggio (che è stato inviato). Anche qui, sembra solo questione di giorni.

Un processo simile ha portato alla cancellazione del torneo di Stoccarda, dove pare che fosse rimasta in ballo fino all’ultimo la possibilità di disputare la competizione a porte chiuse. Una decisione discutibile che avrebbe implicato il coinvolgimento di un numero ingente di persone tra tenniste, coach, giudici di sedia e di linea, raccattapalle e staff. Talmente discutibile che avrebbe trovato l’opposizione di Porsche, noto marchio di auto sportive tedesco di Stoccarda nonché sponsor del torneo.

A dirimere la controversia, contribuendo in modo decisivo ad annullare l’evento, è stato quindi il sindaco della città teutonica Martin Schairer. Schairer, in forza alla CDU (lo stesso partito della cancelliera Angela Merkel) che sta imponendo misure restrittive al fine di contrastare il Covid-19, ha affermato che lo svolgimento del torneo di tennis e del festival cittadino che si tiene in quei gironi è “fuori discussione”. Kvitova rimarrà dunque campionessa in carica per molto più tempo del previsto.

E così è saltato un altro torneo del circuito femminile. Ma il silenzio della WTA, che per il momento si limita a ‘mettere un timbro’ sulle richieste di cancellazione senza prendere una decisione definitiva in merito agli sviluppi della stagione nelle prossime settimane, è assordante. Per gli addetti ai lavori in primis. Come detto, sembra che la prossima settimana Steve Simon, CEO della WTA, correrà ai ripari con un comunicato ufficiale. Meglio tardi che mai, si direbbe.

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Gli irriducibili (e, lasciatecelo dire, anche assai imprudenti) del tennis ci sono ancora, anche in piena diffusione del coronavirus. Seppure incredibile, negli Stati Uniti – e più precisamente in Connecticut e a New York – ci sono ancora i soci e gli atleti di (almeno!) due club che non vogliono rinunciare al piacere della lezione di tennis o della partita, nonostante si trovino in una zona rossa (Trump ha dichiarato lo stato d’emergenza) e in piena epidemia da Covid-19. Lo spiegano Greg Moran, proprietario del Four Season Racquet Club a Wilton, nel Connecticut, e Todd Snyder, maestro di tennis a Brooklyn, in un reportage realizzato da Tennis.com.

Moran e Snyder lavorano in una delle zone più colpite dal Covid-19 negli USA: Wilton si trova 30 miglia a est di New Rochelle ed è la prima città ad essere stata “chiusa” a causa della propagazione del virus. Anche se in questi club – tra i pochi al mondo ormai – si svolgono ancora le normali attività senza grandi stravolgimenti nella gestione degli allenamenti e delle partite, in realtà qualcosa sta cambiando. “In questi giorni ci si incoraggia toccandosi i gomiti e non battendosi le mani, e non ci scambiamo più le strette di mano” dice Moran, “e ci diamo il cinque con le racchette“.

“Niente baci e abbracci” osserva Snyder. Insomma, una certa ‘distanza sociale’ è inevitabile anche in un campo da tennis; tutti cercano di starnutire nell’incavo dei gomiti e alcuni giocatori si presentano con mascherine e guanti, portandosi un cestino con prodotti per la pulizia delle mani. Eppure, nonostante tutto il mondo del tennis (e non solo) si sia fermato, qui i giocatori vogliono ancora scendere in campo. “Le mie lezioni non sono diminuite” afferma Snyder, “e anche i giocatori Over 60 vengono ancora a giocare“. Insomma, anche in questo momento di pericolo e di paura, pare che il campo da tennis venga ancora considerato un luogo in cui trovare benefici per il fisico e la mente.

Per quanto riguarda gli incontri di singolare, i giocatori sono a distanza, separati dalla rete. In doppio, così come durante una lezione, ovviamente si è più vicini, si è nella stessa metà campo. Secondo Moran, ci si può adattare anche a questo: “Se devo spiegare a un allievo l’impugnatura continentale, di solito utilizzo la sua racchetta sistemandola nella giusta posizione tra le sue mani; ora lo spiego con la mia racchetta senza il contatto delle nostre mani“. Moran, che tuttavia non vuole lasciare nulla al caso, ha consultato un responsabile del servizio sanitario di Wilton e un medico esperto di malattie infettive per poter gestire al meglio l’attività sportiva durante il periodo di crisi: “Ho spiegato loro che stiamo continuando a disinfettare i locali e le attrezzature del club ed entrambi mi hanno detto di continuare così, indicandomi ulteriori suggerimenti“.

Sarà, ma in questo momento di rapida diffusione del Covid-19 in tutto il mondo e del conseguente grave pericolo, la prudenza non è mai troppa e la salute dovrebbe avere la priorità su tutto. L’Italia fino a questo momento è stata certamente più colpita, quindi si motiva facilmente la scelta di concedere gli allenamenti solo a 165 tennisti di ‘interesse nazionale’ (ma non sono mancate le polemiche). Per una volta, sarebbe forse d’uopo che gli Stati Uniti accogliessero uno dei nostri costumi e non viceversa.

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Sono tempi difficili per tutto il nostro Paese. Anche il mondo dello sport sta subendo le conseguenze dell’emergenza Coronavirus, compreso il tennis, che non riprenderà prima della fine di aprile. Tathiana Garbin, intervistata dalla FIT, ci ha tenuto a mandare un messaggio di speranza.
“Gli italiani nei momenti di difficoltà sanno dare sempre qualcosa in più – ha dichiarato la capitana di Fed Cup – , trovano energie insospettabili, risorse che pensavano di non avere. Trasformiamo questo momento di difficoltà in un momento di riflessione, approfittiamone per crescere, riossigenarci e rivedere le nostre priorità, sia come persone sia come atleti”. “Ci alleniamo due volte al giorno, facciamo palestra all’aria aperta e nel pieno rispetto di tutte le norme. Insieme a me ci sono Vittorio Magnelli, Enzo Izzo, il preparatore atletico Serhiy Derkach e la tutor Giulia Marciano e siamo tutti rigorosi nel far rispettare le regole. Sempre super attenti a mantenere le distanze e a lavare le mani con frequenza. Jas fino a qualche ora fa era a Indian Wells e si stava allenando in attesa di novità; Martina, rientrata in Italia dopo Monterrey, è ferma a Firenze; anche Camila è a casa al momento e si allena in attesa di vedere cosa accadrà. Sara invece è in Messico e sta giocando un torneo Itf (è nei quarti di finale del torneo di doppio nel 25mila dollari di Irapuato, ndr). Una situazione difficile e nuova per tutte noi… C’è smarrimento e preoccupazione ma ci rialzeremo” – ha aggiunto.
 
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CAT_IMG Posted on 15/3/2020, 14:35     +1   -1
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Consapevolezza, arma imprescindibile per combattere l'emergenza coronavirus. «Nessuno di noi fino a dieci giorni fa poteva aspettarsi qualcosa di simile. Siamo davvero sconvolti. Teoricamente sarei dovuta partire per l’Egitto, avevo preparato la valigia e tutto quanto il necessario, ma l’aria stava iniziando a diventare pesante. Nel momento in cui sono iniziate a circolare le voci sul nuovo decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri sulle zone rosse ho deciso, insieme a Cristiana Ferrando e a Stefania Rutbini, di restare a casa».

Martina Di Giuseppe, numerno 194 del mondo, davanti ai microfoni della Federazione ha analizzato la situazione con estrema lucidità. «In questo momento viaggiare è pericoloso per tutti, per noi e per le persone con cui veniamo a contatto. Questo è il motivo principale per cui ho deciso di firmare e condividere la petizione per cercare di fermare il nostro circuito il prima possibile. Tutto deve passare in secondo piano quando ci sono rischi concreti per la salute. Per troppe settimane il problema è stato sottovalutato ed ora che almeno in Italia ci si è resi conto di quanto sia divenuta sera la situazione ho la terribile sensazione che nel resto del mondo la percezione della cosa sia diversa».

Per chi fa questo mestiere, d'altronde, viaggiare non è mai una scelta. Bensì una necessità. E l'idea che qualcuno stia prendendo alla leggera il problema mette i brividi. «Non possiamo fare a meno di stare a contatto con decine di persone tutto il giorno, tutti i giorni. Sono felice che molti dei miei colleghi e delle mie colleghe la pensino in questo modo. È qualcosa che va oltre il buon senso, ci sono regole rigide da rispettare».
 
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CAT_IMG Posted on 16/3/2020, 14:42     +1   -1
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Ci sono già stati diversi casi di sportivi colpiti da Covid-19. Nelle massime leghe di calcio europee, dove si è continuato a giocare quando l’emergenza era già iniziata, gli atleti che hanno contratto il virus sono molteplici. Soprattutto nella nostra Serie A. In NBA, la lega di pallacanestro statunitense, proprio per via della prima positività di un cestista, il centro francese degli Utah Jazz Rudy Gobert, si è deciso di interrompere la stagione.

Nel tennis professionistico di alto livello, fortunatamente, non si è registrato ancora nessun caso confermato di coronavirus. O almeno per il momento. C’è infatti un tennista che da giorni si sente poco bene e teme di aver contratto il virus. Si tratta di Bernard Tomic, ex n.17 del ranking ATP, precipitato alla posizione 200 della classifica mondiale, anche a causa di una dedizione non proprio totale, da lui stesso dimostrata e candidamente ammessa in diverse occasioni. “Da martedì (si parla del 10 marzo ndr) ho cominciato a non sentirmi bene”, ha dichiarato Tomic alla testata australiana Herald Sun. “Facevo fatica a respirare e le mie difese immunitarie erano basse”.

Dopo aver disputato, con risultati piuttosto scarsi (3 le vittorie a fronte di 5 sconfitte dopo l’eliminazione al primo turno a Melbourne), alcuni tornei tra Stati Uniti e Messico, il tennista aussie non è rientrato a casa e si è messo autonomamente in quarantena. “Sono attualmente a Miami, isolato da tutti, come consigliato”. Tuttavia, per l’appunto, nonostante ci siano diversi presupposti, la positività non è ancora ufficiale. “Devo ancora fare il tampone ma ho tutti i sintomi. Non so quanto rimarrò in questa condizione o quando farò il test”, ha dichiarato il 27enne di Stoccarda, capace di vincere il suo ultimo titolo nell’autunno del 2018, a Chengdu, in finale contro Fognini.

Tomic ci ha inoltre tenuto a mettere in guardia gli australiani dal sottovalutare la gravità del Coronavirus. Nel paese i casi non sono relativamente molti ma è stata da poco decisa dal governo la quarantena per tutti coloro che arrivano via aereo. “Bisogna prendere la cosa molto seriamente, soprattutto in Australia”, ha proseguito il tennista australiano, sostanzialmente escluso dalla squadra di Coppa Davis dopo molteplici incomprensioni con la federazione e con l’attuale capitano, Lleyton Hewitt, dal quale sostiene di essere stato bullizzato ad inizio carriera.

Quello di Tomic non è però l’unico caso di tennista in quarantena. Suo malgrado anche la kazaka Yaroslava Shvedova è stata costretta all’isolamento forzato dalle autorità del suo paese, le quali hanno scoperto che nel volo da Mosca a Nur-Sultan (la capitale del paese che fu Astana), c’era un passeggero affetto da coronavirus. Sul suo profilo Instagram, Shvedova comunque afferma di stare bene e non avere alcun sintomo riconducibile al Covid-19. La 32enne tennista kazaka, che vanta un best ranking di n.3 in doppio, aveva giocato a Doha il suo primo match di singolare dopo quasi tre anni di stop per problemi alla caviglia. Non proprio un rientro fortunato.
 
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CAT_IMG Posted on 16/3/2020, 14:52     +1   -1
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Non che fosse troppo difficile da prevedere, ma nell’annunciare la cancellazione del torneo di Stoccarda sembrava ormai chiaro che la WTA fosse sul punto di allinearsi alla decisione dell’ATP, che ha sospeso le attività professionistiche per sei settimane. Il comunicato comparso sul sito ufficiale del circuito femminile supera addirittura il termine decretato – sinora – da quello maschile: spariscono dal calendario anche i tornei di Istanbul e Praga e non si giocherà certamente fino al 2 maggio, ovvero il week-end che precede l’inizio del combined di Madrid.

Il comunicato è parecchio striminzito e recita in questi termini: “A causa della pandemia di coronavirus in corso, i tornei di Stoccarda, Istanbul e Praga non verranno disputati nelle date previste. Ci dispiace per tutti i nostri tifosi fedeli, per i giocatori, per gli sponsor e per tutti coloro che supportano il tennis professionistico femminile. A questo punto, il tour WTA è sospeso fino al 2 maggio. La prossima settimana decideremo a proposito dei restanti tornei europei sulla terra battuta e continueremo a monitorare da vicino la situazione e il suo impatto sulla stagione in corso“.

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Il tennista americano Taylor Fritz ha svelato i retroscena dietro i convulsi momenti che hanno preceduto la cancellazione del Miami Open. Aveva creato molto scalpore la fuga dagli Stati Uniti di Novak Djokovic prima ancora che il torneo fosse ufficialmente cancellato.

Il campione serbo si era imbarcato su un volo per l’Europa da Los Angeles, quando però non era stata ancora presa una decisione sullo svolgimento del Miami Open. Djokovic aveva comunque fatto in tempo a rilasciare una dichiarazione rivolta ai suoi colleghi. “Suggerisco a tutti i ragazzi che sono negli Stati Uniti di tornare in Europa nelle prossime 48 ore, o anche prima. Attualmente sono negli Stati Uniti ma prenderò un aereo oggi o domani. Onestamente non so cosa potrebbe accadere con queste circostanze (del coronavirus ndr). E non so se riusciremo a giocare Miami o qualsiasi altro torneo prima che finisca la pandemia del coronavirus”.

I timori di Djokovic si sono subito materializzati. Poco dopo la sua partenza per l’Europa il Miami Open ha annunciato la sua cancellazione e l’ATP ha fermato il Tour per sei settimane. La sua decisione di lasciare l’America prima dell’annuncio ufficiale ha generato sospetto e reazioni nel mondo ATP, specialmente da parte di quei tennisti “minori” (come Taro Daniel nel tweet sopra) che pensavano di aver ricevuto meno informazioni rispetto ai top players riguardo le cancellazioni dei tornei.

Taylor Fritz, in un’intervista per Tennis.com, si è schierato in difesa di Novak Djokovic facendo luce sulle circostanze della sua prematura partenza. “Novak è andato via prima che il sindacato dei giocatori decidesse cosa fare. Aveva deciso in ogni caso che non avrebbe giocato. Quindi prima ancora che decidessimo per lo stop di sei settimane, credo che avesse già deciso di non voler giocare”.

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CAT_IMG Posted on 17/3/2020, 16:11     +1   -1
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Si addensano altre nubi sulla possibilità che il circuito maschile possa ripartire l’ultima settimana di aprile con gli ATP 250 di Estoril e Monaco di Baviera. Mentre già in molti mettono in discussione la possibilità di disputare i 1000 di Madrid e Roma, al centro di paesi in cui il coronavirus continua a diffondersi, in linea teorica i due tornei della 17° settimana non sono stati ancora cancellati.

La situazione europea non è certo rosea, dunque l’ATP ha deciso di prendere tempo. Questa settimana sarebbero dovute uscire le entry list dei due tornei – mancano sei settimane all’inizio – ma la deadline è stata posticipata, probabilmente per dare il tempo all’associazione dei giocatori di emettere un nuovo comunicato. Che difficilmente disporrà qualcosa di diverso dall’annullamento.

Per quanto attiene al torneo portoghese, sul sito ufficiale campeggia un annuncio che conferma come gli organizzatori siano in costante contatto con l’ATP in presenza di una situazione ‘estremamente volatile‘. Possiamo però rifarci alle informazioni divulgate su Twitter dal giornalista José Morgado. Per quel che vale in un momento in cui a dettare l’agenda al tennis sono le cause di forza maggiore, sembra che i partner dell’evento – il main sponsor è la banca d’investimenti Millennium – stiano provando a rimanere in sella fino all’ultimo. In Portogallo sono stati registrati 331 casi di Covid-19 (la malattia provocata dal coronavirus) con un decesso. Nel paese sono chiuse le scuole e altri luoghi di aggregazione, tra cui club e discoteche.
 
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CAT_IMG Posted on 17/3/2020, 16:34     +1   -1
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Il mondo dello sport e di conseguenza anche il mondo del tennis è stato letteralmente scombussolato dal Coronavirus. Denis Naegelen, direttore del torneo WTA di Strasburgo ha parlato della possibilità di giocare o meno questo torneo, che, si disputerà tra il 16 ed il 23 Maggio. Ecco le sue dichiarazioni: "Ogni giorno abbiamo nuove informazioni su questa situazione. Non si tratta di creare panico, ma bisogna valutare tutto attentamente. Avrò un incontro telefonico con i leader della Wta e gli organizzatori degli altri tornei su terra battuta. La WTA deciderà solo nei prossimi giorni cosa fare ufficialmente, ma mi sembra paradossale che i tornei femminili si trovano in una situazione differente rispetto a quelli maschili. Tutto dipende anche dalla situazione sanitaria in ogni nazione, nelle ultime settimane noi abbiamo lavorato su varie opzioni ma siamo sicuri che entro 15 giorni prenderemo una decisione sul da farsi".

Il torneo di Strasburgo è un torneo che si tiene dal 1987 in Francia e si svolge come torneo di preparazione al Roland Garros. Tante campionesse hanno disputato e vinto questo torneo, che, annovera nell'albo d"oro atleti come Steffi Graf, Maria Sharapova, Jennifer Capriati e Lindsay Davenport.
 
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CAT_IMG Posted on 18/3/2020, 14:48     +1   -1
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Non se l’aspettava davvero nessuno, questa mossa a sorpresa della Federazione Francese Tennis che come un fulmine a ciel sereno ha annunciato, sul proprio sito e sui canali social media, lo spostamento del Roland Garros 2020 in autunno, per la precisione dal 20 settembre al 4 ottobre.

“È impossibile per noi continuare rispettando le date originariamente programmate” ha detto la FFT nel comunicato ufficiale, dopo che il Governo francese aveva messo in atto fortissime restrizioni agli spostamenti per contrastare l’avanzata dell’epidemia di COVID-19. E quindi hanno deciso di prendersi date che non sono loro. Eh sì, perché si sono ingombrantemente accomodati a cavallo di due settimane che nel programma di ATP e WTA sono riservate ai tornei 250 di Metz, St. Petersburg, Chengdu, Sofia e Zhuhai, oltre ai WTA International di Seul e Guangzhou, al WTA Premier di Tokyo e addirittura al Premier 5 di Wuhan. Senza considerare che, mentre il circuito ATP è fermo la settimana successiva allo US Open per le sfide di World Group I e II della Coppa Davis, il circuito WTA prevede altri tre tornei tra Cina e Giappone: il Premier di Zhengzhou e gli International di Hiroshima e Nanchang. Questi eventi al momento sono schiacciati tra due prove del Grande Slam e le loro chance di avere giocatrici di livello in tabellone sono piuttosto scarse, anche perché si giocherebbero sul cemento in Asia la settimana immediatamente precedente uno Slam sulla terra in Europa.

Le prime reazioni dei giocatori all’annuncio sembrano indicare che non c’è stato alcun avviso: hanno semplicemente visto il tweet e raccolto la mascella come tutti noi. In realtà pare che il presidente ATP Andrea Gaudenzi sia stato avvertito e così pure Rafa Nadal. Evidentemente Pospisil no. Ma non è che i francesi potessero chiamare uno per uno tutti i boardmembers delle varie associazioni. E anche il comunicato emesso dalla USTA a proposito dello US Open, arrivato in serata qui in Nord America, lascia presupporre che il gesto della Federazione Francese non fosse stato proprio concertato con gli altri tornei dello Slam e/o la ITF: “La USTA continua lavorare per lo US Open 2020 e non hai in programma di effettuare cambi di data in questo momento. […] In un momento [come questo] riteniamo che una decisione di questo tipo non debba essere fatta unilateralmente, e di conseguenza USTA la prenderebbe solamente dopo aver consultato gli altri tornei del Grande Slam, la WTA e l’ATP, l’ITF e tutti i nostri partner, compresa la Laver Cup”. Se non è un comunicato polemico poco ci manca.

Già, la Laver Cup, che al momento è programmata proprio nel weekend di mezzo del Roland Garros, e sicuramente non gradirà molto questa intrusione dello Slam francese. Anche perché bisogna ricordare come questa competizione, oltre ad essere la creazione di Roger Federer, il suo manager Tony Godsick e la loro agenzia di management Octagon, ha ricevuto anche investimenti molto sostanziosi (nell’ordine delle sette cifre ciascuno) da parte sia di Tennis Australia, che gestisce l’Australian Open e cura tutta la parte organizzativa della Laver Cup, sia della USTA, che in maniera molto più discreta ha comunque supportato a suon di dollari la manifestazione.

Ma perché affrettarsi ad annunciare una data quando, ad oggi, non è davvero possibile prevedere la fine dell’emergenza COVID-19? Per una serie di motivi, il più importante dei quali è che giocando di anticipo, e sfruttando l’indipendenza operativa che viene riservata solamente ai tornei del Grande Slam, è possibile andare a occupare la data più congeniale, prima che magari la occupi qualcun altro. Si era parlato infatti di far recuperare il Sunshine Double a settembre, dopo lo US Open. O meglio, qualche rappresentante della stampa USA, che evidentemente non ha grande considerazione dei tornei in Oriente, aveva proposto questa possibilità. I Masters 1000 però devono seguire le istruzioni dell’ATP e della WTA, ma per non saper né leggere né scrivere i francesi hanno deciso di piazzare un segnaposto su quelle due settimane, mostrando un delicatissimo dito medio a tutti quei tornei in Asia che da anni riversano tanti bei soldini nelle casse dei giocatori, e soprattutto delle giocatrici. Sì perché la WTA è nella posizione più delicata di tutti: ha puntato molto sulla Cina, in settembre e in ottobre si gioca quasi esclusivamente lì, c’è un Premier Mandatory a Pechino e soprattutto i WTA Championships a Shenzhen che distribuiscono un montepremi di 14 milioni di dollari alle otto finaliste (il più alto della storia del tennis). Non vorremmo essere nel CEO Steve Simon quando deve andare a dire a tutti gli investitori cinesi che devono scansarsi perché i tornei “più importanti dei loro” hanno deciso che vogliono la loro settimana.

Per il momento gli altri tornei dello Slam stanno alla finestra: abbiamo visto che lo US Open ha dato una bella bacchettata ai colleghi francesi, e anche Wimbledon ha indirettamente fatto sapere che per ora continua a lavorare mantenendo come obiettivo la data originale di inizio luglio, anche se sembra sempre più improbabile che possa essere rispettata. Ma la mossa d’anticipo del Roland Garros potrebbe essere il primo tassello di domino a mettere in moto una folle corsa alla data.

RESET – E se invece di pensare ognuno al proprio orticello si provasse a sfruttare questa opportunità arrivata in maniera così terribile? Certo la prima mossa non è molto incoraggiante, ma almeno la Federazione Francese ha provato a sdoganare un concetto che potrebbe essere adottato su larga scala per creare qualcosa di buono: non ci sono tabù, non è più impensabile ipotizzare il Roland Garros a settembre o Wimbledon ad agosto o lo US Open in luglio. O in qualsiasi altro mese.

Il calendario del tennis è tutt’altro che perfetto, lo sappiamo tutti e ne parliamo continuamente. Solo che non si può fare nulla perché tutti i vincoli che tengono i vari tornei ancorati alle loro date vengono dati per sacri e inviolabili, oltre che indiscutibili. Poi, per quel che riguarda i tornei ATP (e per analogia anche quelli WTA) ci sono i precedenti legali di Montecarlo e Amburgo che terrorizzano tutti quanti, ATP stessa in primis. Chi di voi ha qualche primavera in più alle spalle forse ricorderà quello che successe nel 2007: quell’anno l’ATP decise di modificare il calendario, a partire dal 2009, introducendo i Masters 1000 di Madrid sulla terra a maggio e quello di Shanghai a ottobre.

Per fare ciò decisero di degradare Amburgo e Montecarlo da “1000” a “500”, spostando anche l’evento tedesco dalla stagione principale sulla terra battuta in primavera allo slot post-Wimbledon di luglio. I due tornei fecero causa, e mentre Montecarlo raggiunse molto presto un accordo extra-giudiziale con l’ATP che gli consentì di mantenere il rango di “1000” ma senza la partecipazione obbligatoria da parte dei Top players, Amburgo invece andò in tribunale. I tedeschi (sovvenzionati dai petroldollari del Qatar) persero la causa, ma l’ATP finì quasi sul lastrico per pagare gli oltre 7 milioni di dollari di spese necessari ad affrontare il procedimento legale. Da allora nessuno se l’è più sentita di toccare il calendario in maniera unilaterale.

Questa emergenza mondiale che ci costringerà a cancellare qualche mese di calendario potrebbe essere vista come l’occasione per partire da un foglio bianco e cercare di risolvere tutti i problemi che da tanto tempo angustiano tifosi e addetti ai lavori:

-La stagione sull’erba: perché non dedicarvi più tempo?
-Il Masters 1000 di Bercy: che senso ha? Non sarebbe meglio giocare in febbraio?
-Ha senso dedicare l’intero mese di marzo a due tornei negli USA?
-Non si può giocare l’Australian Open più tardi di gennaio per dare ai tennisti una vera off season?

Tutte domande cui abbiamo provato a dar risposta tante volte, ma che trovano sempre le solite scuse per far sì che rimanga tutto come sempre.

Perché quindi non cercare di sfruttare questa occasione di riflessione per provare a introdurre i cambiamenti necessari, portando tutti al tavolo delle trattative in modo tale che si possa raggiungere un accordo soddisfacente per tutti? I giocatori sono sul piede di guerra: sono sempre più convinti che a loro arrivino le briciole dei mega-profitti macinati dai grandi tornei, soprattutto gli Slam, e questo cambiamento di data del Roland Garros imposto dall’alto senza che nessuno si sia premurato di consultarli sicuramente non farà altro che gettare benzina sul fuoco.

Senza giocatori non ci sono i tornei, su questo siamo tutti d’accordo. Senza giocatori il giocattolo salta per aria. Perché allora organizzatori e tornei non provano a cambiare tutto perché tutto rimanga uguale (almeno dal punto di vista economico), come suggeriva il buon Giuseppe Tomasi da Lampedusa?

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di Ubaldo Scanagatta

Il clamoroso annuncio della Federazione francese (ore 16,48) di spostare la disputa del Roland Garros da maggio a settembre-ottobre (20 settembre- 4 ottobre) ha preso tutti in contropiede. ATP, WTA e tutti i giocatori compresi (furiosi, direi imbestialiti). Forse lo sapeva solo Haggerty, presidente ITF, la federazione internazionale di cui Bernard Giudicelli, presidente della Federtennis francese, è vicepresidente. Si vedrà in seguito se questo annuncio è anche una dichiarazione di guerra all’ATP e alla WTA e forse una dura, durissima provocazione per riaprire una trattativa sul calendario, al fine di:

a) impedire che Indian Wells e Miami potessero mettere il cappello su quelle stesse date come a un certo punto era trapelato (e chissa’, magari pure un Wimbledon costretto al rinvio)
b) conquistare una settimana in più per la Coppa Davis in barba alla Laver Cup tanto cara a Roger Federer e a quei top player che con l’evento previsto a Boston dal 25 al 27 settembre guadagnano (divertendosi) montagne di soldi.

Può la Federtennis francese, pur supportata prevedibilmente dall’ITF, mettersi in guerra contro giocatori e giocatrici, facendosi forza soltanto sul prestigio di uno Slam, degli Slam? L’ATP diventò un sindacato molto più forte per una vicenda molto meno prepotente nel 1973, quando un’ottantina dei giocatori più forti del mondo decise di boicottare Wimbledon per protestare contro una sola federazione, quella jugoslava, che aveva sanzionato e squalificato Nikki Pilic reo di essersi rifiutato di giocare in Coppa Davis (dove giocava gratis) per seguire invece il programma dei suoi tornei. Fu una battaglia di principio, quella dell’affermazione del professionismo nel tennis. A Wimbledon disputarono la finale due tennisti dell’Est comunista, il ceco Kodes e il russo Metreveli che non poterono scioperare come gli altri.

Il clamoroso annuncio francese a mio avviso finirà per decretare anche la cancellazione degli Internazionali d’Italia. Dopo che tutti i politici e gli opinionisti italiani hanno dato di irresponsabili a governanti francesi e britannici per aver sottovalutato la pandemia del Coronavirus, voglio proprio vedere con quale coraggio, con quale incoscienza, invece in Italia si potrebbe pensare di fare giocare gli Internazionali come se nulla fosse. Già solo proseguire nei lavori di ristrutturazione al Foro Italico mi sembrerebbe strano. Però francamente non so se la FIT sia assicurata per il lucro cessante (20 milioni di euro circa?).

Vero che lo scorso anno la Federtennis si distinse per i non dissimulati tentativi di non rimborsare i biglietti studiando tutti i possibili stratagemmi per non farlo, ma credo che a questo punto sarà il Governo italiano a decidere misure analoghe a quelle del Governo francese, visto che gli Internazionali d’Italia avrebbero dovuto disputarsi a partire dal 10 maggio, due settimane prima del Roland Garros. E ovviamente le qualificazioni si dovrebbero giocare nella settimana ancora precedente.:

UN POSSIBILE COLPO DI SCENA?

Ma ci potrebbe essere un colpo di scena: gli Internazionali d’Italia potrebbero scivolare al posto del Roland Garros, spostarsi di 15 giorni più in là sperando che l’effetto Coronavirus fosse scemato. Potrebbe essere una carta disperata, ma perché non tentarla? Di sicuro all’ATP non dispiacerebbe. E Binaghi e soci pur di salvare capra e cavoli ci potrebbero provare. Ma se Monte-Carlo, Madrid altri tornei volessero conquistarsi le settimane lasciate vacanti dal Roland Garros a chi l’ATP darebbe priorità senza scatenare un putiferio per il privilegio assegnato?

L’annuncio del presidente Giudicelli ha colto tutti di sorpresa, anche se i prodromi, se non proprio le avvisaglie, si potevano avvertire quando a seguito del decreto del presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron e del ministro dell’interno Christophe Castaner che aveva bloccato una grandissima parte dei cantieri edili di lavoro, tutto si era fermato anche a Porte D’Auteuil. Era prevista per il 23 maggio la festosa inaugurazione del nuovo tetto retrattile con 16 ali di diverse centinaia di tonnellate ciascuno che avrebbe coperto il Philippe Chatrier, ma la festa non ci sarà. La fase di sospensione dei lavori avrebbe dovuto come minimo riguardare 15 giorni per “i lavori non essenziali”. Ma avrebbe però potuto essere prolungata, stante l’incertezza sullo sviluppo della pandemia. L’appello del Governo era stato volto a favorire il lavoro in via telematica.

I cancelli nella mattinata di martedì erano rimasti chiusi, le gru erano abbandonate nel mezzo delle vie di scorrimento del Roland Garros, dei 600 operai normalmente impegnati per la conclusione dei lavori non c’era quasi più traccia.

Le misure prese dal Governo francese hanno fatto dichiarare ai responsabili della federtennis francese: “È impossibile per noi continuare per rispettare le date originariamente programmate”.Nel comunicato della FFT si legge di seguito: “L’intero mondo è sotto gli effetti della crisi della salute pubblica per via del COVID-19. Per assicurare la salute e la sicurezza di chiunque sia coinvolto nell’organizzazioen del torneo, la FFT ha deciso che l’edizione 2020 del Roland Garros si disputerà dal 20 settembre al 4 ottobre”.

Cioè esattamente una settimana dopo la conclusione dell’US Open – con un arduo intemerato passaggio dal cemento di Flushing Meadows alla terra rossa di Parigi (che cosa sceglierà Rafa Nadal se davvero ci fossero due Slam così ravvicinati? Avrebbe 4000 punti ATP da difendere nei due Slam! Vero che anche fra Roland Garros e Wimbledon per anni c’erano solo due settimane e il passaggio da una superficie all’altra non era così banale…) e di fatto… montando sopra il weekend previsto a Boston per la disputa della Laver Cup. Roba mai successa nella storia del tennis, il cui maggior rivoluzionamento del calendario avvenne fra il 1977 e il 1985, quando l’Australian Open passò ad essere l’ultimo Slam dell’anno nel calendario dopo essere stato sempre il primo. Qualcuno ricorderà anche che per molti anni gli Internazionali d’Italia si svolgevano dopo quelli di Francia.

Una mossa super-coraggiosa o super-incosciente? Vedremo. Di certo la Federtennis francese, a giudicare dalla prime reazioni dei giocatori, incluso il board-member canadese Vasek Pospisil (sempre uno dei più ribelli allo status quo già da anni), non ha avvertito nessuno delle proprie intenzioni: “È follia! (madness). Nessuna comunicazione con i giocatori né con l’ATP. We have ZERO say in questo sport (contiamo zero). It’s time. È tempo” (tweet poi cancellato e sostituito con una versione leggermente più edulcorata, ma dopo aver dato a tutti la possibilità di leggerlo).

Significa, ovviamente, “è tempo che noi tennisti reagiamo”. Come reagiranno loro che già da anni si lamentavano perché i quattro Slam facevano guadagni pazzeschi mentre le percentuali spettanti agli attori protagonisti dello spettacolo, i giocatori, erano a loro dire modeste, insufficienti? Sono anni che c’era guerra più o meno sotterranea fra le varie sigle che governano il tennis. Adesso è venuta allo scoperto. Nelle prossime ore ne sentiremo delle belle.

Proseguiva ll comunicato francese: “È impossibile sapere quale sarà la situazione il 18 maggio (quando sarebbero dovute cominciare le gare di qualificazione), ma le misure di contenimento (imposte dal Coronavirus) ci hanno reso impossibile continuare a lavorare per preparare il torneo che a questo punto non possiamo mantenere nelle date previste.

Per agire responsabilmente e proteggere la salute dei suoi impiegati, dei fornitori di servizi durante il periodo organizzativo la FFT ha scelto l’unica opzione che gli consente di mantenere in piedi l’edizione 2020 pur continuando a combattere la lotta contro il COVID-19. In questo importante momento della sua storia, e poiché i progressi nella modernizzazione dello stadio dicono che il torneo può essere mantenuto, la FFT era felice di poterlo fare. Quindi il Roland Garros si giocherà dal 20 settembre al 4 ottobre. La decisione è stata presa nell’interesse della comunità dei giocatori professionisti (Vedremo se la intenderanno così, e vedremo cosa ne penseranno i direttori dei tornei di settembre-fine ottobre; n.di UBS) la cui programmazione è già stata compromessa, e nell’interesse di tanti fan del tennis e del Roland Garros”.

“Abbiamo preso queste diffiicile e coraggiosa decisione in questa situazione senza precedenti che si è evoluta fortemente dallo scorso weekend. Stiamo agendo responsabilmente e dobbiamo lavorare insieme lottando per assicurare la salute e la sicurezza di tutti” ha dichiarato Giudicelli. È stato intanto annunciato con grande tempestività che tutti i biglietti acquistati verranno rimborsati o cambiati in conseguenza della nuove date. Verranno date successivamente informazioni al riguardo.

È chiaro che c’erano, ci sono, in ballo tantissimi soldi che la federazione francese non vuole perdere dopo averne investiti già tantissimi per tutti i lavori di ammodernamento del Roland Garros. Se non ricordo male il ricavato utile di ogni edizione del Roland Garros sfiora i 100 milioni di euro. Non sono noccioline. Non ci si rinuncia facilmente. E poi a favore di chi? Dei tornei ATP del circuito asiatico? La FFT ha preso anche una decisione contro il proprio torneo di Metz, oltre che quello di San Pietroburgo. Cinque tornei ATP 250, un WTA Premier 5 a Wuhan e un Premier Mandatory a Pechino si dovrebbero disputare in quelle stesse due settimane.

Adesso quanto tempo passerà prima che la nostra Federtennis prenda anch’essa una decisione altrettanto tempestiva? Essa certamente non può mettersi contro ATP e WTA come hanno fatto i francesi. Gli Internazionali d’Italia fanno parte di quei due circuiti. Non sono due Slam.

Forse non tutto il male verrà per nuocere, come tante volte succede nelle situazioni semi-disperate. Potrebbe finalmente essere riformato quel calendario assurdo che secondo John McEnroe sarebbe stato riformato soltanto se il mondo del tennis avesse avuto un “commissioner” come hanno gli sport professionistici americani. Fino ad oggi le varie sigle, ATP, WTA, ITF non hanno mai consentito di organizzare il calendario in un modo ragionevole. Basti pensare a che cosa è successo con la nuova Davis Cup by Piquè-Rakuten versus l’ATP Cup per la quale l’Australia, da una parte componente ITF ma dall’altra co-organizzatrice di Federer-Laver Cup e ATP Cup, ha tenuto il piede in tre staffe! Un miracolo di equilibrismo. E di opportunismo. Il problema del Coronavirus e della salute pubblica è primario, ma come sempre sono anche i soldi che comandano. Anche se tutti si mascherano dietro a scelte di tipo ideologico.

Bernard Giudicelli, presidente della FFT, ha dichiarato: “Abbiamo preso una decisione coraggiosa in questa situazione senza precedenti, stiamo agendo con responsabilità e dobbiamo lavorare insieme per assicurarci della salute e della sicurezza di tutti”.

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La scelta di Fabio Fognini è netta e va oltre il suo status di atleta di piena rilevanza internazionale. Quelli che – da decreto governativo – hanno il permesso di proseguire gli allenamenti. Il numero 11 del mondo ha deciso infatti di rinunciare al lavoro sul campo ed è da qualche giorno rientrato ad Arma di Taggia insieme alla famiglia, dove sta osservando tutte le disposizioni valide sul territorio italiano. Chiaramente sta portando avanti il lavoro atletico, nella palestra privata allestita dal padre Fulvio. Una scelta che non ha al momento un orizzonte temporale definito, ma che andrà aggiornata alla luce degli sviluppi: il circuito ATP ha deciso di fermarsi fino al 27 aprile, ma il diffondersi del coronavirus in Europa lascia immaginare come le restrizioni possano essere prolungate. Fognini – che avevamo lasciato a Barcellona, dove ha fatto appena in tempo a non salire a vuoto su un volo per gli Stati Uniti – sta quindi dando (per sé e per i suoi cari) un’interpretazione restrittiva alle maglie larghe del decreto, che autorizzerebbe 165 tennisti a mantenere un regime ordinario di allenamenti sul territorio nazionale. Al netto delle difficoltà, oggettive, nel reperire i campi.

GLI AMERICANI – In una panoramica (non esaustiva) sulla situazione degli azzurri, c’è Matteo Berrettini che è rimasto negli USA e – in assenza di particolari restrizioni – nella giornata di ieri ha ripreso ad allenarsi sui campi di Boca Raton. Non c’è con lui coach Vincenzo Santopadre, che invece è rientrato a Roma venerdì scorso e lo segue a distanza. Il programma di lavoro del numero uno azzurro è comunque soggetto ad aggiornamenti: le prossime settimane dipenderanno dall’evoluzione delle misure che verranno prese in Florida e dalle problematiche legate agli spostamenti aerei da e per l’Europa. Si trovano negli Stati Uniti anche Paolo Lorenzi e Andreas Seppi, che però non avrebbero avuto significative ragioni per spostarsi: vi risiedono stabilmente, il primo a Sarasota (Florida) e il secondo a Boulder (Colorado). È tornato invece in Italia Jannik Sinner, che si sta allenando a Montecarlo come confermato a Ubitennis da coach Riccardo Piatti.

IN CUCINA – Le storie sono differenti l’una dall’altra, a seconda del punto di partenza e di quello di residenza. Per esempio, Instagram ci aiuta a geolocalizzare nel nostro Paese Lorenzo Sonego, alle prese con la produzione casalinga degli gnocchi. Per ingannare il tempo in regime di quarantena, si dedica invece alla pizza Stefano Travaglia. Entrambi avevano raggiunto gli Stati Uniti dopo l’impegno di Coppa Davis a Cagliari, ma hanno fatto in tempo a salire sul primo volo di ritorno disponibile una volta definita la cancellazione del Sunshine Double.

DAL GIARDINO A FORMIA – Arrivano riscontri anche dalle ragazze. Elisabetta Cocciaretto ha parlato al Corriere Adriatico della sua gestione di questi giorni complicati, dopo essere rientrata nelle Marche dagli impegni messicani di Acapulco e Monterrey. “Quello che sta succedendo genera tanta confusione – le parole della diciannovenne, numero 156 WTA – e non sappiamo quale sarà il nostro futuro agonistico. Ho deciso di tornare subito qui dove mi sono resa conto di una situazione problematica di cui in Sudamerica non c’era percezione. Appena arrivata ho sentito il premier Conte che chiudeva praticamente l’Italia. E allora meglio stare tranquilla, allenandomi magari nel giardino di casa. Questa settimana andrò a Formia per riprendere ad allenarmi al centro tecnico con Tatiana Garbin e alcuni altri ragazzi e ragazze. Speriamo che la situazione si sistemi a breve, anche se ho l’impressione che staremo parecchio tempo prima di ritornare a giocare».

AI BOX – Ci è giunta anche la testimonianza di Deborah Chiesa, proiettata ai margini della top 400 da un brutto finale di 2019 e da un infortunio che da qualche mese la costringe ai box (e alla riabilitazione nel giardini di casa). “Ringrazio la Federazione per avermi inclusa nella lista perché io possa allenarmi, ma purtroppo mi sono fermata dopo Natale per un’infiammazione ai tendini estensori del piede sinistro e una fascite plantare. È un infortunio che mi porto dietro dalla scorsa estate. Comunque è una situazione molto delicata. Ad Anzio mi alleno spesso con Lucia Bronzetti e so che anche lei ha il permesso. Se un atleta è in questa lista e non ha nessun altro vicino per allenarsi, come fa? Lucia si sta allenando con Francesco, con i maestri… ma non ci sono tanti atleti con cui fare sparring. Sui social ho visto altre ragazze della lista che si stanno allenando, da sole ovviamente. Io se fossi stata bene mi sarei allenata, ma non sarei stata affatto tranquilla, considerato tutto“.
 
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CAT_IMG Posted on 18/3/2020, 14:59     +1   -1
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Tutto l’universo sportivo è stato stravolto a causa della diffusione del Covid-19, il virus che da settimane sta mettendo a dura prova Paesi a tutte le latitudini. Tra i tanti provvedimenti presi nell’ultimo mese, quello degli organizzatori del Roland Garros risulta uno dei più clamorosi e inaspettati. Spostare il torneo da fine maggio a fine settembre, a quanto pare senza dare le debite informazioni agli altri organi tennistici, non è apparsa una gran soluzione ai più. I più penalizzati sono i giocatori, che potrebbero essere costretti a giocare due Slam, gli US Open prima e il French Open poi, con una sola settimana di riposo (se di riposo si può parlare, dal momento che dovranno affrontare il cambio di superficie e smaltire il fuso orario, non proprio il miglior approccio a un Major).

Vasek Pospisil è quello che si è fatto sentire di più. Ha rilasciato un’intervista a L’Equipe in cui ha criticato le scelte della Federtennis francese portando il punto di vista di gran parte dei suoi colleghi. “È stato davvero sorprendente. Nessuno sembrava esserne al corrente. L’ATP non lo sapeva (in realtà pare che il presidente Andrea Gaudenzi sia stato avvisato, ndr), né gli altri Grand Slam secondo le mie informazioni, la WTA non lo sapeva, i giocatori non lo sapevano. Ho il massimo rispetto per i tornei del Grande Slam, ma è una decisione irresponsabile ed egoista. Soprattutto nel momento che stiamo vivendo. Il mondo è in una condizione catastrofica, tutti sono colpiti e al momento è più importante che ci sia comunicazione e solidarietà. Si sono presi questa data in maniera egoistica, perché sapevano che sarebbe stata ambita nel caso in cui il virus fosse scomparso durante l’estate, senza pensare al resto del Tour. È stata una decisione arrogante“.

Se fosse per Pospisil, attualmente al numero 93 delle classifiche, ci sarebbero delle conseguenze per il Roland Garros, o almeno questo ciò che spera: “Se fossi a capo del tennis, imporrerei una grossa sanzione, perché non possiamo lasciare passare tali disfunzioni. Può anche essere finanziaria, bisognerà riflettere. Ma non può rimanere impunito. Non so però se ce ne saranno“. E su un possibile boicottaggio da parte dei giocatori: “Personalmente, non credo che questo porterà a un boicottaggio. L’ATP è arrabbiata quanto i giocatori. E si può pensare a delle sanzioni. In effetti, tutti nel tennis sono arrabbiati per questa decisione. Non è giusto per nessuno, nemmeno per la Laver Cup di Roger Federer. Ci saranno conseguenze, devono esserci, altrimenti si creerà un pessimo precedente per il futuro“.

Secondo il canadese si è arrivati a una situazione simile per carenza di ordine e leadership: “Il tennis è completamente disorganizzato. Ciò che è appena successo lo dimostra. Abbiamo una mancanza di leadership e visione. Solo Djokovic, Federer e Nadal hanno permesso al nostro sport di crescere. Tutti gli altri sport sono molto organizzati. Il tennis in questo momento è un disastro. Spero che il nuovo capo dell’ATP (Andrea Gaudenzi) sarà in grado di fare qualcosa”.

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L’incredibile decisione del Roland Garros di spostare il torneo quattro mesi in avanti in calendario ha innescato una serie di polemiche a tutti i livelli. Mentre i focolai di Coronavirus divampano anche in Francia e si aprono mesi complicati per tutto il Paese, la Federazione francese (assieme agli organizzatori del Roland Garros) ha deciso in maniera autonoma di rinviare l’evento (inizialmente programmato dal 24 maggio al 7 giugno) al 20 settembre, appena una settimana dopo la fine degli US Open (31 agosto – 13 settembre), con la finale in programma il 4 ottobre. Non si era mai visto niente di simile nel tennis professionistico, come non si ricordano nemmeno due Slam giocati a sette giorni di distanza l’uno dall’altro.

La USTA ha rilasciato un comunicato in merito, per chiarire la sua posizione e lanciare anche una frecciatina al Roland Garros.

“La USTA sta continuando a pianificare gli US Open 2020” si legge, “e al momento non si effettuerà alcun cambio di data. Tuttavia questa è una situazione senza precedenti e stiamo valutando tutte le nostre opzioni, inclusa la possibilità di spostare il torneo più avanti nel calendario. In un momento in cui tutto il mondo si unisce, sappiamo che una decisione simile non va presa unilateralmente e pertanto la USTA agirebbe solo dopo una piena consultazione con gli altri tornei dello Slam, la WTA, l’ATP e l’ITF” conclude la federazione statunitense, sottolineando come in casi come questi, mai fronteggiati prima, sia necessaria la cooperazione tra tutte le associazioni e non scelte arbitrarie e penalizzanti per i giocatori.

Più decisa è stata la risposta della Laver Cup (dovrebbe giocarsi a Boston, dal 25 al 27 settembre), evento che andrà a collidere in pieno con lo Slam parigino, ricollocato proprio in quelle settimane.

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Se il Roland Garros ha provato a prendere in contropiede il resto del mondo (del tennis), i tempi di reazione alla mossa francese sono stati rapidi. La quarta edizione della Laver Cup, in programma a Boston dal 25 al 27 settembre, verrebbe infatti fagocitata dallo spostamento in quelle stesse date (20 settembre – 4 ottobre) dello Slam parigino. “È un annuncio che ci coglie di sorpresa – si legge nella nota ufficiale dell’organizzazione – insieme ai nostri partner Tennis Australia, USTA e ATP. Solleva molte domande e stiamo valutando il da farsi. In questo momento l’intenzione è di disputare la Laver Cup 2020 a Boston nelle date prestabilite“. Destinatari esplicitati del messaggio: spettatori, sponsor, emittenti televisive, staff del torneo e volontari. Una sintetica, ma incisiva, dichiarazione di guerra che chiama in causa stakeholder di primo piano.

LA POSIZIONE DI FEDERER – È dello scorso 28 febbraio infatti il comunicato con cui Roger Federer ha confermato la sua partecipazione alla sfida tra Europa e Resto del Mondo, di cui è stato sempre uno dei promotori. Lo svizzero – punto fermo del Team Europe, che ha vinto le precedenti tre edizioni – si era già espresso in maniera netta: “Non vedo l’ora di ammirare i paesaggi del Massachusetts e di giocare di fronte a una grande cornice di pubblico. La Laver Cup è qualcosa di unico al mondo e sono sicuro che giocare in una città che ama lo sport come Boston creerà un’atmosfera incredibile“. Il corto circuito è solo all’inizio. Federer è in questo momento fermo per l’operazione al ginocchio destro, che lo proietta direttamente al ritorno sulla scena per la stagione sull’erba (sempre che si possa programmare) e l’Olimpiade. Nel frattempo, non potrà tirarsi indietro dal far sentire il suo peso politico.

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Il CIO ha deciso di aspettare, almeno fino a inizio giugno. Una deadline comunque vicina, a questo punto, per capire il destino dei Giochi Olimpici di Tokyo. Il comunicato rivolto agli atleti – tendenzialmente rassicurante, nella forma – non riesce però a nascondere quanto siano difficili i giorni che si stanno vivendo nelle stanze del Comitato olimpico internazionale e in quelle degli organizzatori giapponesi. “Continuate a prepararvi come meglio potete. Siamo fiduciosi che i provvedimenti adottati nel mondo per combattere il Covid-19 aiuteranno a contenere la situazione. Faremo la nostra parte, ponendo la salute di tutti al primo posto, ma salvaguardando l’interesse degli sportivi olimpici. Sin da febbraio abbiamo affidato a una task force, composta anche dall’OMS, il compito di monitorare gli sviluppi: ne seguiremo le direttive“.

SFIDUCIA – L’ottimismo tende però a scricchiolare su più fronti. È di ieri l’annuncio della positività al coronavirus di Kozo Tashima, vicepresidente del Comitato olimpico giapponese, al lavoro in prima linea sul fronte olimpico. In Giappone, l’ultimo dato diffuso parla di 878 contagiati e 29 decessi. Nella percezione di un popolo che non ha la fama di chi si tira indietro, l’evento a cinque cerchi appare sempre più sfumato all’orizzonte. La Gazzetta dello Sport ha diffuso il risultato di alcuni sondaggi: in un range che va dal 60 al 70 per cento degli intervistati (da Kyodo News, dalla tv NHK e dal quotidiano Asahi), i Giochi non si terranno nei giorni previsti. Sullo slittamento – ipotesi ufficialmente mai discussa – ballano tre opzioni: da quella difficilmente praticabile dell’autunno, a quella del 2021 (complessa per varie sovrapposizioni), fino all’estate del 2022, lasciata “libera” dall’anomalia del Mondiale di calcio invernale in Qatar.

IL TENNIS – Il torneo olimpico è in programma sui 12 campi in cemento outdoor dell’Ariake Tennis Park di Tokyo dal 25 luglio al 2 agosto, con l’iter di qualificazione ai vari tabelloni ancora da perfezionare. Il tennis, al netto delle wild card, dovrebbe fare riferimento ai ranking del prossimo 8 giugno. Un meccanismo comunque più gestibile rispetto a quello di altre discipline, dove sono in piedi veri e proprio tornei che mettono in palio il pass olimpico. A oggi fermi. A più largo raggio, ben il 43 per cento degli atleti aventi diritto all’Olimpiade (4700 su 10900) deve ancora centrare la qualificazione. Come accennato, l’idea di attendere inizio giugno per una decisione sul futuro dei Giochi è stata comunicata ieri dal CIO in una riunione in videoconferenza con i rappresentanti delle federazioni degli sport olimpici estivi (28, tra cui l’ITF, sono riunite nell’ASOIF presieduta da Francesco Ricci Bitti).

EFFETTO DOMINO – La premessa è che, se la decisione definitiva su Tokyo dovesse arrivare realmente solo a giugno, sarebbe molto complicato intervenire sull’agenda. Ciò non toglie che un eventuale slittamento dell’Olimpiade al 2021 o al 2022 andrebbe a liberare date preziose per un calendario del tennis già devastato dall’emergenza coronavirus. Per vicinanza geografica – in estate si gioca già in nordamerica – si potrebbe recuperare un torneo tra Indian Wells e Miami. Più estemporanea sarebbe la collocazione tra luglio e agosto di uno dei tornei della stagione europea su terra, nel caso non si dovesse riuscire a recuperarli nelle settimane lasciate libere dal Roland Garros. Più defilata, rimarrebbe anche l’ipotesi di un margine di sicurezza per Wimbledon nel caso lo Slam londinese non dovesse riuscire a rispettare le date prefissate. Chiaramente, siamo alla pura teoria. L’augurio è che queste costruzioni possano rimanere soltanto sulla carta.
 
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CAT_IMG Posted on 18/3/2020, 15:06     +1   -1
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Nel corso di un’intervista concessa in questi giorni al quotidiano spagnolo Mundo Deportivo, Jordi Cambra, presidente del Real Club de Tenis Barcelona 1899 (il prestigioso circolo che dal 1953 ospita l’ATP 500 di Barcellona), ha parlato della cancellazione della prossima edizione del torneo, causata ovviamente dall’emergenza coronavirus. “Tutto lasciava presagire che sarebbe successo questo” ha commentato Cambra. “La decisione presa dall'ATP è stata quello giusta per il bene dei giocatori, dei tornei e anche dei tifosi. Per noi è stato molto importante saperlo con largo anticipo, visto che adesso dobbiamo lavorare per ridurre al minimo le perdite economiche.

Come qualsiasi cancellazione, anche questa avrà effetti economici negativi, ma stiamo lavorando per renderle il meno impattanti possibile”. “Oltre all’aspetto economico, questa cancellazione ha anche un effetto morale, visto che per noi il Godó Open è una grande festa” ha aggiunto Cambra. “I migliori tennisti del mondo vengono nelle nostre strutture, la stragrande maggioranza resta soddisfatta dei nostri standard e cerca semore di tornare per le edizioni successive”.

Riguardo al possibile posticipo in data da destinarsi, Cambra non si fa illusioni. “È molto difficile posticipare il Godó Open. Potresti farlo se durasse uno o due giorni, ma ritagliarsi un'intera settimana è praticamente impossibile” ha concluso lo spagnolo.
 
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CAT_IMG Posted on 19/3/2020, 14:38     +1   -1
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Lo spostamento del Roland Garros da maggio a settembre lo aveva lasciato intuire, ma adesso c’è anche l’ufficialità: dopo i tornei di aprile, salta anche tutto il mese di maggio dei circuiti ATP e WTA. In pratica, per il momento non ci sarà alcuna stagione su terra battuta. Questo impatta sui due grandi tornei combined rossi, il Mutua Madrid Open e gli Internazionali BNL d’Italia di Roma.

Gli spagnoli hanno già confermato la cancellazione del torneo per il 2020: in prima pagina sul sito ufficiale del torneo campeggia la notizia che l’edizione di quest’anno non avrà luogo. Stesso iter per l’ATP 250 di Estoril. La Federtennis italiana invece non ha ancora preso una posizione ufficiale, sebbene permanga la certezza che il torneo non potrà disputarsi nelle date previste. Il comunicato pubblicato sui sociali degli IBI prende atto della sospensione ma non conferma la cancellazione definitiva del torneo.

In uno scenario in cui ormai si procede da un rinvio all’altro, si dovrebbe riprendere a giocare – condizionale quantomai d’obbligo – con i tornei su erba previsti per la settimana dall’8 al 14 giugno, che al momento restano programmati come previsto. Si tratta dei tornei di Stoccarda (maschile) e Nottingham (femminile) assieme al combined di ‘s-Hertogenbosch.

Ultima notizia rilevante: i ranking ATP e WTA rimarranno congelati fino a quella data. Dunque i punti conquistati nella scorsa stagione non verranno scalati, per il momento.

Di seguito proponiamo la traduzione completa del comunicato congiunto di ATP, WTA, ITF e delle organizzazioni di tre Slam su quattro; è escluso solo il Roland Garros, al quale è rivolto un attacco più o meno velato in coda al comunicato.

“Dopo attenta analisi e a causa dell’epidemia in corso di COVID-19, tutti i tornei ATP e WTA della stagione primaverile sulla terra battuta non saranno giocati nelle date inizialmente previste. Questo include i tornei combined ATP/WTA di Madrid e Roma, insieme ai tornei WTA di Strasburgo e Rabat e ai tornei ATP di Monaco, Estoril, Ginevra e Lione.

La stagione del tennis professionistico è ora sospesa fino al 7 giugno 2020, inclusi i tornei Challenger e ITF. Al momento i tornei previsti dall’8 giugno in avanti sono ancora in calendario come previsto. In seguito a questa decisione, i ranking ATP e ATP saranno congelati per tutto questo periodo e fino ad ulteriore comunicazione.

Le sfide che comporta la pandemia di COVID-19 per il tennis professionistico richiedono la più ampia collaborazione di sempre da parte di tutti nella comunità tennistica, in modo che il nostro sport possa andare avanti nell’interesse di giocatori, tornei e tifosi.

Stiamo vagliando tutte le opzioni per preservare al massimo il calendario tennistico in base a varie possibili date di ripresa dei due Tour, data che resta sconosciuta in questo momento. Siamo in prima linea per risolvere tali questioni con i nostri giocatori e responsabili dei tornei oltre agli altri enti che governano il tennis nelle settimane e nei mesi a venire”.

Come detto, arriva in coda la chiara stoccata alla Federazione francese che ieri ha annunciato lo spostamento dello slam parigino destando stupore e sdegno tra gli addetti ai lavori:
“Questo non è il momento di agire unilateralmente bensì all’unisono. Tutte le decisioni relative all’impatto del Coronavirus sul tennis necessitano di adeguati consulti e revisioni con le parti in causa, un’opinione condivisa da ATP, WTA, ITF, AELTC, Tennis Australia e USTA”.

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Direttore del torneo di Metz, la cui prossima edizione è prevista dal 21 al 27 settembre, durante la nuova data nella quale si disputerà il Roland Garros (20 settembre-4 ottobre), Julien Boutter, ex giocatore professionista, finalista a Milano nel 2001 sconfitto da Roger Federer, spiega a L’Equipe come ha accolto questa decisione improvvisa di cui comprende il significato.

Come ha appreso lo spostamento del Roland Garros che ora andrà a cozzare con il vostro Moselle Open, previsto originariamente dal 21 al 27 settembre prossimi a Metz?
Il presidente della FFT Bernard Giudicelli ci aveva informato direttamente in anticipo, spiegando che con ogni probabilità sarebbe stata presa quella decisione. È stato molto chiaro, e questa decisione non solamente la capisco, ma la difendo completamente.

Sicuramente con un grande disappunto, no?
Sì, ma l’aspetto della “delusione” è durato cinque minuti. Vede, sono confinato anch’io in casa: non faccio parte della fascia d’età più a rischio (ha 45 anni) ma in un momento simile si pensa anche agli altri. All’interesse generale. Certamente, a livello personale mi secca rimanere confinato in casa, così come mi secca che il Moselle Open non si disputerà. Tanto più in un momento in cui abbiamo aumentato le vendite, ci siamo rafforzati: eravamo in procinto di iniziare un nuovo ciclo di sviluppo, ma se penso in termini del tennis francese, è inevitabile.

Dunque è facile da digerire?
Ci sono diversi modi per affrontare la faccenda. Si può guardare a tutte le conseguenze negative e a tutto il casino che ciò andrà a causare, e allora non se ne esce. Ma si può anche guardare a quali carte si ha in mano e come si può giocarle. Dieci giorni fa si parlava della possibilità di spostare Indian Wells in settembre. Stiamo vivendo un periodo storico fuori dall’ordinario. Ma a volte da un evento negativo nasce una possibilità, oppure un periodo di vacche magre. Bisogna prendere tutto con filosofia: il tennis ha più da perdere dalla mancanza del Roland Garros che non dalla mancanza del Moselle Open. Se ci comportiamo in maniera intelligente, possiamo uscirne più grandi e limitare la perdita.

Non c’è gara tra i due eventi?
Certamente no. Il contributo della federazione e del Roland Garros per i nostri circoli, per i nostri allievi, è talmente importante che non mi pongo nemmeno la questione. È come la storia dell’alpinista che era rimasto con un braccio bloccato sotto una roccia, circa 15 anni fa, e aveva finito per tagliarselo (nel 2003 Aron Ralston si era ritrovato in fondo a un canyon e si era amputato l’avambraccio da solo per sopravvivere. Nel 2011 la sua storia fu raccontata nel film di Danny Boyle “127 ore”). Cosa si fa in quei momenti? Si abbandona una parte di se stessi per rimanere in vita? Evidentemente! E se riesco ad accettare questo passo relativamente bene, è anche perché la FFT, da qualche anno, ha saputo riconoscere e dare la giusta importanza ai piccoli tornei francesi. Il presidente era molto dispiaciuto, ma ci ha assicurato che non verremo abbandonati per strada.

Quindi per il Moselle Open l’appuntamento è per il 2021?
Per ora, per il Mosella Open ci sono tre priorità. Primo, i nostri stipendi. Secondo, i nostri creditori. Terzo, i nostri sponsor. Spetta a noi pensare come mettere insieme tutto quanto perché ognuna di queste tre priorità possa trovare una qualche soddisfazione. Dopodiché ci metteremo anche a lavorare con l’ATP sul calendario. Magari qualche torneo può essere fatto scalare. O forse si può trovare qualche settimana creando un po’ di spazio tra la tournée asiatica di ottobre e il Masters di novembre per inserire cinque sei tornei minori che non si sono potuti giocare. Fa parte delle conversazioni che dobbiamo avere con l’ATP piuttosto rapidamente. Qualche anno fa, il torneo di Metz veniva dato come già venduto all’Asia. Se c’è una cosa che il tennis mi ha insegnato è che bisogna controllare ciò su cui si ha il controllo. Poi, si vince o si perde, ma fino a che il match point non è giocato, c’è sempre una chance. Tre anni dopo la batosta che abbiamo preso dalla Laver Cup (esibizione di lusso lanciata da Roger Federer che si disputa la stessa settimana del torneo di Metz) ne arriva un’altra, ma è il destino dei tornei.

Il canadese Vasek Pospisil, membro molto attivo del consiglio dei giocatori, è insorto piuttosto rapidamente contro la decisione unilaterale di spostare il Roland Garros, dato che i giocatori, a suo dire, non sono stati coinvolti.
Ci sono sempre diverse letture possibili per una decisione. Io credo di avere quella del direttore del torneo di Moselle Open e quella di un sostenitore del tennis francese. Quest’ultima mi fa dire che la decisione presa sia quella giusta. Confesso di non aver ancora valutato la decisione dal punto di vista di un giocatore professionista dell’ATP, ma onestamente, se uno è 100° in classifica, la valutazione è quasi esclusivamente di tipo economico, ed è felice di poter giocare quattro tornei dello Slam invece di tre.

Il Roland Garros una settimana dopo la fine dello US Open non sarà semplice a livello organizzativo per i giocatori.
Per chi impiega parecchio tempo ad abituarsi alla terra, sicuramente non sarà facile. O anche per quegli specialisti della terra battuta che saranno arrivati alla seconda settimana dello US Open e non avranno il tempo di preparare il torneo come sono abituati. Sono decisioni che possono non piacere. Ma a un certo punto, il principio, per un dirigente, è di prendere una decisione e saperci convivere. Ed è quello che ha fatto il presidente della FFT. Alcuni saranno insoddisfatti, è chiaro. Il gruppo europeo dell’ATP si dovrà consultare rapidamente. La nostra ultima conference call si è svolta appena prima dell’annullamento di Indian Wells, dieci giorni fa… credo che la prossima telefonata arriverà piuttosto rapidamente.

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Una doccia fredda da Parigi. In piena emergenza coronavirus, con il quotidiano stravolto per tutti a causa della pandemia, martedì gli organizzatori del Roland Garros hanno colto di sorpresa il mondo del tennis annunciando di posticipare l’evento – inizialmente previsto dal 24 maggio al 7 giugno – al 20 settembre 2020, una settimana dopo la fine degli US Open. Una decisione quanto mai inaspettata, giunta in un momento in cui tanti appuntamenti sportivi (e non solo) sono stati cancellati o rimandati ma, soprattutto, una decisione che, a quanto pare, è stata presa in modo univoco, senza previa consultazione con gli altri organi competenti come ATP, WTA e ITF, avvisati all’ultimo momento. Il quotidiano d’Oltralpe L’Equipe dedica un articolo approfondito sulla presa di posizione della Federazione e del presidente Giudicelli, nonché sulle reazioni di alcuni giocatori.

In un contesto di confinamento quasi totale anche in Francia, annunciato due giorni fa dal presidente Macron (nonostante il termine “confinamento” non sia stato esplicitamente pronunciato), per combattere la rapida diffusione del Coronavirus (decisione che ovviamente blocca di fatto quasi tutti i lavori in corso e quindi anche quelli sul sito del Roland Garros), il presidente della FFT Bernard Giudicelli dichiara all’Equipe di non aver avuto scelta: “Tra la lotta a questo flagello e la volontà di organizzare il torneo, collocarci in calendario a settembre ci è apparsa l’unica soluzione realizzabile. Non potevamo pensare che questa stagione si svolgesse senza nessun evento sulla terra. L’interesse del torneo, dei giocatori e delle giocatrici è la priorità per noi. Ho contattato l’ATP, la WTA e l’ITF ma, alla fine, la decisione è stata nostra“.

Le reazioni degli atleti non si sono fatte attendere. Alcuni più ironici, altri basiti, altri ancora furiosi, in molti si sono sfogati sui social. “Trovatemi un giocatore che fosse a conoscenza di questa decisione!” scrive un ironico Wawrinka. “Excusez-moi???” sbotta in francese Naomi Osaka. Caroline Garcia, che si allena attualmente alla Rafa Nadal Academy, esprime tutta la sua perplessità nel preparare uno slam in tali condizioni: “Oggi è impossibile preparare un torneo di questo livello. Immagino che non sia stata una decisione facile da prendere ma ci sono delle priorità“.

Un altro tennista transalpino, Jérémy Chardy, appare deluso che i giocatori non siano stati consultati: “Sono un po’ scioccato della mancanza di informazioni. Ho ricevuto una mail da parte della FFT. L’ATP non ne sapeva niente o non ci ha detto nulla. È strano“. E poi, il Roland Garros si svolgerà quando teoricamente sarà in corso anche la Laver Cup a Boston, prevista dal 25 al 27 settembre. Giudicelli dichiara di “aver avvisato Tony Godsick (l’agente di Federer) della decisione ma di non averlo consultato“. “La Laver Cup fa bene al tennis” continua Chardy, “ma se alcuni giocatori forti preferiscono disputare la Laver Cup piuttosto che il Roland Garros, è l’inizio della fine. E la cosa non mi fa per niente ridere“.

Reazione positiva invece da parte di Julien Boutter, ex n. 46 del mondo e attualmente direttore del Moselle Open di Metz, torneo della categoria ‘250’, in calendario dal 21 al 27 settembre 2020: “È evidente. Ho preso la decisione in cinque minuti (di annullare il torneo). Bisogna prenderla con filosofia. Il tennis ha più da perdere senza il Roland Garros che senza un torneo come il Moselle Open. Se siamo intelligenti, possiamo tutti uscirne cresciuti limitando i danni”.

Ma allora – si chiede L’Equipe – si tratta di un colpo di genio di Giudicelli per collocarsi in una data importante o di un bluff dalle conseguenze pericolose? L’assenza quasi totale di concertazione per imporre la scelta francese ha messo tutti gli attori del tennis di fronte al fatto compiuto. Tale imposizione ha infatti scioccato e sorpreso il consiglio dei giocatori. Da considerare il fatto che lo Slam sul rosso inizierà esattamente una settimana dopo la finale maschile degli US Open (il 13 settembre). I finalisti avranno solo una settimana per passare dal duro alla terra, in un altro continente. E Roger Federer? La Federazione francese lo mette dunque in una posizione difficile per quanto riguarda la Laver Cup. Cosa accadrà in caso di conflitto? Senza contare l’impatto di tale cambiamento di programma sui tornei previsti dal 20 settembre al 4 ottobre: San Pietroburgo, Chengdu, Zhuhai, Sofia, Guanghzou, Seoul, Tokyo e Tashkent, così come un tie di sbarramento della Davis, in calendario dal 18 al 20 settembre…

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Nello stop completo all’attività comunicato congiuntamente da ITF, ATP e WTA rientrano anche le attività giovanili. Di conseguenza, non si potranno svolgere nelle date previste gli appuntamenti sul territorio italiano del circuito U18. Non si scenderà in campo quindi per il G2 di Salsomaggiore Terme (25 aprile, ultimi vincitori Francesco Passaro e la russa Alina Charaeva), stessa sorte per il torneo di pari grado di Prato (5 maggio, trofeo sollevato dall’australiano Tristan Schoolkate e dall’ecuadoregna Mell Reasco Gonzalez) e per il G1 di Santa Croce sull’Arno (11 maggio, rimarranno campioni in carica il danese Nodskov Rune e la russa Diana Shnaider).

Cancelli chiusi anche per lo storico Trofeo Bonfiglio, ospitato dal Tennis Club Alberto Bonacossa di Milano e considerato alla stregua di un quinto Slam a livello under 18. Nel 2019, l’edizione numero 60 è stata vinta dal ceco Jonas Forejtek e della statunitense Alexa Noel. Non sono al momento disponibili informazioni su un’eventuale nuova calendarizzazione. Nei giorni scorsi, era stata già ufficializzata la cancellazione anche per il torneo giovanile “Città di Firenze”, che avrebbe dato vita alla 45esima edizione.

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Parlare di fantacalendario non è un’esagerazione, anche perché tutte le ipotesi non hanno, in questo momento, fondamenta solide. Lo stop imposto da ATP e WTA fino al 7 giugno ha però fatto partire già la caccia alle date per provare a salvare il salvabile, al netto di una stagione sull’erba che – a oggi – dovrebbe rappresentare il punto di ripartenza. Rimane anche la grande incognita dell’Olimpiade, sulla quale però ci sarà da aspettare giugno per avere una decisione definitiva. Se Madrid ha già annunciato di non prevedere la disputa del torneo nel 2020 in altri periodi dell’anno, c’è ancora la speranza – pur non supportata da riscontri ufficiali – di tenere in vita gli Internazionali d’Italia.

Certamente in altre date. Probabilmente in un’altra sede. Prendono piede ipotesi subordinate a diverse condizioni. Gli Internazionali – è l’idea di Stefano Semeraro sul Corriere dello Sport – potrebbero ambire a un’anomala finestra settembrina tra lo US Open e la nuova collocazione del Roland Garros, anche se la settimana dal 14 al 20 settembre andrebbe comunque a sovrapporsi alle qualificazioni dello Slam parigino.

Più articolati gli incastri proposti da Federica Cocchi su La Gazzetta dello Sport: se lo US Open (teoricamente al via il 31 agosto) dovesse saltare per gli sviluppi del coronavirus negli Stati Uniti, Roma potrebbe prendersi anche una di quelle due settimane. Addirittura si pensa a una versione autunnale degli Internazionali, nella settimana dal 9 al 15 novembre in cui a Milano sono in programma le Next Gen ATP Finals. Per questioni climatiche, chiaramente, il torneo si giocherebbe a quel punto indoor e diviso tra Milano (Palalido, per le donne) e Torino (Pala Alpitour per gli uomini, collaudando così la sede delle ATP Finals 2021).

Se invece si volesse mantenere la versione all’aperto, si potrebbe considerare l’ipotesi Cagliari (sede dell’ultima sfida di Coppa Davis tra Italia e Corea del Sud). Con un ragionamento da aggiungere sulla superficie: giocare a novembre potrebbe voler significare rinunciare alla terra a favore di campi veloci in sintetico, per non andare in contrasto con gli altri tornei della parte finale della stagione.

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Non si placano le polemiche dopo la decisione della Federazione Tennis Francese di posticipare di quattro mesi il Roland Garros (si giocherà dal 20 settembre al 4 ottobre). Dopo la dura reazione di Vasek Pospisil e la stoccata di ATP, WTA, ITF e tornei dello Slam (“Questo non è il momento di agire unilateralmente bensì all’unisono”), è intervenuto sulla questione anche Arnaud Clement, ex top 10 ed ex capitano di Coppa Davis.

Queste le parole di Clement riportate da tennisactu: “Ad essere inaccettabile è il modo in cui hanno preso questa decisione. Devi comunicare con l’ATP e i giocatori, spiegare i motivi della scelta. In un momento come quello che stiamo vivendo in Francia e in altri Paesi, in cui parliamo di solidarietà, noi francesi facciamo così e basta. Non potevamo impiegare un po’ più di tempo per informare tutte le parti interessate e spiegare loro il perché di questa decisione? Come passiamo? Ne va dell’immagine dei francesi, la nostra immagine. Non è possibile essere così egoisti”.
 
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CAT_IMG Posted on 20/3/2020, 15:03     +1   -1
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di Ubaldo Scanagatta

La mossa a sorpresa dei francesi, con il rinvio del Roland Garros al mese di settembre, in barba a cinque tornei fra ATP e WTA e alla Laver Cup, non poteva non scatenare un putiferio di reazioni. Non è pensabile che il presidente della federtennis, il francese (corso come Napoleone) Giudicelli e il direttore del torneo Guy Forget non se lo aspettassero. Hanno voluto mettere il cappello sulla prima data valida e sono andati dritti per la loro strada, pensando che sì… gli altri centri di potere del tennis non avrebbero gradito, ma magari tanti giocatori sì, perché soprattutto quelli che non sono invitati a Boston per la Laver Cup, a uno Slam non rinunciano tanto volentieri. Solo gli Slam garantiscono – quale più quale meno – intorno ai 40.000 euro a chi perde al primo turno.

IL (SOLITO) PROBLEMA DEL CALENDARIO
Come ho scritto pochi minuti dopo aver appreso l’annuncio-bomba, concordando abbastanza con la terminologia con cui si è espresso Vasek Pospisil (che però aveva torto nel dire che nessuno era stato interpellato), è stata una dichiarazione egoistica, menefreghista, arrogante per il modo molto francese di comunicarla. Ed è stata o una sorta di guerra a tutto l’establishment dei centri di potere che governano il tennis, oppure – nel migliore dei casi – una aperta provocazione volta a raggiungere l’obiettivo di una ristrutturazione del calendario. Una ristrutturazione che tutti quegli stessi organismi che gestiscono il tennis invocano da sempre, ma ciascuno vorrebbe gestirlo in modo da fare gli interessi propri. E così l’accordo non si è mai raggiunto.

LE POSSIBILI RITORSIONI DEI GIOCATORI
Magari lo scacco dei francesi a ATP, WTA, Australian Open e USTA – più che a Wimbledon che mantiene sempre un certo distacco, noblesse oblige frase francese che gli inglesi impersonano meglio – si rivolterà contro gli stessi francesi come un boomerang, nel cui lancio soprattutto gli australiani sono grandi maestri. Le “ritorsioni” dei giocatori, ATP come WTA, potrebbero rivelarsi di vario tipo.

La prima: boicottare in massa il Roland Garros settembrino. La seconda (dopo aver constatato di non poter riuscire a conquistare un’unanimità sindacale tipo Wimbledon 1973 perché molti giocatori premerebbero per giocare ugualmente uno Slam dopo aver subito già troppe cancellazioni per via del Coronavirus; fra questi Andrey Rublev è stato chiaro: “Meglio giocare uno Slam che rinunciarvi. Noi non abbiamo stipendi. Ma montepremi.Se non si gioca non si guadagna”): togliere i punti ATP a chi gioca il Roland Garros a settembre. La terza: minacciare di toglierli anche nel maggio 2021 (ipotesi che potrebbe non dispiacere anche agli altri tre Slam). La quarta: cancellare il Masters 1000 di Bercy che appartiene alla stessa federazione francese, regalando ad un’altra città l’ambita data.

GLI ALLEATI DI PARIGI
Parigi e la federtennis francese potrebbero trovare, d’altro canto, insperati alleati in quei tornei della stagione “rossa” che il Coronavirus ha cancellato e dei quali l’eventuale rinvio delle Olimpiadi, dei Masters 1000 di Canada e Cincinnati nonché al limite dello stesso US Open – chi può sapere come sarà messa la Grande Mela a fine agosto? – potrebbe favorire la insperata resurrezione. All’insegna del detto latino più cinico fra tutti, mors tua vita mea. E allora ecco che Roma – se di nuovo città aperta – e altre sedi di cancellati tornei sulla terra battuta potrebbero rifarsi sotto, ben felici – anche dopo aver pensato il peggio sulla mossa di Giudicelli e Forget – di far da prologo al Roland Garros settembrino. Molto meno probabile mi pare l’ipotesi di un Torino o Milano indoor che a novembre, di concerto con l’ATP, cancellasse l’ATP Next Gen o sostituisse Bercy…

Oggi è in programma una riunione in videoconferenza del consiglio della Federtennis. Scommetterei che verrà assunta una posizione pilatesca, d’attesa. Del tipo: noi ci siamo, se ci date uno slot siamo pronti ad occuparlo. Non mi aspetto nessuna condanna nei confronti dei francesi. Semplicemente perché anche i nostri Machiavelli se intravedranno una opportunità di disputare il torneo più in qua, ad agosto come a settembre o ottobre, prima o dopo lo Slam parigino, non la scarteranno di certo.

IL SILENZIO ASSENSO DI NADAL
Tornando alla mossa rivoluzionaria francese – del resto chi più dei francesi ha la titolarità per scatenare una rivoluzione? – non c’è dubbio che in tempi di pandemia e di lotta che dovrebbe essere universalmente solidale essa è invece apparsa all’intero microcosmo tennistico come un atto assolutamente unilaterale. Anche per la tempistica e il modo in cui è stata comunicata. Che si siano preoccupati di conquistare il consenso del re del Roland Garros Rafa Nadal è stato quasi un gesto dovuto. Se Rafa gli avesse detto subito di no, la loro posizione si sarebbe fortemente indebolita. L’assenso di Nadal l’hanno raccontato Giudicelli e Forget. Il silenzio di Nadal – che almeno fino a ieri non si era pronunciato ma non aveva neanche smentito – pare interpretabile come un silenzio assenso. È criticabile allora anche l’egoismo di Rafa (che supporta anche la Davis di ITF e Piquè almeno fino a che la si gioca a Madrid)? Certo che sì, ma d’altra parte allora che dire di Federer e della sua Laver Cup che dal nulla si è accaparrata una settimana del calendario (che avrebbe fatto tanto comodo alla Coppa Davis per evitare quegli orari allucinanti del novembre scorso)?

LE SCELTE DELL’ATP: BRAVI GAUDENZI E CALVELLI
Immagino come saranno stati contenti di essersi trovati in mezzo a questo bailamme che vede coinvolti anche due dei primi TRE tennisti del mondo – e con Nole che è il n.1 che non starà certo a dormire in mezzo ai due – Andrea Gaudenzi e Massimo Calvelli, i due nuovi boss dell’ATP cui non posso non esprimere tutta la mia solidarietà. Essersi ritrovati al primo anno di gestione in un casino simile per il virus, per le spinte e le controspinte dei vari organizzatori dei tornei, per gli egoismi di tutti, agenti e campioni, non era davvero ipotizzabile. Né augurabile al peggior nemico. Sono stati coraggiosi, hanno preso decisioni serie e ponderate e per ora va a loro il mio applauso, per quel poco che conta. Magari un Chairman e un CEO francesi, britannici o americani non avrebbero fatto una scelta altrettanto decisa nei confronti del Coronavirus. Gli esempi dati da Macron, Johnson, Trump – scusate l’invasione di campo – non inducono a pensare diversamente. Quanto ai tedeschi… di certo hanno comunicato i loro morti in modo assai più criptico… e, mi scuso l’ardire, secondo me più furbo del nostro per salvaguardare la propria economia.

LAVER CUP, ATP CUP E LA FORZA DI WIMBLEDON: ROLAND GARROS COLPEVOLE MA NON TROPPO?
Tornando al campo in cui sono più preparato… fossi l’avvocato difensore dei francesi – compito difficile eh – sosterrei però che anche Australian Open e US Open hanno fatto fin qui sempre i loro interessi, più o meno congiunti, di fatto sposando l’organizzazione della Laver Cup ancor prima che venisse organizzata a Chicago e a Boston, quindi il manager americano Tony Godsick (marito di Mary Joe Fernandez) e Roger Federer. Con i primi più dei secondi a creare con l’ATP Cup un evento capace di uccidere per sempre la Coppa Davis, sia che fosse rimasta in piedi quella di sempre, sia la versione Piquè. Insomma scagli la prima pietra…

Wimbledon, grazie al suo prestigio e alla sua tradizione, è sempre riuscito ad essere considerato lo Slam più importante a dispetto di quell’erba su cui si gioca pochissime settimane l’anno. Se Wimbledon si fosse comportato come il Roland Garros avrebbe probabilmente subito meno critiche accerchianti. Oggi come oggi – dopo che per tanti anni l’Australian Open era stato la gamba zoppa del tavolo a quattro – il Roland Garros dei quattro Slam a lungo andare rischia di essere il meno forte. Ora più che mai se tutti gli si rivolteranno contro. E il rischio che Indian Wells e Miami si “riciclassero” nelle date del circuito asiatico con il benestare dell’US Open, di IMG e delle società di management americano c’era tutto. Insomma il Roland Garros, ora che il Regno Unito è in Brexit, è un po’ l’ultimo baluardo europeo. E alla sua importanza sono legati un po’ tutti i tornei europei sulla terra rossa, la cui stagione si è via via negli anni sempre più ridotta a favore dei tornei sul cemento cari ad americani e australiani.

Brad Stine, che allenò Jim Courier all’epoca dei suoi Slam vinti, ha dichiarato al New York Times: “In un’annata disgraziata come questo poter giocare due Slam, anche se a distanza ravvicinata, come l’US Open e il Roland Garros, sarebbe come ricevere un dono dal cielo!”.

LE GUERRE DI POTERE NEL TENNIS
Insomma, dopo che abbiamo riportato ieri anche le opinioni divergenti all’interno dello stesso tennis francese, riscrivo quanto ho fatto in conclusione l’altro giorno. Può essere che non tutto il male venga per nuocere. Le guerre nel tennis ci sono sempre state. Io ricordo quelle del WCT contro l’ATP e l’ITF nei primi anni Settanta, quelle dell’ITF con il Team Tennis delle città americane organizzato da Larry King e Billie Jean (Jimmy Connors non potè giocare al Roland Garros nel ’74… e fece causa a chi gli impedì di realizzare il Grande Slam visto che lui vinse gli altri tre), ma tornando indietro quelle fra le troupe professioniste di Jack Kramer e i finti dilettanti ipocritamente sostenuti dall’ITF… grazie alle quali Ken Rosewall non ha potuto partecipare per 11 anni a 44 tornei dello Slam!

Se ci fosse un unico organo che gestisse il tennis andrebbe certamente meglio. Ma nessuno vorrà mai cedere una fettina del proprio potere. E questo è il vero problema del tennis. Dopo quello, ben più terribile, del coronavirus.

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Nel tardo pomeriggio di mercoledì 18 marzo, le istituzioni ATP e WTA hanno divulgato un nuovo comunicato ufficiale che annuncia la proroga dello stop di sei settimane (proposto lo scorso 12 marzo), fino al 7 giugno 2020. Considerata la situazione internazionale ed il continuo diffondersi del virus Covid-19, la stagione primaverile sulla terra rossa si ritiene sospesa. Questo include i tornei “combined” ATP/WTA di Madrid e del Foro Italico di Roma, ma anche i tornei “minori” del circuito ATP Challenger Tour e ITF World Tennis Tour. Fra i tornei Challenger interessati ci sono Roma Garden, Aix en Provence (Francia), Praga (Repubblica Cieca), Puerto Vallarta (Messico), Lisbona (Portogallo), Bordeaux (Francia), Heilbronn (Germania), Todi, Vicenza, Orlando (USA), Poznan (Polonia) e molti altri.

“La sospensione dei tornei non significa cancellazione – ha precisato l’ATP –. Stiamo cercando di studiare ogni opzione valida per preservare il calendario tennistico e i tornei, lavorando in sinergia con giocatori, organizzatori e autorità locali. Ci auguriamo che nelle prossime settimane potremo dare una prospettiva più chiara al tennis internazionale”.

La dodicesima edizione del torneo ATP Challenger di Todi, in programma dal 18 al 24 maggio 2020, è quindi sospesa e in attesa di una nuova programmazione da parte dell’Associazione del Tennis Professionistico. Marcello Marchesini e il consiglio direttivo del Tennis Club Todi 1971 confermano quindi la momentanea sospensione, sperando di poter avere presto la possibilità di riportare il grande tennis in città.

“Dopo 11 anni di attività internazionale, con l’organizzazione di 11 edizioni del Challenger e di 5 eventi dell’ITF Women’s Circuit, anche in formula combined – commenta il vice presidente del Club Andrea Giovenali –, la città tuderte aspettava con entusiasmo il ritorno dei campioni della racchetta, in vista di una settimana di spettacolo sportivo e non solo”. Insieme ai match sulla terra rossa, infatti, era in programma un festival tutto nuovo in collaborazione con le associazioni Oktuderfest e Duemilaeventi, che avrebbe alternato ai dritti e ai rovesci la musica dal vivo, l’arte e lo street food, con prodotti eno-gastronomici locali. Una vera festa “post-tennis” che avrebbe coinvolto giocatori, appassionati, giovani e famiglie tuderti.

Ancora una volta lo sport mette in primo piano l’interesse di giocatori, organizzatori, addetti ai lavori, appassionati e spettatori, garantendone la salvaguardia dal punto di vista della salute. Piccolo simbolo ne è la campagna “Distanti ma uniti” promossa dal CONI, che ha visto molti tennisti, primi fra tutti i componenti del Team Italia di Coppa Davis, Fabio Fognini, Simone Bolelli, Matteo Berrettini, Stefano Travaglia, Lorenzo Sonego e Paolo Lorenzi, promuovere le misure di sicurezza dettate dal Governo a seguito dell’emergenza sanitaria. Con questo spirito MEF Tennis Events vuole affrontare il momento, mettendo in panchina la macchina organizzativa, pronta a tornare in campo con entusiasmo ed energia.

“Il nostro desiderio resta sempre acceso, anche in questo momento di grande incertezza che coinvolge ormai molti Paesi del mondo – commenta Marcello Marchesini, presidente di MEF Tennis Events –, cioè fare dei nostri eventi non solo semplici manifestazioni sportive, ma eventi internazionali di sport/spettacolo di importanza strategica per la promozione del territorio e delle eccellenze regionali. Il nostro calendario 2020 ci vede parte degli eventi di Parma Capitale della Cultura, grazie alla costruzione di una serie di attività collaterali al torneo Challenger in programma in Emilia Romagna, volte a scoprire e promuovere le eccellenze e gli attori più rappresentativi del territorio. Lo stesso vale per le altre regioni, Abruzzo, Umbria, Veneto e Toscana, nelle quali siamo impegnati con la programmazione 2020”.

Ufficio Stampa Internazionali di Città di Todi
 
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CAT_IMG Posted on 20/3/2020, 15:15     +1   -1
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Non è facile per i tennisti, cosi come per tutte le persone del mondo, affrontare il momento storico che si sta vivendo. Chi resta a casa cerca di fare quello che può rispetto all'attività lavorativa che svolgeva prima del blocco totale.

Chi fa smart working, chi si allena, chi prova a mantenersi in forma in attesa della ripresa delle attività agonistiche sportive. Per i tennisti la sospensione dei tornei è stata prorogata fino a giorno 8 giugno; situazione non semplice se si considera che i giocatori staranno lontani dai campi per almeno 3 mesi.

Non sarà facile riorganizzarsi e creare un programma di allenamenti perchè nessuno sa quando si tornerà a giocare. A questo punto la curiosità è tanta nel sapere come trascorrono le giornate i tennisti, in particolare gli italiani.

MATTEO BERRETTINI
In questi giorni Matteo Berrettini si trova a Boca Raton in compagnia di alcuni giocatori come Felix Auger-Aliassime, Tommy Paul e Kevin Anderson. Il top 10 azzurro sta ritrovando la forma migliore con qualche esercizio di repertorio e un po’ di corsa dopo lo stop forzato occorso a inizio stagione.

“In questo momento siamo lontani - afferma coach Santopadre -. Io sono a Roma rinchiuso in casa, ma ci stiamo organizzando per il meglio ipotizzando che la pausa purtroppo sarà più lunga di quanto è stato al momento ufficializzato”.

FABIO FOGNINI
Dopo un primo periodo trascorso a Barcellona con la moglie Flavia Pennetta e i bambini, Fabio Fognini è tornato sabato scorso nella sua amata Arma di Taggia rimanendo vicino alla propria famiglia.

“Aspetta che si evolva la situazione per decidere sul da farsi - confessa papà Fulvio -. Non appena la situazione migliorerà e si capirà qualcosa in più andrà a Roma ad allenarsi con Corrado Barazzutti. Nel frattempo si sta dedicando alla famiglia e si allena nella palestra che abbiamo qui in casa per occupare il tempo e non perdere il ritmo”.

LORENZO SONEGO
Il numero tre d’Italia sta caricando le batterie in attesa che tutto torni quanto prima alla normalità.

“Sono rientrato dall’America e da qualche giorno sono a casa - confessa Lorenzo Sonego -. Per questa settimana non mi allenerò perché ho un po’ di male al polso. Sto uscendo di casa solo per andarmi a curare e guarire al meglio. Cerco di stare il meno possibile fuori di casa, al massimo rimango in giardino per respirare un po’ d’aria pulita. Dalla prossima settimana mi andrò ad allenare in un luogo a porte chiuse e in totale sicurezza. Non credo ci saranno problemi in tal senso. Hobby per occupare il tempo libero? Basket e un po’ di pasta fatta in casa”.

JANNIK SINNER
La promessa azzurra è rientrata in Europa venerdì scorso dopo il viaggio in America.

Jannik non ha perso un solo istante del proprio tempo e assieme al coach Riccardo Piatti sono già al lavoro da sabato. “È a Montecarlo dove si sta allenando mattina e pomeriggio sugli spostamenti con un occhio di riguardo alla preparazione fisica con Dragolujb Kladarin - svela Piatti -.

Dalla prossima settimana, quando spero che i numeri del virus scenderanno, vedremo se potremo aprire anche da noi. Soltanto quando e se ci saranno le condizioni per farlo senza mettere in pericolo nessuno. Cosa fa Jannik nel tempo libero? Si diletta con i videogame, in particolar modo a Fifa 2020, e con altri giochi di sport senza rinunciare a qualche serie TV la sera”.

GIANLUCA MAGER
È stata la rivelazione di inizio anno con la splendida finale colta nell’ATP 500 di Rio de Janeiro e la vittoria contro il sudcoreano Ji Sung Nam alla sua prima convocazione in Coppa Davis.

Gianluca Mager non vede l’ora di ripartire e sfrutta questo tempo per rilassarsi un po’. “Sono a Sanremo rinchiuso in casa da qualche giorno e provo ad allenarmi per quanto posso - dichiara il ligure -. Nel tempo libero sto faendo qualche scorpacciata di film sul divano assieme alla mia fidanzata (Valentine Confalonieri, ex giocatrice numero 400 WTA nel 2010, ndr). Adesso sto cercando la serie tv giusta per occupare un po’ di tempo. Consigli?”.

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Gli organizzatori del Mutua Madrid Open hanno immediatamente rinunciato a trovare una soluzione alternativa alla cancellazione. Come ha spiegato Feliciano Lopez, direttore del torneo, anche solo l'idea di proporre il torneo in un'altra data sarebbe stata controproducente. «Stiamo già lavorando all'edizione dell'anno prossimo.

Festeggeremo il ventesimo anniversiario e speriamo sarà per tutti una grande festa» ha spiegato. «I nostri sponsor hanno compreso perfettamente la situazione, nessuno vuole mettere i propri interessi a rischio in questo momento. Non c'è nemmeno il rischio che il torneo scompaia dal calendario».

Non avremo nessuna stagione sul rosso, è vero, ma in compenso il Roland Garros a una settimana dalla finale degli Us Open. «Hanno preso la decisione senza consultare i giocatori o i membri delle altre Federazioni. Non sappiamo quando riprenderemo a giocare e al momento la situazione non sembra migliorare in Europa. Diciamo che loro hanno pensato solamente ai interessi. Avremmo dovuto prendere una decisione tutti insieme, soprattutto per non danneggiare gli altri tornei. Non sarebbe l'ideale giocare due Slam a distanza di così poco tempo, ma abbiamo passato di peggio. I giocatori di tennis si adattano facilmente ai cambi di superficie e soprattutto di orario».

Dalla straordinaria vittoria al Queen's (in singolare e in doppio) il trentottenne spagnolo ha raccolto le briciole. Ma non ha cambiato i piani. «In questo momento mi sembra di vivere in un film. Quello che sta succedendo è surreale per tutti. Per quanto riguarda il ritiro, penso semplicemente anno dopo anno. Voglio godermi questo lavoro e non escludo nemmeno che lo stop possa aiutare ad allungare di un po' la mia carriera».

La consapevolezza è l'arma principale per affrontare l'emergenza. Stare a casa non è più solamente una scelta. «Vivo in una grande casa nella periferia di Madrid, questo mi permette di uscire in giardino e per strada. Credo che in questo momento sia più difficile per chi vive in realtà più piccole. Mi sto allenando e sono in continuo contatto con il mio staff, ma posso dire che le priorità in questo momento sono altre. Sono sicuro che tutti insieme risolveremo il problema» ha concluso
 
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CAT_IMG Posted on 21/3/2020, 15:01     +1   -1
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Tra i Paesi più colpiti dall’emergenza coronavirus in Europa c’è anche la Spagna, che finora ha avuto oltre 21.000 persone contagiate e già oltre 1.000 vittime. Tra i giocatori spagnoli che stanno cercando di superare questo momento difficile mantenendo un barlume di normalità c’è anche Pablo Adujar, attualmente n. 53 della classifica mondiale con un best ranking di n. 32 raggiunto nel luglio 2015, che con il tour sospeso fino all’inizio di giugno sta approfittando di questo periodo di pausa per fare le cose che normalmente non riesce a fare.

“Fino a giugno non possiamo giocare, quindi per il momento mi sto godendo questo periodo libero da viaggi e da tornei per passare un po’ di tempo con mia moglie e i miei figli – ha raccontato a Marca.com – sto seguendo tutte le disposizioni, se esco lo faccio con i guanti e prima di andare al supermercato uso il disinfettante”.

Come tutti i suoi colleghi deve trovare mezzi alternativi per mantenere la forma fisica, visto che le possibilità di allenarsi sono fortemente limitate. I più fortunati hanno una palestra personale a casa, ma non tutti possono contare su questa risorsa. “Ho una cyclette a casa, alcuni pesi e le bande elastiche. Cerco di utilizzare questi strumenti. Lo faccio per poco più di un’ora al giorno. La mia dieta è cambiata, ed è diventata più disordinata. Sono sicuro che alla fine avrò messo su qualche chilo, ma staremo almeno tre mesi senza giocare per cui ci sarà tempo per ritrovare la forma”.

Per Andujar la parte più difficile di questa situazione è l’aspetto mentale: “Come tennisti siamo sempre abituati a porci degli obiettivi, e ora come ora non ne abbiamo. Quello che cerco di fare è mantenermi più in forma che posso in modo da non fare troppa fatica al rientro in campo. Purtroppo quest’anno avevo un buon ranking è avrei potuto aver accesso al tabellone principale a tutti i tornei, ma ovviamente non succederà”.

Dopo aver saltato gran parte della stagione 2017 a causa di un intervento chirurgico al gomito, lo spagnolo ha trascorso le ultime due stagioni a risalire la classifica dopo essere rimasto senza punti a causa dell’infortunio. In questo periodo ha conquistato un titolo ATP a Marrakech nel 2018 e ben sei titoli nel circuito Challenger, tra cui quello del torneo di Firenze sempre nel 2018. Allo US Open 2019 ha raggiunto per la prima volta gli ottavi di finale in una prova dello Slam sconfiggendo Kyle Edmund, Lorenzo Sonego e Alexander Bublik prima di perdere molto nettamente contro Gael Monfils.

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In un periodo di scarse notizie come questo, dove in effetti i dibattiti sportivi cadono quasi sempre sui calendari da riformulare, continua a restare in primo piano la questione Roland Garros. Tre giorni fa gli organizzatori hanno fatto sapere di aver spostato le date dello Slam parigino a fine settembre e questa notizia ha colto tutti di sorpresa, in primis i giocatori la maggior parte dei quali si sono schierati contro questa decisione (come Jeremy Chardy e Vasek Pospisil). Chi invece è a sostegno di questa drastica decisione appartiene principalmente alla sfera organizzativa del tennis, come l’organizzatore del torneo di Metz costretto a rinunciare al suo torneo vista la concomitanza delle date.

Ha espresso la sua opinione al riguardo anche l’ex tennista francese Julien Benneteau – best ranking n. 25 e ritiratosi nel 2018 – il quale su Twitter ci ha tenuto a specificare come “per i tornei del Grande Slam tutte le date sono disponibili, sono i pilastri di questo gioco e le situazioni eccezionali richiedono decisioni eccezionali. Mantenere e riprogrammare i tre Slam rimanenti deve essere la priorità“. La sua opinione al momento sembra una voce un po’ fuori dal coro, ma vedremo se altri suoi colleghi o ex colleghi decideranno di confermarla. Due giorni fa poi erano arrivati dei chiarimenti da parte del presidente della federazione francese Giudicelli che tuttavia non sono stati pienamente convincenti.
 
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CAT_IMG Posted on 22/3/2020, 14:13     +1   -1
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In un momento storico molto complicato per l’Italia, e quasi in contemporanea con l’ultima stretta annunciata in tarda serata dal Premier Giuseppe Conte per fronteggiare l’emergenza coronavirus, il presidente della federtennis italiana Angelo Binaghi ha rilasciato una breve dichiarazione a Sky Sport 24.

Il numero uno della FIT ha confermato quanto era stato già ipotizzato a seguito della mancata cancellazione ufficiale del Masters 1000 di Roma, ovvero che esiste l’intenzione di provare a disputarlo ugualmente in una data diversa. Un’intenzione che potrebbe addirittura portare a un cambio di sede e superficie. “Contiamo di riprogrammare gli Internazionali quest’anno. A noi andrebbe benissimo essere uno dei tornei preparatori del Roland Garros. Vorremmo si giocassero a Roma, ma siamo disposti a organizzarli in qualunque sede e su qualunque superficie“.

C’è un problema. Come ormai tutti sanno, il Roland Garros si disputerà a partire dal 20 settembre e gli US Open dovrebbero concludersi una settimana prima, domenica 13. Se verrà confermato questo calendario esisterebbe dunque una sola settimana per giocare un vero e proprio torneo preparatorio, ma non è un’opzione praticabile perché costringerebbe i tennisti a giocare per oltre un mese di fila. L’alternativa è che a Roma si giochi prima dello US Open, ma in quel caso non sarebbe più un torneo di preparazione al Roland Garros e potrebbe entrare in gioco l’opzione del cambio di superficie avanzata da Binaghi. Si tratta però di discorsi prematuri e non sappiamo quanto realmente praticabili.

Binaghi, poche ore prima, aveva divulgato una lettera aperta per annunciare lo stanziamento di tre milioni di euro – principalmente attraverso l’abbattimento di quote associative e la fornitura gratuita di materiali e servizi – a favore dei circoli. In coda a questa lettera, si legge l’intenzione di chiedere al Governo uno sforzo economico per aiutare anche il settore del tennis a riemergere dalla crisi incipiente.

Al termine del consiglio federale (svolto naturalmente in teleconferenza) il presidente della Fit Angelo Binaghi ha diffuso una lunga lettera nella quale ha parlato della difficile situazione attuale legata al Coronavirus. Tra le altre cose, è stato annunciato un intervento da tre milioni di euro a sostegno dei Circoli e dei giovani italiani, cosa resa possibile dall’utilizzo del patrimonio che la Fit ha saputo accumulare nel corso degli ultimi anni.
“Cari amici del Tennis Italiano – ha scritto Binaghi – nel momento più difficile della storia recente del nostro Paese anche lo Sport sta pagando un prezzo altissimo. Da tutta Italia ci pervengono segnalazioni che descrivono nel dettaglio le enormi difficoltà in cui si trova il nostro movimento e testimoniano la preoccupazione per le incognite riguardanti il futuro. Ad essere preoccupati siamo, in primo luogo, noi dirigenti, coloro ai quali le Società Affiliate hanno affidato il compito di gestire la casa comune, la Federazione Italiana Tennis. Solo con una Fit in grado di funzionare, infatti, i Circoli, i Dirigenti, gli Insegnanti, gli Atleti, gli Ufficiali di Gara, i tanti giovani che si stanno avvicinando al tennis e tutti coloro che condividono la nostra passione potranno continuare a svolgere la propria attività nella certezza del rispetto delle regole e con obiettivi comuni, secondo quanto previsto dal nostro Statuto a difesa dei valori fondamentali dello Sport.

Il caos nel quale la pandemia da coronavirus ha gettato l’intero mondo del tennis, sconvolgendone i calendari internazionali e ostacolando le attività sportive e didattiche nazionali, avrà purtroppo pesanti conseguenze pure sulle risorse necessarie alla Fit per svolgere le proprie attività istituzionali. Anche a causa dell’incertezza che grava sugli Internazionali Bnl d’Italia, i quali rappresentano una fonte di ricavo che in questi anni ha contribuito in maniera preponderante a finanziare il nostro mondo, siamo dunque costretti a varare un piano di azione che ci permetta di salvare le fondamenta della casa comune.

Tale piano riguarda da un lato i costi di funzionamento della nostra struttura, ridotti al minimo possibile sia in considerazione dello stop imposto all’attività sia grazie allo spirito di sacrificio di chi collabora alla gestione della macchina della FIT e delle società operative da essa controllate. Accanto all’austerità, il piano consiste però anche nella predisposizione di interventi di segno opposto che riteniamo possano essere utili a minimizzare le conseguenze negative a carico del movimento. Siamo certi che tutti gli Affiliati, i Tesserati e gli operatori che in questi anni hanno contribuito a fare della Fit un modello di efficienza ne apprezzeranno la portata.

Il Consiglio Federale, riunitosi in teleconferenza, ha deciso infatti di porsi quale obiettivo prioritario quello di riportare gli italiani sui campi da tennis non appena verrà loro consentito di tornare a farlo, così da riattivare nel minor tempo possibile il sistema nel suo complesso. Pur rendendosi conto che gli interventi non saranno risolutivi, e proponendosi di vararne di ulteriori in base all’evoluzione della crisi da coronavirus, la Fit è convinta che l’imponente sforzo espansivo appena deliberato favorirà – attraverso l’abbattimento di quote e tasse, e la fornitura gratuita di materiali e servizi – la ripresa dell’attività sportiva dei Circoli e nei Circoli, delle competizioni individuali, in particolare di quelle giovanili, dei campionati a squadre, insomma della possibilità di giocare e della voglia di apprendere e migliorare: in una parola, la partecipazione alla vita federale.

In totale, i provvedimenti deliberati a favore del movimento avranno un peso di circa 3 milioni di euro sulle casse federali. Un peso reso sopportabile anche dall’utilizzazione del patrimonio che la Fit ha saputo accumulare nel corso degli ultimi anni. Nelle prossime ore i nostri media elencheranno dettagliatamente tutte le decisioni deliberate oggi. Si tratta di un primo passo, nella speranza che gli indispensabili interventi governativi a sostegno dello Sport italiano possano aggiungervi i propri effetti nel segno della solidarietà nazionale. In questo senso, la Fit ha preparato un elenco di richieste da rivolgere al Governo attraverso il Ministero dello Sport, con il quale i contatti sono già in corso da giorni. L’elenco tiene conto di tutte le segnalazioni e i suggerimenti che ci stanno pervenendo da chi del Tennis, del Padel, del Beach Tennis e del Tennis in Carrozzina ha fatto una ragione di vita.

Nel ringraziare tutti per la solidarietà e lo spirito di collaborazione che il movimento sta dimostrando e, ne siamo certi, continuerà a dimostrare, la Fit garantisce che lotterà per ottenere tutto l’ottenibile, e magari anche di più, dalle autorità di Governo e dalle istituzioni sportive per consentire a tutti noi, nel rispetto delle disposizioni che essi daranno, di metterci al più presto alle spalle ogni pericolo e di risolvere la crisi nel migliore dei modi possibili e nell’interesse comune. Prepariamoci ai cambiamenti che si stanno rivelando necessari, nel breve e nel lungo periodo. L’importante è non perdere la grinta e la capacità di lottare fino all’ultimo punto che debbono contraddistinguere ogni giocatore di Tennis. Questa partita la vinceremo assieme”.
 
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CAT_IMG Posted on 23/3/2020, 15:15     +1   -1
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Né il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) né il Comitato Organizzatore di Tokyo 2020 vogliono ammetterlo ufficialmente, ma ormai lo slittamento delle Olimpiadi estive in programma la prossima estate sembra soltanto una questione di tempo. Dopo settimane di rassicurazioni che i piani procedono come da programma anche da parte del Primo Ministro nipponico Shinzo Abe, per la prima volta il presidente del CIO Thomas Bach dopo una riunione straordinaria del Consiglio Esecutivo ha ammesso che si stanno valutando scenari alternativi alla disputa delle Olimpiadi nelle date originali (24 luglio – 9 agosto).

Secondo fonti ufficiose riportate dall’Agenzia di stampa Reuters, si stanno prendendo in considerazione tre possibilità. La prima vedrebbe un rinvio a ottobre 2020, in modo da far disputare le Olimpiadi in un periodo simile a quello durante il quale si svolsero nel 1964, l’ultima volta che vennero ospitate a Tokyo. Questa opzione tuttavia ad oggi rimane piena di incertezze dal momento che è molto difficile prevedere quale sarà la situazione mondiale il prossimo autunno e soprattutto se l’epidemia di Covid-19 sarà già stata contenuta in maniera sufficiente da consentire un evento che prevede 10.000 atleti da tutto il mondo convenire in un solo luogo, oltre a 50.000 volontari, 20.000 rappresentanti dei media e oltre 1,5 milioni di spettatori.

La seconda opzione vedrebbe lo slittamento ad agosto 2021, ritardando quindi la rassegna a cinque cerchi di dodici mesi. In questo caso però ci sarebbe da risolvere la questione dei campionati mondiali di nuoto e di atletica, le due discipline regine delle Olimpiadi, che sono previsti proprio per quel periodo. I Mondiali di Nuoto sono infatti in programma a Fukuoka, in Giappone, dal 16 luglio al 1° agosto 2021, mentre quelli di Atletica sono programmati subito dopo, dal 6 al 15 agosto, a Eugene (Oregon) negli Stati Uniti, proprio in casa della Nike.

Il terzo scenario considerato prevederebbe uno spostamento di due anni all’agosto del 2022, che vedrebbe le Olimpiadi di Tokyo infilarsi tra le Olimpiadi invernali di Pechino già previste per il mese di febbraio e i Mondiali di calcio in Qatar programmati per il mese di novembre. In questo caso nessun conflitto e sufficiente tempo per aggiustare i calendari, ma molti più problemi dal punto di vista economico. Infatti i contratti per i diritti televisivi firmati dal CIO richiedono che le emittenti firmatarie versino le cifre dovute (parliamo di miliardi di dollari) solamente poco prima dell’inizio dei Giochi, quindi tutte le Federazioni Internazionali ed i comitati olimpici nazionali che ricevono sussidi dal CIO dovrebbero attendere due anni per questi fondi, rischiando seriamente di dover portare i libri in tribunale.

Il CIO si è dato quattro settimane di tempo per valutare tutte le possibilità e quindi è probabile che utilizzerà questo tempo per pianificare al meglio le eventuali alternative ed avere già un piano alternativo al momento di un eventuale annuncio.

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Ora è sempre più chiaro: le Olimpiadi di Tokyo, in programma dal 24 luglio al 9 agosto, molto probabilmente verranno rimandate. Lo ha ammesso anche lo stesso Primo Ministro del Giappone Shinzo Abe. “In queste circostanze, potremmo non avere altre opzioni”. Fino a giusto una settimana fa lo stesso Abe aveva rassicurato tutti a riguardo. “Conterremo la diffusione del virus e ospiteremo i Giochi Olimpici”, affermava ostentando sicurezza.

C’è chi sostiene che addirittura il relativamente limitato numero di casi di Covid-19 in Giappone, poco meno di 1000 su un paese da oltre 100 milioni di abitanti, fosse dovuto alla precisa scelta politica di fare pochi test, per apparire come un paese più sicuro e poter ospitare le Olimpiadi. D’altronde in ballo ci sono tantissimi soldi, innumerevoli sponsor oltreché il lavoro di anni e anni per organizzare l’evento. Il Giappone peraltro vive un periodo difficile dal punto di vista economico, con le rischiose scelte di Abe che non sembrano aver sortito l’effetto sperato. Ma tutte queste considerazioni non sono bastate di fronte all’epidemia di Coronavirus che ormai colpisce tutto il mondo e che ha avuto in Italia purtroppo il suo focolare maggiore in Europa.

Aspettando l’ufficialità della notizia, che ormai sembra inevitabile, la domanda rimane: rimandati a quando? Come abbiamo già scritto, le ipotesi sono tre: ad ottobre 2020, all’estate del 2021, o addirittura a quella del 2022. Dal punto di vista climatico non sarebbe un problema rinviarle giusto di qualche settimana. L’ultima volta che i giochi si disputarono nella capitale giapponese, nel 1964, si tennero proprio in autunno. Ma al momento sembra assolutamente improbabile che l’emergenza Coronavirus possa dissolversi in un così breve periodo. Inoltre, per quanto riguarda il tennis, va messo in luce come il torneo olimpico si andrebbe ad aggiungere ad un calendario autunnale che potrebbe essere reso fittissimo dal tentativo disperato di recuperare una stagione quasi compromessa.

La seconda ipotesi, quella di posticipare i giochi di un anno sembra più realistica. Tuttavia si scontra con i mondiali di atletica e nuoto, i primi organizzati in casa dalla Nike e i secondi proprio in Giappone ma a Fukuoka. Quindi le Olimpiadi potrebbero slittare di addirittura due anni e tenersi nel 2022. Ma è ancora molto presto per dire cosa succederà.

Probabilmente, su questo cambio di rotta di Abe, hanno pesato anche le decisioni dei comitati olimpici di Canada e Australia di non mandare le loro delegazioni ai giochi di Tokyo, qualora si tengano quest’estate. Rompendo con la loro tradizionale diplomazia e moderazione, i canadesi sono stati perentori nell’annunciare il loro boicottaggio alle Olimpiadi. “Non si tratta solamente della salute degli atleti. In ballo c’è la salute pubblica”, ha scritto Team Canada in un comunicato. “A causa del Covid-19 e dei rischi associati ad esso, non è sicuro per i nostri atleti, per le loro famiglie e per l’intera comunità canadese, che i nostri membri continuino ad allenarsi per queste Olimpiadi. Infatti, va contro tutte le misure suggerite per tutelare la salute pubblica che noi incoraggiamo a seguire“. Insomma, il problema non sono solo le Olimpiadi in sé ma anche la preparazione in vista di esse che espone molte persone al rischio di essere contagiate.

Dello stesso avviso anche l’Australia. “Abbiamo alcuni atleti che si stanno allenando in altri paesi, altri in delle strutture in giro per il paese, ognuno con i suoi programmi. A causa delle restrizioni sui viaggi, la situazione sta diventando ingestibile“, ha sottolineato Matt Carrol, il direttore del Comitato Olimpico Australiano. L’Australia era arrivata decima nel medagliere delle ultime Olimpiadi di Rio, un solo posto dietro l’Italia.

Insomma si attendono nuovi sviluppi. Ma ormai appare assai poco probabile che a luglio vedremo i Giochi Olimpici svolgersi regolarmente a Tokyo. Anche la proverbiale rigidità e precisione giapponese si sia flettendo di fronte al Coronavirus.

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Canada e Australia, se si disputeranno i Giochi Olimpici di Tokyo 2020, non ci saranno. I due Paesi lo hanno annunciato nella notte italiana dopo che il Cio ha preso tempo per valutare un eventuale rinvio delle Olimpiadi previste dal 24 luglio al 9 agosto prossimi. Denis Shapovalov, Milos Raonic, Nick Kyrgios e Alex De Minaur quindi, oltre naturalmente agli altri loro “colleghi” connazionali, sanno già che non scenderanno in campo per le medaglie, sperando che l’appello dei loro Paesi venga ascoltato. Entrambe le delegazioni infatti hanno comunicato il proprio ritiro a causa dell’emergenza Coronavirus e chiedono che gli atleti possano prepararsi per l’anno prossimo.
CANADA

Il primo a dare l’annuncio ufficiale è stato il Canada, che attraverso il proprio comunicato ufficiale ha chiesto al Cio di posticipare le olimpiadi di un anno. “Offriamo il nostro completo sostegno – si legge nella nota – per aiutare ad affrontare tutte le complessità che comporterebbe riprogrammare i Giochi. Mentre riconosciamo le difficoltà inerenti a un rinvio, nulla è più importante della salute e della sicurezza degli atleti e della comunità mondiale. Ma non si tratta solamente della salute degli atleti: è una questione di salute pubblica. Con il Covid-19 e i rischi a esso associati, non è sicuro per i nostri atleti, per le loro famiglie e in maniera più ampia per la comunità canadese continuare ad allenarsi in vista di questi Giochi. Infatti tutto ciò va in direzione contraria rispetto ai consigli di salute pubblica che invitiamo tutti i canadesi a seguire”

AUSTRALIA

Qualche ora dopo quindi è arrivato anche il comunicato dell’Australia, che ha focalizzato l’attenzione sull’impossibilità di preparare al meglio gli atleti per un appuntamento importante come le Olimpiadi. “I nostri sportivi – si legge nel documento ufficiale – ora devono dare priorità alla loro salute e a quella di chi li circonda, devono essere liberi di poter tornare alle loro famiglie. Abbiamo atleti che si allenano all’estero, alcuni che si allenano in luoghi centrali dell’Australia e che gestiscono i programmi a livello di squadra. con le restrizioni nei confronti dei viaggi e di altri aspetti della vita diventa una situazione insostenibile. È chiaro che i giochi non possono essere tenuti a luglio. I nostri atleti sono stati magnifici nel loro atteggiamento positivo nei confronti dell’allenamento e della preparazione, ma lo stress e l’incertezza sono stati estremamente difficili per loro. Mentre ci sarà ancora molto da risolvere a seguito di questo cambiamento, i tempi consentiranno agli atleti di tutto il mondo di prepararsi adeguatamente con la speranza che la crisi del Coronavirus sia sotto controllo. Siamo consapevoli che un rinvio del genere aprirà a nuove questioni da risolvere. Ma quando il mondo si riunirà alle Olimpiadi di Tokyo ci potrà essere una vera celebrazione dei valori dello sport e dell’umanità”.

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Non si placano le polemiche dopo la decisione della FFT di spostare di quattro mesi il Roland Garros (si giocherà dal 20 settembre al 4 ottobre), fissando l’inizio del torneo appena una settimana dopo la conclusione dello US Open e sovrapponendo lo Slam parigino agli eventi ATP/WTA già previsti dal calendario in quelle due settimane. Dopo le numerose critiche piovute negli ultimi giorni su Bernard Giudicelli e la federazione francese (da Pospisil alla Laver Cup, passando per Clement e Groth fino ad arrivare al comunicato congiunto di ATP, WTA, ITF, Tennis Australia, USTA e AELTC), è emersa in queste ore una decisa presa di posizione da parte dell’associazione giocatrici.

In un articolo a firma di Arash Madani pubblicato da Sportsnet, si fa riferimento ad un memo inviato dalla WTA alle giocatrici nella giornata di venerdì 20 marzo, nel quale oltre a dare indicazioni alle stesse sul congelamento del ranking e i test antidoping, si attacca duramente la decisione del Roland Garros: “È deplorevole e frustrante che abbiate appreso la notizia della FFT via Twitter; è stata una delusione e una sorpresa anche per noi; il tweet è stato pubblicato mentre WTA, ATP, ITF e Roland Garros stavano discutendo e valutando le varie opzioni. Non siamo stati avvisati in anticipo. Siamo consapevoli del grande impatto di questa scelta e la loro azione è stata irrispettosa. Il Board concorda nel ritenere queste azioni contrarie ai valori della WTA e in conflitto diretto con il benessere dei suoi membri, giocatrici e tornei”.
 
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257 replies since 19/2/2020, 15:30   802 views
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