La decisione è arrivata nel giorno annunciato, ed è purtroppo quella che tutti si attendevano. Il Board of Governors di Wimbledon ha annullato l’edizione 2020 del Major londinese a causa della pandemia di COVID-19. Contestualmente ATP e WTA hanno annunciato la sospensione del circuito fino al 13 luglio: salta dunque tutta la stagione su erba ad eccezione del torneo di Newport.
Il comunicato integrale:
È con grande rammarico che il Main Board dell’All England Club (AELTC) e il comitato di gestione dei Championships hanno deciso oggi che i Championships 2020 saranno annullati a causa dei problemi di sanità pubblica legati all’epidemia di coronavirus. I 134esimi Championships si svolgeranno invece dal 28 giugno all’11 luglio 2021.
Il nostro primo pensiero è andato soprattutto alla salute e alla sicurezza di tutti coloro che contribuiscono a mettere in piedi Wimbledon: il pubblico nel Regno Unito e visitatori da tutto il mondo, i nostri giocatori, ospiti, membri, personale, volontari, partner, appaltatori e residenti locali – nonché la nostra grande responsabilità nei confronti degli sforzi della società per affrontare questa sfida globale che sta cambiando il nostro modo di vivere.
Dall’inizio dell’emergenza dell’epidemia di coronavirus (COVID-19) a gennaio, abbiamo seguito le indicazioni del governo del Regno Unito e delle autorità sanitarie pubbliche in relazione alle nostre attività per tutto l’anno, oltre a cercare di ipotizzare la probabile traiettoria dell’epidemia nel Regno Unito. Ciò ci ha permesso di analizzare l’impatto delle restrizioni governative sul consueto inizio in aprile dei preparativi significativi richiesti per organizzare i Championships, nella data originale del 29 giugno, o in una data successiva sempre nell’estate del 2020.
Queste considerazioni sono in particolare legate alle preoccupazioni sollevate dagli eventi di massa e alla pressione sui servizi medici e di emergenza, nonché alle restrizioni di movimento e di viaggio sia nel Regno Unito che nel mondo. Ritenendo probabile che le misure del governo continueranno ancora per parecchi mesi, riteniamo di dover agire in modo responsabile per proteggere il gran numero di persone necessarie per preparare i Championships da rischi – dall’allenamento di migliaia di raccattapalle, agli ufficiali, ai giudici di linea, steward, giocatori, fornitori, media e appaltatori che si riuniscono all’AELTC – e di considerare allo stesso modo che le persone, le forniture e i servizi legalmente richiesti per organizzare i Campionati non sarebbero comunque disponibili in nessun momento questa estate, rendendo impossibile lo spostamento in avanti.
A seguito di una serie di deliberazioni dettagliate riguardo a quanto sopra, è opinione del Comitato di gestione che la cancellazione dei Championships sia la migliore decisione nell’interesse della salute pubblica e che essere in grado di fornire certezza prendendo questa decisione ora, piuttosto che tra diverse settimane, sia importante per tutti coloro che sono coinvolti nel tennis e nei Championships. Gli spettatori che hanno pagato i biglietti attraverso l’estrazione pubblica di Wimbledon per i Championsips di quest’anno riceveranno il rimborso dei biglietti gli verrà offerta la possibilità di acquistare i biglietti per lo stesso giorno e campo dei Championships 2021. Ci metteremmo in contatto direttamente con tutti i possessori dei biglietti.
Inoltre, abbiamo tenuto conto dell’impatto che questa decisione avrà su coloro che si affidano ai Championships – compresi i giocatori e la comunità di tennis in Gran Bretagna e in tutto il mondo – e stiamo sviluppando piani per supportare questi gruppi, lavorando in partnership con l’LTA e gli altri organismi di comando del tennis globale. Questo vale anche per il nostro leale personale, verso il quale prendiamo molto seriamente le nostre responsabilità.
Ian Hewitt, presidente dell’AELTC, ha commentato: “Questa è una decisione che non abbiamo preso alla leggera, e lo abbiamo fatto con il massimo rispetto per la salute pubblica e per il benessere di tutti coloro che si riuniscono per mettere in scena Wimbledon. Ha pesato molto sulle nostre menti il fatto che la disputa dei Championships sia stata interrotta in precedenza solo dalle due Guerre Mondiali ma, a seguito di un’attenta e approfondita considerazione di tutti gli scenari, riteniamo che sia una misura in linea con questa crisi globale che alla fine sia la decisione giusta quella di annullare i Championships di quest’anno e concentrarci invece su come possiamo sfruttare la grande quantità di risorse di Wimbledon per aiutare coloro che fanno parte delle nostre comunità locali e non solo. I nostri pensieri vanno a tutti coloro che sono stati e continuano a essere influenzati da questi tempi senza precedenti“.
Richard Lewis CBE, Amministratore delegato dell’AELTC, ha commentato: “Sebbene in qualche modo questa sia stata una decisione complessa, crediamo fermamente che non sia solo nel migliore interesse della società in questo momento, ma dia anche certezza ai nostri colleghi nel tennis internazionale dato l’impatto dei tornei su erba nel Regno Unito e in Europa e per estensione sul calendario del tennis. Abbiamo apprezzato il supporto di LTA, ATP, WTA e ITF nel prendere questa decisione, e i nostri amici e partner che organizzano eventi su erba così importanti nella preparazione di Wimbledon. Vorrei ringraziare il governo del Regno Unito e le autorità sanitarie pubbliche per la loro guida e il loro sostegno e faremo tutto il possibile per aiutare i loro sforzi nell’affrontare la crisi.
Infine, vorrei ringraziare tutti coloro che amano Wimbledon, per la loro comprensione in queste circostanze uniche e indiscutibilmente difficili. È la vostra passione per i Championships che ha plasmato il nostro torneo nel corso degli anni e continuerà a farlo, e non vediamo l’ora di preparare dei Championships fantastici per il 2021”.
I nostri sforzi si concentreranno ora sul contributo alla risposta all’emergenza e sul sostegno alle persone colpite dalla crisi del coronavirus. Abbiamo iniziato a distribuire attrezzature mediche e offerto l’uso delle nostre strutture al Servizio sanitario nazionale e alla London Resilience Partnership, l’insieme di agenzie a Londra che combattono la battaglia contro COVID-19. Stiamo collaborando con le autorità locali di Merton e Wandsworth, in particolare per la distribuzione di alimenti, e stiamo distribuendo forniture di cibo attraverso la nostra partnership con City Harvest.
La nostra associazione di beneficenza, la Wimbledon Foundation, offre sostegno finanziario alle nostre comunità locali attraverso la nostra partnership con la London Community Foundation e, più in generale, alla popolazione di Londra e del Regno Unito attraverso la nostra partnership con la Croce Rossa britannica, l’ente benefico di emergenza della Fondazione.
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Nella giornata di mercoledì – nessun pesce d’aprile purtroppo, tutto vero – è stata disposta una nuova sospensione dei due circuiti fino al 13 luglio, ma soprattutto è arrivata la decisione del Board of Governors di Wimbledon che ha cancellato l’edizione 2020 dello Slam londinese. Un turbamento che la quiete dei Championships non accusava dall’ultima edizione saltata a causa della guerra, quella del 1945. Ma ad attutire questa caduta sembra esserci un materasso di cui la maggior parte dei tornei non dispone.
Secondo il New York Times – in un articolo firmato da Christopher Clarey – e il The Times – la penna è quella di Stuart Fraser, non meno attendibile – lo Slam londinese è uno dei pochi tornei del circuito ad essere dotato di un’assicurazione completa che copre anche le pandemie (ecco la risposta alla curiosità espressa da Jon Wertheim). Va da sé che si tratta anche di uno dei pochi che poteva permettersi di stipularla: secondo le stime diffuse da Clarey, il premio annuale di una polizza contro l’annullamento è compreso tra i 200.000 e i 700.000 dollari con oscillazioni che dipendono dagli incassi – e dunque dalla caratura del torneo.
Eh, ma quanto incassa un torneo? Partiamo dagli Slam. Secondo Forbes, nel 2017 Wimbledon ha generato introiti per circa 289 milioni di dollari (americani), mentre lo US Open ne ha incassati 335 stra-vincendo la partita sul fronte del ticketing (120 milioni a 47). Sono dati piuttosto attendibili che vanno comunque interpretati con il dovuto margine di errore, mentre sull’Australian Open possiamo essere precisi al centesimo: Tennis Australia pubblica un report di oltre cento pagine dettagliando la situazione finanziaria del torneo. L’ultimo disponibile si riferisce all’edizione 2019 e denuncia un incasso complessivo di 373,591,596 dollari australiani, che al cambio attuale sono circa 229 milioni americani. Il Roland Garros si inserisce tra le cifre dell’Australian Open (lo Slam più ‘povero’, nonostante venda più biglietti di tutti) e quelle di Wimbledon.
Si consideri che gli Slam sono eventi molto in salute e incassano sempre più dell’anno precedente (lo testimonia il continuo aumento dei montepremi), dunque è opportuno comparare le cifre della stessa stagione. Un buon confronto è offerto dal grafico di statista.com che si riferisce alle edizioni 2015 dei quattro Major e conferma la classifica prima anticipata – US Open in testa, Aus Open in coda, in mezzo i due Slam europei – oltre a delineare una revenue media di 218 milioni per Slam,
Gli incassi dei quattro Slam nel 2015 (fonte Statista.com)
Questa media è sicuramente cresciuta. Di quanto? L’Australian Open (dato certo) ha fatto segnare un +31% in quattro anni, US Open e Wimbledon 2017 sono cresciuti rispettivamente del 9,8% e del 6,5% soltanto tra 2016 e 2017. È molto improbabile che l’aumento quadriennale sia stato inferiore al 25%, dunque si può ipotizzare che la revenue media degli Slam nel 2019 si sia aggirata tra i 250 e i 300 milioni di dollari.
Da qui, estrapolare il guadagno netto è piuttosto semplice per l’Australian Open che lo segnala a chiare lettere – nel 2019 il torneo ha intascato 6,5 milioni (circa l’1,7% degli incassi) – e per Wimbledon. Il The Times scrive che lo Slam londinese ha un surplus annuale di circa 50-55 milioni di dollari, il 90% del quale viene girato alla Lawn Tennis Association sulla base di un accordo stipulato con l’All England Lawn Tennis and Crocquet Club e valido fino al 2053. L’ultimo bilancio disponibile di LTA, quello del 2018, segnala in effetti 36,7 milioni di sterline provenienti dai Championships e da cui possiamo derivare il surplus della penultima edizione di Wimbledon: circa 51 milioni di dollari al cambio attuale. Nonostante nel 2014 lo Slam londinese venisse segnalato come quello in grado di ‘profittare’ di più (ma non possiamo essere certi che oggi accada lo stesso), la sproporzione con Melbourne appare davvero molto evidente.
Scendiamo adesso di categoria, analizzando gli incassi degli altri tornei del circuito.
Bill Oakes, ex direttore del torneo di Winston-Salem e chairman del gruppo che rappresenta gli interessi degli ATP 250, ha detto (sempre al New York Times) che i Masters 1000 vantano un profitto di circa 6 milioni/edizione.
A primo impatto colpisce subito lo scarto minimo con il surplus dichiarato dall’Australian Open. Ci sono due considerazioni che possono aiutare a contestualizzare il dato. I 1000 non sono tutti uguali, e quella media è verosimilmente portata in alto da Indian Wells (soprattutto) e Miami, i cui margini di profitto sono più vicini a quelli degli Slam che agli altri tornei di categoria. In seconda battuta, i 6,5 milioni di Melbourne appaiono una stima molto ‘severa’: il report australiano è incentrato quasi esclusivamente sulle attività finanziarie dello Slam e i contributi garantiti del governo (ben 8,5 milioni) costituiscono ad esempio voce a parte, non conteggiata nella revenue complessiva. Consultando il bilancio preventivo FIT 2019, che appunto pertiene all’intera attività federale stagione, si può dedurre che gli Internazionali d’Italia e le Next Gen Finals (alla voce ‘manifestazioni internazionali’) generano un surplus di circa 4,8 milioni, ma è difficile identificare eventuali spese relative all’organizzazione dei tornei eppure inglobate in altre voci di bilancio. Senza contare che parliamo di paesi diversi con regimi fiscali differenti.
Scendiamo ancora di categoria. Oakes dichiara che il surplus degli ATP 500 supera di poco il milione e quello degli ATP 250 (quando c’è, come vedremo tra poco) si ferma a circa 125000 dollari, con un budget operativo di circa 4 milioni. Bob Moran, direttore del WTA di Charleston, ha confermato che i margini sono simili nei tornei femminili.
Questo quadro restituisce già a sufficienza la difficoltà (per non dire l’impossibilità) per un torneo medio-piccolo di stipulare una polizza assicurativa. Ulteriori indicazioni arrivano dalle parole di Edwin Weindorfer, CEO di e|motion, ovvero la compagnia di management sportivo che organizza il torneo maschile di Stoccarda e quest’anno avrebbe dovuto organizzare anche le new entry di Berlino (donne) e Maiorca (uomini, per il quale Weindorfer ha specificato che si tenterà l’impervia strada del rinvio): “Siamo assicurati contro terremoti e atti di terrorismo, ma che io sappia nessun torneo è assicurato contro la specifica evenienza del virus, dunque l’assicurazione non può aiutarci“.
Nel tragico scenario complessivo, Wimbledon sembra invece avere questo paracadute. Cadrà e si farà male, come tutti i tornei che non si disputeranno quest’anno, ma avrà più margine per rialzarsi e forse proprio per questo ha preso con largo anticipo la decisione di cancellare. La fragilità dei ciuffi di Perennial Ryegrass, la varietà d’erba di cui sono fatti i campi di Church Road, non consente di giocare quando le temperature sono troppo rigide e in questa finestra temporale (diciamo entro fine agosto) Wimbledon non ha ricevuto alcuna garanzia di poter giocare a porte aperte. E dunque si è fatto da parte, contando su quel margine di cui sopra.
Il margine, però, diventa progressivamente più risicato se si scende ai Masters 1000 meno ricchi, agli ATP 500 e soprattutto ai 250. Oakes dice chiaramente che ogni torneo dovrebbe preoccuparsi per questa situazione, e corrobora la scelta di Wimbledon sottolineando che cancellare un evento con maggiore preavviso aiuta a contenere le perdite. Dalla valutazione di questo precario equilibrio nasce dunque l’azzardo – che potrebbe anche pagare – di alcuni tornei, come gli Internazionali d’Italia, che non si sono ancora arresi e vogliono provare a giocare comunque quest’anno.
Per alcune manifestazioni, riuscire a giocare potrebbe costituire il discrimine per rimanere in vita. Se infatti nel 2018, stagione regolarmente disputata, l’impressionante quota di tredici ATP 250 su quaranta ha chiuso il bilancio in rosso, l’ipotesi che nel 2020 questo rapporto si trasformi in un bagno di sangue è molto più di una ipotesi. L’organizzatore di qualche torneo già in difficoltà economica prima della pandemia potrebbe decidere di pigiare l’unico bottone rosso disponibile sulla scrivania: vendere la licenza del torneo e salvare il salvabile. Per quella di un ATP 250 se ne può ricavare una cifra compresa tra un milione e dieci milioni di euro, scrive Clarey.
Insomma, secondo diversi modelli di studio il coronavirus avrà un impatto duraturo sulla nostra vita quotidiana, sulle nostre abitudini e sul modo di rapportarci agli altri. I calendari ufficiali di ATP e WTA potrebbero non fare eccezione, e non è detto che un eventuale repulisti di cui le due associazioni dovessero farsi promotrici – per quanto crudele – non possa giovare alla salute dei due circuiti probabilmente troppo pieni di eventi. E non tutti così sostenibili.
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L’orizzonte della ripresa si allontana di altri quaranta giorni. Dopo la cancellazione ufficiale di Wimbledon, ormai segreto di Pulcinella, a pochi minuti di distanza è arrivato un altro comunicato congiunto di ATP, WTA e ITF che fa seguito a quello che due settimane fa aveva sospeso l’attività professionistica fino al 7 giugno e congelato i ranking. Non ci sarà tennis fino al 13 luglio, ovvero sparisce dal calendario anche la stagione su erba ad eccezione del torneo di Newport, che resiste sul ramo pericolante costituito dalla terza settimana di luglio.
“Oltre a Wimbledon, la sospensione riguarda l’intera stagione europea ATP/WTA su erba, ovvero gli eventi maschili di ‘s-Hertogenbosch, Stoccarda, Queen’s, Halle, Maiorca e Eastbourne, nonché quelli femminili di ‘s-Hertogenbosch, Nottingham, Birmingham, Berlino, Eastbourne e Bad Homburg“, si legge nel comunicato. “La sospensione ha effetto a tutti i livelli dell’attività professionistica, incluso il circuito challenger e l’ITF World Tennis Tour. Al momento, i tornei programmati dal 13 luglio in avanti rimangono in calendario per essere disputati nelle date previste“. Una speranza che abbiamo, purtroppo, imparato a interpretare solo come tale.
“ATP e WTA hanno compreso l’importanza e la responsabilità di rendere prioritaria la salute e la sicurezza della comunità tennistica mentre continuano a valutare la fattibilità della ripresa dei circuiti”.
“Purtroppo, l’attuale pandemia di COVID-19 ci ha lasciato senza alcuna possibilità che quella di sospendere ulteriormente il Tour, una decisione che abbiamo preso in stretta collaborazione con gli altri organi di governance del tennis” ha dichiarato Andrea Gaudenzi, chairman ATP. “La salute e la sicurezza rimangono in cima alle nostre priorità mentre affrontiamo una sfida senza precedenti. Faremo tutto quello che possiamo per ricominciare il prima possibile quando sarà possibile farlo in sicurezza“.
“La WTA e i suoi membri non hanno preso questa decisione alla leggera, tuttavia rimaniamo vigili nel proteggere la salute e la sicurezza di atleti, staff e tifosi” ha detto invece Steve Simon, chairman e CEO della WTA. “Mentre condividiamo la delusione per l’ulteriore rinvio della ripresa, la nostra priorità rimane lavorare insieme come sport in preparazione al ritorno alle competizioni“.
Non sono arrivate ulteriori precisazioni sulle due classifiche, che dunque rimangono congelate fino a nuovo ordine. Il bilancio degli eventi spazzati via dal calendario sale così a 21 maschili e 20 femminili, comprese le finali di Fed Cup.