Andy Roddick Italian Fans Forum - Tennis passion

NEWS SUI TORNEI

« Older   Newer »
  Share  
CAT_IMG Posted on 24/3/2020, 17:37     +1   -1
Avatar

Senior Member

Group:
Administrator
Posts:
55,196
Reputation:
+10
Location:
Bari Palese

Status:


Quella che ormai era diventata una telenovela dall’esito scontato, ovvero il rinvio delle Olimpiadi di Tokyo al prossimo anno, si arricchisce del penultimo – e ormai definitivo – capitolo.

Dopo aver manifestato grande scetticismo e aver detto di trovarsi ormai senza alternative, il primo ministro giapponese Shinzo Abe ha ufficialmente proposto al CIO la disputa dei giochi olimpici nel 2021 a causa della pandemia di coronavirus. Lo ha fatto in una conversazione diretta con il presidente del comitato olimpico Thomas Bach, un’evoluzione che ha reso inevitabile la ratifica da parte del CIO. Come già accaduto nel 1940, quando il secondo conflitto mondiale (più precisamente la guerra con la Cina) costrinse il Giappone a declinare l’onere di organizzare la rassegna olimpica, Tokyo dovrà rinunciare ancora.

Sul sito officiale delle Olimpiadi è subito comparso un comunicato nel quale si legge che ‘nelle circostanze attuali e basandoci sulle informazioni fornite oggi dalla World Health Organization, il presidente del CIO e il premier del Giappone hanno concluso che le Olimpiadi di Tokyo dovranno essere riprogrammate in una data successiva al 2020 ma non più tardi dell’estate 2021, per salvaguardare la salute degli atleti, di tutti coloro coinvolti nei giochi olimpici e della comunità internazionale‘.

È la quarta volta che le Olimpiadi saltano. Era successo nel 1916, quando la sesta edizione di Berlino fu cancellata a causa della Prima Guerra Mondiale. La capitale tedesca avrebbe ospitato i giochi nel 1936, prima delle due edizioni cancellate a causa del secondo conflitto mondiale: Tokyo 1940 e Londra 1944, che avrebbero recuperato rispettivamente nel 1964 e nel 1948. Questa volta, però, le Olimpiadi sono state soltanto rinviate e per la prima volta – salvo catastrofi che non vogliamo neanche ipotizzare – si disputeranno in un anno dispari.

Alla discussione che ha portato alla decisione definitiva hanno partecipato anche Mori Yoshiro, presidente del comitato organizzativo (che intende comunque mantenere la denominazione ‘Tokyo 2020’), il ministro olimpico Hashimoto Seiko e il governatore di Tokyo Koike Yuriko, oltre ad altre figure di coordinamento del CIO. “Il presidente Bach e il premier Abe hanno espresso le preoccupazioni condivise a proposito della pandemia di COVID-19“, si legge nel comunicato, “e hanno preso atto dell’impatto significativo sula vita delle persone e sulla preparazione degli atleti ai giochi“.

“La situazione senza precedenti e la diffusione impossibile da prevedere dell’epidemia ha causato il peggioramento della situazione in tutto il mondo. Ieri, il direttore generale della WHO, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha detto che la pandemia di COVID-19 ‘sta accelerando’. Sono stati registrato più di 375000 casi in tutto il mondo e praticamente in ogni paese, e il numero cresce di ora in ora“.

I leader concordano sul fatto che i giochi di Tokyo potranno rappresentare un faro di speranza per il mondo durante questo periodo difficile e che la fiamma olimpica potrà diventare la luce in fondo al tunnel nel quale il mondo si trova in questo momento. Inoltre è stato concordato che la torcia olimpica rimarrà in Giappone, dove è arrivata (precisamente a Sendai, nel nord-est del paese) dalla Grecia cinque giorni fa.

**************************
Nelle giornate del 6 e 7 marzo aveva ospitato il tie di Coppa Davis tra Italia e Corea del Sud (giocato a porte chiuse a causa del coronavirus), che aveva sancito la qualificazione del team azzurro alle Finals di Madrid. Dopo poco più di due settimane il Tennis Club Cagliari è stato costretto a chiudere la sua attività e a licenziare tutti i dipendenti. Come riporta L’Unione Sarda, il presidente del circolo Giuseppe Macciotta ha comunicato ieri a tutti i soci la decisione presa dal Consiglio Direttivo.

“Riuniti in modalità telematica, per discutere e deliberare sulla drammatica situazione che si è venuta a creare a seguito del contagio da Covid19 che si sta espandendo in tutto il territorio nazionale, con la conseguente chiusura di moltissime attività commerciali e sportive, siamo stati costretti a prendere la drastica decisione, per noi estremamente dolorosa, di recedere da tutti i rapporti lavorativi in essere presso il nostro circolo. Non abbiamo altra scelta se vogliamo salvare il nostro Tennis Club Cagliari”. Maestri e preparatori atletici riceveranno la mensilità di marzo con un sussidio a fine aprile, con l’obiettivo di ripartire a maggio confermando le varie collaborazioni, conclude L’Unione Sarda.
 
Top
CAT_IMG Posted on 25/3/2020, 16:05     +1   -1
Avatar

Senior Member

Group:
Administrator
Posts:
55,196
Reputation:
+10
Location:
Bari Palese

Status:


C’è un non detto che emerge tra le righe delle riflessioni sul futuro della stagione sportiva. Il calcio – se dovesse ripartire entro l’estate – lo farebbe necessariamente a porte chiuse. Un po’ viene dato per sottinteso, un po’ si cerca di tenere sotto traccia il prezzo da pagare per quello che sarebbe comunque un grande momento di ripartenza. A oggi, tutt’altro che scontato. Tra i vari pareri scientifici, è andato dritto sul tema l’epidemiologo di fama mondiale Pierluigi Lopalco, richiamato in Puglia per coordinare in questi giorni la task force per combattere il coronavirus. Con il suo parere scientifico, dovrà fare i conti anche l’ipotesi di slittamento degli Internazionali ad agosto. “Prima di ottobre penso sarà impossibile riavere gente allo stadio – ha dichiarato a Repubblica – la mia previsione è che le misure restrittive dureranno almeno fino all’estate: ci potrà e dovrà essere una mitigazione delle misure, torneremo a lavorare, a uscire, ma si dovrà fare tutto con molta calma e cautela“.

PIANETA CALCIO – Convivere con gli effetti della pandemia, quindi. Non se ne potrà fare a meno anche nei mesi che verranno, quando l’emergenza sarà cessata ma comunque sarà impossibile riportare il mondo a un punto di ripristino. Chiaramente vanno pesati gli interessi, che ogni stakeholder cercherà – sempre nella migliore delle ipotesi – di tutelare: nel calcio di vertice, il peso dei contratti televisivi (e dell’ossigeno che deriverebbe dal rispettarli) è decisamente maggiore rispetto a quello degli introiti dei biglietti. La trasmissione in TV delle partite avrebbe indiscutibilmente anche un valore sociale: uno spiraglio di normalità, qualche ora di svago per chi è stato costretto a lungo in casa. Scendendo man mano di categoria, al contrario, gli stadi vuoti diventerebbero un peso sempre meno sostenibile per le casse dei club. Che potrebbero quindi preferire una chiusura anticipata, anche per non dover sostenere altre spese da qui a fine stagione.

QUASI TABU’ – La sensazione è che nel tennis, in ogni caso, l’ipotesi porte chiuse venga discussa con meno familiarità. Probabilmente perché si posizionano lontano dall’immaginario, non essendoci mai stato bisogno di collaudarle per ragioni di ordine pubblico. Ma anche qui siamo tra spinte contrapposte: il pubblico dei tornei è sempre più globale, non riconducibile alla provenienza geografica di due sole squadre come nel calcio o in altri sport di squadra. Teoricamente, il margine di rischio negli spostamenti potrebbe aumentare. Comunque, da qualsiasi lato si voglia prenderlo, il tema sta diventando sempre più d’attualità. Prima dello stop imposto fino al 7 giugno, i tornei spagnoli – in un Paese dove il peggio, forse, deve ancora arrivare – già avevano provato a rimanere in calendario con il lucchetto alle tribune. Al contrario, da Wimbledon – a oggi, regolarmente in programma a luglio – fanno trapelare che i cancelli dell’All England Club, se torneo ci sarà, rimarranno aperti. Probabilmente, un altro esempio dell’approccio non proprio allarmistico dei giorni scorsi in territorio britannico, anche se proprio nelle ultime ore il premier Johnson ha disposto un lockdown simile a quello italiano.

FATTORE ROMA – In mezzo al guado, come accennato, c’è Roma. Che spera di poter far sponda sul rinvio dell’Olimpiade appena ufficializzato per provare a riciclarsi come torneo estivo. In quelle date il Foro Italico potrebbe aprire le sue porte (ma più difficilmente le tribune), con il piano B rappresentato invece da uno straordinario spostamento autunnale in altra sede (e su altra superficie). L’ostinazione – apprezzabile – del presidente Binaghi nel provare a non smantellare il più importante torneo italiano va letta alla luce dell’enorme importanza che gli Internazionali hanno per il bilancio federale. Il torneo romano, dall’ultimo bilancio disponibile, produce il 60% del fatturato FIT. E nell’ultima edizione ha incassato dai soli biglietti 13,2 milioni.

DUE FORZE IN CAMPO – Questo caso di studio (che ci sta a cuore) palesa nell’immediato una delle due forze in campo. I tornei, quelli in programma dopo il 7 giugno o comunque pronti a prendersi le date olimpiche, faranno tutto il possibile per disputarsi regolarmente con i tifosi. Anche a costo di bruschi slittamenti, sul modello Roland Garros. Dall’altro lato della corda c’è però il tennis inteso come organizzazione globale: ATP e WTA hanno l’interesse a ripartire prima possibile per sbloccare il meccanismo delle classifiche (più rimangono ferme, più la ricaduta diventa pesante anche sul 2021), soluzione che tutelerebbe in parallelo anche l’ampio mosaico dei diritti TV.

Non è da escludere una soluzione di compromesso. L’intenzione rimane provare a far ripartire il circuito con la stagione su erba, ma nessuna decisione verrà presa prima del mese prossimo. “La realtà è che questa situazione cambia rapidamente e non c’è altra possibilità se non affrontarla di giorno in giorno, di settimana in settimana” è il fresco punto di vista del chairman ATP Andrea Gaudenzi. Se così fosse, ipotizzare nel mese di giugno un graduale percorso che possa andare dalle porte chiuse dei primi appuntamenti a più miti forme di distanziamento sociale non sarebbe assurdo. Si potrebbe arrivare così al primo Wimbledon – il cui inizio, lo ricordiamo, è previsto per il 29 giugno – con qualche posto lasciato obbligatoriamente libero sulle tribune. Un’altra delle fotografie di questi giorni che finirebbe nei libri di storia.

******************************
Alla fine anche gli Internazionali BNL d’Italia hanno dovuto desistere. Roma non è stata costruita in un giorno, cantavano i Morcheeba, e neanche può essere riprogrammata in un giorno (o in pochi giorni): così se il Masters 1000 italiano era rimasto l’unico tra i tornei sospesi a lasciare aperta la vendita dei biglietti, e uno dei pochi a non fare chiarezza sulla possibilità di ottenere il rimborso di quelli già acquistati, quantomeno la vendita dei tagliandi è stata bloccata.

venditasospesa_ibi-720x251

Non sembra affatto un caso che la decisione sia arrivata dopo il pezzo di denuncia scritto da Riccardo Bisti su Tennisworlditalia, che evidenziava l’unicità – per non dire l’anomalia – costituita della scelta degli organizzatori del torneo capitolino nell’ambito dei diciotto tornei su terra (ATP e WTA) coinvolti dall’ultima sospensione del circuito.

Nove tornei – Houston, Montecarlo, Barcellona, Estoril, Madrid, Ginevra, Lione, Charleston e Stoccarda – hanno già dato appuntamento al 2021.

Il torneo maschile di Marrakech e quelli femminili di Praga, Istanbul e Rabat non hanno comunicato nulla in via di ufficiale, ma data la dimensione molto piccola dei tornei è più facile dedurre inefficienza che una reale volontà di organizzare comunque il torneo quest’anno.

Monaco di Baviera (ATP) e Strasburgo (WTA) hanno invece esplicitato l’intenzione di provare a salvare l’edizione 2020, provvedendo comunque il primo a rassicurare i tifosi – la policy dei rimborsi non è stata chiarita, ma verrà fatto nelle prossime settimane – e il secondo ad attivare già la procedura dei rimborsi. Lo stesso vale per l’International di Bogotà, che ha pasticciato un po’ con un comunicato Facebook che non cela l’intenzione di prendere tempo. Anche l’ATP 250 di Budapest è rimasto in questo limbo: il direttore del torneo ha detto che la salute ha la priorità per adesso.

E poi ci sono gli Internazionali d’Italia, che come questi ultimi quattro tornei – e come ha esplicitato il presidente FIT Binaghi – vogliono provare a riciclarsi nel 2020. Comprensibile, gli interessi economici in gioco sono molto importanti, meno comprensibile è (stato) lasciare la vendita dei biglietti aperta così a lungo e soprattutto glissare sul tema cruciale dei rimborsi. Nel 2019, la federazione italiana ha incassato 11 milioni dalla vendita dei biglietti, circa il 30% dei proventi totali (36,3 milioni) garantiti dall’organizzazione del torneo.

*********************************
Il circuito tennistico dovrebbe riprendere nel mese di giugno, ma è bene sottolineare come non vi siano certezze al momento. Lo ha confermato anche il presidente dell’ATP Andrea Gaudenzi, che si è espresso con grande sincerità in merito all’emergenza Coronavirus. “Sfortunatamente, le ripercussioni della pandemia da COVID-19 si sentono in tutti i settori della società” ha detto Gaudenzi che ha iniziato il suo mandato da Chairman il 1° gennaio.

“Questa situazione è più grande di qualsiasi sport. Solleva molte questioni che capiamo molto bene e stiamo lavorando duramente per valutare al meglio tutte le opzioni. La nostra capacità di rispondere con misure di supporto adeguato sarà migliore solo nel momento in cui sapremo la durata della crisi e quando il Tour potrà riprendere, che rimangono ad ora quesiti senza risposta. Questa resta una situazione in evoluzione che richiederà parecchio tempo per poter essere affrontata nelle prossime settimane e mesi e dobbiamo evitare di prendere decisioni affrettate senza sapere quando questa crisi finirà. Capire la piena durata e scala della crisi sarà fondamentale per stabilire le misure da prendere per affrontarne le ripercussioni”.

“Continuiamo a prendere in esame tutte le opzioni per preservare e massimizzare il calendario in base a varie possibili date di ripresa del Tour. Non c’è bisogno di dire che questo richiede la piena collaborazione con gli altri enti governativi del tennis. Siamo in stretto contatto con gli organizzatori dei tornei sull’erba e al momento questi restano in calendario come inizialmente previsto. La realtà è che questa situazione cambia rapidamente e non c’è altra possibilità se non affrontarla di giorno in giorno, di settimana in settimana” – ha aggiunto.
 
Top
CAT_IMG Posted on 26/3/2020, 14:21     +1   -1
Avatar

Senior Member

Group:
Administrator
Posts:
55,196
Reputation:
+10
Location:
Bari Palese

Status:


Si avvicina a grandi passi la data che deciderà le sorti dell’edizione 2020 di Wimbledon. Un comunicato comparso sul sito ufficiale dello Slam londinese annuncia la convocazione di un meeting d’emergenza del board dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club per la prossima settimana, al termine del quale verrà presa una decisione. Rimangono in piedi soltanto due ipotesi: cancellazione del torneo e spostamento, poiché nel comunicato si legge che non verrà presa in esame la possibilità di giocare a porte chiuse.

Di seguito la traduzione integrale del comunicato:

L’AELTC conferma che sta proseguendo con una dettagliata valutazione di tutti gli scenari per i Championships 2020, incluso lo spostamento in avanti e la cancellazione in seguito alla pandemia da COVID-19.

L’AELTC sta preparando piani di contingenza fin dallo scorso gennaio, lavorando a stretto contatto con il Governo del Regno Unito e le autorità di sanità pubblica per seguirne le indicazioni e capire il probabile impatto causato dal COVID-19 e dalle misure di emergenza imposte dal governo sui Championships. I nostri pensieri vanno a tutti coloro che sono colpiti da questa crisi in questo momento.

Una riunione di emergenza del Main Board dell’AELTC è programmata per la prossima settimana e per prepararci ad essa stiamo comunicando in modo stretto con la LTA, l’ATP, la WTA, l’ITF e gli altri tornei dello Slam. I lavori di preparazione per i Championships dovrebbero cominciare a fine aprile.

Al momento, su indicazione delle autorità della sanità pubblica, la breve finestra a nostra disposizione per mettere in piedi i Championships in virtù della superficie di gioco ci suggerisce che lo spostamento in avanti non sia privo di rischi e difficoltà. Giocare a porte chiuse è stato formalmente escluso.

A seguito delle indicazioni del governo, tutti i terreni dell’AELTC all’All England Club, Wimbledon Park Golf Club e Raynes Park sono al momento chiusi con il mantenimento delle operazioni minime per salvaguardare i campi in erba e la sicurezza dei luoghi.

L’AELTC, attraverso la nostra fondazione benefica, la Wimbledon Foundation, sta offrendo supporto alle nostre comunità locali e per estensione alla popolazione di Londra e al Regno Unito attraverso le nostre collaborazioni con la Croce Rossa Britannica e l’ente benefico City Harvest.

Il Cavalier Richard Lewis, Chief Executive dell’AELTC ha commentato: “La sfida senza precedenti rappresentata dalla crisi causata dal COVID-19 continua a pesare sul nostro modo di vivere in modi che non avremmo potuto immaginare e i nostri pensieri vanno a tutti coloro che sono stati colpiti nel Regno Unito e in tutto il mondo. La singola e più importante priorità va alla salute pubblica e siamo determinati ad agire responsabilmente con le decisioni che prenderemo. Stiamo lavorando duramente per dare certezza ai nostri piani per il 2020 e abbiamo convocato una riunione di emergenza del Main Board dell’AELTC per la prossima settimana, durante la quale sarà presa una decisione”.
 
Top
CAT_IMG Posted on 26/3/2020, 14:37     +1   -1
Avatar

Senior Member

Group:
Administrator
Posts:
55,196
Reputation:
+10
Location:
Bari Palese

Status:


Il sudafricano Craig Tiley ha un ruolo di primissimo piano nella politica del tennis, forte del suo doppio ruolo come CEO di Tennis Australia e direttore dell’Australian Open. Per questo motivo è stato invitato a un podcast australiano, “The First Serve” (che nella stessa puntata ha accolto interventi da parte del presidente ITF David Haggerty e di Vasek “Masaniello” Pospisil, qui il link), per commentare, fra le altre cose, lo slittamento del Roland Garros e ciò che comporta per il tennis.

A dire il vero, Tiley si è detto molto più impegnato su un altro fronte al momento, vale a dire il sostentamento dei 4000 coach locali attualmente appiedati (e lo stesso vale per il resto dello staff di Tennis Australia), problematiche reali davanti alle quali, giustamente, le acciaccature del calendario assumono un valore relativo. A questo si aggiunge il fatto che Tiley sia chiaramente versato nell’arte diplomatica (e si vedrà dal numero di punti concessivi con cui ha articolato i propri ragionamenti), e che quindi si rifugi spesso in frasi generiche quali “tutti dovranno rinunciare a qualcosa” o “ci saranno sicuramente grandi cambiamenti”, espressioni che trovano l’approvazione di tutti ma non accusano apertamente nessuno.

Però, va anche detto che se da un lato Tiley non ha voluto commentare sulla decisione della Federazione Francese (in ossequio al sopracitato ethos prudente), dall’altro si è richiamato al modo in cui il tennis viene storicamente organizzato, vale a dire con l’input di sette stakeholder principali (ATP, WTA, ITF, e gli Slam), e in suddetto sistema ATP e WTA prendono le decisioni principali in termini di programmazione della stagione. Perciò, se da una parte ha rimarcato più volte di non voler commentare sulle decisioni di altri (la FFT), dall’altra ha sottolineato tre cose:
a) come la collaborazione e la collegialità siano fondamentali per aiutarsi, soprattutto in questo momento – e qui è difficile non leggere una critica ai colleghi gallici;
b) che condivide l’intenzione della Laver Cup di disputarsi nelle date prestabilite, pur dicendosi certo che si troverà un accordo;
c) che per i motivi di cui sopra l’Australian Open cerca di avere un atteggiamento bilaterale nei confronti delle altre parti in causa, pur riconoscendo che il rapporto con l’ATP e la WTA è per forza diverso e più stretto per la sua federazione, che ospita la ATP Cup e che ha messo sul tavolo una proposta equivalente per il tour femminile.
Tornando alla Laver Cup, Tiley ha affermato che “è presto per dire” se ci saranno ripensamenti o persino battaglie legali (visti i soldi che Tennis Australia sta investendo nell’evento in programma al TD Garden di Boston), ribadendo che gli stakeholders più coinvolti (fra i quali lui stesso) saranno in grado di trovare una soluzione.

Il CEO di Tennis Australia ha finito il suo intervento (della durata di una quarto d’ora) con una considerazione sui cambiamenti politici di cui il tennis avrebbe bisogno, forse la più interessante. Tiley ha più o meno disilluso l’audience sulla possibilità che in futuro nasca un organo governativo indipendente che si possa porre al di sopra dei partiti correnti (evidentemente l’ITF non è super partes), evidenziando la peculiare natura del nostro sport, dove management e forza lavoro siedono allo stesso tavolo, di fatto senza intermediazione.

Tiley ha allora voluto concludere sottolineando l’importanza di nominare le persone giuste, perché all’interno di trattative deregolamentate solo un atteggiamento positivo e una visione olistica del bene dello sport possono essere rilevanti – se questo è un fenomeno pericoloso, perché non crea una salvaguardia burocratica per insensate intransigenze, è anche vero che, secondo lui, negli ultimi anni le persone che hanno preso le decisioni l’hanno fatto con lungimiranza, trasformando in particolare gli Slam in eventi sportivi fra i più seguiti. In ogni caso, a suo parere questa è un’occasione per la nomenklatura tennistica di essere migliore, ed è ottimista sullo spirito collaborativo che questa pandemia potrebbe stimolare.

********************************
Con grande tempismo e debita prudenza, il Comitato Olimpico Internazionale e il presidente del Giappone Shinzo Abe hanno ufficialmente rinviato i Giochi Olimpici di Tokyo al 2021, che passerà alla storia come il primo anno dispari in cui si disputerà un’Olimpiade. Al momento, mentre tanti Paesi Occidentali (e non) stanno affrontando la fase più delicata e acuta del contagio, è quantomeno incauto ipotizzare che tra qualche mese l’emergenza possa essere rientrata del tutto.

C’è il rischio che radunare in estate oltre quindicimila atleti (comprese le Paralimpiadi) e migliaia tra giornalisti e addetti all’organizzazione equivarrebbe a innescare un’altra “bomba biologica” e tornare di nuovo al punto di partenza. Nell’estate 2021 i Giochi potranno partire anche con più sicurezza tra gli spalti: i tifosi – cuore pulsante di ogni evento sportivo che si rispetti, figuriamoci delle Olimpiadi – potranno radunarsi a Tokyo per sostenere i loro connazionali senza pericoli.

Un articolo pubblicato da Il Sole 24 ore ha fatto una stima dei danni economici conseguenti al rinvio della rassegna olimpica, che per il Giappone ‘paese’ non saranno così contenuti. L’impatto economico dei 13 miliardi investiti per la costruzione delle infrastrutture sembra essere stato in gran parte assorbito negli anni di esecuzione delle opere, ma la mancata disputa nell’anno 2020 priverà il turismo e i vari settori del consumo di 5 o 6 miliardi di dollari (stime rispettivamente di Goldman Sachs e Nikkei).

Sembra invece che la scelta di rinviare i Giochi di Tokyo abbia salvato il mondo dello sport. In caso di annullamento delle Olimpiadi “tra le dieci e le diciotto Federazioni internazionali degli sport con meno seguito sarebbero potute fallire” spiega Thierry Sprunger, direttore finanziario del CIO dal ’94 al 2011, in un virgolettato riportato nell’articolo. “Su 28 Federazioni internazionali solo una decina sono indipendenti finanziariamente tra le quali il calcio, il tennis, il basket, la pallavolo e poche altre. Per le restanti la maggior parte dei proventi arrivano dai Giochi Olimpici.” A maggior ragione, da qui ai Giochi del 2021 servirà fornire un supporto concreto alle Federazioni che hanno meno visibilità. Come detto non dovrebbe essere il caso della Federazione Italiana Tennis, che infatti ha già messo a disposizione dei circoli 3 milioni di euro per favorire il superamento di questo momento di mancata attività sportiva.

Ora si parlerà anche delle modalità di rimborso – se effettivamente verrà concesso – ai CNO (Comitati Olimpici Nazionali) e alle Federazioni nazionali per quanto riguarda i biglietti aerei e le spese per l’alloggio: i Giochi sono stati soltanto rinviati, motivo per cui il CIO non potrà eventualmente coprire queste spese con i soldi della copertura assicurativa che avrebbe compensato l’annullato o l’interruzione in corso d’opera della manifestazione (l’articolo del Sole 24 ore parla di circa 900 milioni di dollari). Il Comitato Olimpico Internazionale ha incassato comunque 4,5 miliardi di dollari dai diritti televisivi dei Giochi Olimpici (in Europa acquistati da Discovery per 1,3 miliardi e negli USA da NBC per 1,1), che grazie al rinvio potranno restare nelle casse dell’associazione senza essere decurtati da alcuna penale.

*****************************
Lo scorso martedì il CIO ha rinviato i giochi olimpici e paraolimpici di Tokyo previsti per giugno 2020 alla prossima estate “per salvaguardare la salute degli atleti e di tutti i partecipanti”. La decisione è stata accolta positivamente dalla United States Tennis Association (USTA) che "sostiene pienamente" la decisione di rinviare le Olimpiadi di Tokyo 2020.

In un comunicato l’associazione tennistica americana ha detto: "La decisione di posticipare i Giochi della XXXII Olimpiade di Tokyo è stata ovviamente difficile, la delusione e la frustazione è tanta soprattutto per gli atleti. Con la situazione legata al Covid-19 questa è stata la decisione più prudente e appropriata”.

L'USTA sostiene pienamente questa mossa, in quanto la salute e la sicurezza di atleti, tifosi, volontari, il personale e tutti coloro che sono coinvolti in Tokyo 2020 hanno la massima priorità. “Lavoreremo a stretto contatto con CIO, USOPC, WTA, ATP e ITF mentre avanziamo in questo processo”, ha concluso l’USTA.

Anche l’ITF in un comunicato stampa ha condiviso la decisione presa dal massimo organo olimpionico alla luce della pandemia da coronavirus che non sembra attenuarsi: “L'emergenza sanitaria globale continua a evolversi a un ritmo straordinario e ci troviamo di fronte a una situazione senza precedenti che richiede una leadership responsabile per prendere decisioni informate. Sebbene questa sia un'amara delusione per tutti coloro che si sono preparati e allenati duramente, comprendiamo che la protezione della vita umana, della salute e della sicurezza viene prima di tutto".

L'ITF supporta questa decisione e continuerà a collaborare pienamente con il CIO e l'IPC fino al 2021. “Non vediamo l'ora di vedere tutti gli atleti, i volontari e i fan quando sarà sicuro per noi incontrarci e partecipare al meglio ai Giochi Olimpici e Paralimpici di Tokyo 2020 ”, ha concluso la federazione tennistica.

In precedenza, i comitati olimpici e paralimpici canadesi avevano annunciato che nessun atleta canadese avrebbe partecipato ai Giochi di Tokyo se si fossero disputati nonostante la pandemia.

*****************************
Ancora prima dell’annuncio ufficiale del rinvio al 2021 dei Giochi Olimpici di Tokyo, originariamente previsti per il 2020, il Comitato Olimpico canadese aveva comunicato che non avrebbe comunque inviato i suoi atleti in Giappone.

Una posizione che Vasek Pospisil aveva accolto con grande favore. “Non è il momento di pensare al divertimento e allo sport, è il momento di sconfiggere il virus per arrestare questa pandemia” aveva detto il classe ‘90, che lo scorso novembre a Madrid aveva trascinato il Canada fino alla finale di Coppa Davis, persa poi contro la Spagna di Rafael Nadal.

Nei giorni scorsi, Pospisil era stato uno dei più critici nei confronti della decisione, presa dalla FFT, di rimandare il Roland Garros a settembre. “È stato davvero sorprendente”, aveva detto il canadese ai microfoni de L’Equipe. “Nessuno sembrava esserne al corrente. L’ATP non lo sapeva, né a quanto mi risulta gli altri tornei dello Slam; la WTA non lo sapeva, i giocatori non lo sapevano. Ho il massimo rispetto per i Major, ma è una decisione irresponsabile ed egoista. Soprattutto nel momento che stiamo vivendo. Il mondo è in una condizione catastrofica, tutti sono colpiti e al momento è più importante che ci sia comunicazione e solidarietà. Si sono presi quella data in maniera egoistica, perché sapevano che sarebbe stata molto ambita nel caso in cui il virus fosse scomparso durante l’estate, senza pensare al resto del circuito”.
 
Top
CAT_IMG Posted on 27/3/2020, 15:14     +1   -1
Avatar

Senior Member

Group:
Administrator
Posts:
55,196
Reputation:
+10
Location:
Bari Palese

Status:


Dopo il Roland Garros, il piano inclinato che è diventata la stagione tennistica non poteva che far scivolare la pallina dei rinvii verso Wimbledon, ma, mentre lo Slam francese ha deciso di muoversi d’anticipo precettando le due settimane di fine settembre, il più antico torneo del mondo non ha ancora voluto prendere una decisione definitiva (in maniera non dissimile dal suo governo), ma le cose potrebbero cambiare presto.

Negli ultimi giorni, diverse fonti hanno riportato che dei paletti decisionali sono stati fissati, e che settimana prossima avrà luogo una riunione di emergenza del Board of Governors del torneo, come confermato ufficialmente dal torneo.

Il Daily Mail, in particolare, ha scritto ieri che l’All England Club vuole giocare il torneo nelle date prestabilite (inizio il 29 giugno), e che qualora non fosse possibile il torneo verrebbe semplicemente cancellato. Addirittura, il quotidiano inglese sostiene, da fonti interne, che Wimbledon avrebbe rifiutato il periodo olimpico (ormai vacante) come nuova data, ritenendolo troppo vicino a quella originale e quindi non sufficiente per organizzare lo spostamento – questa voce è stata confermata anche da Jon Wertheim di Sports Illustrated su Tennis Channel.

La finestra per il torneo è in ogni caso ridotta da quella stessa superficie che ha contribuito ad alimentarne la leggenda: da metà agosto in poi, infatti, le ore di luce non sono più sufficienti per l’erba. Inoltre, l’organizzazione ha già fatto sapere che l’opzione porte chiuse è già stata formalmente scartata, riducendo la questione al punto di cui sopra – o le solite date o niente.

L’articolo riporta anche delle discrasie all’interno dell’ATP sull’approccio da assumere nei confronti delle potenziali cancellazioni che potrebbero avvenire (anche se, diciamocelo, il Daily Mail è poco sopra un tabloid, quindi i fatti riportati vanno presi con le pinze; tuttavia Mike Dickson è un giornalista quasi sempre ben informato e di riconosciuta credibilità): da un lato, Djokovic propenderebbe per uno stop deciso e intransigente, mentre Federer e Nadal sarebbero i cunctatores della situazione, predicando pazienza su quelli che potrebbero essere gli sviluppi della pandemia.

Ma quali sono le ragioni di questo temporeggiamento? In primis, c’è l’aspetto governativo: Boris Johnson ha affermato in più occasioni che in 12 settimane le cose potrebbero iniziare a tornare alla normalità, e questa scadenza cadrebbe esattamente all’inizio della stagione su erba. Il problema, in quest’ottica, è che i preparativi per Wimbledon iniziano a fine aprile, e, come si è visto per i lavori di costruzione del tetto a Parigi, se la fase organizzativa venisse impossibilitata dal lockdown, non ci sarebbe la possibilità di rispettare le scadenze, e questo inevitabilmente affosserebbe l’evento – questo significa anche che una decisione inevitabilmente andrà presa entro un mese.

Un’altra ragione riguarda le TV, in particolare quelle americane: un insider anonimo ha detto al Guardian che il ciclo delle varie stagioni sportive americane (football in autunno e inizio inverno, college basketball a marzo, playoff NBA da aprile a giugno, ecc) rende molto difficile spostare un evento, perché il Djenga rischierebbe di crollare con eccessive sovrapposizioni – va da sé che senza televisioni il torneo sarebbe destinato a perdere soldi, quindi tanto varrebbe non farlo.

Un terzo motivo è logistico: l’AELTC ha acquistato un golf club limitrofo a fine 2018, quadruplicando l’area dei propri terreni, e, come riporta il Guardian, la sospensione della preparazione del torneo consentirebbe di concentrare i propri sforzi (ancorché solo sulla carta per via delle restrizioni sui cantieri) sull’utilizzo dei 73 acri.

Un corollario dell’ultimo punto è che la dirigenza di Wimbledon ritenga che ci sia più da perderci a fare l’elefante in cristalleria come i loro dirimpettai francesi. Da un lato, l’impatto economico non sarebbe così catastrofico, e, pur soffrendo, il torneo potrebbe probabilmente permettersi di saltare un giro: Forbes lo classificava come lo Slam con più utili netti nel 2014, e questo prima della costruzione del museo, della trasformazione del Court N.1, e dell’espansione ancora in corso, e come il secondo per utili lordi dopo lo US Open nel 2017, mentre il Roland Garros, schiacciato in 21 acri di terreni, è sempre il più in difficoltà in termini economici, e ci ha messo anni a decidersi prima di costruire un tetto, nonostante sia per certi versi lo Slam con il maggior bisogno di coperture.

L’articolo sopracitato di Forbes, infine, ci aiuta a chiosare sull’ultimo punto, e cioè quello riguardante il branding di Wimbledon. Quel pezzo (in maniera tipicamente liberista) si interroga sul perché il torneo dello Slam con i maggiori incassi da diritti televisivi non aumenti i prezzi dei biglietti per colmare il gap con Flushing Meadows, e si risponde, o meglio gli rispondono i dirigenti dell’AELTC, che per il torneo è molto più rilevante mantenere sponsor di lungo corso (vedi Slazenger, Rolex, ecc) e tradizioni, in quella che viene definita la loro “clean court philosophy“, vale a dire la mitopoiesi con cui hanno occupato l’immaginario popolare, rendendo il torneo sostanzialmente immortale e più forte delle oscillazioni del momento.

E in effetti, quale torneo ha una dialettica, per non dire una mitopoiesi, superiore a quella di Wimbledon? Il vestirsi di bianco, fragole e panna, Henman Hill, e chi più ne ha più ne metta, Wimbledon vuole sempre essere la reificazione del concetto espresso dalla pubblicità della Rolex, “It doesn’t tell time, it tells history“, e questo è un aspetto che è passato fra i giocatori, perché, se andiamo a vedere una lista delle più grandi partite di sempre, Wimbledon ne avrà viste la maggior parte, segno che i giocatori sentono di dover esprimere il proprio meglio lì – e anche segno del fatto che se è più difficile breakkarsi (come succede sull’erba) si ballerà su pochi punti e la partita diventerà più epica.

Ecco perché si può pensare che alla base delle decisioni del Board mantenere la data a costo della cancellazione ci possa anche essere l’ennesima affermazione della propria eccezionalità percepita, anche se altre ragioni più materiali sono altrettanto importanti, e anche se potremmo essere tutti smentiti la settimana prossima – non sarebbe la più grande sorpresa dell’ultimo periodo.

********************************
Oltre 57.000 contagi e più di 4000 morti. Sono questi i numeri tragici del Covid-19 in Spagna, quarto Paese più colpito dalla pandemia che nei primi mesi del 2020 sta sconvolgendo tutto il mondo. La velocità del contagio nella regione iberica è molto elevato da una settimana a questa parte (quasi 10.000 casi in più ogni giorno) e le strutture sanitarie sono sull’orlo del collasso. Nelle ultime 24 ore è arrivata una forte risposta dagli sportivi spagnoli, guidati da Rafa Nadal e Pau Gasol che hanno lanciato una raccolta fondi tra gli atleti, accompagnata dall’hashtag #nuestramejorvictoria (la nostra miglior vittoria). Le donazioni saranno tutte indirizzate alla Croce Rossa spagnola con l’obiettivo di raccogliere 11 milioni di euro per migliorare le infrastrutture e aiutare le famiglie bisognose.

“Stiamo vivendo un momento difficile da spiegare” ha detto Nadal in un breve video. “Questa pandemia ci ha cambiato la vita, specialmente a tutte quelle famiglie che la stanno vivendo in prima persona. È un momento triste, ma dobbiamo restare forti e uniti. In questi giorni a casa ho pensato in che modo poter aiutare in questa situazione, nuova per tutti. Sono arrivato alla conclusione che tutti voi, popolo spagnolo, siete sempre stati accanto a noi sportivi, sia nei momenti felici che in quelli complicati. Credo che siamo ciò che siamo in gran parte grazie al vostro sostegno, perciò è arrivato il momento di ricambiare. L’obiettivo è raccogliere 11 milioni di euro per aiutare con il progetto ‘Croce Rossa Risponde’ un milione e 350.000 persone. Confidiamo negli sportivi spagnoli, affinché si uniscano per conseguire la nostra miglior vittoria”.

Nadal e Gasol sono stati i primi a dare il loro contributo, ma nel giro di poche ore sono arrivate tante altre risposte. Paula Badosa (numero 94 WTA) e gli ex tennisti David Ferrer e Carlos Costa hanno dato il loro contributo. Dal mondo del calcio hanno contribuito anche l’allenatore Julen Lopetegui e il portiere Iker Casillas. Immediata anche la risposta dei piloti, Fernando Alonso e Carlos Sainz, e dell’ex velista Thereza Zabell.
 
Top
CAT_IMG Posted on 27/3/2020, 15:58     +1   -1
Avatar

Senior Member

Group:
Administrator
Posts:
55,196
Reputation:
+10
Location:
Bari Palese

Status:


Il numero uno del mondo e presidente del Consiglio dei giocatori ATP, con un post sul suo profilo Twitter, ha espresso tutto il suo dispiacere per il rinvio delle Olimpiadi di Tokyo 2020, ma ha condiviso la decisione di preservare la salute di ciascuno dei partecipanti in un momento in cui il pianeta non è pronto per questo tipo di evento.

Il serbo, che è stato molto attivo sui social in questi giorni cosi difficili per tutta l'umanità, ha postato una foto che lo ritrae con un paio di scarpe che avrebbe usato durante il torneo olimpico, con questo messaggio: “Ho scattato questa foto l'anno scorso in Giappone. Sono triste che le Olimpiadi vengano rinviate, ma sono sicuro che la decisione sia quella giusta per la salute collettiva di tutte le persone. Attendiamo ora con impazienza il momento in cui si potranno tenere i giochi olimpici di Tokyo 2021".

*****************************
Un comunicato che non dice nulla di nuovo. A seguito dell'articolo di Tennis World Italia, ripreso da più fonti, la federtennis ha abbandonato l'immobilismo comunicativo sulla 77esima edizione degli Internazionali BNL d'Italia.

I fatti: martedì 24 marzo abbiamo analizzato la ticket policy dei tornei ATP-WTA che si sarebbero dovuti giocare ad aprile e maggio, riscontrando vari tipi di approccio. Il Masters 1000 di Roma aveva fatto sapere che avrebbe tentato di riprogrammare il torneo nel 2020, senza alcun accenno (unico insieme al piccolo WTA di Bogotà) alle intenzioni sui biglietti già venduti.

Detto che diversi tornei hanno scelto di lasciar perdere per il 2020 e hanno attivato le procedure di rimborso (più o meno trasparenti, più o meno efficaci), ci soffermiamo su chi ha manifestato esplicita intenzione di restare in calendario.

L'interesse è stato espresso da quattro tornei: Roma (ATP-WTA), Monaco di Baviera (ATP), Bogotà (WTA) e Strasburgo (WTA). Roma e Bogotà non avevano fatto menzione ai propri spettatori, ma espresso la generica speranza di salvare il torneo.

Michael Mronz, direttore del BMW Open di Monaco di Baviera, era stato chiarissimo: ha informato che l'ATP sta valutando una riorganizzazione del calendario, e che il suo torneo si è detto interessato a una nuova collocazione.

Sui biglietti, aveva detto: “Non appena si farà chiarezza, comunicheremo il da farsi a coloro che hanno comprato i biglietti per il BMW Open. Gli organizzatori chiedono di portare ancora un po' di pazienza: tuttavia, nessuno tra quelli che hanno già acquistato un biglietto dovrà pagarne le conseguenze”.

Naturalmente, i bavaresi avevano bloccato la vendita dei tagliandi. Ancora più interessante il caso del WTA di Strasburgo. Inizialmente collocato dal 16 al 23 maggio, è stato investito dalla decisione di sospendere ogni attività (almeno) fino al 7 giugno.

A Strasburgo avrebbero iniziato a fine aprile con gli allestimenti e, ovviamente, si sono adeguati alle direttive internazionali. “Tuttavia, faremo di tutto affinché il torneo si svolga nel 2020” ha detto il direttore del torneo Denis Naegelen.

“Stiamo discutendo con la FFT, la WTA e le autorità sanitarie per cercare di trovare una nuova data, idealmente a settembre, prima del Roland Garros”. La mente corre subito alla settimana-cuscinetto (14-19 settembre) tra (l'ipotetica) fine dello Us Open e (l'ipotetico) inizio del Roland Garros.

Soltanto il tempo dirà se ci saranno le condizioni geopolitiche e (soprattutto) ambientali per lo svolgimento del torneo. Già il 18 marzo, tuttavia, Strasburgo aveva bloccato la vendita dei biglietti e dichiarato la propria policy: i biglietti già acquistati saranno rimborsati oppure saranno validi per la nuova data.

Non solo c'è un comunicato ufficiale che rimanda a future nuove comunicazioni (per ora, va detto, sono solo parole e mancano ancora i fatti), ma la notizia era stata riportata anche a “Lalsace”, principale organo d'informazione dell'Alsazia, regione in cui si gioca il torneo.

In questo lasso di tempo, Roma non ha comunicato nulla ai possessori dei tagliandi (e sono moltissimi: nel suo intervento a Sky, Angelo Binaghi aveva parlato di “trend in crescita”), peraltro mantenendo attiva la biglietteria.

Subito dopo la pubblicazione del nostro articolo, le vendite sono state sospese ed è stata addirittura cancellato il bottone “biglietteria” nella home page del sito del torneo. Il provvedimento non ha soddisfatto la comunità degli appassionati: tra social e siti internet, i commenti sono stati durissimi e talvolta offensivi.

In un periodo di assoluta emergenza, evidentemente, gli appassionati non ritengono soddisfacente il comportamento degli organizzatori. Nella giornata di oggi, il sito degli Internazionali (e di rimando quello della FIT) ha diffuso un comunicato che non “comunica” nulla di nuovo.

Oltre a ripetere notizie già ampiamente note (il circuito è sospeso fino al 7 giugno, FIT e Sport e Salute stanno cercando di riprogrammarlo nel 2020), recita testualmente: “Differentemente da quanto avvenuto in altre sedi e nell’interesse del movimento tennistico, dei fan e degli altri stakeholder del torneo, gli Internazionali BNL d’Italia non sono stati oggetto di cancellazione bensì di temporanea sospensione.

Per questo motivo il torneo non ha ancora diffuso indicazioni circa le modalità di riprotezione dei biglietti fino a qui venduti. L’attenzione ai nostri appassionati resta l’assoluta priorità e, pertanto, sarà nostra premura fornire adeguate informazioni non appena possibile”.

In sintesi, si dice che le “modalità di riprotezione” non sono state comunicate perché il torneo non è stato cancellato (qui la semantica è preoccupante: "riprotezione" (*) è un termine utilizzato nel trasporto aereo, alternativo al concetto di rimborso: significa offrire all'utente un servizio analogo - ma diverso - rispetto a quello per cui si era pagato.

L'assenza del termine "rimborso" nel comunicato ha fatto venire i brividi a parecchi appassionati) e che le “adeguate informazioni” saranno fornite “non appena possibile”. La verità è che sarebbe già possibile farlo: basterebbe imitare il “Modello Strasburgo”, in cui sono contemplati sia il rimborso che la "riprotezione"

Visto che il torneo non si giocherà nella data prevista, le strade percorribili sono due, anzi tre, perfettamente compatibili tra loro: 1) Comunicare che i biglietti già acquistati rimangono validi per l'eventuale edizione 2020, a patto che si giochi a Roma e che l'acquirente sia interessato a fruire di un prodotto che non aveva acquistato, almeno non nell'ipotetica nuova data.

2) Attivare subito le procedure di rimborso per chi non ha intenzione di recarsi a Roma a luglio-agosto-settembre-ottobre, o quando sarà. A maggior ragione se il torneo dovesse traslocare. 3) Recepire e informare il pubblico del Decreto Legge n.18-2020, già pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

All'articolo 88 ci sono le disposizioni per gli eventi rinviati, spettacoli compresi. In estrema sintesi, si dispone l'emissione di un voucher di pari valore da utilizzare entro un anno. Il decreto sarebbe di facile interpretazione in caso di cancellazione del torneo, ma potrebbe essere valido anche in caso di rinvio.

In teoria, gli spettatori non interessati ad assistere al torneo in altra data, potrebbero inondare il torneo di istanze di rimborso (entro trenta giorni dall'entrata in vigore del decreto: ergo, entro il 16 aprile 2020) e lo stesso sarebbe costretto a emettere il voucher (valido un anno) entro ulteriori trenta giorni.

In questo modo, lo spettatore avrebbe almeno la certezza di non rimetterci soldi e di scegliere l'edizione da seguire: 2020 o 2021. Ma, ripetiamo, si tratta solo di un'interpretazione. Al di là dei cavilli, è pacifico che trasparenza, disponibilità al rimborso e un atteggiamento generalmente "friendly" verso il pubblico sarebbe stato decisamente più apprezzato.

Come vi abbiamo già illustrato, sembra pacifico che il “valore di produzione” degli Internazionali sia fondamentale per il sostentamento della FIT. Per questo, si sta cercando in tutti i modi di far giocare il torneo anche nel 2020, arrivando a ipotizzare scenari decisamente complicati (spostamento di sede e cambio di superficie: in tal proposito, sul web sono circolate indiscrezioni ai limiti del surreale sui contenuti del Consiglio Federale del 20-21 marzo: non le riportiamo perché non verificabili).

Nell'intervento a Sky Sport, Binaghi ha persino ricordato che l'ATP ha un presidente e un amministratore delegato italiani: sinceramente, per quale ragione il passaporto di Andrea Gaudenzi e Massimo Calvelli dovrebbe rappresentare un fattore nella riorganizzazione del calendario? Più in generale, inutile fare congetture in questo momento.

Ad oggi, la cosa più importante è uscire dall'incubo COVID-19. Il torneo di Roma, l'attaccamento al denaro e tutto il resto viene in secondo, terzo, decimo piano. È opportuno non dimenticarlo, specie quando ogni giornata è scandita dalla comunicazione di morti e contagiati, nella speranza che quella maledetta curva cambi direzione.

(*) Vale la pena spiegare dettagliatamente il significato del termine "riprotezione" In sintesi, viene garantito un servizio equivalente non solo nel contenuto, ma anche nello scopo. Esempio: se si prenota un volo per il giorno 10, una riprotezione (ovvero, un volo alternativo) programmata per il 20 potrebbe non essere funzionale allo scopo del viaggio (per esempio, un qualsiasi impegno il giorno 11).

Tale aspetto è garantito dall'Unione Europea nel regolamento 261-2004, disponibile presso la Gazzetta Ufficiale Europea. Tale concetto non esiste negli spettacoli: se un evento del 10 viene spostato al 20, di solito spetta all'acquirente decidere se tenere il biglietto per il 20 oppure optare per il rimborso.

Proprio quello che - a parole - ha previsto il torneo di Strasburgo e che stanno facendo diversi tornei cancellati nel 2020.

Edited by Giaguaro - 28/3/2020, 15:28
 
Top
CAT_IMG Posted on 28/3/2020, 15:38     +1   -1
Avatar

Senior Member

Group:
Administrator
Posts:
55,196
Reputation:
+10
Location:
Bari Palese

Status:


I canali social ci permettono di tenerci aggiornati su ogni passo – anche quando non si muovono da casa – di tutti i campioni di nuova generazione, ma quando si vuole sapere come se la passano le vecchie glorie è la carta stampata che corre in aiuto. In questo caso si tratta proprio del quotidiano ‘La Stampa’ che il 26 marzo ha pubblicato un’intervista realizzata da Stefano Semeraro ad Adriano Panatta: la domanda di apertura non poteva non essere sull’emergenza Coronavirus. “Sto in casa, non mi muovo, esco una volta alla settimana per fare la spesa. Basta” ha fatto sapere l’ex tennista romano che ora si trova a Treviso, dove ha da poco aperto un nuovo centro tennis.

Lo sport tuttavia in questo momento passa in secondo piano. “È l’ultimo dei problemi. In questo isolamento forzato però si ha più tempo per cose che di solito trascuriamo. Ad esempio pensare: a quello che potrei fare, a quello che ti impediranno di fare dopo. Le preoccupazioni sono tante. Paragonano questo momento al dopoguerra, cioè il periodo in cui l’Italia, fino al boom degli anni ’60, ha dato il meglio. Speriamo si ripeta quel fenomeno. Speriamo che i nostri governanti abbiano capito che le priorità devono essere diverse”.

Iniziando poi a parlare di tennis, Adriano non nasconde affatto il suo disinnamoramento per questo sport, o quanto meno per il suo aspetto organizzativo. “Non mi piace per niente. Tutto quanto è pensato per i grandi gruppi, che ormai fanno il bello e il cattivo tempo. […] Vogliono lo spettacolo ma lo sport è fatto anche di alte cose“. Sulla decisione di spostare il Roland Garros a settembre si è detto d’accordo, adducendo come motivazione la storia centenaria del torneo: “Fine settembre è una collocazione giusta anche se per i giocatori passare dal cemento alla terra battuta è un piccolo problema. Io lo avrei spostato anche una settimana più tardi“. E la concomitanza con la Laver Cup sponsorizzata da Federer non gli appare affatto un problema. “Federer mi sta anche simpatico ma si è fatto una società per conto suo, se ne farà una ragione. Non possiamo andare dietro a lui“. Un pensiero decisamente in contrasto con chi vede il campione svizzero come il principale traino del movimento tennis mondiale.

La situazione romana per lui è invece di più facile soluzione e non sembra contemplare un cambio di sede. Gli Internazionali “vanno recuperati. Ottobre va benissimo, anche dopo Parigi. Ha presente le famose ottobrate romane? A Roma maggio come clima non è meglio di ottobre, anzi”. E da questo tema parte una richiesta diretta al presidente dell’ATP: “Faccio un appello ad Andrea Gaudenzi. Non gli chiedo da italiano di favorire l’Europa, ma le istituzioni del tennis hanno il dovere di salvaguardare i grandi tornei che hanno tradizione. Giocare a Phoenix, Arizona, non è più importante che giocare a Roma. Bisogna che tutti se lo mettano in testa”. Affermazioni non troppo dissimili da quelle fatte qualche giorno fa dall’ex tennista francese Benneteau.

Conclude infine prima con una nota seria e poi con un augurio per il futuro. Quando gli viene fatto notare che i tennisti di secondo piano soffrono economicamente per il blocco, lui ammette schiettamente: “Mi dispiace. Ma sono più preoccupato dell’operaio della Finsider”. Mentre una volta che la vita sarà tornata alla normalità, “speriamo di riuscire a fare un po’ di ironia anche su questa brutta cosa. L’ironia batte tutto“. E lui anche in questo campo se ne intende parecchio.

************************************
Il tennis è bloccato. Lo sport è bloccato. La vita di tutti i giorni è bloccata. E chissà quando si potrà tornare alla normalità, se così si potrà chiamare. Il Coronavirus ci costringe a fermarci e a stare isolati tra le mura di casa. Tutti scelgono di uccidere la noia alla propria maniera, con qualcosa che amano o fare o qualcosa che ancora non sanno fare. Anche Thomas Fabbiano e Filippo Baldi (numero 147 e numero 249 della classifica ATP) si sono fermati, assieme a tutti gli altri colleghi del Tour. Il tarantino ha rilasciato un’intervista alla Gazzetta del Mezzogiorno dove ha commentato lo stop del circuito fino al 7 giugno.

“Ero a Indian Wells con il mio preparatore fisico” ha raccontato. “Dovevo preparare le tourné americana, che prevedeva anche il Challenger di Phoenix e il Masters 1000 di Miami. Subito dopo l’annuncio della cancellazione di Indian Wells sono tornato in Italia, senza che la cancellazione dei torneo fosse ufficiale. Non sapevo sarebbe accaduto nei giorni successivi. Rimanere in America non mi sembrava una buona idea”.

Gli Stati Uniti sono attualmente la nazione con più contagiati al mondo (oltre 82.000 accertati) e Fabbiano ha evidenziato la poca prudenza del Paese nell’affrontare la diffusione del virus, che ha portato a numeri di contagio così drammatici: “Si respirava un clima normalissimo, non c’era niente che faceva pensare a uno stop. Tuttavia il circolo è rimasto aperto anche dopo la cancellazione, tutti potevano continuare ad allenarsi. Lì ho notato che stavano sottovalutando il problema, anche rispetto alle misure adottate in Italia. Forse proprio questo mi ha spinto a tornare subito, non volevo rischiare”.

“Ricordo che stranamente quando siamo atterrati in Italia nessuno ci ha sottoposti a ulteriori controlli rispetto alle norme” ha puntualizzato però il tarantino, che ora sta rispettando la quarantena a Sanremo e si allena a casa, nonostante sia tra i tennisti che, secondo la FIT, possono scendere in campo per allenarsi, con le dovute precauzioni. “Ho deciso di non rischiare nulla e aspettare l’evolversi della situazione” ha detto nell’intervista. “Si dovrebbe riprendere il 7 giugno e perciò c’è tempo per riprendere la forma fisica. In questo momento non penso che un tennista la possa vivere diversamente da un lavoratore che non può andare a lavorare. Il sacrificio vero è quello dei medici e degli infermieri”.

Anche Filippo Baldi resta a casa, a Palermo, città in cui si è trasferito a fine 2016 (Baldi è nato a Milano) per allenarsi con l’ex allenatore di Roberta Vinci, Francesco Cinà. Dalla Sicilia ha rilasciato un’intervista a ‘Il Giorno’. “Qui la situazione è un po’ meno grave rispetto al Nord” ha detto Baldi, originario proprio della Lombardia martoriata dal Covid-19. “Ho la sensazione però che gran parte della popolazione non abbia capito appieno la gravità della situazione. Io ero appena tornato da un Challenger in Francia, a Pau, e mi preparavo a partire per gli Stati Uniti per partecipare a un corso dell’ATP e poi a un Challenger in Ecuador. Poi è arrivato lo stop”.

Fermare tutto nell’immediato è stata una decisione corretta secondo Baldi, che non condivide però l’azione del Roland Garros: “Non si sa quando riprenderemo perché la situazione è in continua evoluzione e lo stop è ipotetico. ATP e ITF secondo me hanno agito correttamente, viviamo una situazione inedita. Tuttavia giocare due tornei dello Slam in cinque settimane, considerando il tre su cinque e il cambio di superficie, è sbagliato. Probabilmente non sarà un mio problema, ma ho sempre l’obiettivo di entrare nei tabelloni degli Slam”.

*********************************
La tennista georgiana Sofia Shapatava, numero 371 al mondo, ha lanciato una petizione online chiedendo all'International Tennis Federation (ITF) e ai circuiti Atp e Wta, rispettivamente federazioni maschili e femminili, di fornire supporto finanziario ai giocatori durante lo stop al mondo del tennis causato dall'emergenza Coronavirus.

La Shapatava ha affermato: "Ho avuto diverse conversazioni con i miei colleghi e amici per i loro programmi nei prossimi mesi. Tutti i tennisti di livello inferiore non hanno risparmi ed è un argomento molto difficile. Di solito tutti guadagnano attraverso gli allenatori o i premi in denaro dai tornei, ma ora, tutti i tornei sono bloccati e non c'è modo di avere nuove entrate. Nessuno si prende cura di noi e non abbiamo sicurezza. Sono preoccupata e non sono sicura di mettere cibo sul tavolo. Non c'è stato nessun reale stop alle bollette e dobbiamo pagare ogni mese, è dura se stiamo fermi per oltre un paio di mesi" Infine la Shapatava ha concluso: "Qualcuno deve assumersi la responsabilità dei giocatori in quanto anche noi siamo impiegati e non siamo pagato abbastanza. È un momento di grave crisi e di stop alle competizioni, abbiamo bisogno di supporto".

**********************************
L'ex tennista ed ora commentatrice Lindsay Davenport ha parlato al canale Tennis Channel della decisione del giovane talento brasiliano Thiago Seyboth Wild di annunciare la sua positività al Coronavirus attraverso i propri profili social.

Ecco le sue parole: "Applaudo pubblicamente Thiago per essere uscito pubblicamente, non è affatto facile. So che al momento ci sono molti giocatori che stanno vivendo una situazione difficile in Italia, Spagna e Francia e penso che, quando tutto sarà finito, ascolteremo diverse storie quasi horror da molti di questi giocatori che raccontano tutto quello che stanno passando"

Ha poi raccontato: "Penso che questo avvertimento è un campanello d'allarme per tutti i giocatori, in particolare per coloro che ancora dovevano essere allarmati da questo virus. Ci sono atleti che ancora devono capire chiaramente il motivo della sospensione e cancellazione di alcuni tornei".

Infine conclude l'ex campionessa: "Sarà davvero difficile. Non credo affatto che Thiago sia l'unico tennista ad avere questo virus. Abbiamo tanti giocatori in giro per tutto il mondo e sono in tanti a lottare contro questo virus".

Thiago Seyboth Wild si è fatto conoscere in questa stagione grazie alla vittoria nel torneo di Santiago.
 
Top
CAT_IMG Posted on 29/3/2020, 13:39     +1   -1
Avatar

Senior Member

Group:
Administrator
Posts:
55,196
Reputation:
+10
Location:
Bari Palese

Status:


Lo stop forzato dei circuiti ATP e WTA sta causando immensi grattacapi a tutti coloro che gravitano nell’orbita del tennis professionistico. C’è ancora un grosso punto interrogativo su quando sarà possibile ritornare a una parvenza di normalità e nel frattempo tutti i componenti del circo tennistico cominciano a fare due conti, a partire dai giocatori.

I tennisti sono liberi professionisti, i cui introiti sono strettamente legati alla possibilità di competere e di vincere: se non ci sono tornei, gli introiti si riducono a zero, almeno per quel che riguarda i montepremi ufficiali. Qualcuno può contare su rendite da sponsorizzazioni, le quali però tendono a essere legate alle apparizioni nei tornei, soprattutto quelli importanti, soprattutto nei turni avanzati. Più si scende nel ranking, più le cifre garantite dagli sponsor e non legate ai risultati ottenuti in campo si fanno più basse. E poi bisogna considerare anche le persone che fanno parte dei vari team: gli allenatori, i preparatori fisici, i fisioterapisti, i quali sono stipendiati dai giocatori stessi (qualche volta da più di uno, dato che non sono rari i casi di condivisione) e che anch’essi spesso e volentieri hanno una parte “variabile” dello stipendio legata alle vincite del giocatore assistito.

Il quotidiano francese l’Equipe ha parlato con Morgan Menahem, 45 anni, ex agente di sportivi di alto livello come Jo Wilfried Tsonga, Julien Bennetteau e il cestista Tony Parker, il quale ha suggerito un intervento da parte dell’ATP (non ha parlato del Tour femminile) che potrebbe attivarsi distribuendo una sorta di contributo una-tantum, in funzione della durata dello stop, che potrebbe essere ricavato dal fondo pensione dell’ATP.

Attualmente, ogni anno 165 giocatori (125 in singolare e 40 in doppio) beneficiano di un versamento a loro nome nel fondo pensione pari a una somma fissa uguale per tutti decisa dall’ATP a fine anno. Fino al 2018 un giocatore doveva aver ottenuto il diritto al contributo per almeno cinque anni prima di poter aver diritto alla pensione, mentre ora anche con tre o quattro anni di “contributi” si può beneficiare di una parte della somma versata. I giocatori che hanno maturato il diritto possono iniziare a ricevere la loro “pensione” a partire dal cinquantesimo compleanno.

In questo periodo si potrebbero utilizzare il denaro dei fondi pensione per elargire un contributo ai giocatori momentaneamente disoccupati, e la somma potrebbe essere restituita sotto forma di una pensione leggermente più bassa per gli aventi diritto oppure attraverso un “rabbocco” da effettuare in un futuro più immediato quando la situazione si dovesse normalizzare.

La possibilità concreta che i tornei del Grande Slam possano non disputarsi rappresenta uno spauracchio non di poco conto per tutti quei giocatori che navigano al di sotto del 120°-130° posto nel ranking, che rappresenta un po’ lo spartiacque tra chi riesce a guadagnare con il tennis e chi invece va in perdita ogni anno, secondo quanto rivelato diverso tempo fa da tennisti, tecnici e allenatori (potete farvi un’idea leggendo questo pezzo). Il solo montepremi delle qualificazioni dei tornei dello Slam rappresenta un introito irrinunciabile da parte di quelli che normalmente frequentano tornei Challenger e ITF: un terzo turno nel tabellone cadetto al Roland Garros, per esempio, elargisce un montepremi di 24.000 Euro (meno le tasse), più eventuali bonus derivanti dalle sponsorizzazioni che possono ammontare anche loro a svariate migliaia di Euro. Si tratta di somme indispensabili per poter affrontare tutte le spese della stagione agonistica, tra viaggi, alberghi, spese per gli allenatori e le incordature. Si calcola che un giocatore europeo in tabellone al Masters 1000 di Indian Wells (poi cancellato) e che si fosse recato in California con il proprio team prima del torneo abbia già speso almeno 15.000 euro tra voli, spese e stipendi per il proprio team.


Indian Wells (via Twitter, @BNPPARIBASOPEN)
Chiaramente non ci sono soluzioni semplici a questo problema difficilmente anticipabile e del quale non si intravede la fine. Sempre parlando a l’Equipe, il tennista francese Elliot Benchetrit, n. 208 della classifica, propone una soluzione che vedrebbe i tornei dello Slam anticipare il prize money del primo turno di qualificazione a tutti gli aventi diritto, per poi sottrarre la somma alla data effettiva di svolgimento della competizione. “L’ATP deve trovare una soluzione, anche se capisco che si trovi invischiata in una situazione molto complicata. Credo si dovrebbe decidere a chi eventualmente pagare un contributo in base alla media del ranking degli ultimi anni, non solamente in base all’ultima classifica. Per quel che mi riguarda mi va abbastanza bene perché ho fatto dei buoni risultati negli ultimi tornei dello Slam e quindi sono riuscito a monetizzare [è arrivato al secondo turno del Roland Garros 2019 partendo dalle qualificazioni, riuscendo poi ad entrare in tabellone sia a Flushing Meadows sia all’Australian Open n.d.r], ma in questo periodo è necessario risparmiare il più possibile”.

C’è anche un’altra idea, ancora più radicale, avanzata sempre da Menahem: utilizzare una parte del montepremi delle ATP Finals per distribuendolo a tutti i primi 300 della classifica. “Se l’ATP distribuisse 15.000 dollari ai primi 300 del ranking, la spesa complessiva non arriverebbe nemmeno a un terzo del montepremi totale delle ATP Finals”. La kermesse di fine anno del circuito maschile è l’unico evento controllato direttamente dall’ATP, e dal quale l’associazione ricava buona parte del proprio fatturato, attraverso sponsorizzazioni e diritti TV. “I primi otto giocatori del mondo che arriveranno a Londra – continua Menahem – dovrebbero aver già guadagnato vicino ai 5 milioni di dollari una volta arrivati alle finali [ammesso e non concesso che si giochi almeno metà stagione n.d.r], senza contare tutto quanto guadagnato in sponsorizzazioni e gettoni presenza”. Potrebbero quindi essere nella posizione migliore per fare un sacrificio a favore di tutti gli altri che invece navigano in acque molto meno tranquille dal punto di vista finanziario.

In un mondo fortemente orientato al principio del “winner takes it all” come il tennis, dove il prize money totale è concentrato principalmente nelle mani di un numero molto ristretto di giocatori, questa mossa “assistenzialista” da parte dell’ATP (che dovrebbe necessariamente passare per l’approvazione da parte dei Top 10 e del Players’ Council) potrebbe rappresentare un’inversione di tendenza quantomai opportuna in questo momento di grande incertezza. Per non rischiare di trasformare il circuito professionistico in un circuito itinerante di una dozzina di persone come ai tempi di Jack Kramer.

**********************************
di Ubaldo Scanagatta

Cerchiamo di trattare quegli argomenti che ci accorgiamo – in tempi di Coronavirus e di tennis off limits per chissà quanto tempo ancora – vengono discussi fra gli appassionati che sono bombardati da bollettini più o meno catastrofici sui contagi e ogni tanto vorrebbero anche distrarsi un po’ con qualche argomento più leggero.

Avverto subito di seguito i lettori superstiti per correttezza, o onestà intellettuale come ormai si usa dire, che non ho notizie certe sulle ipotesi che sto per fare, ma che tuttavia uso le previsioni che da più parti del microcosmo tennistico venivano fatte. Non anni fa, ma fino a pochissimo tempo fa. Direi fino alla cancellazione del torneo di Indian Wells – come vola il tempo, sembra un secolo fa! – quando sembravano ancora attendibili, attendibilissime. E tuttavia da qualche dato, da qualche aspetto curioso, da qualche considerazione che ho in testa, penso che una amichevole discussione dovrebbe poter scaturire.

Comincio con il ricordare che fra 2019 e inizio 2020, a far fronte all’inattesissimo, sorprendente, quasi inspiegabile “comeback” di Kim Cljisters si sono verificati tanti ritiri di giocatori noti, a cominciare da un paio di “sempreverdi” top-ten, David Ferrer e Tomas Berdych, per proseguire con Nicolas Almagro, Mikhail Youzhny, Marcos Baghdatis, ma anche Victor Estrella Burgos e Max Mirny. E fra le donne la più famosa è certo l’ex n.1 del mondo Maria Sharapova, ma anche Sweet Caroline Wozniacki, Dominika “Cipollina” Cibulkova. Nel 2018 aveva detto basta Tommy Haas, le nostre Francesca Schiavone, Roberta Vinci e Karin Knapp, Nadia Petrova e chissà quanti/e dimentico… aggiungete pure voi.

Ma cosa si prevedeva che sarebbe successo nel 2020 e oltre? Per quanti questo sarebbe stato l’anno dell’addio? Beh, i gemelloni sovrani del doppio Bryan, 42 anni il prossimo 29 aprile – Bob 119 titoli di doppio e Mike 124 – avevano annunciato che avrebbero giocato l’ultimo US Open per poi appendere la racchetta al chiodo dopo essere stati insieme n.1 del mondo di specialità per 438 settimane (ma Mike lo è stato per 506), di cui 139 consecutive: ennesimo record. Altro record: per 10 anni hanno chiuso la stagione da n.1. Potrebbero rivedere i loro piani e giocare le Finali di Davis a novembre? Anche se adesso perfino la nuova Coppa Davis rischia di saltare, sebbene a Madrid la si giochi quando più tardi non si potrebbe. Ma nessuno può giurare che l’effetto Coronavirus, che in Spagna sta imperversando quasi come in Italia, sia davvero finito, anche se tutti ce lo auguriamo.

Dai 42 anni dei Bryan, andando a ritroso dai più anziani e soffermandosi sugli ex n.1 ecco Venus Ebony Williams. Il 17 giugno Venus compierà 40 anni. Pur avendo vinto 7 Slam (in 16 finali), fra cui 5 Wimbledon, Venus è stata n.1 del mondo in tre occasioni ma complessivamente soltanto per 11 settimane, una differenza enorme con Serena che lo è stata per 319 (9 più di Roger Federer!) e certo gliene ha sottratta più d’una. Beh Venus mi aveva fatto intendere un anno fa che il suo obiettivo era partecipare ancora una ultima volta alle Olimpiadi. Già medagliata d’oro 4 volte (come soltanto la sorella Serena) con un oro in singolo e tre in doppio (più una medaglia d’argento in doppio misto. Record per il tennis, a pari merito con
Kitty McKane Godfree), lei che era già la sola tennista a potersi vantare di aver vinto una medaglia in 4 Olimpiadi diverse (da Sydney 2000 in poi), se fosse riuscita a vincere un’altra medaglia anche a Tokyo avrebbe stabilito un record probabilmente imbattibile. In 14 finali di Slam in doppio femminile lei e Serena non ne hanno persa una.

Le due sconfitte patite con una ragazzina che avrebbe tranquillamente potuto essere sua figlia, la quindicenne Coco Gauff in due Slam, Wimbledon e Australian Open, non l’hanno turbata al punto da dichiararsi pronta al ritiro, però anche se la classifica “ghiacciata” dal virus la vede oggi e per chissà quanto soltanto n.67 del mondo, io confesso che sarei molto ma molto sorpreso se con le Olimpiadi slittate al 2021 Venus non avesse già detto “no mas”. Oltretutto riguardo a Tokyo 2020 da disputare nel 2021 – i giapponesi non vogliono buttare a mare i loghi e tutto il materiale pubblicitario contrassegnato dal 2020 – non si sa ancora quale possa essere la data. Chi dice giugno (quando ci saranno europei di calcio, Giro d’Italia, per citare i primi eventi che mi vengono a mente…), chi dice marzo, quando per almeno uno dei due Masters 1000, Indian Wells oppure Miami si tratterebbe di un nuovo disastro, chi dice la stessa data che era stata programmata per quest’anno.

Ma veniamo a Roger Federer, classe 1981, 8 agosto, il campione immarcescibile che ha un mesetto più di Serena Williams e quindi ha priorità di considerazione. Come Venus, come Serena, lui tiene sempre a ribadire che: a) il tennis lo diverte e fino a quando si diverte non smette (e non credo ne faccia una questione di soldi, sebbene quelli sembrino non bastare mai anche a chi ne ha tantissimi); b) smetterebbe se a chiederlo fosse Mirka, che però è donna pratica e a lei forse un Roger che continui a essere un’icona mondiale ancora attiva non dispiace finché lui può permettersi di portare in giro nei posti più lussuosi del mondo e in aereo privato gemelle, gemelli, cuoco, baby sitters (al plurale) etcetera etcetera… e poiché lui potrà permetterseli sempre, perché piantarla lì?

Però però… per quanto la Laver Cup sembrasse nata anche per prolungare all’infinito la sua carriera, per quanto l’operazione al secondo ginocchio sia stata affrontata con un timing straordinario e questa interruzione di tutto il circuito gli abbia permesso un tranquillo recupero senza lo stress di dover tornare in campo prima del tempo e senza scendere a n.9 del mondo all’epoca di Wimbledon, come sarebbe quasi inevitabilmente accaduto se i tornei non fossero stati cancellati, il tempo passa per tutti e Roger l’anno prossimo avrà 40 anni. E credo che ne sia consapevole. Anche lui, come Venus, sognava una medaglia alle Olimpiadi – per lui sarebbe la terza dopo quella d’oro conquistata in doppio con Wawrinka a Pechino 2008 e quella d’argento a Londra 2012, perdendo in finale contro Andy Murray – ma diversamente da Venus, per quanto adori il tennis ancor più di lei, Roger è troppo orgoglioso per continuare a giocare se non si sentisse più competitivo. Mai e poi mai continuerebbe a giocare se, come Venus, si ritrovasse a n.67 del mondo.

Ancora oggi Roger è persuaso che se è stato battuto da un avversario è stato lui a perderla più che l’avversario a vincerla. Tutt’al più ti dice: “Oggi è stato migliore di me”, ma non ti dice mai: “È più forte di me”. Perché, semplicemente, non lo pensa. Forse con una sola eccezione: quando gioca con Rafa Nadal sulla terra battuta. D’altra parte come dargli torto se nella finale dell’ultimo Wimbledon è arrivato a conquistarsi due matchpoint contro Novak Djokovic, il n.1 del mondo, il dominatore dell’ultimo Slam? Perdere una partita o più partite nella sua Laver Cup non scalfirebbe il suo orgoglio come una serie di sconfitte nei primi turni di qualche Slam o, forse peggio, di qualche torneo minore del circuito ATP. Per questo motivo credo che nella Laver Cup Roger, con la classe che ha, il rispetto che merita, il timore che ancora incuterebbe, potrà giocare fino a 45 anni e far vendere più biglietti al suo amico manager Tony Godsick più di qualunque altro tennista al mondo.

Un anno involontariamente sabbatico allungherà o accorcerà la carriera di Roger? È una bella domanda cui è difficile, difficilissimo rispondere. Tutti, credo, pensiamo che fra tutti i campioni del terzo millennio Roger è quello che può permettersi di rientrare a giocare dopo una lunga pausa e ritrovare rapidamente la capacità di esprimersi su livelli elevatissimi. Non sarebbe così per un Djokovic o per un Nadal che hanno la necessità di sobbarcarsi allenamenti durissimi per entrare in forma, in condizione. Lo dice quanto è accaduto nel 2017 dopo i 6 mesi di stop del 2016 e la rentree incredibile da testa di serie n.17 con il tris Australian Open, Indian Wells, Miami… Però ragazzi, si sta parlando del 2021 e quando si giocherà l’Australian Open 2021 sarà passato un quadriennio da allora. Come da un’Olimpiade all’altra.

Ok che Roger è un fenomeno, ma anche i fenomeni nello sport non sono eterni. Io penso che se il Coronavirus venisse sconfitto prima di Wimbledon – ma non sono ottimista – Roger potrebbe essere più favorito di altri per la stagione sull’erba. Perché rivali capaci di impensierirlo fin dai primi turni sull’erba ce ne sono meno che sul cemento, quindi un tabellone un tantino fortunato potrebbe consentirgli di arrivare in fondo e giocarsela ad armi pari con chiunque, Djokovic compreso. Ma se invece anche la breve stagione sull’erba o addirittura tutta la stagione tennistica andasse a farsi benedire – è il caso di dire – beh, io credo in tutta franchezza che sulla soglia dei 40 anni Roger possa finire per pagare il debito con l’anagrafe e cominciare a inanellare sconfitta dopo sconfitta fino a scendere rapidamente in classifica. E allora neppure l’erba di Wimbledon 2021 potrebbe fare il miracolo di resuscitarlo. Dio sa quanto vorrei sbagliarmi, sia chiaro. Ma se mi si chiede di scrivere quello che penso, questo è quanto.

Passo rapidamente a scrivere di Serena Williams, 39 anni a settembre: la maternità e la voglia di vivere una famiglia, una salute e un fisico non di ferro, il peso che appare nemico ancora più indomabile di tante rivali, le ripetute sconfitte negli Slam, il nono posto in classifica mondiale che anche per via di partecipazioni a tornei sempre più rarefatte mi pare più destinato a peggiorare che a migliorare, il minor timore reverenziale che ormai incute alle più giovani avversarie, mi fanno credere che questo 2020 forse orfano di Slam e quindi nemico del suo sogno di conquistare lo Slam n.24 per raggiungere Margaret Court – un vero incubo, non so quante volte si svegli di soprassalto ripensando a Roberta Vinci e a quella semifinale dell’US Open 2015 – possa essere davvero l’ultimo anno di Serena.

E qui scusatemi se tradisco il titolo che avevo fatto prima di cominciare a scrivere – i grandi maestri del giornalismo hanno sempre detto che si dovrebbe fare così, le idee devono essere chiare fin dall’inizio – ma anche per essere andato fin troppo lungo, mi fermo. Mentre per i tennisti sopra menzionati sono abbastanza persuaso di quanto ho scritto – e le smentite dei fatti sono sempre possibili, ci mancherebbe – invece riguardo al 2021 di Nole Djokovic che viaggerà verso i 34 anni e di Nadal che andrà verso i 35, tirerei proprio a indovinare eccedendo in previsioni azzardate e prive di segnali evidenziatisi in una loro qualsiasi dichiarazione. Invece a Roger, alle Williams, qualche frase qua e là sulla “scadenza” di Tokyo 2020 in diversi frangenti era scappata. E anche su quelle mi sono basato.
 
Top
CAT_IMG Posted on 29/3/2020, 15:08     +1   -1
Avatar

Senior Member

Group:
Administrator
Posts:
55,196
Reputation:
+10
Location:
Bari Palese

Status:


La battaglia contro il coronavirus continua e per aiutare a vincerla sono tante le iniziative di sportivi e personaggi famosi che collaborano per raccogliere fondi destinati a combattere l’emergenza sanitaria in atto.

Madison Keys, una delle tenniste di spicco del circuito femminile, ha creato un’iniziativa a scopo benefico chiamata "Kindness in crisis": una piattaforma che si occupa delle persone più bisognose dal punto di vista finanziario in questo momento così drammatico.

L'iniziativa ha lo scopo di mettere insieme il denaro raccolto dagli atleti professionisti di diversi sport e destinarli direttamente a tutte quelle persone che non riescono da sole a far fronte a questa emergenza sanitaria.

“Siamo in un momento in cui molti di noi stanno vivendo paura e isolamento, quindi ho voluto fare un passo avanti, offrire il mio aiuto, anche se è soltanto un piccolo gesto. Durante la scorsa settimana, questa idea si è diffusa cosi tanto che ora stiamo regalando buoni regalo VISA alle persone che combattono contro questo virus. L'obiettivo che ho con il resto degli atleti è quello di raccogliere quanti più soldi possibili per alleviare tutto il male che il COVID-19 ci ha portato”, spiega la stessa Madison Keys. Oltre questo, l’attuale numero 13 del mondo ha deciso di donare una carta regalo del valore di $100 a venti persone che saranno sorteggiate negli Stati Uniti dall'organizzazione WTA Charities, fra coloro che hanno mandato una lettera per partecipare all’estrazione di beneficenza.

Considerando il grande successo che ha avuto l’iniziativa, la tennista di Rock Island, ha deciso di aumentare a 40 il numero di carte regalo che saranno consegnate ai vincitori. “Sono lieta che WTA Charities abbia deciso di collaborare con la nostra iniziativa permettendo di aiutare persone in un momento davvero difficile. Lavorare insieme per sostenerci l'un l'altro è esattamente ciò di cui abbiamo bisogno adesso", ha dichiarato l’americana.

Tra le sue aste pubbliche, ci sono diversi oggetti che ha usato nella finale degli US Open 2017: scarpe da ginnastica, camicetta e racchetta.

Anche altri atleti come la sciatrice Mikaela Shiffrin o il ciclista Jessie Diggins hanno contribuito con i loro oggetti firmati. “Con il coronavirus che causa così tanta paura, ansia, estraniamento sociale e isolamento, ora è più importante che mai comunicare con la gente per dare supporto e far sentire a tutti che nessuno è solo. Sono entusiasta di vedere come altri atleti si uniscono ai miei sforzi, siamo tutti nella stessa squadra", conclude Madison.

********************************
La prossima settimana si deciderà il futuro del torneo di Wimbledon. A causa dell’emergenza sanitaria che sta colpendo il mondo, l’ATP ha deciso di sospendere il Tour fino al 7 giugno, ma considerando la situazione la ripresa delle competizioni potrebbe slittare ulteriormente.

In un’intervista al quotidiano The Age, John Millman ha parlato proprio della 134ª edizione dei Championships. “Spero che il torneo sia cancellato o almeno rinviato. Nella migliore delle ipotesi potrebbe tenersi ad agosto o settembre” , ha spiegato l’australiano. “Quando parliamo della salute delle persone bisogna guardare le cose dalla giusta prospettiva. Stiamo affrontando un problema molto serio. Dovremo essere tutti uniti ed allineati per quando riguarda la decisione di riprendere il Tour. Forse il Coronavirus cambierà le posizioni di molti tornei. Un paese potrebbe riuscire a contenere il contagio, ma se qualcuno arriva sul posto da parti diverse, il torneo non può andare avanti. Non puoi far disputare un torneo se alcuni giocatori non possono arrivarci. Dobbiamo aspettare un vaccino o che il virus segua il suo corso prima di tornare in campo. Non riesco ad ipotizzare una ripresa veloce. Non giocheremo a tennis per molto tempo”.
 
Top
CAT_IMG Posted on 30/3/2020, 14:14     +1   -1
Avatar

Senior Member

Group:
Administrator
Posts:
55,196
Reputation:
+10
Location:
Bari Palese

Status:


Il vice presidente della Federazione tedesca di tennis Dirk Hordoff, non è nuovo a dichiarazioni bomba alla stampa: ricordiamo infatti che poco più di un anno fa aveva attaccato sulle pagine dei giornali il Transition Tour della ITF, quello che poi venne ribattezzato il World Tennis Tour e abbandonato dopo solamente pochi mesi.

Quest’oggi il membro del Consiglio dell’ITF ha fornito alcune anticipazioni al quotidiano francese l’Equipe secondo le quali il torneo di Wimbledon verrà cancellato nel 2020 a causa dell’emergenza Covid-19, e anche il Roland Garros non verrà disputato nelle nuove date (20 settembre – 4 ottobre) così celermente occupate dalla Federazione Francese.

L’edizione 2020 di Wimbledon sarà annullata?
Sì. I tornei sull’erba hanno già deciso di annullare tutti gli eventi, si attende l’annuncio di Wimbledon mercoledì prossimo. Non si tratta di voci: verrà annunciato l’annullamento del torneo. È senza dubbio l’unica decisione possibile. Non ci sarà uno spostamento. Si può giocare il Roland Garros a settembre-ottobre, ma non Wimbledon perché è troppo umido per poter giocare sull’erba. E inoltre, si discute di ricominciare a giocare in ottobre, ma non siamo sicuri.

E il Roland Garros? Avrà luogo nelle date annunciate tra il 20 settembre e il 4 ottobre?
No. I dirigenti dell’ATP e della WTA sono stati chiarissimi: il modo di agire del Roland Garros è stato inaccettabile. Wimbledon e lo US Open si sono uniti all’ATP per fare un comunicato comune contro l’iniziativa presa dai francesi. Non c’è nulla contro il Roland Garros, che è un torneo molto importante. Se c’è una possibilità che si possa giocare, saremo tutti contenti. Ma il loro modo di fare l’annuncio, l’assenza delle qualificazioni, le date… Se tutti cominciano ad agire in questo modo, il tennis è morto. Non è il tradizionale modo di fare dei francesi, che solitamente si basano sulla solidarietà e sull’unità. È invece il modo di fare del presidente Bernard Giudicelli, è disgustoso. Per il tennis e per la Francia. Sono sicuro che si sia fatto prendere dal panico a causa delle imminenti elezioni (per la presidenza FFT nel febbraio 2021). Ha cercato di segnare qualche punto contro il suo avversario Gilles Moretton. Oggi l’idea è di provare a fare il Roland Garros in ottobre, e di avere una breve stagione sulla terra battuta prima.

L’ATP può veramente mettere in atto la sua minaccia e togliere i punti al Roland Garros?
Non è una minaccia: l’ATP l’ha comunicato al Roland Garros e alla FFT: ‘Se continuate con questa idea, non vi assegneremo punti per la classifica’. E non finirà con l’edizione di quest’anno: niente punti non solo questa stagione ma anche la prossima. Non mi piacciono le guerre, ma non rimane altro da fare che combattere in questo momento. È una follia. Bisogna preoccuparsi soprattutto di sconfiggere il virus, di salvaguardare la salute della popolazione, bisogna smetterla con questi giochini del gatto con il topo all’interno della nostra organizzazione. Bisogna fare quello che è meglio per il tennis. Andrea Gaudenzi (il nuovo presidente dell’ATP) vuole mettere d’accordo tutti quanti, è questo il suo obiettivo. Ma non è il caso di preoccuparsi per lui, è molto forte, è tranquillamente capace di dar seguito alla minaccia e togliere i punti al Roland Garros. L’ATP è stata chiarissima.

Sembra che lei consideri Giudicelli come il principale responsabile della situazione.
Bernard sa di aver commesso un grosso errore. Pensava di poterla scampare, ma non ha alcun supporto. Sperava di avere l’ITF dalla sua parte, è per quello che ha eliminato le qualificazioni, per dare un contentino a David Haggerty (il presidente ITF) e alla sua Coppa Davis. Ma le cose non funzionano così. Non è una persona molto intelligente. Ieri (sabato) un dirigente mi ha detto: ‘Quello che ha fatto sarà la sua Waterloo’. Prima di annunciare lo spostamento del torneo a settembre, aveva tenuto una conference call con il management di ATP e WTA, e credo fosse presente anche Haggerty. Tutti gli hanno detto: ‘Non puoi fare una cosa del genere. Troveremo una data, troveremo una soluzione, ma dobbiamo farlo tutti insieme’. E durante questa conversazione ha premuto il pulsante per pubblicare il suo comunicato stampa per annunciare lo spostamento di data. Nel bel mezzo della discussione! Steve Simon (CEO della WTA) gli ha urlato contro… Il Roland Garros merita tutto il nostro rispetto, nessuno lo mette in discussione, tutti vogliono che si svolga, ma non puoi fare una cosa del genere. Stiamo tutti parlando di date, ma non si può fare che chi primo arriva meglio alloggia. Non si può fare un calendario in questo modo.

Il Roland Garros ha la forza per poter vincere questo braccio di ferro?
Credo che la Federazione Francese sia perfettamente consapevole della situazione. Sa di essersi messa contro tutto il mondo del tennis, compresi i giocatori. Non ha alcuna chance di vincere questa battaglia. Non si può vincere da soli contro tutti. Questo modo di pensare e di agire (quello di Giudicelli) non fa parte dei valori della Francia o di un Paese europeo. Non si può lavorare così. Bisogna avere rispetto reciproco, essere consapevoli che si fa parte di una comunità, non essere egoisti e non pensare solamente ai propri interessi.

Lei come si immagina il resto della stagione?
Andrea (Gaudenzi) l’ha sempre detto: i tornei più importanti sono quelli del Grande Slam. Facciamo del nostro meglio perché si giochino. Poi i Masters 1000. Poi vedremo. Ma al momento non si può sapere quando la stagione potrà riprendere. Non sappiamo se potremo giocare ancora a tennis nel 2020. Secondo me, se non si trova un vaccino o una cura, la stagione è finita. Vi immaginate la gente viaggiare da una parte all’altra del mondo per andare ai tornei di tennis? Gli spettatori, i giocatori, gli allenatori, i fisioterapisti, gli arbitri… Al momento ci sono cose più importanti del tennis. Per lo US Open, bisogna vedere come sarà la situazione a New York. Ma non ho delle buone sensazioni. Si può sperare in una stagione sulla terra battuta nelle date successive a quelle dello US Open. Forse all’inizio di settembre, oppure a metà settembre, forse in ottobre. Ma è impossibile sapere ora cosa accadrà.

Il tennis è in pericolo dal punto di vista economico?
Il mondo intero è in pericolo dal punto di vista economico. Al momento non si sa quale danno verrà provocato all’economia mondiale da questa epidemia. E il tennis fa parte dell’economia mondiale. Ma se vuole la mia opinione, non credo che un giocatore nei primi 100 possa avere problemi di sopravvivenza. Forse alcuni dovranno vendere la propria Mercedes e comprare una Peugeot! Ma nessuno avrà problemi seri. Da una decina d’anni a questa parte il tennis sta molto bene, i prize money non fanno che aumentare. Mi ricordo, quando Reiner Schuettler ha disputato il Roland Garros per l’ultima volta, nove anni fa, ha vinto 13.000 euro. Oggi il premio più basso è 40.000 o 50.000 euro. I premi sono aumentati talmente tanto che i giocatori sono portati a pensare che non possa essere altrimenti. Il tennis sopravviverà. Tuttavia ci potranno essere dei problemi con alcune aziende che non vorranno più sponsorizzare i tornei per concentrarsi sul benessere dei propri dipendenti. L’economia del tennis cambierà dopo la crisi. Non so come, ma sarà diversa.

**********************************
Persino in anticipo rispetto alle attese, il comitato olimpico ha ufficializzato le date in cui sono stati riprogrammati i giochi di Tokyo 2020 – la denominazione rimarrà la stessa, così come il logo – che andranno in scena dal 23 agosto all’8 agosto 2021, praticamente un anno preciso in ritardo rispetto alle date previste per quest’anno (24 luglio-9 agosto). Le paralimpiadi si svolgeranno invece dal 24 agosto al 5 settembre.

La decisione è stata presa oggi in teleconferenza in una riunione tra il presidente del CIO Thomas Bach, il presidente del comitato organizzativo Mori Yoshirō, il governatore di Tokyo Koike Yuriko e il ‘ministro olimpico’ Hashimoto Seiko ed è supportata da tutte le federazioni sportive internazionali e dai comitati olimpici nazionali. Lo spostamento è stato ufficializzato per proteggere la salute di atleti e tutte le persone coinvolte, per sostenere il contenimento del coronavirus, per salvaguardare gli interessi di atleti e sport olimpici e per l’integrità del calendario sportivo globale.

“Queste nuove date, successive di un anno esatto rispetto a quelle originariamente pianificate per il 2020, danno alle organizzazioni sanitarie e a tutti coloro che sono coinvolti nell’organizzazione dei Giochi tutto il tempo necessario per affrontare la situazione in costante mutamento a causa della pandemia di COVID-19″ si legge nel comunicato ufficiale. “In questo modo, ogni conseguenza sul calendario sportivo internazionale causata dal rinvio verrà tenuta al minimo, e ci sarà tempo a sufficienza per concludere i tornei di qualificazione“.

A seguito di questa decisione, il presidente del CIO ha parlato in questo termini: “Voglio ringraziare le federazioni internazionali per il supporto unanime e i comitati olimpici nazionali per lo spirito di collaborazione e per il supporto nel processo decisionale dei giorni scorsi. Vorrei inoltre ringraziare la commissione degli atleti del CIO, con cui siamo rimasti in contatto costante. Sono fiducioso che lavorando assieme al comitato organizzativo di Tokyo 2020, alle amministrazioni di TOkyo, al governo giapponese e a tutte le parti in causa possiamo venire a capo di questa sfida senza precedenti. L’umanità si trova in un tunnel buio. I Giochi Olimpici possono essere la luce alla fine di questo tunnel“.

In coda al comunicato, si legge che tutti gli atleti già qualificati per le Olimpiadi avranno un posto assicurato per la prossima estate. Questo è il risultato del fatto che i Giochi di Tokyo, in accordo con il Giappone, rimarranno i ‘Giochi della XXXII Olimpiade’.

Tokyo-2021-e1585570940952

************************************
Con il passare delle settimane, sembra sempre più chiaro che non si tornerà in campo l’8 giugno come inizialmente previsto. L’emergenza Coronavirus non ha ancora toccato il suo picco e la cancellazione di Wimbledon pare imminente. Nonostante questo, Steve Simon, CEO della WTA, prova ad ostentare ottimismo. “Ovviamente la “famiglia” della WTA sta attraversando lo stesso momento delicato che stanno attraversando milioni di altre persone nel mondo. Spero che tutti i fan del tennis sparsi per il globo siano in buona salute e stiano affrontando con positività questa emergenza. Sono tempi difficili, senza precedenti, dobbiamo uscirne tutti insieme. In questo momento stiamo esaminando tutti i dati a nostra disposizione e, come chiunque altro, cerchiamo di attenerci alle indicazioni degli esperti e di rispettare le direttive governative”, ha commentato Simon ai microfoni di Tennis Channel.

“La WTA e il tennis più in generale sono particolari perché agiscono su scala globale. Tutte le restrizioni sui viaggi e le difficoltà che si stanno affrontando avranno inevitabilmente delle conseguenze per gli spostamenti dei giocatori e delle giocatrici. Al momento, la speranza è quella di riuscire a giocare la stagione sull’erba, ma bisogna anche essere realistici. Non si può escludere un ulteriore slittamento della ripresa delle competizioni. D’altronde, la priorità resta sempre la sicurezza dei nostri atleti, del nostro staff e, ovviamente, dei nostri tifosi. Vogliamo tornare a giocare il più presto possibile; speriamo di riuscirci a giugno, ma se non ci fossero le condizioni si riprenderebbe a giocare questa estate sul cemento degli Stati Uniti” – ha aggiunto.
 
Top
CAT_IMG Posted on 31/3/2020, 14:11     +1   -1
Avatar

Senior Member

Group:
Administrator
Posts:
55,196
Reputation:
+10
Location:
Bari Palese

Status:


C’è anche il complesso del Queens di New York tra i numerosi impianti sportivi che stanno offrendo supporto logistico in questi giorni di emergenza sanitaria mondiale. Una zona di campi da allenamento al coperto, nel parco che ospita lo US Open, sta per essere infatti trasformata in un ospedale temporaneo da 350 posti letto. Lo ha confermato al Wall Street Journal il portavoce della USTA, Chris Widmaier. Nella struttura – almeno in una prima fase – non saranno ospitati pazienti positivi al Covid-19 -, ma con una rapida possibilità di riconversione in base alle esigenze stabilite dal Nucleo di gestione delle emergenze dello Stato di New York. Nei locali dello stadio Louis Armstrong verranno invece preparati 25mila pasti al giorno per i pazienti positivi al coronavirus degli ospedali cittadini, per il personale sanitario e per altre fasce della popolazione che dovessero averne necessità. “Siamo qui per aiutare i cittadini di New York, non ci tireremo indietro“, ha concluso Widmaier.

****************************
Lionel Maltese, docente di strategie d’impresa e membro del Comitato esecutivo della Federazione francese, ha preso la parola su L’Equipe spiegando le ragioni del Roland Garros. Lo Slam parigino si trova infatti in questo momento sotto il fuoco incrociato di chi – dopo l’annullamento imposto dall’emergenza sanitaria – non ha condiviso lo spostamento unilaterale in autunno, deciso senza tener conto degli altri interessi in gioco. L’ultimo fronte è stato aperto dal vicepresidente della federazione tedesca Dirk Hordorff che (sempre al quotidiano francese) ha anticipato la probabile cancellazione di Wimbledon sostenendo l’impossibilità per il Roland Garros di disputarsi nelle nuove date (dal 20 settembre al 4 ottobre) e appoggiando la minaccia avanzata dall’ATP di togliere valore per il ranking allo Slam francese.

FRONTE APERTO – Maltese, da fondo campo, risponde colpo su colpo. “Hordorff è molto vicino a Vasek Pospisil, che da membro dell’ATP Players Council conduce una battaglia personale, sostenendo la Laver Cup che (nelle stesse date, dal 25 al 27 settembre, ndr) spera si possa giocare a Boston. Rafael Nadal ha recentemente sostenuto il fatto che il Roland Garros possa aver luogo regolarmente nel momento in cui le condizioni di salute pubblica e sicurezza lo consentiranno. Credo che Hordorff non abbia ben presenti le conseguenze che avrebbe il mancato svolgimento del Roland Garros a settembre, nel momento in cui lo sviluppo dell’epidemia dovesse consentirlo. Annullare il torneo comporterebbe una perdita di 260 milioni di euro, a cui aggiungere i 100 che ogni anno vengono donati alla FFT per la diffusione del tennis a tutti i livelli in Francia. Senza Roland Garros, la federazione dovrebbe indebitarsi per mantenere il livello di occupazione garantito oggi nel complesso, anche a livello amatoriale. Abbiamo la responsabilità di intere famiglie. Ci siamo mossi su date che sarebbero state nel mirino anche di Wimbledon e dello US Open, senza trascurare il Masters 1000 di Miami che ci stava pensando. Sapevamo anche che posizionarci in anticipo rispetto agli altri ci sarebbe costato critiche a livello mediatico“.

CONSEGUENZE – La ricaduta di una cancellazione, aggiunge Maltese, non sarebbe soltanto locale. “Per il bene del tennis mondiale – spiega – servirebbe unità a livello politico. Questa al momento non c’è, ma credo che provare a mantenere in calendario gli Slam rappresenti una priorità per l’intero movimento. Non solo per una questione tecnica, ma anche di impatto sociale ed economico. Nell’emergenza e con la stagione devastata, i quattro Slam hanno il compito di far sì che il tennis continui a mantenere una dimensione globale. Dovrebbero ragionare all’unisono, invece ognuno coltiva il proprio interesse. Più nell’immediato, non ho timori per i top 50: i giocatori di primissima fascia sono aziende che resisteranno anche a questa crisi. C’è però il rischio di vedere allargato il divario economico con tutti gli altri tennisti e anche a discapito dei tornei, quelli non supportati dalle grandi banche. ATP e WTA sono strutturati in modo da poter proteggere i loro circuiti, l’ITF con meno sponsor rischierebbe e con lei anche la nuova Coppa Davis“.

RIPARTIRE – L’esigenza sottolineata da Maltese è quella di dare, in ogni caso, un senso al 2020 del tennis. “Se saltasse per intero la stagione – tiene a puntualizzare -, soprattutto se dovessero saltare gli Slam, si rischierebbe un crollo con un pericoloso effetto domino. Già alcuni Masters 1000 sono in seria difficoltà, perché una clausola assicurativa contro un’eventualità del genere avrebbe avuto un costo spropositato. Faccio un esempio, in scala: sono nel Comitato organizzatore dell’ATP 250 di Marsiglia, che si è potuto disputare a febbraio prima dello stop. Per un evento del genere, la cancellazione avrebbe rappresentato un fallimento totale dal punto di vista economico, senza paracadute per i posti di lavoro e i fornitori. L’unica soluzione sarebbe stata vendere i diritti di quella settimana a un’altra città“.
 
Top
CAT_IMG Posted on 1/4/2020, 14:07     +1   -1
Avatar

Senior Member

Group:
Administrator
Posts:
55,196
Reputation:
+10
Location:
Bari Palese

Status:


L’emergenza legata alla pandemia di COVID-19, la malattia causata dal coronavirus, ha letteralmente sconvolto la stagione del tennis. Dapprima è saltato il Sunshine Double, ovvero i prestigiosissimi tornei di Indian Wells e Miami. Poi, dopo qualche esitazione soprattutto da parte della WTA, è stata annullata l’interra tournée sulla terra rossa europea, ricca di eventi di grande importanza e tradizione come Montecarlo, Madrid, Roma e Stoccarda, e necessaria preparazione per il secondo Slam stagionale, il Roland Garros – che nel frattempo ha traslocato a fine settembre. A breve, stando alle rivelazioni di una fonte ben informata, il vice-presidente della federazione tedesca Dick Hordoff, probabilmente verrà annunciata anche la cancellazione della stagione sull’erba, incluso ovviamente Wimbledon.

E quindi cosa rimane? Si possono fare delle ipotesi basate su un possibile calendario ridotto che vada da luglio fino alla fine dell’anno, intendendo letteralmente la fine dell’anno solare. Secondo Cristopher Clarey, noto giornalista del New York Times, nel caso in cui si decida di provare a riprendere quest’anno ATP e WTA potrebbero voler recuperare più eventi possibili, cancellando di fatto la off-season. Tra quelli che non hanno ancora annullato l’edizione 2020, la priorità andrebbe presumibilmente ai tornei più importanti, partendo dunque da Slam, Masters 1000 e Premier nei rispettivi circuiti per poi considerare tutti gli altri. Peccato che alcuni tornei, per quanto importanti, non possono essere disputati in altri periodi, in primis per questioni climatiche. Ad esempio come lo stesso Hordoff ha suggerito, giocare Wimbledon in autunno non è possibile.

Quindi per immaginare come si potrebbe svolgere una tale mini-stagione e quali tornei si possano effettivamente sistemare in altre collocazioni bisogna tenere conto di due criteri: l’importanza del torneo e la possibilità effettiva che il torneo possa avere luogo in altre date. Proviamo a farlo.

Al momento, per quanto ne sappiamo, la carovana del tennis dovrebbe ripartire ad inizio luglio. Sembra difficile che la stagione riparta già in piena estate considerando l’aumento esponenziale della diffusione del virus a livello globale. Inoltre, va sottolineato come di solito luglio sia un mese di transizione nel calendario del tennis, con una serie di eventi non di primissimo piano che renderebbe meno doloroso un ulteriore rinvio della stagione. Il circuito ATP si divide tra tornei sulla terra rossa europea in mezzo ai quali spicca il 500 di Amburgo, un appuntamento di grande tradizione ma che negli ultimi anni ha perso enormemente appeal, e un paio di tornei americani su cemento. La WTA segue un percorso simile e non c’è nemmeno un Premier in programma. L’evento clou dovevano essere le Olimpiadi di Tokyo ma sappiamo come è andata a finire. E anche per questo viene da pensare che questi tornei abbiano i giorni contati.

E così si piomba ad agosto. Ovvero il mese della tournée americana sul cemento, composta da due grandi combined (Rogers Cup e Cincinnati) e altri eventi di rilievo (Washington e San José su tutti), che va a concludersi con gli US Open, terzo Slam stagionale. Insomma, un periodo molto intenso e ricco di tornei che contano molto per il ranking, per gli sponsor, per le televisioni: per tutti. E che non possono essere rimpiazzati da altri. Se la stagione 2020 ripartirà, è presumibile e naturale che riparta da agosto. Peraltro, è il mese in cui si presume ricomincino i principati campionati di calcio, tanto per dire. Se il tennis non ripartirà da qua, allora potrebbe veramente non ripartire più. O quantomeno ci si interrogherebbe sul senso di una stagione in cui non vengono più giocati Slam nel loro periodo prestabilito.

Scartando questi scenari più pessimistici, si arriverebbe a settembre inoltrato. Il mese della discordia. Iniziata dal Roland Garros, che in maniera totalmente unilaterale, ha deciso di riprogrammarsi a fine mese, nelle settimane che vanno dal 20 settembre al 4 ottobre. Nessuno può impedire al presidente della FFT, Bernard Giudicelli, di organizzare l’evento, se non le autorità pubbliche francesi. Al massimo ATP e WTA possono decidere di non attribuirgli punti. Come è ben noto, le nuove date del Roland Garros coincidono con quelle della Laver Cup, mega evento di esibizione organizzato da Roger Federer, che mette di fronte i migliori giocatori europei contro quelli del resto del mondo. Tramite un comunicato ufficiale, la Laver Cup ha comunicato l’intenzione di non muoversi da quelle date e da Boston, la sede designata per la quarta edizione.

Inoltre, mentre il calendario ATP è abbastanza povero di tornei importanti, in quelle settimane la WTA è già nel pieno del suo asian swing, con ad esempio il Premier 5 di Wuhan, l’epicentro del coronavirus, curiosamente. Considerando il clima di guerra che c’è tra le istituzioni del tennis e Giudicelli, Steve Simon, chairman della WTA, non vorrà rinunciare alla sua gallina (orientale) dalle uova d’oro. E così i top player potrebbero ritrovarsi a scegliere tra (da una parte) Roland Garros e Laver Cup/Asian Swing (dall’altra). L’Open di Francia può giocare la carta del prestigio di uno Slam, ma pagare a caro prezzo l’eventuale mancanza di punti così come la transizione sulla terra.

E poi c’è la “questione romana”. Angelo Binaghi, presidente della nostra federtennis, sembra determinato a mettere in piedi gli Internazionali d’Italia ad ogni costo. Nella loro forma attuale, sulla terra rossa, avrebbero senso in preparazione al Roland Garros ma c’è sola una settimana di break tra gli US Open e il Roland Garros nelle nuove date. Inoltre, se Parigi potrebbe valere la messa (il cambio repentino di superficie da US Open a French Open) per alcuni giocatori, per Roma il trade-off è meno convincente. Infine, anche qua viene da chiedersi: ATP e WTA ingoieranno il rospo di un grosso combined ‘sacrificato’ come evento in preparazione di un Roland Garros che potrebbero voler boicottare? Tanto dipenderà quindi anche dallo sviluppo di questi delicati rapporti politici tra istituzioni, attualmente ai minimi termini. Insomma, l’ipotesi degli Internazionali d’Italia a settembre sembra assai poco percorribile.

L’IPOTESI ‘INVERNALE’: PERCHÉ SÌ…

Terminato a metà ottobre l’irrinunciabile asian swing in entrambi i circuiti, con la stagione che comincia a volgere al termine, potrebbe iniziare da parte delle stesse ATP e WTA il disperato tentativo di recupero di alcuni tornei persi in primavera. Certo ci sono alcuni tornei importanti in calendario. Soprattutto in quello ATP, con i due 500 di Basilea e Vienna e il 1000 di Bercy. Ma niente al quale non possa essere sovrapposto qualcosa di ancora più importante, se prendiamo per buono l’esempio parigino.

Così ad esempio verrebbe risolta la questione romana. Il clima della capitale permette di giocare all’aperto anche in quelle settimane. C’è sempre l’incognita superficie, dato che quello è solitamente periodo di tornei indoor sul cemento. Ma Binaghi ha affermato di valutare anche un passaggio al veloce. La WTA magari penserà anche a recuperare Stoccarda, un torneo a lei molto caro, anche perché organizzato da Porsche, e uno dei pochi eventi femminili non combined di un certo spessore. Già si doveva giocare indoor in primavera, quindi poco cambierebbe fare lo stesso in autunno.

Dopo le due Finals dei rispettivi circuiti e quelle di Davis, tre eventi assolutamente improrogabili (anche se indeboliti da classifiche ‘incomplete’), a novembre inoltrato potrebbe iniziare l’invasione della off-season da parte di alcuni tornei che sono stati rinviati. A rigor di logica la priorità andrebbe a Indian Wells e Miami. Anche perché sia in California che in Florida, il clima consente di giocare all’aperto anche in pieno inverno.

In particolare, Indian Wells probabilmente farà di tutto per trovare una qualche collocazione in calendario. Larry Ellison, l’organizzatore nonché cofondatore di Orcale, ha contatti e leve fenomenali all’interno del mondo del tennis. Se c’è un evento che si cercherà in ogni modo di recuperare sarà quello. Compreso magari lo spostamento delle Finals e di tutta la stagione indoor europea a fine 2020 e un inserimento del BNP Paribas Open in ottobre. Una rivoluzione nella rivoluzione. Ma se Indian Wells è sostanzialmente in grado di accentrare su sé stesso quasi tutto il mese di Marzo, si può pensare che riesca a conquistarsi almeno un paio di settimane ad ottobre.

L’IPOTESI ‘INVERNALE’: PERCHÉ NO…

Nonostante la prospettiva di un bimestre novembre-dicembre pieno di tennis sia allettante, questa si scontrerebbe con almeno un paio di ostacoli organizzativi.

Ogni ipotesi di fantacalendario dovrebbe infatti essere accompagnata dal caveat che il tennis non si disputa in uno spazio vuoto. Ci sono altre cose nel mondo. Anche in una ipotesi di mondo “tornato alla normalità” e anzi, soprattutto in quell’ipotesi, bisogna fare i conti con la disponibilità degli impianti. Non tutti i tornei di tennis infatti dispongono di impianti dedicati che rimangono dormienti 50 settimane l’anno in attesa del torneo di tennis. Laddove si gioca in strutture multiuso (palasport, centri congressi, o ancora di più, strutture provvisorie) bisogna capire se è possibile avere il periodo necessario per far svolgere un torneo di tennis (almeno 8-10 giorni tra torneo, qualificazioni, allestimento e smontaggio delle strutture) libero da altri impegni. L’esempio più calzante è quello del torneo di Miami, traslocato lo scorso anno nello stadio dei Miami Dolphins: se la NFL dovesse riprendere, lì non si potrebbe sicuramente giocare.

In ultimo, all’interno di uno scenario con ancora parecchie restrizioni all’inizio dell’autunno, è facile supporre che la nazione messa meglio potrebbe essere la Cina. Le ATP Finals sarebbero probabilmente l’evento più adatto a una disputa “in bolla”, come sta pianificando di fare la NBA con la fine della stagione. Potrebbero offrirsi di prendere gli otto giocatori con relativi staff, blindarli in un albergo e in un palasport a scelta, con test giornalieri e senza pubblico, e far disputare le Finals in questo modo per il beneficio del pubblico televisivo. E magari non soltanto le Finals.

Tra pro e contro, queste sono alcune ipotesi su come prenderebbe forma il calendario di una folle stagione 2020 da luglio a dicembre. Ma sono solo ipotesi. L’unica cosa certa è che tutti sembrano voler salvare il salvabile, coronavirus permettendo. E che per questo sono disposti a mettere molto sul piatto.
 
Top
CAT_IMG Posted on 2/4/2020, 13:47     +1   -1
Avatar

Senior Member

Group:
Administrator
Posts:
55,196
Reputation:
+10
Location:
Bari Palese

Status:


La decisione è arrivata nel giorno annunciato, ed è purtroppo quella che tutti si attendevano. Il Board of Governors di Wimbledon ha annullato l’edizione 2020 del Major londinese a causa della pandemia di COVID-19. Contestualmente ATP e WTA hanno annunciato la sospensione del circuito fino al 13 luglio: salta dunque tutta la stagione su erba ad eccezione del torneo di Newport.

Il comunicato integrale:

È con grande rammarico che il Main Board dell’All England Club (AELTC) e il comitato di gestione dei Championships hanno deciso oggi che i Championships 2020 saranno annullati a causa dei problemi di sanità pubblica legati all’epidemia di coronavirus. I 134esimi Championships si svolgeranno invece dal 28 giugno all’11 luglio 2021.

Il nostro primo pensiero è andato soprattutto alla salute e alla sicurezza di tutti coloro che contribuiscono a mettere in piedi Wimbledon: il pubblico nel Regno Unito e visitatori da tutto il mondo, i nostri giocatori, ospiti, membri, personale, volontari, partner, appaltatori e residenti locali – nonché la nostra grande responsabilità nei confronti degli sforzi della società per affrontare questa sfida globale che sta cambiando il nostro modo di vivere.

Dall’inizio dell’emergenza dell’epidemia di coronavirus (COVID-19) a gennaio, abbiamo seguito le indicazioni del governo del Regno Unito e delle autorità sanitarie pubbliche in relazione alle nostre attività per tutto l’anno, oltre a cercare di ipotizzare la probabile traiettoria dell’epidemia nel Regno Unito. Ciò ci ha permesso di analizzare l’impatto delle restrizioni governative sul consueto inizio in aprile dei preparativi significativi richiesti per organizzare i Championships, nella data originale del 29 giugno, o in una data successiva sempre nell’estate del 2020.

Queste considerazioni sono in particolare legate alle preoccupazioni sollevate dagli eventi di massa e alla pressione sui servizi medici e di emergenza, nonché alle restrizioni di movimento e di viaggio sia nel Regno Unito che nel mondo. Ritenendo probabile che le misure del governo continueranno ancora per parecchi mesi, riteniamo di dover agire in modo responsabile per proteggere il gran numero di persone necessarie per preparare i Championships da rischi – dall’allenamento di migliaia di raccattapalle, agli ufficiali, ai giudici di linea, steward, giocatori, fornitori, media e appaltatori che si riuniscono all’AELTC – e di considerare allo stesso modo che le persone, le forniture e i servizi legalmente richiesti per organizzare i Campionati non sarebbero comunque disponibili in nessun momento questa estate, rendendo impossibile lo spostamento in avanti.

A seguito di una serie di deliberazioni dettagliate riguardo a quanto sopra, è opinione del Comitato di gestione che la cancellazione dei Championships sia la migliore decisione nell’interesse della salute pubblica e che essere in grado di fornire certezza prendendo questa decisione ora, piuttosto che tra diverse settimane, sia importante per tutti coloro che sono coinvolti nel tennis e nei Championships. Gli spettatori che hanno pagato i biglietti attraverso l’estrazione pubblica di Wimbledon per i Championsips di quest’anno riceveranno il rimborso dei biglietti gli verrà offerta la possibilità di acquistare i biglietti per lo stesso giorno e campo dei Championships 2021. Ci metteremmo in contatto direttamente con tutti i possessori dei biglietti.

Inoltre, abbiamo tenuto conto dell’impatto che questa decisione avrà su coloro che si affidano ai Championships – compresi i giocatori e la comunità di tennis in Gran Bretagna e in tutto il mondo – e stiamo sviluppando piani per supportare questi gruppi, lavorando in partnership con l’LTA e gli altri organismi di comando del tennis globale. Questo vale anche per il nostro leale personale, verso il quale prendiamo molto seriamente le nostre responsabilità.

Ian Hewitt, presidente dell’AELTC, ha commentato: “Questa è una decisione che non abbiamo preso alla leggera, e lo abbiamo fatto con il massimo rispetto per la salute pubblica e per il benessere di tutti coloro che si riuniscono per mettere in scena Wimbledon. Ha pesato molto sulle nostre menti il fatto che la disputa dei Championships sia stata interrotta in precedenza solo dalle due Guerre Mondiali ma, a seguito di un’attenta e approfondita considerazione di tutti gli scenari, riteniamo che sia una misura in linea con questa crisi globale che alla fine sia la decisione giusta quella di annullare i Championships di quest’anno e concentrarci invece su come possiamo sfruttare la grande quantità di risorse di Wimbledon per aiutare coloro che fanno parte delle nostre comunità locali e non solo. I nostri pensieri vanno a tutti coloro che sono stati e continuano a essere influenzati da questi tempi senza precedenti“.

Richard Lewis CBE, Amministratore delegato dell’AELTC, ha commentato: “Sebbene in qualche modo questa sia stata una decisione complessa, crediamo fermamente che non sia solo nel migliore interesse della società in questo momento, ma dia anche certezza ai nostri colleghi nel tennis internazionale dato l’impatto dei tornei su erba nel Regno Unito e in Europa e per estensione sul calendario del tennis. Abbiamo apprezzato il supporto di LTA, ATP, WTA e ITF nel prendere questa decisione, e i nostri amici e partner che organizzano eventi su erba così importanti nella preparazione di Wimbledon. Vorrei ringraziare il governo del Regno Unito e le autorità sanitarie pubbliche per la loro guida e il loro sostegno e faremo tutto il possibile per aiutare i loro sforzi nell’affrontare la crisi.

Infine, vorrei ringraziare tutti coloro che amano Wimbledon, per la loro comprensione in queste circostanze uniche e indiscutibilmente difficili. È la vostra passione per i Championships che ha plasmato il nostro torneo nel corso degli anni e continuerà a farlo, e non vediamo l’ora di preparare dei Championships fantastici per il 2021”.

I nostri sforzi si concentreranno ora sul contributo alla risposta all’emergenza e sul sostegno alle persone colpite dalla crisi del coronavirus. Abbiamo iniziato a distribuire attrezzature mediche e offerto l’uso delle nostre strutture al Servizio sanitario nazionale e alla London Resilience Partnership, l’insieme di agenzie a Londra che combattono la battaglia contro COVID-19. Stiamo collaborando con le autorità locali di Merton e Wandsworth, in particolare per la distribuzione di alimenti, e stiamo distribuendo forniture di cibo attraverso la nostra partnership con City Harvest.

La nostra associazione di beneficenza, la Wimbledon Foundation, offre sostegno finanziario alle nostre comunità locali attraverso la nostra partnership con la London Community Foundation e, più in generale, alla popolazione di Londra e del Regno Unito attraverso la nostra partnership con la Croce Rossa britannica, l’ente benefico di emergenza della Fondazione.

************************************************
Nella giornata di mercoledì – nessun pesce d’aprile purtroppo, tutto vero – è stata disposta una nuova sospensione dei due circuiti fino al 13 luglio, ma soprattutto è arrivata la decisione del Board of Governors di Wimbledon che ha cancellato l’edizione 2020 dello Slam londinese. Un turbamento che la quiete dei Championships non accusava dall’ultima edizione saltata a causa della guerra, quella del 1945. Ma ad attutire questa caduta sembra esserci un materasso di cui la maggior parte dei tornei non dispone.

Secondo il New York Times – in un articolo firmato da Christopher Clarey – e il The Times – la penna è quella di Stuart Fraser, non meno attendibile – lo Slam londinese è uno dei pochi tornei del circuito ad essere dotato di un’assicurazione completa che copre anche le pandemie (ecco la risposta alla curiosità espressa da Jon Wertheim). Va da sé che si tratta anche di uno dei pochi che poteva permettersi di stipularla: secondo le stime diffuse da Clarey, il premio annuale di una polizza contro l’annullamento è compreso tra i 200.000 e i 700.000 dollari con oscillazioni che dipendono dagli incassi – e dunque dalla caratura del torneo.

Eh, ma quanto incassa un torneo? Partiamo dagli Slam. Secondo Forbes, nel 2017 Wimbledon ha generato introiti per circa 289 milioni di dollari (americani), mentre lo US Open ne ha incassati 335 stra-vincendo la partita sul fronte del ticketing (120 milioni a 47). Sono dati piuttosto attendibili che vanno comunque interpretati con il dovuto margine di errore, mentre sull’Australian Open possiamo essere precisi al centesimo: Tennis Australia pubblica un report di oltre cento pagine dettagliando la situazione finanziaria del torneo. L’ultimo disponibile si riferisce all’edizione 2019 e denuncia un incasso complessivo di 373,591,596 dollari australiani, che al cambio attuale sono circa 229 milioni americani. Il Roland Garros si inserisce tra le cifre dell’Australian Open (lo Slam più ‘povero’, nonostante venda più biglietti di tutti) e quelle di Wimbledon.

Si consideri che gli Slam sono eventi molto in salute e incassano sempre più dell’anno precedente (lo testimonia il continuo aumento dei montepremi), dunque è opportuno comparare le cifre della stessa stagione. Un buon confronto è offerto dal grafico di statista.com che si riferisce alle edizioni 2015 dei quattro Major e conferma la classifica prima anticipata – US Open in testa, Aus Open in coda, in mezzo i due Slam europei – oltre a delineare una revenue media di 218 milioni per Slam,

Slam-Revenue-2015-720x525
Gli incassi dei quattro Slam nel 2015 (fonte Statista.com)

Questa media è sicuramente cresciuta. Di quanto? L’Australian Open (dato certo) ha fatto segnare un +31% in quattro anni, US Open e Wimbledon 2017 sono cresciuti rispettivamente del 9,8% e del 6,5% soltanto tra 2016 e 2017. È molto improbabile che l’aumento quadriennale sia stato inferiore al 25%, dunque si può ipotizzare che la revenue media degli Slam nel 2019 si sia aggirata tra i 250 e i 300 milioni di dollari.

Da qui, estrapolare il guadagno netto è piuttosto semplice per l’Australian Open che lo segnala a chiare lettere – nel 2019 il torneo ha intascato 6,5 milioni (circa l’1,7% degli incassi) – e per Wimbledon. Il The Times scrive che lo Slam londinese ha un surplus annuale di circa 50-55 milioni di dollari, il 90% del quale viene girato alla Lawn Tennis Association sulla base di un accordo stipulato con l’All England Lawn Tennis and Crocquet Club e valido fino al 2053. L’ultimo bilancio disponibile di LTA, quello del 2018, segnala in effetti 36,7 milioni di sterline provenienti dai Championships e da cui possiamo derivare il surplus della penultima edizione di Wimbledon: circa 51 milioni di dollari al cambio attuale. Nonostante nel 2014 lo Slam londinese venisse segnalato come quello in grado di ‘profittare’ di più (ma non possiamo essere certi che oggi accada lo stesso), la sproporzione con Melbourne appare davvero molto evidente.

Scendiamo adesso di categoria, analizzando gli incassi degli altri tornei del circuito.

Bill Oakes, ex direttore del torneo di Winston-Salem e chairman del gruppo che rappresenta gli interessi degli ATP 250, ha detto (sempre al New York Times) che i Masters 1000 vantano un profitto di circa 6 milioni/edizione.

A primo impatto colpisce subito lo scarto minimo con il surplus dichiarato dall’Australian Open. Ci sono due considerazioni che possono aiutare a contestualizzare il dato. I 1000 non sono tutti uguali, e quella media è verosimilmente portata in alto da Indian Wells (soprattutto) e Miami, i cui margini di profitto sono più vicini a quelli degli Slam che agli altri tornei di categoria. In seconda battuta, i 6,5 milioni di Melbourne appaiono una stima molto ‘severa’: il report australiano è incentrato quasi esclusivamente sulle attività finanziarie dello Slam e i contributi garantiti del governo (ben 8,5 milioni) costituiscono ad esempio voce a parte, non conteggiata nella revenue complessiva. Consultando il bilancio preventivo FIT 2019, che appunto pertiene all’intera attività federale stagione, si può dedurre che gli Internazionali d’Italia e le Next Gen Finals (alla voce ‘manifestazioni internazionali’) generano un surplus di circa 4,8 milioni, ma è difficile identificare eventuali spese relative all’organizzazione dei tornei eppure inglobate in altre voci di bilancio. Senza contare che parliamo di paesi diversi con regimi fiscali differenti.

Scendiamo ancora di categoria. Oakes dichiara che il surplus degli ATP 500 supera di poco il milione e quello degli ATP 250 (quando c’è, come vedremo tra poco) si ferma a circa 125000 dollari, con un budget operativo di circa 4 milioni. Bob Moran, direttore del WTA di Charleston, ha confermato che i margini sono simili nei tornei femminili.

Questo quadro restituisce già a sufficienza la difficoltà (per non dire l’impossibilità) per un torneo medio-piccolo di stipulare una polizza assicurativa. Ulteriori indicazioni arrivano dalle parole di Edwin Weindorfer, CEO di e|motion, ovvero la compagnia di management sportivo che organizza il torneo maschile di Stoccarda e quest’anno avrebbe dovuto organizzare anche le new entry di Berlino (donne) e Maiorca (uomini, per il quale Weindorfer ha specificato che si tenterà l’impervia strada del rinvio): “Siamo assicurati contro terremoti e atti di terrorismo, ma che io sappia nessun torneo è assicurato contro la specifica evenienza del virus, dunque l’assicurazione non può aiutarci“.

Nel tragico scenario complessivo, Wimbledon sembra invece avere questo paracadute. Cadrà e si farà male, come tutti i tornei che non si disputeranno quest’anno, ma avrà più margine per rialzarsi e forse proprio per questo ha preso con largo anticipo la decisione di cancellare. La fragilità dei ciuffi di Perennial Ryegrass, la varietà d’erba di cui sono fatti i campi di Church Road, non consente di giocare quando le temperature sono troppo rigide e in questa finestra temporale (diciamo entro fine agosto) Wimbledon non ha ricevuto alcuna garanzia di poter giocare a porte aperte. E dunque si è fatto da parte, contando su quel margine di cui sopra.

Il margine, però, diventa progressivamente più risicato se si scende ai Masters 1000 meno ricchi, agli ATP 500 e soprattutto ai 250. Oakes dice chiaramente che ogni torneo dovrebbe preoccuparsi per questa situazione, e corrobora la scelta di Wimbledon sottolineando che cancellare un evento con maggiore preavviso aiuta a contenere le perdite. Dalla valutazione di questo precario equilibrio nasce dunque l’azzardo – che potrebbe anche pagare – di alcuni tornei, come gli Internazionali d’Italia, che non si sono ancora arresi e vogliono provare a giocare comunque quest’anno.

Per alcune manifestazioni, riuscire a giocare potrebbe costituire il discrimine per rimanere in vita. Se infatti nel 2018, stagione regolarmente disputata, l’impressionante quota di tredici ATP 250 su quaranta ha chiuso il bilancio in rosso, l’ipotesi che nel 2020 questo rapporto si trasformi in un bagno di sangue è molto più di una ipotesi. L’organizzatore di qualche torneo già in difficoltà economica prima della pandemia potrebbe decidere di pigiare l’unico bottone rosso disponibile sulla scrivania: vendere la licenza del torneo e salvare il salvabile. Per quella di un ATP 250 se ne può ricavare una cifra compresa tra un milione e dieci milioni di euro, scrive Clarey.

Insomma, secondo diversi modelli di studio il coronavirus avrà un impatto duraturo sulla nostra vita quotidiana, sulle nostre abitudini e sul modo di rapportarci agli altri. I calendari ufficiali di ATP e WTA potrebbero non fare eccezione, e non è detto che un eventuale repulisti di cui le due associazioni dovessero farsi promotrici – per quanto crudele – non possa giovare alla salute dei due circuiti probabilmente troppo pieni di eventi. E non tutti così sostenibili.

****************************************
L’orizzonte della ripresa si allontana di altri quaranta giorni. Dopo la cancellazione ufficiale di Wimbledon, ormai segreto di Pulcinella, a pochi minuti di distanza è arrivato un altro comunicato congiunto di ATP, WTA e ITF che fa seguito a quello che due settimane fa aveva sospeso l’attività professionistica fino al 7 giugno e congelato i ranking. Non ci sarà tennis fino al 13 luglio, ovvero sparisce dal calendario anche la stagione su erba ad eccezione del torneo di Newport, che resiste sul ramo pericolante costituito dalla terza settimana di luglio.

“Oltre a Wimbledon, la sospensione riguarda l’intera stagione europea ATP/WTA su erba, ovvero gli eventi maschili di ‘s-Hertogenbosch, Stoccarda, Queen’s, Halle, Maiorca e Eastbourne, nonché quelli femminili di ‘s-Hertogenbosch, Nottingham, Birmingham, Berlino, Eastbourne e Bad Homburg“, si legge nel comunicato. “La sospensione ha effetto a tutti i livelli dell’attività professionistica, incluso il circuito challenger e l’ITF World Tennis Tour. Al momento, i tornei programmati dal 13 luglio in avanti rimangono in calendario per essere disputati nelle date previste“. Una speranza che abbiamo, purtroppo, imparato a interpretare solo come tale.

“ATP e WTA hanno compreso l’importanza e la responsabilità di rendere prioritaria la salute e la sicurezza della comunità tennistica mentre continuano a valutare la fattibilità della ripresa dei circuiti”.

“Purtroppo, l’attuale pandemia di COVID-19 ci ha lasciato senza alcuna possibilità che quella di sospendere ulteriormente il Tour, una decisione che abbiamo preso in stretta collaborazione con gli altri organi di governance del tennis” ha dichiarato Andrea Gaudenzi, chairman ATP. “La salute e la sicurezza rimangono in cima alle nostre priorità mentre affrontiamo una sfida senza precedenti. Faremo tutto quello che possiamo per ricominciare il prima possibile quando sarà possibile farlo in sicurezza“.

“La WTA e i suoi membri non hanno preso questa decisione alla leggera, tuttavia rimaniamo vigili nel proteggere la salute e la sicurezza di atleti, staff e tifosi” ha detto invece Steve Simon, chairman e CEO della WTA. “Mentre condividiamo la delusione per l’ulteriore rinvio della ripresa, la nostra priorità rimane lavorare insieme come sport in preparazione al ritorno alle competizioni“.

Non sono arrivate ulteriori precisazioni sulle due classifiche, che dunque rimangono congelate fino a nuovo ordine. Il bilancio degli eventi spazzati via dal calendario sale così a 21 maschili e 20 femminili, comprese le finali di Fed Cup.
 
Top
CAT_IMG Posted on 2/4/2020, 13:59     +1   -1
Avatar

Senior Member

Group:
Administrator
Posts:
55,196
Reputation:
+10
Location:
Bari Palese

Status:


A margine della conferenza stampa in cui annunciava la disponibilità degli impianti di Flushing Meadows per allestire posti letto, il direttore esecutivo della Federazione americana, USTA, ha confermato le date dello Slam statunitense: ”Stiamo lavorando pensando che il torneo possa cominciare il 24 agosto come previsto” Gli Stati Uniti faticano ad arginare l’esplosione della pandemia, Donald Trump annuncia che potrebbero esserci 200.000 vittime nelle prossime due settimane, ma per ora New York non molla.

Anzi, combatte su due fronti. Ieri a Flushing Meadows in una conferenza stampa era stato dato l’annuncio che le strutture dei campi da tennis coperti sarebbero state messe a disposizione dei servizi sanitari per realizzare 350 posti letto destinati a malati “non covid-19”.

E che le cucine del Billie Jean King Tennis Center avrebbero prodotto 25.000 pasti al giorno per pazienti, lavoratori, volontari e ragazzi delle scuole di New York. A margine dell’evento il direttore esecutivo della Usta, Danny Zausner, ha dichiarato che gli Us Open “dovrebbero tenersi come previsto” a partire dal prossimo 24 agosto.

Gli organizzatori stanno infatti lavorando con determinazione anche sul fronte del tennis. Mentre da tante parti si comincia a mettere in dubbio l’intera stagione agonistica gli americani, nel pieno della crisi, hanno la forza di dire sempre per bocca di Zausner: “Stiamo lavorando giorno dopo giorno come se il torneo dovesse svolgersi come previsto e speriamo di poter godere tra cinque mesi della gioia di vedere i giocatori allenarsi e giocare sui nostri campi”.

Una speranza più che mai condivisibile: forza New York!

**********************************
Il mondo del tennis è alle prese con la pandemia globale causata dall'emergenza Coronavirus. Tutti gli sport sono stati interrotti a tempo indeterminato ed anche il tennis non è da meno. Attualmente Atp e Wta hanno fissato il rientro al prossimo 13 luglio, ma visto lo svilupparsi del Covid-19 anche negli altri paesi questo stop potrebbe essere prolungato ed addirittura ci sono persone che parlano di un possibile stop al tennis fino alla fine del 2020.

L'ex campionessa di tennis Amelie Mauresmo ha condiviso anch'egli un messaggio sui social Network dove ha suggerito di smettere con il tennis per il 2020 senza un vero vaccino per il Coronavirus. La francese ha dichiarato che ogni evento di tennis riunisce migliaia di persone provenienti da tutto il mondo e per evitare situazioni spiacevoli non bisognerebbe giocare fin quando questo virus non venga superato del tutto.

La Mauresmo nel corso della sua carriera è stata numero 1 al mondo, ha vinto due tornei del Grande Slam (Australian Open e Wimbledon nel 2006) ed ha vinto le WTA Finals nel 2005. La Mauresmo è poi diventata un'allenatrice di tennis, è stata scelta in passato da Andy Murray in passato ed è stata quindi la prima allenatrice donna di un Top 10 dell'Atp.

**********************************
La cancellazione di Wimbledon è l'ultimo pezzo di un puzzle che si sta lentamente sgretolando. Contestualmente all'addio dei Championships, abbiamo appreso che la stagione è sospesa fino al 13 luglio.

Altri 102 giorni senza tennis. Non sappiamo come si sarà evoluta la pandemia Covid-19 in estate, dunque gli organizzatori dello Us Open – per ora – si tengono stretti la loro data a cavallo tra agosto e settembre.

Quanto al Roland Garros, oltre alle faccende sanitarie, dovrà contenere l'eventuale contrattacco degli altri organi di governo tennistico, che non hanno digerito l'auto-collocazione parigina tra il 20 settembre e il 4 ottobre.

Per quanto gli Slam siano gli eventi più importanti, il carrozzone del tennis è composto da decine di eventi che ogni anno attivano un giro d'affari importante. Danno lavoro a centinaia di persone ma rischiano di essere travolti dall'ondata del virus, col rischio di non rialzarsi più.

Con l'obiettivo di ridurre le spese dei piccoli tornei, ATP e WTA hanno annunciato con buon anticipo la cancellazione (ehm, sospensione, altrimenti qualcuno si arrabbia) dei tornei di aprile, maggio e giugno. Tuttavia, è possibile che qualcuno possa non sopravvivere.

“Il rischio è reale” ha detto al New York Times il presidente WTA, Steve Simon. “Non giocandosi, i tornei subiranno un duro colpo”.

In molti casi non c'è copertura assicurativa. Wimbledon si è potuto permettere una cancellazione con tre mesi d'anticipo, anche perché aveva una buona copertura per la pandemia.

Ma non era così per tutti. Ci sono tornei che non hanno potuto godere dell'assicurazione, nonostante commissioni annuali che variano dai 200.000 ai 700.000 dollari. Prendete e|motion, la società di Edwin Weindorfer, proprietaria di alcuni tornei su erba: Stoccarda, Berlino e Maiorca.

“Avevamo l'assicurazione contro terremoto e attacchi terroristici, ma che io sappia nessun evento era coperto da questo tipo di epidemia” ha detto Weindorfer. Per questo, i tornei vanno incontro a molte perdite (a meno di essere aiutati dalle rispettive federazioni).

Anche per questo, un po' a sorpresa, il Mutua Madrid Open è tornato in lizza per provare a giocarsi nel 2020. Il suo presidente, Gerard Tsobanian, ha detto che non gli dispiacerebbe collocarsi nella settimana dal 14 al 20 settembre, quella (molto ipotetica) tra la fine dello Us Open e l'inizio del Roland Garros.

Il rumeno si è reso conto che ATP e WTA non hanno risorse sufficienti per aiutare in egual misura tornei e giocatori. La necessità di rimettere in moto l'economia, dunque, ha aperto a scenari inediti: qualora fosse possibile, potrebbe esserci tennis anche a dicembre, proponendo poi attività ininterrotta tra la fine del 2020 e la nuova stagione.

C'è poi la faccenda del Roland Garros: per ragioni puramente economiche, i francesi si sono presi una data a cavallo tra settembre e ottobre, laddove erano già collocati altri tornei (compresa la sponsorizzatissima Laver Cup).

Come è noto, la scelta è stata unilaterale e non è stata ben accolta. Già si parla di compensazioni per gli altri tornei, oltre a un'ipotetica punizione per il Roland Garros, che distribuirebbe meno punti ATP.

“La pandemia è un'occasione per dimostrare che la famiglia del tennis non è così frammentata, e che le varie parti in causa possono prendere decisioni condivise e collaborare tra loro” sostiene Tsobanian.

Altri ritengono che questo disordine possa portare a una selezione naturale, con la sparizione dei piccoli eventi in difficoltà e la possibilità di concentrarsi sui grandi tornei, quelli che attirano i migliori, gli investitori e la TV.

“Magari dopo il caos arriverà un nuovo ordine, ma adesso abbiamo tutti paura” ha sentenziato Tsobanian. A differenza del calcio, che ha nei diritti TV la principale fonte di guadagni, buona parte dei tornei di tennis dipendono dalle sponsorizzazioni.

“Nel calcio, gli introiti arrivano dalla TV per un buon 60-70% - dice Weindorfer – al contrario, più del 70% dei nostri guadagni arriva dagli sponsor, quindi il tennis è molto più colpito rispetto ad altri sport a causa delle riduzione degli investitori”.

Anche in condizioni normali, i tornei di medio livello (gli ATP 250, per intenderci) fanno fatica a raccogliere profitti importanti. Si tratta della maggioranza assoluta dei tornei del circuito maschile (38 su 68). Sempre il NY Times ha raccolto l'opinione di Bill Oakes, presidente del gruppo che rappresenta gli ATP 250.

A suo dire, l'utile medio di questi tornei è di 125.000 dollari. Cifra così così, specie considerando che un ATP 250 costa (sempre in media) circa 4 milioni di dollari.

Al contrario, i profitti sono ben più alti nei tornei di maggior valore: gli ATP 500 hanno un utile medio di 1,1 milioni, mentre i Masters 1000 arrivano a 6. “In altre parole, l'utile di un ATP 250 è dato da uno sponsor di medie dimensioni.

Basta perdere quello per finire in rosso: credo che ogni torneo debba essere preoccupato per quello che sta succedendo”. Per questo, c'è il rischio concreto che diversi tornei siano costretti a vendere. Come è noto, gli eventi ATP sono in possesso di una “licenza” che ha un certo valore (si va dal milione di dollari fino a toccare i 10): vendendola al miglior offerente, sparirebbero ma potrebbero raccogliere una cifra importante e magari chiudere in attivo.

Prima dello scoppio della pandemia, Monza aveva espresso il suo interessamento a rilevare la licenza di un torneo su terra rossa in difficoltà economiche.

Oakes è una fonte di informazioni inedite: a duo dire, nel 2018 ben tredici ATP 250 hanno chiuso col bilancio in rosso. C'è da credere che la cifra possa aumentare nel 2020, anche se un corretto preavviso permetterà di ridurre le perdite.

Dovrebbero essere azzerate le spese per infrastrutture, ristorazione e sicurezza oltre, ovviamente, ai montepremi. Si è anche diffusa la voce che dovrebbero essere esentati dal pagare la tassa di approvazione all'ATP.

Niente da fare, al contrario, per le spese fisse legate a personale, contratti di locazione e spese fisse. Per Windorfer, che organizza tre tornei sull'erba, la sola manutenzione dei prati costa 600.000 dollari all'anno.

Quello a cui è andata peggio è stato il BNP Paribas Open di Indian Wells. Se da una parte può contare sulla copertura economica del miliardario Larry Ellison, è stato bloccato quando stava per iniziare, con tante spese già contabilizzate.

Indian Wells non ha rivelato le perdite, anche se spera di essere riprogrammato nel 2020. “Se sei Indian Wells e il tuo salvadanaio si chiama Larry Ellison, la situazione è ben diversa rispetto a Winston-Salem, che lavora con un'organizzazione no-profit”.

Insomma, prepariamoci a novità importanti nel calendario nel 2021. Le macerie di questa emergenza potrebbero non limitarsi al disastro sanitario.
 
Top
CAT_IMG Posted on 3/4/2020, 14:07     +1   -1
Avatar

Senior Member

Group:
Administrator
Posts:
55,196
Reputation:
+10
Location:
Bari Palese

Status:


di Ubaldo Scanagatta

Non c’è più neanche Wimbledon. Anche i Championships che dall’edizione del 1877 vinta da Spencer Gore a oggi si erano interrotti soltanto in occasione delle prime due guerre mondiali, 1915-1918 e 1940-1945 (sul Centre Court i tedeschi nel 1940 avevano sganciato una bomba che lo aveva quasi interamente distrutto), e che dal 1946 con la vittoria del gigante francese Ivan Petra si erano disputati per 74 anni di fila… si sono dovuti arrendere al Coronavirus. Stiamo combattendo una terza guerra mondiale contro un nemico invisibile ma che non ha coinvolto soltanto alcune nazioni come le prime due guerre, ma proprio tutto il mondo. Una guerra planetaria.

Lo so bene che ci sono cose e situazioni molto più gravi di uno stop ai Championships in Church Road. Lo so bene che l’importante è la salute e che tanti, troppi l’hanno persa per sempre. Lo so bene che tante famiglie, troppe, hanno perso i loro cari e non hanno avuto nemmeno la possibilità di vederli, di star loro vicino fino all’ultimo, perfino di seppellirli e di sapere dove hanno messo i loro corpi. Lo so bene che quelle sono le vere tragedie. Lo so bene che tante famiglie continueranno a soffrire le conseguenze di questo terribile virus, nel ricordo straziante di chi non c’è più e nella difficoltà di risollevare situazioni economiche seriamente compromesse di aziende intere con i loro dipendenti, di attività familiari, di lavori perduti, di casse integrazioni umilianti, di ostacoli burocratici di tutti i tipi.

Lo so bene che posso considerarmi molto fortunato perché la mia casa è abbastanza grande da averci permesso di condividere questo mese di clausura forzata in sette persone di famiglia senza patire le difficoltà di chi si è trovato invece a vivere in spazi angusti, in condizioni disagiate e con financo difficoltà di approvvigionamento. Lo so bene che già per il solo fatto di non avere avuto sintomi – fin qui almeno – è già una gran fortuna.

Lo so bene che siamo in decine e decine di milioni di italiani a non avere alcuna idea se siamo positivi oppure no, o se lo siamo stati, perché il tampone non abbiamo potuto farlo, né sappiamo quando ci sarà tolta questa spada di Damocle.

Lo so bene che non avere perso nessuno dei familiari più cari e degli amici più vicini è anch’essa una grande, impagabile fortuna.

Non avrebbe quindi alcun senso, mentre ancora la pandemia infuria e nessuno sa quando potrà essere davvero sradicata del tutto – temo fino a che la scienza non ci regalerà un vaccino che ci copra anche dalle possibilità di ricadute – mostrare eccessivo dispiacere per lo sport che si ferma, in mezzo a mille attività obiettivamente più importanti e fondamentali, per il tennis che non si gioca più, né nei circoli, né nei tornei, quindi togliendoci anche la possibilità di distrarsi dai drammatici bollettini del Coronavirus almeno in TV.

Lo so bene che la sopravvivenza di Ubitennis, per quanto una ventina di persone ne traggano qualche beneficio, non può essere considerata una priorità nell’emergenza nazionale.

Infatti non intendo assolutamente lamentarmi per il fatto che dodici anni di lavoro indefesso – in casa me lo chiamano più fesso che indefesso – per sviluppare questo sito di tennis in termini di credibilità giornalistica, traffico e autosufficienza economica rischino di perdere parte dell’avviamento faticosamente costruito. Ci sta e sappiamo che tanti stanno peggio perché noi abbiamo sviluppato esperienze che ci consentiranno di sopravvivere. Siamo fiduciosi se anche dovessimo perdere tutto il 2020 di tennis, di sponsor.

Ho lottato, via via con tutti i ragazzi che hanno collaborato impegnandosi tantissimo in questi anni a Ubitennis.com ma anche Ubitennis.net e Ubitennis.es, per assicurare un futuro a loro più che a me stesso ormai “âgée”- mi rifugio nei francese perché scrivere vecchio mi disturba – visto che i miei due figli hanno preso tutta un’altra strada professionale. Ma io, e credo anche loro, l’abbiamo fatto consapevoli delle difficoltà che ci sarebbero state e senza mai troppo illudersi. Ora che stavamo per tirare finalmente la testa fuori dall’acqua e cominciavamo a intravedere orizzonti più rosei, questo Coronavirus ci ha maledettamente preso in contropiede come un tweener vincente di Federer.

Vero peraltro che in questo mese di marzo Ubitennis ha retto incredibilmente bene, perché abbiamo continuato ad avere – senza tennis giocato – fra le trenta e le quarantamila visite al giorno. Per questo devo rivolgere un grande, grandissimo grazie a chiunque stia continuando a leggerci quotidianamente, nonché a tutti i collaboratori perché so che abbiamo in cascina una trentina di articoli inediti (non quindi materiale d’archivio) pronti all’uscita – tutta una serie di interviste a grandi personaggi del tennis mondiale e nazionale, una serie di video-ritratti di campioni, accompagnati da dati e aneddoti, statistiche, belle storie tennistiche i cui prodromi avete forse già visto nei giorni scorsi e una chicca in via di sviluppo: un progetto di podcast live, una storia di UbiRadio settimanale, che vogliamo far partire il prima possibile.

Tutto ciò premesso, consentitemi di dire che il sottoscritto – come invidio a Gianni Clerici di essersi per primo autonominato “lo scriba”… è così brutto definirsi il sottoscritto oppure usare la perifrasi “chi scrive” – pur consapevole di tutto il peggio che mi poteva capitare, è tuttavia un tantino turbato nel ritrovarsi chiuso in casa con la prospettiva di non andare a Wimbledon dopo averlo fatto per 46 anni di fila. Una vita insomma. Dal ‘74 a oggi, Connors batte Rosewall fino a Djokovic che cancella due match point a Federer e trionfa, non ne avevo saltata una sola edizione, un solo giorno. 92 settimane che fra giorni d’arrivo, di partenza e qualche rinvio piovoso al lunedì (più il torneo olimpico del 2012 vinto da Andy Murray) sono due anni di vita vissuta in Church Road, dal mattino presto a notte.

Non so perché, ma i 46 tornei al Country Club di Montecarlo, i 48 al Foro Italico, i 44 Roland Garros (da Adriano Panatta campione nel ’76 su Harold Solomon al dodicesimo trionfo di Rafa Nadal nel 2019), mi hanno fatto meno effetto, colpito meno. Forse perché guardavo avanti, perchè il momento topico della stagione tennistica per me è rimasto nostalgicamente sempre il leggendario Wimbledon, il torneo che si gioca nel Tempio del tennis, non a caso il torneo di cui ricordo una per una e senza nessuno sforzo tutte le finali e migliaia di particolari, di aneddoti, di storie, di personaggi, di vita vissuta. Wimbledon mi mancherà incredibilmente. Avevo scritto di getto ‘terribilmente’, ma ho subito corretto perché come detto sopra, le assenze e le cose terribili sono ben altre, però per molto più di metà della mia vita per me andare a Wimbledon è stata soltanto un po’ meno esperienza religiosa che per un pellegrino recarsi ad un luogo santo. Ci sarei andato a piedi.

******************************
Vi avevamo già detto che Wimbledon, nonostante la cancellazione dell’edizione 2020, potrà contare sul provvidenziale paracadute assicurativo. La conferma è arrivata dalla voce di Richard Lewis, ex CEO dello Slam londinese che ha rimesso il suo incarico lo scorso settembre per essere sostituito da Sally Bolton, prima donna a occupare la poltrona da quando la carica è stata istituita.

“Siamo fortunati ad avere l’assicurazione e questo ci aiuta“, ha detto Lewis al The Guardian. “Gli assicuratori, i broker e tutti quelli che sono stati coinvolti hanno svolto un lavoro eccellente finora, ma c’è ancora molto da fare. L’assicurazione ci aiuterà a proteggere gran parte del surplus, anche se le cifre e i dettagli probabilmente non saranno noti prima di qualche mese“. Un surplus che ammonta a circa 50-55 milioni di dollari ed è particolarmente strategico per il tennis britannico, perché il 90% viene girato alla federazione (LTA) e ne sostiene il bilancio annuale per oltre il 60%. Semplificando, senza quei soldi si rischiava un effetto domino negativo su tutto il settore che grazie alla copertura assicurativa dovrebbe essere evitato.

Sul The Times, Stuart Fraser ha ipotizzato che al torneo possa spettare un risarcimento di oltre 120 milioni di dollari (100 milioni di sterline) a fronte di oltre 300 milioni di introiti previsti per l’edizione 2020. Vista così sembrerebbe una compensazione piuttosto magra, ma in realtà il mancato svolgimento del torneo elimina anche molte voci di spesa, tra le quali la più ingente è quella del montepremi che quest’anno avrebbe superato i 50 milioni.

È difficile ed è soprattutto troppo presto per fare i conti in tasca a Wimbledon, ma il paragone finanziario con il Roland Garros – che le sue centinaia di milioni rischia di perderle quasi per intero – sembra già piuttosto impietoso. Se davvero il premio assicurativo è inferiore ai due milioni di dollari all’anno come stima Fraser (Lewis ha svelato che Wimbledon ha scelto di stipulare la polizza nel 2003, dopo l’epidemia di SARS), qualcuno a Bois de Boulogne potrebbe essere alla ricerca di un modo innovativo di mangiarsi i gomiti.

*****************************
Dopo la sospensione del tennis professionistico internazionale fino all’8 giugno, le istituzioni ATP e WTA hanno annunciato, insieme alla definitiva cancellazione di Wimbledon, il prolungamento della sospensione di tutti i circuiti fino al 13 luglio. L’attuale situazione internazionale e la diffusione del virus Covid-19 in quasi tutti i Paesi del mondo rendono ogni giorno più incerta la data di effettiva ripartenza, trattandosi di un fenomeno del tutto nuovo e difficile da gestire soprattutto nell’ambito dell’attività tennistica professionistica.

MEF E ATP A LAVORO SUL NUOVO CALENDARIO – In un quadro ancora in pieno movimento, dove resta in primo piano il superamento della pandemia, diventa essenziale riadattare i programmi, provando, per quanto possibile, a far scivolare il calendario degli eventi nella seconda parte dell’anno. In quest’ottica, MEF Tennis Events sta lavorando per poter ridisegnare il proprio calendario di tornei, che costituiscono il 35% dei Challenger organizzati sul territorio italiano. “In questo momento di profonda incertezza, stiamo continuando a lavorare con dedizione e impegno per poter ripartire quanto prima con una visione chiara” afferma Marcello Marchesini, Presidente di MEF Tennis Events. “Con l’annuncio dello stop fino al 13 luglio, quattro dei nostri tornei Challenger (Francavilla al Mare, Todi, Parma e Perugia) sono stati ‘sospesi’ e dichiarati da ‘rischedulare’. Riteniamo ora necessario rimettere mano al nostro calendario, riprogrammando gli eventi nel modo più efficacie possibile contando sulla vicinanza degli sponsor e delle istituzioni che ci supportano da anni. Stiamo lavorando con l’ATP per poter uscire nei prossimi giorni con la nuova bozza di calendario. In questo momento abbiamo bisogno di stabilità”.

INTERNAZIONALI DI TENNIS EMILIA ROMAGNA – “Guardiamo al futuro con la volontà di riprogrammare la seconda edizione degli Internazionali di Tennis Emilia Romagna, unico torneo ATP Challenger della regione” annuncia il Presidente del Tennis Club President, Romano Botti. “Stiamo valutando, insieme alle amministrazioni comunali e regionali che ringraziamo per essere al nostro fianco, la migliore soluzione per non perdere uno degli eventi del calendario ormai dimezzato di Parma Capitale Italiana della Cultura 2020. Il nostro territorio ha bisogno di ripartire e gli Internazionali rappresentano uno dei fiori all’occhiello della nostra bellissima regione”.

INTERNAZIONALI DI TENNIS CITTÀ DI PERUGIA – “Non possiamo certamente sottovalutare la situazione e ora dobbiamo rispettare i tempi per il completo rallentamento del virus, posticipando il torneo di Perugia” commenta il Presidente del Tennis Club Perugia Avv. Luigi Grafas. “Siamo convinti di poter ripartire insieme, ospitando anche quest’anno gli appassionati umbri e non solo nell’atmosfera unica del nostro circolo, godendoci di nuovo insieme la bellezza dello sport e della nostra meravigliosa città”. Il direttore del torneo Francesco Cancellotti, ex tennista n.21 del ranking ATP, aggiunge: “Siamo certi che i nostri sponsor ci saranno vicini, soprattutto in questo momento, come sempre ci hanno dimostrato. Nella vita, come sul campo da tennis, gli ostacoli si presentano per essere superati e noi lo faremo. Dopo cinque edizioni memorabili, la sesta edizione confermerà a giocatori e appassionati la qualità organizzativa e la solidità del nostro evento”.

Ufficio Stampa Internazionali di Tennis Città di Perugia ed Emilia Romagna

*********************************
Dopo la cancellazione di Wimbledon e il tanto discusso rinvio del Roland Garros, gli occhi di tutti sono puntati sullo US Open che, da calendario, dovrebbe disputarsi dal 31 agosto al 13 settembre. La USTA (United States Tennis Association) ha fatto sapere che, ad oggi, le date sono confermate. Tuttavia, la stessa Federazione ha dichiarato di essere pronta ad ogni evenienza. L’intenzione è quella di giocare, ma non si esclude, qualora la situazione pandemica non dovesse migliorare, anche un’eventuale cancellazione del torneo (come accaduto con Wimbledon). Al momento New York, città sede dell’evento, è l’epicentro della pandemia di COVID-19 negli Stati Uniti.

“Comprendiamo perfettamente le circostanze eccezionali incontrate dall’All England Lawn and Tennis Club e il ragionamento che ha portato gli organizzatori alla cancellazione del torneo di Wimbledon. Ad oggi, però, la USTA mantiene la sua intenzione di ospitare gli US Open nelle date previste. La USTA, in ogni caso, sta monitorando attentamente la situazione pandemica e si sta preparando ad ogni eventualità”.

Per far fronte all’emergenza coronavirus la Federazione statunitense ha messo inoltre a disposizione delle autorità le strutture di Flushing Meadows per costruire un mega ospedale da campo con 350 posti letto.
 
Top
257 replies since 19/2/2020, 15:30   802 views
  Share