| Non se l’aspettava davvero nessuno, questa mossa a sorpresa della Federazione Francese Tennis che come un fulmine a ciel sereno ha annunciato, sul proprio sito e sui canali social media, lo spostamento del Roland Garros 2020 in autunno, per la precisione dal 20 settembre al 4 ottobre.
“È impossibile per noi continuare rispettando le date originariamente programmate” ha detto la FFT nel comunicato ufficiale, dopo che il Governo francese aveva messo in atto fortissime restrizioni agli spostamenti per contrastare l’avanzata dell’epidemia di COVID-19. E quindi hanno deciso di prendersi date che non sono loro. Eh sì, perché si sono ingombrantemente accomodati a cavallo di due settimane che nel programma di ATP e WTA sono riservate ai tornei 250 di Metz, St. Petersburg, Chengdu, Sofia e Zhuhai, oltre ai WTA International di Seul e Guangzhou, al WTA Premier di Tokyo e addirittura al Premier 5 di Wuhan. Senza considerare che, mentre il circuito ATP è fermo la settimana successiva allo US Open per le sfide di World Group I e II della Coppa Davis, il circuito WTA prevede altri tre tornei tra Cina e Giappone: il Premier di Zhengzhou e gli International di Hiroshima e Nanchang. Questi eventi al momento sono schiacciati tra due prove del Grande Slam e le loro chance di avere giocatrici di livello in tabellone sono piuttosto scarse, anche perché si giocherebbero sul cemento in Asia la settimana immediatamente precedente uno Slam sulla terra in Europa.
Le prime reazioni dei giocatori all’annuncio sembrano indicare che non c’è stato alcun avviso: hanno semplicemente visto il tweet e raccolto la mascella come tutti noi. In realtà pare che il presidente ATP Andrea Gaudenzi sia stato avvertito e così pure Rafa Nadal. Evidentemente Pospisil no. Ma non è che i francesi potessero chiamare uno per uno tutti i boardmembers delle varie associazioni. E anche il comunicato emesso dalla USTA a proposito dello US Open, arrivato in serata qui in Nord America, lascia presupporre che il gesto della Federazione Francese non fosse stato proprio concertato con gli altri tornei dello Slam e/o la ITF: “La USTA continua lavorare per lo US Open 2020 e non hai in programma di effettuare cambi di data in questo momento. […] In un momento [come questo] riteniamo che una decisione di questo tipo non debba essere fatta unilateralmente, e di conseguenza USTA la prenderebbe solamente dopo aver consultato gli altri tornei del Grande Slam, la WTA e l’ATP, l’ITF e tutti i nostri partner, compresa la Laver Cup”. Se non è un comunicato polemico poco ci manca.
Già, la Laver Cup, che al momento è programmata proprio nel weekend di mezzo del Roland Garros, e sicuramente non gradirà molto questa intrusione dello Slam francese. Anche perché bisogna ricordare come questa competizione, oltre ad essere la creazione di Roger Federer, il suo manager Tony Godsick e la loro agenzia di management Octagon, ha ricevuto anche investimenti molto sostanziosi (nell’ordine delle sette cifre ciascuno) da parte sia di Tennis Australia, che gestisce l’Australian Open e cura tutta la parte organizzativa della Laver Cup, sia della USTA, che in maniera molto più discreta ha comunque supportato a suon di dollari la manifestazione.
Ma perché affrettarsi ad annunciare una data quando, ad oggi, non è davvero possibile prevedere la fine dell’emergenza COVID-19? Per una serie di motivi, il più importante dei quali è che giocando di anticipo, e sfruttando l’indipendenza operativa che viene riservata solamente ai tornei del Grande Slam, è possibile andare a occupare la data più congeniale, prima che magari la occupi qualcun altro. Si era parlato infatti di far recuperare il Sunshine Double a settembre, dopo lo US Open. O meglio, qualche rappresentante della stampa USA, che evidentemente non ha grande considerazione dei tornei in Oriente, aveva proposto questa possibilità. I Masters 1000 però devono seguire le istruzioni dell’ATP e della WTA, ma per non saper né leggere né scrivere i francesi hanno deciso di piazzare un segnaposto su quelle due settimane, mostrando un delicatissimo dito medio a tutti quei tornei in Asia che da anni riversano tanti bei soldini nelle casse dei giocatori, e soprattutto delle giocatrici. Sì perché la WTA è nella posizione più delicata di tutti: ha puntato molto sulla Cina, in settembre e in ottobre si gioca quasi esclusivamente lì, c’è un Premier Mandatory a Pechino e soprattutto i WTA Championships a Shenzhen che distribuiscono un montepremi di 14 milioni di dollari alle otto finaliste (il più alto della storia del tennis). Non vorremmo essere nel CEO Steve Simon quando deve andare a dire a tutti gli investitori cinesi che devono scansarsi perché i tornei “più importanti dei loro” hanno deciso che vogliono la loro settimana.
Per il momento gli altri tornei dello Slam stanno alla finestra: abbiamo visto che lo US Open ha dato una bella bacchettata ai colleghi francesi, e anche Wimbledon ha indirettamente fatto sapere che per ora continua a lavorare mantenendo come obiettivo la data originale di inizio luglio, anche se sembra sempre più improbabile che possa essere rispettata. Ma la mossa d’anticipo del Roland Garros potrebbe essere il primo tassello di domino a mettere in moto una folle corsa alla data.
RESET – E se invece di pensare ognuno al proprio orticello si provasse a sfruttare questa opportunità arrivata in maniera così terribile? Certo la prima mossa non è molto incoraggiante, ma almeno la Federazione Francese ha provato a sdoganare un concetto che potrebbe essere adottato su larga scala per creare qualcosa di buono: non ci sono tabù, non è più impensabile ipotizzare il Roland Garros a settembre o Wimbledon ad agosto o lo US Open in luglio. O in qualsiasi altro mese.
Il calendario del tennis è tutt’altro che perfetto, lo sappiamo tutti e ne parliamo continuamente. Solo che non si può fare nulla perché tutti i vincoli che tengono i vari tornei ancorati alle loro date vengono dati per sacri e inviolabili, oltre che indiscutibili. Poi, per quel che riguarda i tornei ATP (e per analogia anche quelli WTA) ci sono i precedenti legali di Montecarlo e Amburgo che terrorizzano tutti quanti, ATP stessa in primis. Chi di voi ha qualche primavera in più alle spalle forse ricorderà quello che successe nel 2007: quell’anno l’ATP decise di modificare il calendario, a partire dal 2009, introducendo i Masters 1000 di Madrid sulla terra a maggio e quello di Shanghai a ottobre.
Per fare ciò decisero di degradare Amburgo e Montecarlo da “1000” a “500”, spostando anche l’evento tedesco dalla stagione principale sulla terra battuta in primavera allo slot post-Wimbledon di luglio. I due tornei fecero causa, e mentre Montecarlo raggiunse molto presto un accordo extra-giudiziale con l’ATP che gli consentì di mantenere il rango di “1000” ma senza la partecipazione obbligatoria da parte dei Top players, Amburgo invece andò in tribunale. I tedeschi (sovvenzionati dai petroldollari del Qatar) persero la causa, ma l’ATP finì quasi sul lastrico per pagare gli oltre 7 milioni di dollari di spese necessari ad affrontare il procedimento legale. Da allora nessuno se l’è più sentita di toccare il calendario in maniera unilaterale.
Questa emergenza mondiale che ci costringerà a cancellare qualche mese di calendario potrebbe essere vista come l’occasione per partire da un foglio bianco e cercare di risolvere tutti i problemi che da tanto tempo angustiano tifosi e addetti ai lavori:
-La stagione sull’erba: perché non dedicarvi più tempo? -Il Masters 1000 di Bercy: che senso ha? Non sarebbe meglio giocare in febbraio? -Ha senso dedicare l’intero mese di marzo a due tornei negli USA? -Non si può giocare l’Australian Open più tardi di gennaio per dare ai tennisti una vera off season?
Tutte domande cui abbiamo provato a dar risposta tante volte, ma che trovano sempre le solite scuse per far sì che rimanga tutto come sempre.
Perché quindi non cercare di sfruttare questa occasione di riflessione per provare a introdurre i cambiamenti necessari, portando tutti al tavolo delle trattative in modo tale che si possa raggiungere un accordo soddisfacente per tutti? I giocatori sono sul piede di guerra: sono sempre più convinti che a loro arrivino le briciole dei mega-profitti macinati dai grandi tornei, soprattutto gli Slam, e questo cambiamento di data del Roland Garros imposto dall’alto senza che nessuno si sia premurato di consultarli sicuramente non farà altro che gettare benzina sul fuoco.
Senza giocatori non ci sono i tornei, su questo siamo tutti d’accordo. Senza giocatori il giocattolo salta per aria. Perché allora organizzatori e tornei non provano a cambiare tutto perché tutto rimanga uguale (almeno dal punto di vista economico), come suggeriva il buon Giuseppe Tomasi da Lampedusa?
*************************** di Ubaldo Scanagatta
Il clamoroso annuncio della Federazione francese (ore 16,48) di spostare la disputa del Roland Garros da maggio a settembre-ottobre (20 settembre- 4 ottobre) ha preso tutti in contropiede. ATP, WTA e tutti i giocatori compresi (furiosi, direi imbestialiti). Forse lo sapeva solo Haggerty, presidente ITF, la federazione internazionale di cui Bernard Giudicelli, presidente della Federtennis francese, è vicepresidente. Si vedrà in seguito se questo annuncio è anche una dichiarazione di guerra all’ATP e alla WTA e forse una dura, durissima provocazione per riaprire una trattativa sul calendario, al fine di:
a) impedire che Indian Wells e Miami potessero mettere il cappello su quelle stesse date come a un certo punto era trapelato (e chissa’, magari pure un Wimbledon costretto al rinvio) b) conquistare una settimana in più per la Coppa Davis in barba alla Laver Cup tanto cara a Roger Federer e a quei top player che con l’evento previsto a Boston dal 25 al 27 settembre guadagnano (divertendosi) montagne di soldi.
Può la Federtennis francese, pur supportata prevedibilmente dall’ITF, mettersi in guerra contro giocatori e giocatrici, facendosi forza soltanto sul prestigio di uno Slam, degli Slam? L’ATP diventò un sindacato molto più forte per una vicenda molto meno prepotente nel 1973, quando un’ottantina dei giocatori più forti del mondo decise di boicottare Wimbledon per protestare contro una sola federazione, quella jugoslava, che aveva sanzionato e squalificato Nikki Pilic reo di essersi rifiutato di giocare in Coppa Davis (dove giocava gratis) per seguire invece il programma dei suoi tornei. Fu una battaglia di principio, quella dell’affermazione del professionismo nel tennis. A Wimbledon disputarono la finale due tennisti dell’Est comunista, il ceco Kodes e il russo Metreveli che non poterono scioperare come gli altri.
Il clamoroso annuncio francese a mio avviso finirà per decretare anche la cancellazione degli Internazionali d’Italia. Dopo che tutti i politici e gli opinionisti italiani hanno dato di irresponsabili a governanti francesi e britannici per aver sottovalutato la pandemia del Coronavirus, voglio proprio vedere con quale coraggio, con quale incoscienza, invece in Italia si potrebbe pensare di fare giocare gli Internazionali come se nulla fosse. Già solo proseguire nei lavori di ristrutturazione al Foro Italico mi sembrerebbe strano. Però francamente non so se la FIT sia assicurata per il lucro cessante (20 milioni di euro circa?).
Vero che lo scorso anno la Federtennis si distinse per i non dissimulati tentativi di non rimborsare i biglietti studiando tutti i possibili stratagemmi per non farlo, ma credo che a questo punto sarà il Governo italiano a decidere misure analoghe a quelle del Governo francese, visto che gli Internazionali d’Italia avrebbero dovuto disputarsi a partire dal 10 maggio, due settimane prima del Roland Garros. E ovviamente le qualificazioni si dovrebbero giocare nella settimana ancora precedente.:
UN POSSIBILE COLPO DI SCENA?
Ma ci potrebbe essere un colpo di scena: gli Internazionali d’Italia potrebbero scivolare al posto del Roland Garros, spostarsi di 15 giorni più in là sperando che l’effetto Coronavirus fosse scemato. Potrebbe essere una carta disperata, ma perché non tentarla? Di sicuro all’ATP non dispiacerebbe. E Binaghi e soci pur di salvare capra e cavoli ci potrebbero provare. Ma se Monte-Carlo, Madrid altri tornei volessero conquistarsi le settimane lasciate vacanti dal Roland Garros a chi l’ATP darebbe priorità senza scatenare un putiferio per il privilegio assegnato?
L’annuncio del presidente Giudicelli ha colto tutti di sorpresa, anche se i prodromi, se non proprio le avvisaglie, si potevano avvertire quando a seguito del decreto del presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron e del ministro dell’interno Christophe Castaner che aveva bloccato una grandissima parte dei cantieri edili di lavoro, tutto si era fermato anche a Porte D’Auteuil. Era prevista per il 23 maggio la festosa inaugurazione del nuovo tetto retrattile con 16 ali di diverse centinaia di tonnellate ciascuno che avrebbe coperto il Philippe Chatrier, ma la festa non ci sarà. La fase di sospensione dei lavori avrebbe dovuto come minimo riguardare 15 giorni per “i lavori non essenziali”. Ma avrebbe però potuto essere prolungata, stante l’incertezza sullo sviluppo della pandemia. L’appello del Governo era stato volto a favorire il lavoro in via telematica.
I cancelli nella mattinata di martedì erano rimasti chiusi, le gru erano abbandonate nel mezzo delle vie di scorrimento del Roland Garros, dei 600 operai normalmente impegnati per la conclusione dei lavori non c’era quasi più traccia.
Le misure prese dal Governo francese hanno fatto dichiarare ai responsabili della federtennis francese: “È impossibile per noi continuare per rispettare le date originariamente programmate”.Nel comunicato della FFT si legge di seguito: “L’intero mondo è sotto gli effetti della crisi della salute pubblica per via del COVID-19. Per assicurare la salute e la sicurezza di chiunque sia coinvolto nell’organizzazioen del torneo, la FFT ha deciso che l’edizione 2020 del Roland Garros si disputerà dal 20 settembre al 4 ottobre”.
Cioè esattamente una settimana dopo la conclusione dell’US Open – con un arduo intemerato passaggio dal cemento di Flushing Meadows alla terra rossa di Parigi (che cosa sceglierà Rafa Nadal se davvero ci fossero due Slam così ravvicinati? Avrebbe 4000 punti ATP da difendere nei due Slam! Vero che anche fra Roland Garros e Wimbledon per anni c’erano solo due settimane e il passaggio da una superficie all’altra non era così banale…) e di fatto… montando sopra il weekend previsto a Boston per la disputa della Laver Cup. Roba mai successa nella storia del tennis, il cui maggior rivoluzionamento del calendario avvenne fra il 1977 e il 1985, quando l’Australian Open passò ad essere l’ultimo Slam dell’anno nel calendario dopo essere stato sempre il primo. Qualcuno ricorderà anche che per molti anni gli Internazionali d’Italia si svolgevano dopo quelli di Francia.
Una mossa super-coraggiosa o super-incosciente? Vedremo. Di certo la Federtennis francese, a giudicare dalla prime reazioni dei giocatori, incluso il board-member canadese Vasek Pospisil (sempre uno dei più ribelli allo status quo già da anni), non ha avvertito nessuno delle proprie intenzioni: “È follia! (madness). Nessuna comunicazione con i giocatori né con l’ATP. We have ZERO say in questo sport (contiamo zero). It’s time. È tempo” (tweet poi cancellato e sostituito con una versione leggermente più edulcorata, ma dopo aver dato a tutti la possibilità di leggerlo).
Significa, ovviamente, “è tempo che noi tennisti reagiamo”. Come reagiranno loro che già da anni si lamentavano perché i quattro Slam facevano guadagni pazzeschi mentre le percentuali spettanti agli attori protagonisti dello spettacolo, i giocatori, erano a loro dire modeste, insufficienti? Sono anni che c’era guerra più o meno sotterranea fra le varie sigle che governano il tennis. Adesso è venuta allo scoperto. Nelle prossime ore ne sentiremo delle belle.
Proseguiva ll comunicato francese: “È impossibile sapere quale sarà la situazione il 18 maggio (quando sarebbero dovute cominciare le gare di qualificazione), ma le misure di contenimento (imposte dal Coronavirus) ci hanno reso impossibile continuare a lavorare per preparare il torneo che a questo punto non possiamo mantenere nelle date previste.
Per agire responsabilmente e proteggere la salute dei suoi impiegati, dei fornitori di servizi durante il periodo organizzativo la FFT ha scelto l’unica opzione che gli consente di mantenere in piedi l’edizione 2020 pur continuando a combattere la lotta contro il COVID-19. In questo importante momento della sua storia, e poiché i progressi nella modernizzazione dello stadio dicono che il torneo può essere mantenuto, la FFT era felice di poterlo fare. Quindi il Roland Garros si giocherà dal 20 settembre al 4 ottobre. La decisione è stata presa nell’interesse della comunità dei giocatori professionisti (Vedremo se la intenderanno così, e vedremo cosa ne penseranno i direttori dei tornei di settembre-fine ottobre; n.di UBS) la cui programmazione è già stata compromessa, e nell’interesse di tanti fan del tennis e del Roland Garros”.
“Abbiamo preso queste diffiicile e coraggiosa decisione in questa situazione senza precedenti che si è evoluta fortemente dallo scorso weekend. Stiamo agendo responsabilmente e dobbiamo lavorare insieme lottando per assicurare la salute e la sicurezza di tutti” ha dichiarato Giudicelli. È stato intanto annunciato con grande tempestività che tutti i biglietti acquistati verranno rimborsati o cambiati in conseguenza della nuove date. Verranno date successivamente informazioni al riguardo.
È chiaro che c’erano, ci sono, in ballo tantissimi soldi che la federazione francese non vuole perdere dopo averne investiti già tantissimi per tutti i lavori di ammodernamento del Roland Garros. Se non ricordo male il ricavato utile di ogni edizione del Roland Garros sfiora i 100 milioni di euro. Non sono noccioline. Non ci si rinuncia facilmente. E poi a favore di chi? Dei tornei ATP del circuito asiatico? La FFT ha preso anche una decisione contro il proprio torneo di Metz, oltre che quello di San Pietroburgo. Cinque tornei ATP 250, un WTA Premier 5 a Wuhan e un Premier Mandatory a Pechino si dovrebbero disputare in quelle stesse due settimane.
Adesso quanto tempo passerà prima che la nostra Federtennis prenda anch’essa una decisione altrettanto tempestiva? Essa certamente non può mettersi contro ATP e WTA come hanno fatto i francesi. Gli Internazionali d’Italia fanno parte di quei due circuiti. Non sono due Slam.
Forse non tutto il male verrà per nuocere, come tante volte succede nelle situazioni semi-disperate. Potrebbe finalmente essere riformato quel calendario assurdo che secondo John McEnroe sarebbe stato riformato soltanto se il mondo del tennis avesse avuto un “commissioner” come hanno gli sport professionistici americani. Fino ad oggi le varie sigle, ATP, WTA, ITF non hanno mai consentito di organizzare il calendario in un modo ragionevole. Basti pensare a che cosa è successo con la nuova Davis Cup by Piquè-Rakuten versus l’ATP Cup per la quale l’Australia, da una parte componente ITF ma dall’altra co-organizzatrice di Federer-Laver Cup e ATP Cup, ha tenuto il piede in tre staffe! Un miracolo di equilibrismo. E di opportunismo. Il problema del Coronavirus e della salute pubblica è primario, ma come sempre sono anche i soldi che comandano. Anche se tutti si mascherano dietro a scelte di tipo ideologico.
Bernard Giudicelli, presidente della FFT, ha dichiarato: “Abbiamo preso una decisione coraggiosa in questa situazione senza precedenti, stiamo agendo con responsabilità e dobbiamo lavorare insieme per assicurarci della salute e della sicurezza di tutti”.
************************************ La scelta di Fabio Fognini è netta e va oltre il suo status di atleta di piena rilevanza internazionale. Quelli che – da decreto governativo – hanno il permesso di proseguire gli allenamenti. Il numero 11 del mondo ha deciso infatti di rinunciare al lavoro sul campo ed è da qualche giorno rientrato ad Arma di Taggia insieme alla famiglia, dove sta osservando tutte le disposizioni valide sul territorio italiano. Chiaramente sta portando avanti il lavoro atletico, nella palestra privata allestita dal padre Fulvio. Una scelta che non ha al momento un orizzonte temporale definito, ma che andrà aggiornata alla luce degli sviluppi: il circuito ATP ha deciso di fermarsi fino al 27 aprile, ma il diffondersi del coronavirus in Europa lascia immaginare come le restrizioni possano essere prolungate. Fognini – che avevamo lasciato a Barcellona, dove ha fatto appena in tempo a non salire a vuoto su un volo per gli Stati Uniti – sta quindi dando (per sé e per i suoi cari) un’interpretazione restrittiva alle maglie larghe del decreto, che autorizzerebbe 165 tennisti a mantenere un regime ordinario di allenamenti sul territorio nazionale. Al netto delle difficoltà, oggettive, nel reperire i campi.
GLI AMERICANI – In una panoramica (non esaustiva) sulla situazione degli azzurri, c’è Matteo Berrettini che è rimasto negli USA e – in assenza di particolari restrizioni – nella giornata di ieri ha ripreso ad allenarsi sui campi di Boca Raton. Non c’è con lui coach Vincenzo Santopadre, che invece è rientrato a Roma venerdì scorso e lo segue a distanza. Il programma di lavoro del numero uno azzurro è comunque soggetto ad aggiornamenti: le prossime settimane dipenderanno dall’evoluzione delle misure che verranno prese in Florida e dalle problematiche legate agli spostamenti aerei da e per l’Europa. Si trovano negli Stati Uniti anche Paolo Lorenzi e Andreas Seppi, che però non avrebbero avuto significative ragioni per spostarsi: vi risiedono stabilmente, il primo a Sarasota (Florida) e il secondo a Boulder (Colorado). È tornato invece in Italia Jannik Sinner, che si sta allenando a Montecarlo come confermato a Ubitennis da coach Riccardo Piatti.
IN CUCINA – Le storie sono differenti l’una dall’altra, a seconda del punto di partenza e di quello di residenza. Per esempio, Instagram ci aiuta a geolocalizzare nel nostro Paese Lorenzo Sonego, alle prese con la produzione casalinga degli gnocchi. Per ingannare il tempo in regime di quarantena, si dedica invece alla pizza Stefano Travaglia. Entrambi avevano raggiunto gli Stati Uniti dopo l’impegno di Coppa Davis a Cagliari, ma hanno fatto in tempo a salire sul primo volo di ritorno disponibile una volta definita la cancellazione del Sunshine Double.
DAL GIARDINO A FORMIA – Arrivano riscontri anche dalle ragazze. Elisabetta Cocciaretto ha parlato al Corriere Adriatico della sua gestione di questi giorni complicati, dopo essere rientrata nelle Marche dagli impegni messicani di Acapulco e Monterrey. “Quello che sta succedendo genera tanta confusione – le parole della diciannovenne, numero 156 WTA – e non sappiamo quale sarà il nostro futuro agonistico. Ho deciso di tornare subito qui dove mi sono resa conto di una situazione problematica di cui in Sudamerica non c’era percezione. Appena arrivata ho sentito il premier Conte che chiudeva praticamente l’Italia. E allora meglio stare tranquilla, allenandomi magari nel giardino di casa. Questa settimana andrò a Formia per riprendere ad allenarmi al centro tecnico con Tatiana Garbin e alcuni altri ragazzi e ragazze. Speriamo che la situazione si sistemi a breve, anche se ho l’impressione che staremo parecchio tempo prima di ritornare a giocare».
AI BOX – Ci è giunta anche la testimonianza di Deborah Chiesa, proiettata ai margini della top 400 da un brutto finale di 2019 e da un infortunio che da qualche mese la costringe ai box (e alla riabilitazione nel giardini di casa). “Ringrazio la Federazione per avermi inclusa nella lista perché io possa allenarmi, ma purtroppo mi sono fermata dopo Natale per un’infiammazione ai tendini estensori del piede sinistro e una fascite plantare. È un infortunio che mi porto dietro dalla scorsa estate. Comunque è una situazione molto delicata. Ad Anzio mi alleno spesso con Lucia Bronzetti e so che anche lei ha il permesso. Se un atleta è in questa lista e non ha nessun altro vicino per allenarsi, come fa? Lucia si sta allenando con Francesco, con i maestri… ma non ci sono tanti atleti con cui fare sparring. Sui social ho visto altre ragazze della lista che si stanno allenando, da sole ovviamente. Io se fossi stata bene mi sarei allenata, ma non sarei stata affatto tranquilla, considerato tutto“.
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