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Novak Djokovic

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CAT_IMG Posted on 15/3/2024, 14:55     +1   -1
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Novak Djokovic non parteciperà al prossimo Miami Open. La notizia sul forfait del numero uno del mondo al torneo della Florida è arrivata dal giornalista serbo Saša Ozmo (una fonte più che autorevole sul tennista serbo) attraverso un post sulla piattaforma Social, X. Tuttavia, al momento, non è ancora arrivata nessuna conferma al riguardo da parte del diretto interessato, né dall’organizzazione del torneo che, ricordiamo, si disputerà nella città statunitense dal 20 al 31 marzo.

Nole, attualmente, non sta attraversando un grande momento di forma. Il ventiquattro volte campione slam, infatti, è reduce dalla pesante sconfitta subita dal buon Luca Nardi nei sedicesimi di finale del BNP Paribas Open di Indian Wells. Il ritorno di Djokovic sui campi da tennis dovrebbe coincidere con l’inizio del Masters 1000 di Monte Carlo e della stagione sulla terra battuta. Mentre a maggio il campione serbo sarà chiamato a difendere il titolo conquistato lo scorso anno al Roland Garros.
 
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CAT_IMG Posted on 27/3/2024, 15:52     +1   -1
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Come un fulmine a ciel sereno. Una sorta di meteorite piombato improvvisamente sui cieli languidi dell’universo tennistico mondiale. È arrivata più o meno così la notizia della separazione – dopo sei anni e ben dodici Slam vinti insieme – fra il numero uno del mondo, Novak Djokovic ed il suo coach (ed ex stella del circuito ATP) Goran Ivanisevic.

Nulla di preventivabile, in verità. Già. Perché anche nel recente passato non vi era stata alcuna avvisaglia al riguardo. O, almeno, non sotto gli occhi dei riflettori. Neanche quando il ventiquattro volte campione Slam, aveva annunciato la sua non-partecipazione all’Open 1000 di Miami.

Una separazione, quella tra il campione serbo ed il vincitore di Wimbledon edizione 2001, che ha quasi del clamoroso e che Nole ha spiegato attraverso un post su Instagram. Queste, le sue parole: “Ricordo chiaramente il momento in cui ho invitato Goran a far parte della mia squadra. Era il 2018 e Marian ed io stavamo cercando di innovare e portare un po’ di magia al nostro duo. Infatti, non solo abbiamo migliorato il servizio, ma ci siamo fatti anche tante risate, divertimento, primati nelle classifiche di fine anno, traguardi da record e altri 12 Grand Slam (e qualche finale) da allora.” Ha sottolineato Djokovic. Per poi aggiungere: “Ho parlato anche di un po’ di dramma? Io e Goran abbiamo deciso di smettere di lavorare insieme qualche giorno fa. La nostra chimica in campo ha avuto i suoi alti e bassi, ma la nostra amicizia è sempre stata solida come una roccia. Infatti sono orgoglioso di dire (non sono sicuro che lo sia) che oltre a vincere tornei insieme, abbiamo fatto una battaglia laterale a Parchisi in corso… per molti anni. E… quel torneo non si ferma mai per noi. Šefinjo, grazie di tutto amico mio. Ti voglio bene.”.

Insomma, parole di stima quelle espresse da Novak su Instagram. Così com’è accaduto quasi sempre in passato. Solo pochi mesi fa, del resto, Djokovic non si era detto per nulla contento del fatto che Ivanisevic non avesse vinto il premio di “Coach of The Year” nel 2023, (premio che poi è andato a Vagnozzi e Cahill). Adesso, però, la domanda che tutti si pongono è la medesima: chi ci sarà nell’angolo del serbo durante il prossimo torneo di Montecarlo? Lo scopriremo solo vivendo.
 
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CAT_IMG Posted on 29/3/2024, 14:54     +1   -1
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Novak Djokovic ha preso una decisione piuttosto sorprendente per la fase finale della sua carriera: separarsi da coach Goran Ivanisevic. La scelta, arrivata in un periodo in cui tanti altri tennisti di prima fascia stanno cambiando guida tecnica, ha spiazzato numerosi fan e pone dei legittimi interrogativi sul suo futuro.

"Prima di tutto Goran è mio amico per la vita, mio ​​e della mia famiglia" ha sottolineato il campione serbo in una conferenza stampa dedicata a Legend, un documentario sul suo mentore da junior Nikki Pilic. "È una persona molto cara per me, la fine della nostra collaborazione professionale non significa che la nostra amicizia si interrompa" ha rimarcato, nelle parole riportate da Tennis Majors.

E sul futuro...“Siamo arrivati ​​a un punto in cui abbiamo esaurito la nostra cooperazione dopo quasi cinque anni. Insieme abbiamo scritto la storia del nostro sport, abbiamo vinto gli Slam, concluso stagioni da numero uno al mondo, ma abbiamo anche attraversato prove e tribolazioni: la squalifica agli Us Open, la deportazione dall'Australia...Lo ricorderò sempre che era lì per me come persona, come essere umano prima di tutto, e che ha portato il giusto insieme di valori nella nostra relazione. Questo tipo di chimica è stata seguita da grandi risultati. Auguro il meglio a Goran" ha inoltre aggiunto Nole per rendere omaggio a Ivanisevic.

Per i prossimi mesi ci sono ancora dubbi e tanta incertezza. A confermarlo è lo stesso Djokovic: "Non ho ancora un'idea chiara su chi sarà il nuovo allenatore, né se ce ne sarà uno. Ho avuto coach fin da quando ero ragazzino, ora cerco di sentire da solo ciò di cui ho bisogno, ciò con cui mi sento più a mio agio. Sarete informati nel caso in cui qualcuno si unirà al team" ha rivelato e concluso.

Nella squadra del serbo restano al momento Carlos Gomez Herrera (sparring partner e agente), Marco Panichi come preparatore atletico, i fisioterapisti Miljan Amanovic e Claudio Zimaglia, oltre al business manager Mark Maden.
 
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CAT_IMG Posted on 4/4/2024, 14:28     +1   -1
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Uno dei temi più caldi degli ultimi giorni nel mondo del tennis è senza dubbio la decisione presa da Novak Djokovic di separarsi dal suo ultimo allenatore, Goran Ivanisevic. Lo stesso ‘Nole’ ha recentemente spiegato i motivi della rottura, rivelando anche come possa non esserci un successore del croato nel suo angolo. L’ex n. 2 del mondo – ranking raggiunto nel 1994, si è concesso a una lunga e interessante intervista ai microfoni del giornalista Sasa Ozmo, per ‘Sport Klub’, fornendo la sua versione della vicenda.

“Non c’è davvero una ragione reale. Uno dei motivi è proprio un senso di fatica, sono stati cinque anni davvero difficili ed intensi. Le persone dimenticano quel periodo durante il coronavirus, in cui è stato etichettato come il più grande cattivo del pianeta per la storia della vaccinazione. Siamo arrivati ad un senso di saturazione, di ‘stanchezza materiale’, così come una macchina ha bisogno di una regolare manutenzione. Alla fine io mi sono stancato di lui e lui si è stancato di me. In ogni caso non mi sentivo più di poterlo aiutare”.

Ivanisevic ha poi parlato di quanto successo a Miami: “Non dirò esattamente quello che è stato detto, sono comunque contento di essere andato in America. In Australia ero già piuttosto stanco, non solo perché aveva perso in semifinale, anche perché avrebbe potuto vincerla. Poi iniziarono le storie su che tragedia fosse stata la sua sconfitta in semifinale. Voglio dire, non è successo niente di tragico, non è che abbia perso al primo turno, ha perso contro un ragazzo più giovane e più bravo. Non son cosa sia successo a Djokovic in quel match, Sinner è troppo bravo“.

Su cosa significhi allenare un campione come Novak Djokovic ha poi rivelato: “È stato molto emozionante, un grande onore, una grande responsabilità, ne sono molto orgoglioso. È stato turbolento, non per quanto riguarda il nostro rapporto, ma a causa di tutto quello che è successo. Lui comunque è un’istituzione, è il più grande tennista di tutti i tempi, anzi uno dei più grandi atleti di tutti i tempi. Gli sarò eternamente grato, mi ha dato un’opportunità e io l’ho sfruttata al meglio. I risultati parlano chiaro, nessuno potrà mai cancellarli, sono scritti nero su bianco. Insomma, sono stati cinque anni meravigliosi“.

Infine, la chiosa sul Sunshine Double: “Per tornare allo swing americano, penso che se Vukic ci avesse creduto di più probabilmente avrebbe potuto battere anche lui Novak. Quel primo set contro Nardi è stato forse il peggior set che gli ho visto giocare in questi cinque anni che sono stato il suo allenatore. Il secondo lo ha vinto, ma nel terzo Nardi ha visto che poteva batterlo. Djokovic non era pronto per quella battaglia, anche se ci aveva provato. Nardi comunque è bravissimo, secondo me dovrebbe essere nella top 50. […] Il giorno dopo ci siamo seduti per parlare e sono davvero contento di averlo fatto, dopo questi cinque anni in cui ne abbiamo passate tante era l’unico modo giusto per farlo”.

“Ci siamo seduti bene, rilassati, abbiamo riso e parlato. Per me era importante dirgli certe cose su come mi sentivo e lui mi ha detto come si sentiva. Novak, quando tutte le telecamere sono spente e quando è più se stesso è una brava persona, ha un grande cuore. Ero sempre pronto anche a morire per lui se fosse stato necessario, combattere contro il mondo intero. Non era facile essere il suo allenatore in quel momento, ovunque andassimo la gente ci guardava e lo vedeva come un cattivo”.
 
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CAT_IMG Posted on 7/4/2024, 13:27     +1   -1
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"È stato emozionante, un grande onore e una grande responsabilità. In fondo, io mi sono stancato di lui e lui si è stancato di me. Sentivo di non poterlo più aiutare. Sarò eternamente grato a Novak, mi ha offerto un'opportunità unica e nessuno potrà mai portarci via i risultati che abbiamo raggiunto".

Goran Ivanisevic ha rilasciato una interessante intervista a SportKlub spiegando i motivi che avevano spinto sia lui che Novak Djokovic a dividersi dopo tutti gli incredibili risultati raggiunti nel corso degli anni. Il coach croato ha spiegato che sentiva di non poter più aiutare il 36enne di Belgrado e che la loro relazione aveva vissuto momenti così alti da non poter continuare all'infinito.

Nel Media Day del Masters 1000 di Monte-Carlo, Djokovic è tornato a parlare della fine della collaborazione con Ivanisevic fornendo ulteriori dettagli. "Entrambi sentivamo di aver dato il massimo in questa relazione ed era ora di andare avanti. È molto semplice. Resta uno degli allenatori più vincenti nella storia del tennis. Quello che abbiamo fatto insieme è qualcosa che non si può cancellare. I risultati e la storia parlano da soli e lui rimane un buon amico sia per me che per la mia famiglia".

Nelle parole riportate dal quotidiano L'Équipe, il serbo si è poi soffermato sulla presenza di Nenad Zimonjic nel Principato. “È un mio amico da molto tempo. Lo conosco da quando ero molto giovane, era il mio capitano di Coppa Davis. Abbiamo vinto insieme l’ATP Cup nel 2020 e abbiamo sempre avuto una buona comunicazione. Mi piace come pensa al tennis, come osserva il mio gioco e quello degli altri. Mi ha sempre aiutato, è stato come un mentore, un fratello maggiore. Ero a Belgrado quando ho iniziato ad allenarmi sulla terra battuta e gli ho chiesto se potesse seguirmi durante quelle sessioni e a Montecarlo. Parleremo del futuro alla fine del torneo" .
 
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CAT_IMG Posted on 10/4/2024, 14:18     +1   -1
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Dopo la convincente vittoria all’esordio su Roman Safiullin, Novak Djokovic si è presentato nella sala conferenze del Rolex Montecarlo Masters per parlare delle sue sensazioni e del suo prossimo avversario. Come l’anno scorso sarà ancora Lorenzo Musetti il suo avversario agli ottavi di finale, una rivincita di un match storico per il tennis italiano. A differenza del 2023, però, Nole ha detto di sentirsi decisamente meglio. Di seguito le sue parole nella breve parte della conferenza in inglese.

D: Alcuni credono che questa sia stata la tua miglior partita dell’anno e la tua miglior prestazione a Montecarlo da diverso tempo: sei d’accordo? Come ti sentivi in campo?
Novak Djokovic: “Mi sono sentito alla grande. Credo sia una sensazione corretta, in effetti è stata una delle mie migliori prestazioni qui negli ultimi anni. Montecarlo è il primo grande appuntamento dell’anno su terra e negli ultimi 6/7 anni non sono riuscito ad iniziare come avrei voluto, spesso faticando molto in questo torneo.
In ogni caso, ho vinto solo una partita e questo è soltanto l’inizio. D’ora in poi i match saranno sempre più difficili, quindi non alzerò troppo le aspettative. La prossima partita sarà contro Musetti, che è un giocatore molto diverso da Safiullin e ama giocare sulla terra. Comunque mi sono sentito bene in campo, ho colpito bene la palla. Le due/tre settimane di allenamento con Zimonjic stanno pagando: abbiamo lavorato tanto per cercare di capire che cosa non ha funzionato nei primi tornei disputati quest’anno.

D: Che cosa ti ricordi del match contro Musetti dell’anno scorso? Sei in qualche modo “spaventato” di affrontare un altro italiano, visto che le tue ultime sconfitte sono arrivate contro Nardi e Sinner?
Novak Djokovic: “Non ho paura di niente e di nessuno, ma sono contento di poter affrontare nuovamente Lorenzo. È uno dei più talentuosi sulla terra, con un bellissimo rovescio a una mano. È molto atletico e può fare un sacco di cose, è uno dei giovani più promettenti, non soltanto in Italia ma in tutto il mondo. Mi è piaciuto come ho giocato il mio primo match quest’anno rispetto a quello dell’anno scorso: mi sento più pronto, spero di poter giocare il mio miglior tennis”.
 
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CAT_IMG Posted on 11/4/2024, 14:09     +1   -1
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Marian Vajda e Novak Djokovic, insieme, hanno vinto 85 titoli in 15 anni, di cui 20 Slam e 37 Masters 1000, e con l’allenatore slovacco al suo fianco, Djokovic è stato sul trono da numero 1 del mondo per 361 settimane. Con l’arrivo di Goran Ivanisevic nel giugno del 2019, Vajda aveva cominciato a mollare la presa, comunicando di voler passare più tempo vicino alla sua famiglia lasciando definitivamente il team del serbo nell’inizio del 2022. Iniziavano a mancare le energie da dedicare a un lavoro molto impegnativo che ad oggi, dice di non rimpiangere.

Vajda attualmente si trova alla Mouratoglou Tennis Academy dove sta seguendo alcuni dei talentuosi ragazzi iscritti alla sua organizzazione no-profit: “HRAJME TENIS SLOVENSKO”.

Ci tiene a precisare che non è un’accademia ma un’organizzazione con l’obiettivo di finanziare e sostenere i ragazzi dai 10 ai 15 anni interessati al mondo del tennis. Non si tratta solamente di ragazzi talentuosi ma anche di giocatori meno portati. Il secondo, ma non meno importante obiettivo dell’organizzazione è quello di formare nuovi maestri per renderli dei coach completi. Un’idea che è iniziata quando Vajda era ancora a fianco di Djokovic, ma che oggi rappresenta la sua vita.

Attraverso questa missione, Marian Vajda ha trovato la pace: continua a fare il lavoro che più lo appassiona, senza stress e vicino alla sua famiglia. Alla vigilia del torneo di Monte Carlo però, distante solo pochi chilometri dal nostro tavolo, non potevamo non parlare un po’ di quello che sta succedendo tra i top players di oggi.

D: La differenza tra allenare il numero 1 del mondo e dei giovani ragazzi è notevole. Ti manca essere il coach di un top player?
Vajda: “Sì, la differenza è davvero enorme. Avevo già iniziato a occuparmi di questa organizzazione no-profit mentre lavoravo ancora con Novak, quattro anni fa. Quindi non è una novità dell’ultimo anno, ci pensavo da tempo. I 15 anni insieme a Djokovic sono stati molto intensi, ho speso davvero tantissime energie, quando mi sono separato da lui ho provato a continuare per un anno con Alex Molcan (top 50) però mi sono accorto che ormai mi mancava qualcosa. Ero meno motivato, volevo stare più vicino alla mia famiglia e preferivo aiutare i ragazzi giovani ad entrare nel mondo del tennis in Slovacchia, a Bratislava. Con questa organizzazione ho trovato la mia serenità, quindi ad oggi direi che no, non mi manca. Però seguo sempre volentieri Novak, mi tengo informato e continuo a guardarlo ma chiaramente, senza lo stesso trasporto emotivo di prima”.

D: Qual è stato l’aspetto più duro di essere il coach di Djokovic?
Vajda: “Eravamo sempre in viaggio, da un continente all’altro. Dovevo sempre salutare la mia famiglia senza sapere quanto tempo sarei stato lontano e le pressioni nei tornei erano fortissime, anche per me. Sai, nel tennis il coach viene messo costantemente sotto esame. La pressione di questo sport è stremante anche per l’allenatore. Nel calcio quando una squadra perde, non è mai colpa di un singolo individuo, non si va a guardare tutte le volte come ha lavorato l’allenatore per preparare quella partita. Mentre quando un tennista perde, l’allenatore viene subito messo in discussione”.

D: Come sei riuscito a trovare gli stimoli giusti per iniziare qualcosa di così diverso?
Vajda: “È successo in modo molto naturale, mi rendeva talmente felice vedere questi ragazzi impegnarsi e appassionarsi sempre di più che lo stimolo è stato semplicemente quello”.

D: Secondo te oggi chi è il giocatore più forte?
Vajda: “Direi Jannik Sinner. Nell’ultimo anno ha giocato un tennis davvero impressionante e continua a migliorare, tenendo alto il livello. Credo che sia nettamente il favorito per diventare numero 1 del mondo. Trovo molto forte anche Alcaraz, però Sinner in questo momento è sicuramente il più focalizzato per arrivare in vetta”.

D: All’inizio tutti pensavano che Djokovic da giocatori come Sinner e Alcaraz avrebbe trovato nuove motivazioni per continuare a vincere, ma nell’ultimo periodo l’impressione generale è cambiata. Credi che Djokovic stia facendo un passo indietro?
Vajda: “Credo che Novak stia cercando di adattarsi e di trovare il giusto bilanciamento. Ormai non può pensare di giocare tutti i tornei come faceva una volta. Il calendario è troppo pieno, deve fare delle scelte. La grande motivazione per lui restano gli Slam e l’Olimpiade. Quindi deve trovare il tempo per prepararsi, per allenarsi bene, ma non può pensare di mettere la stessa concentrazione anche negli altri tornei. La vera domanda credo che sia se questo nuovo metodo riuscirà ugualmente a farlo vincere. Perché se giochi meno tornei, arrivi magari meno allenato rispetto a chi ne ha giocati più di te. Però Novak sa come fare, è molto intelligente e nessuno dei nuovi top players ha la sua esperienza, semplicemente per un fatto di età. Anche l’anno scorso ha saltato diversi tornei come Indian Wells e Miami però poi ha vinto il Roland Garros, ha fatto finale a Wimbledon e vinto lo US Open. Quindi non credo che abbia finito di vincere e quest’anno lo dimostrerà ancora una volta”.

D: E cosa pensi della separazione con Ivanisevic? Te l’aspettavi?
Vajda: “Guarda no, non me l’aspettavo. L’ho letto anche io sul giornale come tutti, quindi il mio parere è solamente su quello che ho letto negli ultimi giorni. Ero abbastanza sorpreso perché negli ultimi anni Novak si è sempre trovato bene con lui, ormai era totalmente parte del team. Forse la pressione a cui vengono sottoposti i coach, quella di cui parlavo prima è diventata stancante anche per Ivanisevic. Però non ho certezze a riguardo”.

D: Anche al livello dei giovani ragazzi che alleni oggi, quale credi che sia la difficoltà più grande per un tennista in generale?
Vajda: “Per un tennista è molto importante essere rilassato mentalmente, altrimenti non può giocare il suo tennis migliore. Però bisogna trovare il giusto equilibrio tra essere sereni e lavorare duramente. Ogni giorno il programma di allenamento è molto intenso, ma va rispettato e portato a termine seriamente. La ricerca di un equilibrio tra lavorare bene, senza stressarsi, nel tennis è difficile ma fondamentale”.
 
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CAT_IMG Posted on 12/4/2024, 13:29     +1   -1
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L’ultimo torneo vinto su terra da Novak Djokovic è stato il Roland Garros 2023. Adesso si riparte sul mattone tritato cercando di riscattare un inizio di stagione che non è andato come preventivato. Al Rolex Montecarlo Open arriva una signora prestazione contro Lorenzo Musetti che vendica la dolorosa sconfitta patita nel 2023.

Djokovic torna quindi nei quarti a Montecarlo diventando il secondo giocatore a raggiungere 10 quarti di finale nel principato dopo Nadal per quello che è il suo primo quarto di finale monegasco dal 2019.

Vediamo, quindi, i passaggi principali della conferenza stampa del numero 1 al mondo.

D. Ottima prestazione. Sei andato 30 volte a rete. È un’indicazione di cosa puoi aggiungere su questa superficie?
NOVAK DJOKOVIC: “30 volte. Ammetto di non aver avuto la sensazione di essere andato a rete così tante volte, ma immagino fosse necessario cercare di essere il più aggressivo possibile. Prendere ogni palla che arrivava nel mio campo in maniera più corta come un’opportunità per entrare contro un giocatore come Musetti, che è molto bravo a difendere.
Lui è un giocatore molto veloce. Ha molto talento sia nel dritto che nella diagonale di rovescio. Può farti del male quando mette i piedi dentro il campo ma, come abbiamo visto, ha realizzato alcuni punti e passanti incredibili anche da lontano. Immagino facesse parte del piano: cercare di togliere tempo, essere più aggressivi, essere più solidi. Penso che lui abbia iniziato meglio. È stato il giocatore migliore per otto game. Poi sul 4-3 e palle nuove, la partita si è ribaltata. Io ho avuto questa bella interazione con il pubblico, e da quel momento in poi, lui forse ha perso un po’ la concentrazione. Ha commesso alcuni errori non forzati, e la situazione è cambiata.
Sento che, da quel momento in poi, ho giocato meglio e sono riuscito a implementare il tipo di gioco che volevo davvero tatticamente. Ma è stato una sfida molto fisica e anche io ho avuto qualche difficoltà in campo oggi. Ma mi piace il modo in cui gioco rispetto all’anno scorso. Penso di giocare un tennis migliore. È tutto parte di un processo. Spero di poter continuare a vincere giorno dopo giorno, ma so qual è il grande obiettivo e dove voglio giocare il mio miglior tennis sulla terra. Quindi, mancano ancora settimane. Finora mi sto divertendo per il modo in cui gioco.”

D. Sei sempre stato un buon giocatore nelle fasi difensive, ma ad un certo punto sei sembrato veramente molto forte nel modo in cui ti muovevi in campo. Sei d’accordo con questo? Ne sei felice? Puoi dire qualcosa sul tuo prossimo avversario, sulla tua prossima partita?
NOVAK DJOKOVIC: “Come ho detto, sto colpendo la palla molto bene. Ho anche lavorato molto nelle ultime due, tre settimane con la mia squadra, lavorando sul posizionamento in campo. Devo essere altrettanto bravo sia nel difendere sia nell’attaccare su questa superficie. È la superficie più impegnativa, fisicamente, mentalmente e anche dal punto di vista del gioco. Devi aspettarti una palla in più che arriva sempre dall’altra parte della rete rispetto ad altre superfici. Ho già attraversato questo processo per più di 25 anni, quindi so cosa fare. Ovviamente Nenad (Zimonjic, ndr), una nuova aggiunta alla squadra, porta un nuovo sguardo al mio gioco. Una freschezza e in qualche modo un differente punto di vista su quali sono le cose che dovrei fare in campo. Penso che abbiamo implementato alcune di queste cose in modo davvero efficiente finora. Spero di poter continuare nella giusta direzione.”

D. Hai detto che stavi faticando un po’ fisicamente. Ti vedevamo tremare in panchina. Niente di troppo importante?
NOVAK DJOKOVIC: “Devo dire che in alcuni momenti della partita di oggi non mi sentivo proprio bene fisicamente. Ma questo fa parte anche delle prime partite sulla terra battuta. Sai, quando giochi contro qualcuno forte come Musetti, devi guadagnarti la vittoria, devi lavorare fisicamente molto duramente, è molto probabile che accada il momento nel quale, in qualche modo, andrai a sbattere contro un muro a livello fisico e dovrai trovare una via d’uscita. Io sono riuscito a farlo ed è questo è ciò che conta di più. Devo, credere che il processo di allenamento e tutto ciò che sto facendo con la mia squadra mi darà dei frutti. Sto già sentendo grandi cose in campo in questi giorni, e questo è ciò che conta di più per me. Vuol dire, che sono sulla strada giusta. Parigi è il torneo nel quale voglio raggiungere il massimo in termini di modo in cui gioco e di sensazioni, quindi mi sento bene in questo momento.
 
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CAT_IMG Posted on 13/4/2024, 14:38     +1   -1
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E’ sempre lì. Il tabellone principale arriva agli sgoccioli, il cerchio si stringe e lui c’è. Nonostante ci sia ancora qualcosa da limare, tanto è bastato a Novak Djokovic per avere la meglio su Alex De Minaur ed essere uno dei quattro semifinalisti dell’ATP di Montecarlo, presenza numero 77 nel penultimo atto di un Master 1000 che gli vale l’ennesimo record. Il nativo di Belgrado, in conferenza stampa, ha analizzato il confronto con l’australiano per poi, alla stregua del suo sfortunato amico Kobe Bryant, lanciarsi in una dichiarazione di amore al tennis.

D: Novak, semifinale numero 77. Hai battuto un altro record. Ma alla fine del match, non mi sei sembrato così felice, come se fossi preoccupato di qualcosa. Puoi condividere i tuoi pensieri con noi ?
Novak Djokovic: “Sì, è solo un segno di sollievo, penso. Era più per dire che fosse finita, piuttosto che festeggiare. Non avevo così voglia di festeggiare. Qualche volta festeggio come Medvedev, e qualche volta festeggio effettivamente (sorride). Ad ogni modo, è un complimento. Penso sia molto interessante, molto divertente. E’ molto autentico. Oggi ho adottato il Mevedev style. (ride).”

D. Hai usato la parola “brutto” alla fine del match.
Novak Djokovic: “E’ una parola di De Minaur, che ho ripreso quando lui si è espresso così a rete“

D. Riguardo la partita?
Novak Djokovic: “Sì, riguardo la partita, sul tennis, e sono d’accordo con lui. Penso che in particolare il secondo set, sai, molti errori non forzati e molti break di servizio, ovviamente sulla terra battuta puoi aspettarti più break del solito, comparata ad altre superfici, ma questo è stato non canonico. Quindi penso che forse non abbiamo giocato un bel tennis nel secondo set. Forse gli ultimi games, ma sai, la maggior parte del secondo set è stata un po’ brutta, come ho detto.“

D. Qualche volta per un giocatore giovane diciamo che è positivo che impari come vincere brutto, perché non puoi giocare il tuo miglior tennis ogni giorno. A questo livello della tua carriera, è ancora soddisfacente vincere una partita senza avere buona sensazioni sul tuo gioco ?
Novak Djokovic: “Vincere brutto” è il titolo del libro di chi ? Penso di Brad Gilbert? Ecco cos’era. Sai, qualche volta devi semplicemente trovare la via della vittoria. Oggi era uno di quei casi. E alla fine forse non senti di aver giocato al meglio. Penso di avere avuto alcuni momenti buoni, alcuni momenti brillanti e altri dove faticavo a colpire la palla in modo pulito. Ma alla fine della giornata, in match come quello di ieri, anche se con avversari diversi, nei momenti più importanti sono riuscito a brekkare e ottenere la vittoria.

D. Novak, eri amico di Kobe Bryant. Ricordo dieci anni fa lui parlava di cosa amasse di più del basket. Le piccolezze che guidavano il suo amore per il suo sport, ha sottolineato cose divertenti, affermando di essere assuefatto al suono della retina dopo ogni canestro. Per te, a questo livello della tua carriera, quali sono quei dettagli che ti fanno amare questo sport, che ti fanno alzare il mattino e portare in te la gioia del tennis ?
Novak Djokovic: “C’è più di una cosa da aggiungere a quello che Kobe ha detto riguardo al suono della retina. Sai, per me o per noi è il suono del colpo, il suono della palla dove, ovviamente, in alcuni tornei produce un eco migliore ma sembra ancora più forte quando colpisci la palla in maniera pulita. E’ interessante quello che hai detto perché me lo godo solo quando guardo i video delle mie partite o sto guardando le partite degli altri. Non me lo godo mentre sto giocando, perché seriamente non riesco a sentirlo, per quanto strano possa sembrare, ma sono completamente in una specie di zona in cui non sento il suono della palla a causa dei grugniti, a causa di qualsiasi cosa. Poi ovviamente l’energia della folla, la competizione. Sai, io mi diverto anche in allenamento e nel process, forse non così tanto a come ero abituato, ma mi godo la competizione. Mi piace lo svolazzare delle farfalle prima del match. Al di là del fatto che abbia giocato molte partite, sento anche quella sensazione di nervosismo ma anche di eccitamento nell’andare sul campo di gioco. Oltre a ciò c’è un’imprevedibilità di cosa possa succedere. Nessuno sa chi sarà il vincitore. Chiaramente puoi essere il favorito o meno, sapete, tutte le cose che hai fatto in quel momento per entrare in partita. Più si è fatto, meglio ci si è preparati, più ci si sente sicuri di scendere in campo. Ovviamente è per tutti soggettivo ed è differente, ma non puoi conoscere e garantire che giocherai allo stesso modo di come l’hai preparata in allenamento. E’ capitato tante volte che abbia giocato in modo incredibile in allenamento ma poi vai in campo e, wow, è totalmente diverso, o può capitare al contrario. E’ il brivido dell’inconscio quando tu vai in campo per vedere cosa succederà, le previsioni dove tu sogni e visualizzi te stesso che vinci il match, la vittoria del torneo, rendendo i tuoi sogni realtà, c’è un potere incredibile in questo ma, ancora, quando sei in campo una serie di cose, di fattori, elementi può influenzare te, la tua mente e il tuo gioco che, sai, tutto può succedere.”
 
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CAT_IMG Posted on 14/4/2024, 13:34     +1   -1
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Dopo un set succube del suo avversario, era tornato a fare la voce grossa. Ma non è bastato. Novak Djokovic nella semifinale di Montecarlo ha ceduto il passo 6-4 1-6 6-4 a Casper Ruud. La partita è stata un dondolo dove i due giocatori hanno alternato momenti di brillantezza a frangenti sottotono. Alla fine il norvegese, più solido e grintoso, è riuscito ad avere la meglio. Tanta la delusione del numero 1 al mondo che però riparte anche dalle sensazioni positive ritrovate nel torneo.

D. Novak sei un po’ deluso?
NOVAK DJOKOVIC: Ovviamente sono deluso per aver perso una partita come questa.
Congratulazioni a Casper. Ha giocato davvero bene, soprattutto all’inizio del primo e del terzo set. Ho avuto le mie occasioni ma l’ultimo game non è stato un granché. Ho commesso errori non forzati e lui è stato solido fino all’ultimo colpo e ha meritato di vincere.
La mia partita è stata un po’ altalenante. La cosa positiva è che sono riuscito a tornare dopo aver perso il primo set e a ritrovare la forza nel gioco.
Quindi ci sono aspetti positivi da trarre da questo torneo ma ovviamente sono deluso per la sconfitta.

D: Considerando tutta la stagione finora, quali sono le cose di cui sei più soddisfatto e quali quelle di cui sei lo sei meno?
NOVAK DJOKOVIC: Sono abituato a standard molto alti in termini di aspettative: non avendo ancora vinto un titolo è, rispetto agli ultimi 15 anni, non una grande stagione. Ma ho disputato le semifinali in Australia e quelle qui. Ho giocato solo tre tornei quest’anno. Ovviamente è normale aspettarsi che ci siano stagioni in cui non si inizia bene e questa è una di quelle. Spero di poter migliorare, in termini di risultati, e di partire da qui perché ho giocato un buon tennis. Spero che nei prossimi tornei sarò in grado di giocare ancora meglio.
 
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CAT_IMG Posted on 20/4/2024, 14:45     +1   -1
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Dopo la semifinale raggiunta al Rolex Montecarlo Masters, dove non si spingeva così lontano dal 2015, Novak Djokovic continua a centellinare la sua presenza nel circuito maggiore. Da poco è infatti arrivata la conferma ufficiosa – ancora non ufficiale, ma il profilo X di Entry List Updates non sbaglia mai – che il serbo non parteciperà al Mutua Madrid Open, dove non gioca dal 2022.

Restano dunque soltanto tre i tornei disputati nel 2024 dall’attuale n°1 del mondo (quattro se consideriamo anche la United Cup): Australian Open, Indian Wells e appunto Montecarlo. Nole non è certo abituato ad arrivare a questo punto della stagione senza aver vinto neanche un titolo, ma gli anni passano per tutti, e per Novak c’è l’acclarata volontà di passare più tempo in famiglia.

In conseguenza del forfait del 24 volte campione Slam, Luca Van Assche entra direttamente in tabellone. Ma, soprattutto, Jannik Sinner sarà la testa di serie n°1 del ‘1000’ madrileno. Sono solo numeri, certo, ma continuano a fare una certa impressione. E nella capitale spagnola Jannik potrà ridurre il divario dalla prima posizione mondiale di Nole.
 
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CAT_IMG Posted on 23/4/2024, 14:15     +1   -1
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Novak Djokovic, Rafael Nadal e Roger Federer caratterizzano i Big Three, i tre atleti più grandi di sempre in questo sport, soprattutto per quel che riguarda le vittorie. Federer si è ritirato un po' di tempo fa, poi c'è Novak Djokovic, ancora numero uno al mondo e il tennista più vincente di sempre.

Infine c'è Rafael Nadal, tennista ormai alla fine della sua straordinaria carriera. Lo spagnolo è tornato in campo in queste settimane e sarà presente anche al Masters 1000 di Madrid ma in queste ore ha fatto molto rumore il suo annuncio che parteciperà alla Laver Cup.

In tanti sui social stanno parlando di questa possibilità, del fatto che Rafa dica addio durante la Laver Cup, proprio come ha fatto il grande amico Roger Federer. Lo svizzero tra l'altro ha annunciato sui social che sarà presente anche lui all'evento, un ulteriore indizio per questa possibilità.

Novak Djokovic non sarà a Madrid ma troverà Rafa probabilmente a Roma e al Roland Garros e in tanti sperano in un ultimo grande match. La loro rivalità è tra le più grandi di sempre e Nole, premiato durante si Laureus Awards Sports, ha parlato da Madrid proprio di Rafael Nadal. Ecco nello specifico le sue dichiarazioni: "Ho molto rispetto per un leggenda del suo calibro e sinceramente voglio giocare almeno un'altra volta con lui prima che si ritiri".

Djokovic ha proseguito esaltando il suo grande rivale: "È una brava persona e una leggenda del nostro sport, si tratta del mio rivale più importante. In Australia ho detto che speravo di vederlo in uno o due tornei, spero davvero di farlo", la chiosa finale del campione balcanico.
 
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CAT_IMG Posted on 28/4/2024, 13:29     +1   -1
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Il sito “Sportklub” riporta in data 27 aprile la notizia che Gebhard Phil-Gritsch sta seguendo l’allenamento di Novak Djokovic in vista degli Internazionali di tennis del Foro Italico. Il sessantasettenne professionista austriaco ha già collaborato con l’asso di Belgrado dal 2009 al 2017 e nel 2018 ancora vicino a Marian Vajda e “dovrebbe sostituirsi a Marco Panichi, che lavora a stretto contatto con Nole dal 2019”.

Phil-Gritsch – prosegue la nota del sito – può contare su una vasta esperienza in campo tennistico; ha anche collaborato con le rappresentative nazionali di Indonesia e Filippine ed è “considerato una delle persone del suo entourage che ha avvicinato il campione ad un approccio di tipo olistico alla professione”. Prima di approdare nello staff di Djokovic quindici anni or sono, Phil-Gritsch ha seguito il connazionale Thomas Muster, ex numero uno del mondo e vincitore di 44 tornei, tra cui il Roland Garros nel 1995.
 
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CAT_IMG Posted on 11/5/2024, 14:44     +1   -1
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Ha dell'incredibile quanto accaduto sul campo centrale del Foro Italico al termine della sfida fra Novak Djokovic e Corentin Moutet, vinta dal campione serbo abbastanza in scioltezza (dopo una partenza complicata) col punteggio finale di 6-3, 6-1.

Il nativo di Belgrado, dopo essere rimasto qualche minuto in più in campo dopo l'intervista rilasciata ai microfoni di Atp Tour per firmare autografi e fare foto con i fan presenti sugli spalti, è stato colpito da una borraccia, proveniente da uno spettatore, mentre si apprestava a entrare nel corridoio che porta agli spogliatoi.

Un episodio davvero spiacevole al Master 1000 di Roma, con vittima purtroppo il numero uno del mondo: nel tunnel, infatti, Nole si è accasciato al suolo per via della bruttissima botta che ha ricevuto alla testa. Il 36enne avrebbe perso anche sangue.

Secondo i primi aggiornamenti riportati da Sky Sport, Nole è stato subito accompagnato in infermeria per ricevere le cure del caso e ha poi fatto rientro negli spogliatoi con un cerotto in testa e visibilmente molto preoccupato.

La Polizia sembrerebbe già al lavoro per indagare: sarebbero state richieste le immagini di videosorveglianza del centrale per verificare se il gesto da parte di un tifoso sia stato volontario oppure no (dalle prime indiscrezioni trapela come la borraccia sia scivolata da uno zaino e un video, apparso sui social, lo confermerebbe).

L'entourage di Novak ha comunicato intanto agli organizzatori che l'atleta non rilascerà dichiarazioni in conferenza stampa.

Ecco le sensazioni rilasciate da Djokovic dopo la vittoria: "Il match play è diverso dai set di allenamento. Ho giocato contro un mancino ed era da un po' che non mi allenavo con un giocatore mancino come lui, quindi mi ci è voluto un po' di tempo per adattarmi alle diverse rotazioni della palla. I primi quattro game sono stati piuttosto brutti da parte mia. Un brutto inizio, infatti ho perso entrambi i miei turni al servizio. Poi ho giocato bene. Ho perso solo un gioco dall'1-3. Corentin è un tennista di grande talento. Ha ottime mani ed è molto imprevedibile. Non sai cosa succederà dopo, quindi dovevo rimanere concentrato ed è quello che ho fatto. È stata una buona partita per debuttare" ha aggiunto e concluso.
 
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