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SERVIZIO VELOCE?....ECCO COME SERVIRE ALLA A-ROD!!

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CAT_IMG Posted on 15/4/2010, 23:55     +1   -1
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Iniziare non è mai facile. Così come non è stato facile scegliere l’argomento da cui partire per questa nuova avventura tra tennis, fisica e tecnologia. L’idea è venuta proprio dal tennis. Come cominciano le partite? Semplice, con un servizio. Così come da un servizio prendono vita tutti gli scambi di un intero match. E allora, perché non cominciare a parlare proprio di questo colpo? Forse vent’anni fa servire meglio o peggio aveva un influenza assai inferiore rispetto ai tempi moderni, quelli dell’era “post racchetta di legno”, per intendersi. Se andiamo poi indietro nei decenni e osserviamo i filmati d’epoca, il servizio era sostanzialmente una maniera di accompagnare dolcemente la pallina dall’altra parte della rete per dar vita allo scambio. Oggi, come tutti gli appassionati possono constatare facilmente, il colpo d’avvio, soprattutto in ambito maschile, rappresenta un fondamentale imprescindibile per far strada ad altissimi livelli. Lo sanno bene molti tennisti nostrani, spesso ben dotati nel gioco da fondo, ma che senza un servizio all’altezza non sono mai riusciti a fare quel salto di qualità necessario per ambire ai primissimi posti in classifica. Gli stessi giocatori di vertice, Nadal su tutti, pur avendo già raggiunto vittorie nei tornei dello Slam, hanno lavorato molto e con sacrificio per migliorare questo colpo. Nel caso del maiorchino il risultato è stato quello di diventare competitivo anche sulle superfici rapide.

In questo articolo verranno approfonditi i temi più specifici relativi alla velocità di un servizio, alla durata dell’impatto tra pallina e racchetta e all’influenza che può avere, sulla buona riuscita del colpo d’avvio, anticipare o ritardare il contatto con la palla. Nella prossima puntata ci occuperemo invece delle strategie utilizzate dai tennisti per servire al meglio e ci concentreremo su qualche caso specifico con statistiche e dati presi da partite importanti.

Molto spesso durante i match l’attenzione dei telecronisti e degli spettatori è rivolta alla rilevazione della velocità dei servizi. Soprattutto se in campo ci sono dei tipi come Karlovic, Isner o il redivivo Ljubicic, per non parlare di Roddick con i suoi quasi 250 Km/h di velocità raggiunti in una giornata di grazia. Ma da cosa dipende davvero la velocità che la pallina assume dopo l’impatto con la racchetta? Per effettuare un servizio a 160 Km/h un tennista deve riuscire a far raggiungere alla sua racchetta una velocità molto elevata, di circa 155 Km/h nel momento dell’impatto. Si potrebbe pensare che tale velocità dipenda dal tipo di racchetta, dal suo peso e dalla distribuzione del peso stesso. In realtà le cose non stanno così. La potenza di una racchetta e la tensione delle corde hanno solo un leggerissimo effetto sulla velocità del servizio. Strumenti diversi (chiaramente relativi alla stessa categoria, sarebbe comunque improponibile paragonare racchette di legno con i nuovi materiali) potrebbero far variare la velocità della pallina di pochi Km/h; il segreto è che quasi tutta la potenza arriva direttamente dalle braccia del tennista, di conseguenza dalla sua coordinazione e dai suoi movimenti.

Ma quanto dura nello specifico l’intero atto del servizio? Dopo il lancio della pallina, la racchetta raggiunge il punto più basso dietro la schiena del tennista circa un decimo di secondo prima di colpire la pallina. Due centesimi di secondo prima dell’impatto la racchetta è perfettamente orizzontale, mentre nel momento stesso dell’impatto la posizione è sostanzialmente verticale. Questo vuol dire che in circa 20 millisecondi la racchetta ruota circa di 90 gradi, ovvero un angolo retto (con relativa velocità angolare media di 4.500 gradi/secondo). Il movimento si conclude circa 2,2 decimi di secondo dopo l’impatto quando la racchetta ha nuovamente raggiunto il suo punto più basso, questa volta davanti al giocatore. Si noti come dopo l’impatto la velocità di rotazione è molto più bassa: negli stessi 20 millisecondi si passa da 90 gradi a soli 20 gradi di variazione. Questa diminuzione di velocità angolare è dovuta al fatto che durante l’impatto la racchetta ha ceduto dell’energia alla pallina.

Vediamo adesso come si calcola effettivamente la velocità V del servizio. La formula risolutiva è data da V = (1 + Cr)Vp. Analizziamo singolarmente tutti i termini di questa uguaglianza. Vp è la velocità del punto di impatto della racchetta con la pallina. Risulta chiaro che durante il movimento di un corpo rigido non tutti i suoi punti viaggiano alla stessa velocità. Nel caso della racchetta il punto che assume velocità maggiore è la punta. Se indichiamo con Vt la velocità della punta della racchetta, allora possiamo ottenere Vp = Vt – Dw, dove w è la velocità angolare e D è la distanza dalla punta della racchetta. Questo vuol dire che più colpisco la pallina lontano dalla punta della racchetta, verso il manico per intendersi, e più la velocità sarà inferiore. Questo fattore è però bilanciato dal termine Cr, ovvero il coefficiente di restituzione apparente. Tale parametro risulta più alto nel centro della racchetta, mentre diventa sempre più piccolo avvicinandosi al telaio, bilanciando l’aumentare della velocità Vp. Da tutte queste considerazioni segue che il punto di impatto tra pallina e racchetta incide solo del 5% circa sulla velocità del servizio. Si è soliti considerare comunque il punto migliore in cui colpire la palla circa 10 cm sotto la punta della racchetta, anche per il fatto che meno si fa scendere la palla e più è facile che il servizio non si infranga in rete.

Un’altra questione di un certo interesse è quella realtiva alla durata dell’impatto tra pallina e racchetta. Una pallina sta a contatto con le corde per circa 5 millisecondi. Tale durata può calare fino a 4,5 ms aumentando la tensione delle corde o gonfiando maggiormente la palla. Si potrebbe pensare che una diminuzione della durata dell’impatto di soli 0,5 ms sia sostanzialmente insignificante. Bisogna però considerare che la racchetta nei 20 ms precedenti alla collisione con la palla acquisisce una velocità e una rotazione molto alte e di conseguenza una infinitesima variazione della durata di impatto può produrre una significativa differenza dell’angolo con cui le corde toccano la pallina, con la conseguente variazione e perdita di controllo della direzione del servizio. A meno che un giocatore non abbia grande padronanza di questo colpo, risulta quindi rischioso variare spesso tensione alle corde o utilizzare palline gonfiate in maniera diversa.

Rimane da chiedersi cosa succeda se un tennista colpisce la palla 0.5 ms troppo presto o troppo tardi. Abbiamo osservato in precedenza che la velocità angolare della racchetta può raggiungere i 4.500 gradi/secondo. Ciò vuol dire che in un lasso di tempo di 0,5 millisecondi la racchetta può variare la sua posizione rispetto alla verticale di 2,3 gradi. Questa differenza è abbastanza grande da trasformare un buon servizio in un errore. Ciò vuol dire che un tennista deve cercare di colpire la palla esattamente nel momento giusto, perché bastano un ritardo o un anticipo di un solo mezzo millesimo di secondo per incappare in un fallo. Chiaramente il problema è che valutare tali frazioni di tempo risulta praticamente impossibile. Fortunatamente il segreto di un buon servizio più che dal timing dipende dalla posizione. Difatti, se il lancio di palla viene effettuata in maniera corretta allora nella maggior parte dei casi la racchetta impatterà con la pallina nel punto giusto a prescindere dalle piccole variazioni di timing. In conclusione, un buon lancio di palla e un buon movimento delle braccia rendono impercettibili eventuali errori dipendenti da un errato punto di contatto tra palla e racchetta o da un eventuale anticipo/ritardo del momento della collisione.

Un’ultima curiosità riguarda la sequenza dei movimenti effettuati durante il servizio. Per poter fornire alla racchetta la giusta velocità non solo il polso del tennista deve effettuare una notevole rotazione. Come chi gioca a tennis ben sa, durante il colpo di avvio tutte le articolazioni sono coinvolte, inclusi gomiti, spalle, fianchi, ginocchia e caviglie. Ognuna di queste parti del corpo dà un apporto positivo alla velocità angolare che la racchetta acquisisce poco prima dell’impatto con la pallina. La cosa interessante è che tutte queste rotazioni partono dal basso per propagarsi poi verso l’alto. Per esempio, i fianchi e le spalle forniscono il loro maggior contributo da 380 a 60 millisecondi prima di colpire la palla, la rotazione del gomito raggiunge la sua massima rapidità tra i 60 e i 20 millisecondi che precedono la collisione mentre il polso diventa decisivo solo alla fine, negli ultimi 20 ms. Una simile sequenza di movimenti la si può riscontrare anche in altri sport, come ad esempio il lancio del giavellotto. Questo fenomeno è descritto nei libri di biomeccanica come “Kinetic link principle”.
 
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CAT_IMG Posted on 13/5/2010, 15:27     +1   -1
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Molti tennisti hanno l’abilità di riuscire a colpire la palla durante la prima di servizio molto forte, più forte che possono, quasi si trattase di uno smash. Chi gioca a tennis, soprattutto a livello amatoriale, sa che colpire più forte che si può ha delle controindicazioni. Molto spesso, difatti, la pallina va a finire da tutt’altra parte rispetto alla zona di campo a cui si era mirato e di conseguenza la percentuale di prime palle sarà molto bassa. Come ben si può immaginare le cause di questo fenomeno sono sostanzialmente due. Colpendo la palla con la massima forza che si ha in corpo si perde innanzitutto il pieno controllo della racchetta, inoltre più la palla viene colpita con potenza e più si diminuiscono i margini di sicurezza affinchè il servizio finisca dentro. D’altronde, quando si riesce a mettere in campo una prima palla molto forte si hanno altissime probabilità di portare a casa il punto.

La questione è allora quella della strategia da adottare. Colpire più forte che si può? Oppure tirare in tutta sicurezza puntando a mettere in campo il maggior numero di prime palle? La risposta a questa domanda non è affatto ovvia e dipende da un numero molto elevato di fattori.

Assumiamo che la percentuali di punti vinti sulla prima palla dipenda dalla velocità del servizio, così come ne dipende la percentuale di prime palle che finiscono in campo. Chiaramente scarteremo subito la strategia del tirare la prima in maniera soffice, in quanto aumenteremmo il numero di prime palle in campo ma abbasseremmo drasticamente la percentuale di punti vinti. Così non resta che concludere che la giusta strategia sia quella di tirare sempre una prima palla il più forte possibile, a patto di avere una buona percentuale sulla seconda di servizio. Ecco, la seconda di servizio. Per adesso non era mai stata nominata, ma non è un caso per gli appassionati che la percentuale di punti vinti sulla seconda palla sia spesso il dato statistico che risulta decisivo ai fini del risultato di molte partite, soprattutto quelle molto equilibrate. Queste considerazioni non possono chiaramente essere considerate universali (come vedremo nello specifico in alcuni casi di studio). Si pensi ad esempio ad un giocatore che colpendo al massimo della potenza non riesce quasi mai a mettere dentro la prima, oppure ad un altro la cui seconda di servizio è così innocua da costargli una bassa percentuale di punti vinti.

Ma se supponiamo che un tennista metta in campo il 95% delle seconde palle e ne concretizzi il 55% (dati assolutamente ragionevoli), scopriremo che allora la strategia più conveniente è quella di tirare una prima chiudendo gli occhi a sparando al massimo della potenza. Consideriamo ad esempio il caso in cui si rischi il tutto e per tutto sulla prima. Possiamo supporre che un giocatore di livello metta in campo in questo caso appena la metà dei servizi, ma che di quel 50% vinca poi il 90% dei punti. Se uniamo i dati assunti in precedenza per la seconda palla, scopriamo che quel giocatore porterà a casa in totale il 71,1% di punti al servizio. Viceversa prendiamo un tennista più prudente, che mette in campo il 65% di prime palle ma ne concretizza “solamente” il 75%. In questo caso, sempre considerando gli stessi dati sulla seconda, i punti vinti sul servizio saranno il 67,1%, ovvero il 4% in meno rispetto al collega bombardiere. Ripeto, si tratta di leggi che non sono universali, ma partendo da un’assunzione più che ragionevole si arriva a concludere che servire il più forte possibile la prima di servizio sia la strategia più vincente a prità di seconda palla.

Quante volte abbiamo visto Ivanisevic, Sampras o lo stesso Federer mettere a segno un ace di seconda in un momento importante del match? Spesso questo atto viene considerato dal pubblico una sciagurataggine da parte di un tennista, una sorta di rischio inutile, quasi una bravata. In realtà se andiamo a leggere le cifre di qualche match storico ci accorgiamo che se alcuni campioni avessere giocato le loro seconde palle come prime avrebbero raccolto più punti. Proprio così: in alcuni casi è più vantaggioso tirare due prime invece che una prima e una seconda. E’ chiaro che tale considerazione è valida solo per quei campioni dotati di un servizio fuori dal normale e che il numero di doppi falli aumenterebbe in modo sproporzionato, ma questo dato negativo sarebbe spesso controbilanciato da un maggior numero di punti vinti sul proprio servizio. Per spiegare meglio queste affermazioni prendiamo come esempio la finale di Wimbledon vinta nettamente da Sampras nel 1995 contro Agassi. In quel match il buon Pete mise in campo il 66% di prime palle concretizzandone ben l’89%. Questo vuol dire che ogni volta che Sampras tirava una prima di servizio aveva quasi il 59% di probabilità di vincere il punto. Al contrario, la percentuale del 7 volte campione di Wimbledon sulla seconda di servizio è stata del 39% (15/38). Questo vuol dire che se Sampras avesse tirato sempre la prima palla, di quei 38 punti ne avrebbe vinti circa 7 di più! Anche Rafter, se avesse rischiato di tirare tutte prime palle, avrebbe vinto 7 punti in più sul proprio servizio nella semifinale degli Australian Open 2001 ancora contro Agassi. La differenza è che in quel caso l’australiano perse 6-3 al quinto dopo aver subito solo 4 break… Cosa sarebbe successo con quei sette punti in più? Queste considerazioni dovrebbero scoraggiare anche tutti coloro che propongono di abolire la seconda di servizio per costringere i bonbardieri di razza a rischiare meno sulla prima. Dati alla mano, a tutti questi giocatori converrebbe comunque continuare a rischiare al massimo sul proprio servizio, a discapito dello spettacolo che calerebbe a causa dei numerosissimi doppi (anzi, singoli) falli.

Come sottolineato in precedenza, i risultati appena esposti sono validi solo nel caso in cui il diretto interessato sia in possesso di un servizio portentoso. Normalmente la strategia migliore è quella di tirare la prima il più forte possibile e in caso di errore mettere in campo una seconda in tutta scioltezza. Consideriamo infatti il caso di un tennista che mette in campo il 50% delle prime palle e ne concretizza il 70% (dati ben più realistici di quelli di un Sampras d’annata). Se costui tirasse il servizio sempre con la prima vincerebbe circa il 53% dei punti. Se invece dopo la prima giocasse una seconda mettendola in campo il 90% delle volte e vincendo il punto nel 55% dei casi allora vincerebbe circa il 60% dei punti al servizio.

Da tutti questi casi emerge il fatto che se si vuole migliorare le proprie percentuali al servizio, oltre ad avere una validissima e produttiva seconda palla, bisogna allenarsi ad aumentare il numero di prime in campo. Tale dato emerge anche dalle statistiche dei tornei del Grande Slam. I giocatori che vincono il maggior numero di partite non solo hanno un servizio relativamente veloce, ma hanno anche un’altissima percentuale di prime palle messe in campo. Un esempio? Se analizziamo la media delle percentuali di prime palle messe in campo dai quattro semifinalisti degli ultimi Australian Open nel corso del torneo scopriamo che quella di Federer è del 63%, quella del finalista Murray del 56% e quelle dei semifinalisti Tsonga e Cilic rispettivamente del 60,5% e del 54%. A voi le conclusioni.

Precedentemente sono stati affrontati alcuni temi relativi al servizio, in particolare quelli relativi alla velocità della palla, alla durata dell’impatto e alle strategie per ottimizzare la percentuale di prime palle e punti vinti. Probabilmente nessuna di queste informazioni è risultata utile a qualche tennista amatoriale per migliorare il proprio colpo d’avvio. Come abbiamo già visto, se un giocatore tenta di colpire la palla molto forte la probabilità di commettere un fallo aumenta drasticamente. Come tentare allora di perfezionare il servizio? I rimedi a questo problema richiedono principalmente capacità atletiche, corretti meccanismi del colpo e soprattutto molto allenamento. Gli altri fattori che potrebbero essere d’aiuto ad un tennista, ovvero le dinamiche fisiche del servizio che potrebbero essere modificate con qualche piccola accortezza, saranno trattate in questo articolo. Prima di entrare nel dettaglio è necessario introdurre un concetto chiave, quello di “angolo verticale di tolleranza” che per comodità chiameremo “Window”. Riuscendo ad aumentare questa immaginaria finestra avremo meno possibilità di sbagliare il nostro servizio.

In poche parole, a parità di velocità della palla, spin, altezza dell’impatto e posizionamento del giocatore sulla riga di fondo, c’è un angolo minimo sotto il quale la pallina colpisce la rete e allo stesso modo esiste un angolo massimo oltre il quale la pallina finisce fuori dal rettangolo di battuta. Il range compreso tra questi due angoli rappresenta l’intervallo entro il quale il servizio sarà valido e tale intervallo di tolleranza prende il nome di “Window”. L’ampiezza della finestra dipende dalla velocità con cui la pallina lascia la racchetta, dall’altezza a cui avviene l’impatto, dallo spin della palla, e dalla posizione del tennista sulla riga di fondo. Vediamo quindi quali accortezze si possano adottare per modificare questi parametri in modo da aumentare la Window e di conseguenza ottimizzare le proprie prestazioni al servizio.

Una prima banale considerazione, emersa anche nelle puntate precedenti riguarda la velocità della pallina. Difatti più il servizio è veloce e meno la finestra di tolleranza è ampia. La ragione fisica di questo fatto è che se la palla viaggia più lentamente la forza di gravità che la porta verso il basso ha una maggior influenza e la spinge a cadere dentro il rettangolo di servizio con maggior incidenza. In particolare, se ci mettiamo nel caso in cui l’impatto avviene all’altezza di circa 2,2 metri, colpendo la palla a 210 Km/h l’angolo di tolleranza è di soli 0,2 gradi, calando la velocità fino a 145 Km/h la finestra si allarga di cinque volte tanto toccando l’ampiezza di un grado. Come però abbiamo visto in precedenza non sempre diminuire la velocità del servizio può essere conveniente.

Ben diverso è invece il discorso che riguarda l’altezza dell’impatto tra pallina e racchetta (da non confondere con il punto più alto raggiunto dalla pallina durante il lancio). Tutti i giocatori sanno infatti che più in alto riescono a colpire la pallina e più è probabile che il servizio terminerà in una zona valida di campo. Se ad esempio consideriamo due servizi entrambi alla velocità di 160 Km/h, se la pallina viene colpita a 2,2 metri di altezza dal suolo l’intervallo di tolleranza è di circa 0,7 gradi, se invece l’impatto avviene all’altezza di 2,9 metri la Window può raggiungere anche 1,8 gradi di ampiezza. Questi dati mostrano anche il grande svantaggio che i tennisti bassi hanno nei confronti dei loro colleghi spilungoni. Nel caso in cui un giocatore abbia già raggiunto il suo massimo livello in quanto a elevazione e allungamento corporeo, alcuni espedienti che possono essere facilmente sfruttati per aumentare “gratuitamente” l’altezza dell’impatto con la palla possono essere quello di variare il punto di impatto verso la cima della racchetta o quello di utilizzare uno strumento con un manico leggermente più lungo.

Un altro fattore che incide notevolmente sulla buona riuscita del servizio è quello del topspin. A parità di velocità (160 Km/h) e altezza dell’impatto, un servizio piatto raggiunge circa un intervallo di tolleranza di 1 grado, intervallo che può superare anche i 5 gradi nel caso in cui la pallina effettui più di 120 giri al secondo! Spesso però i tennisti preferiscono effettuare servizi piatti onde evitare di complicare i meccanismi del proprio colpo d’avvio. Ma forse non tutti sanno che esiste una maniera molto semplice per dare alla pallina un po’ di topspin colpendola in maniera piatta. Questo trucco consiste nel lanciare la pallina il più in alto possibile. Difatti se la pallina viene colpita in fase discendente acquisterà comunque un po’ di giro. Niente in confronto a quello che un campione di tennis può dare ad esempio con un servizio kick, ma a bassi livelli tutto può essere di aiuto. Una delle tenniste che sfruttava maggiormente un altissimo lancio di palla era Steffi Graf. Su questo aspetto ci sono comunque differenti punti di vista: c’è chi sostiene che sia più vantaggioso ad esempio lanciare la palla esattamente all’altezza in cui la si colpirà e far avvenire l’impatto appena la palla raggiunge il culmine della traiettoria. In tal caso si hanno dei vantaggi in quanto è ovvio che sia più facile colpire una sfera che sta ferma rispetto ad una in movimento. Un lancio molto alto della pallina risulta inoltre di difficile gestione nei giorni ventosi. E’ bene quindi che ogni giocatore sia a conoscenza di tutti questi fattori e con l’allenamento trovi la maniera a lui più congeniale di effettuare il colpo d’avvio.

Come detto in precedenza anche la posizione del tennista al momento del servizio può avere la sua incidenza. Dal punto di vista dello spostamento orizzontale lungo la linea di fondo se si serve da una posizione decentrata la finestra di tolleranza è più ampia. D’altronde in quel caso la pallina deve fare più strada e di conseguenza non solo bisogna dare più potenza per assicurare la stessa velocità ma l’avversario ha anche più tempo di reazione per effettuare la risposta. I veri miglioramenti possono invece arrivare dallo spostamento in avanti. Quello che un giocatore dovrebbe infatti fare è lanciare la palla il più possibile dentro il campo in maniera che l’impatto avvenga a più di mezzo metro dalla riga di fondo. Oltre ad aumentare l’intervallo di tolleranza della Window, i vantaggi sono numerosi: il tennista è già dentro il campo per un eventuale serve&volley, l’avversario ha meno tempo per rispondere e nella maggior parte dei casi finirà fuori dal campo iniziando lo scambio in una situazione di svantaggio. Si pensi che se la pallina viene colpita un metro e mezzo dentro al campo la probabilità che il servizio sia buono aumenta del 50%. Un recente studio ha messo in luce che Pete Sampras colpiva la palla sul servizio quando mediamente quest’ultima si trovava 0,6 metri circa dentro il rettangolo di gioco.

Numerosi sono stati anche gli accorgimenti tecnologici riguardo alla costruzione delle racchette. Come sottolineato in precedenza colpire la pallina il più in alto possibile può avere dei vantaggi. Per venire incontro alle esigenze dei campioni i costruttori di racchette hanno quindi effettuato delle modifiche in modo tale che colpendo la palla verso la punta dello strumento il colpo non perda efficacia. Nello specifico il telaio è stato reso sempre più solido e duro, la forma è stata modificata per rendere più larga la zona vicino alla cima e in particolare il centro di massa è stato spostato più in alto riducendo il peso del manico.

Ripetiamo in conclusione, soprattutto per coloro che non sono professionisti, che il segreto di un buon servizio sta principalmente nelle ore di allenamento che si fanno, nella preparazione fisica, nella coordinazione e nel timing. Raggiunti livelli di eccellenza in tutti i precedenti campi, le informazioni di questo articolo possono rappresentare un piccolo spunto di riflessione su tutti quegli aspetti apparentemente insignificanti che, se sommati, possono però risultare decisivi ai fini di un reale miglioramento.

Se in una partita di tennis tutto ha inizio dal servizio, il colpo che immediatamente viene dopo è quello della risposta. Ci siamo concentrati nei precedenti articoli (di cui potete trovare i link in fondo) degli aspetti fisici del colpo di avvio e di come si possa migliorarlo con qualche piccola accortezza. D’altronde, se un buon tennista al giorno d’oggi deve saper servire bene, bisogna anche tener conto che un giocatore si trova ad effettuare in una partita tanti servizi quante risposte. La prima difficoltà nel trattare questo tema deriva dal fatto che mentre chi serve deve pensare solo a se stesso, la risposta è un colpo che dipende molto da che tipo di palla arriva al di qua della rete. Le componenti principali che stanno dietro alla buona riuscita di questo colpo sono fondamentalmente due: il tempo di reazione e il posizionamento rispetto alla linea di fondo. Dove conviene stare per aspettare un servizio? Sulla linea? Dentro il campo? Oppure qualche metro indietro come si vede fare a molti campioni in televisione?

Cominciamo con qualche dato. Se il servizio ha una velocità di 164 Km/h si hanno circa 7 decimi di secondo prima che la palla giunga sulla linea di fondo. Se la pallina viaggia a 193 Km/h i decimi di secondo diventano solamente 6. Adesso consideriamo un servizo a 177 Km/h e vediamo quanto tempo avremo a disposizione in funzione della nostra posizione rispetto a quella della linea di fondo. Se ci troviamo esattamente sulla linea avremo a disposizione 0,65 secondi. Se invece aspettiamo il servizio un metro e mezzo dietro la linea avremo a disposizione 0,7 secondi, ovvero è come se il nostro avversario avesse servito a 164 Km/h, ben 13 Km/h in meno. Invece, stando con i piedi ben dentro il campo (sempre un metro e mezzo circa) il tempo di reazione si riduce a 0,6 secondi mettendoci quindi nella stessa situazione di un tennista che riceve dalla linea di fondo un servizio più veloce di 12 Km/h. I motivi per cui variando di così poco la nostra posizione, il tempo a disposizione per colpire la pallina varia anche del 10% sono molto semplici. La ragione principale è che il rallentamento della palla dipende principalmente dall’attrito con l’aria e dal rimbalzo in terra. Un servizio che viaggia a 164 Km/h arriva alla linea di fondo dell’avversario ad una velocità più o meno dimezzata ed ogni passo avanti o indietro che si fa prima di colpire aumenta (o diminuisce) proporzionalmente il tempo che si ha a disposizione per rispondere.

Sulla base di queste informazioni possiamo quindi concludere che la cosa migliore è quella di attendere il servizio un metro e mezzo fuori dal campo per aver maggior tempo di reazione? Una cosa è certa, sicuramente non è conveniente posizionarsi sui cartelloni pubblicitari in perfetto stile Monfils. In generale se l’avversario serve una prima palla molto potente, piatta e diretta verso il centro allora questa può essere la giusta strategia, soprattutto se colui che serve non ha alcuna intenzione di seguire il servizio a rete (e al giorno d’oggi non è un’ipotesi così limitativa…). D’altro canto se si ha a che fare con una palla carica d’effetto e molto profonda, per non trovarsi a dover colpire sopra l’altezza del gomito, si tende ad arretrare ancor di più consentendo all’antagonista di iniziare lo scambio in condizioni vantaggiose. E’ questo uno dei modi in cui Nadal riesce puntualmente a mettere in grossissima difficoltà Federer, il quale, quando non stecca direttamente la risposta, costretto a colpire la pallina molto in alto si ritrova subito in affanno già dai primi colpi dello scambio.

Se dobbiamo invece ricevere un servizio non eccessivamente veloce (come ad esempio potrebbe essere una seconda palla) la posizione di attesa dipende dalla strategia di gioco che si vuole utilizzare. Se il fine primario è quallo di rimandare la palla al di là della rete per cominciare lo scambio si può benissimo stare dietro la linea di fondo. Se invece si ha intenzione di attaccare con una risposta violenta è chiaramente consigliabile stare con i piedi ben dentro il campo. Un esempio che dimostra quanto di vero ci sia dietro queste semplici considerazioni è la differenza con cui Federer si posiziona alla risposta nel caso debba fronteggiare una prima palla o una seconda. Talvolta, soprattutto se il momento del match è decisivo, abbiamo ammirato Roger entrare ben dentro il campo per aggredire il secondo servizio dell’avversario. E’ comunque sconsigliabile esagerare (ovvero, non cercate di imitare le gesta di Chang quando si posizionò ai limiti del rettangolo di servizio nella storica partita di Parigi contro Lendl).

Il poter colpire la palla con i piedi ben dentro il campo è inoltre utile nel caso si abbia a che fare con giocatori che fanno abitualmente serve and volley. Difatti il tempo che l’avversario, nel caso in cui si trovi nei paraggi della rete, ha a disposizione per colpire la palla dopo la risposta è sensibilmente inferiore a seconda della posizione in cui si impatta il servizio. Se supponiamo che la risposta avvenga un metro e mezzo fuori dal campo e che la pallina lasci le corde della racchetta alla velocità di 115 Km/h, il volleatore avrà allora più di mezzo secondo per reagire. Se invece si attende il servizio dentro al campo il tempo in cui la pallina raggiunge la rete può scendere fino a 0,42 secondi (assumendo di colpire la palla sempre alla stessa velocità).

Gli studi che hanno portato alla misura precisa dei dati appena esposti hanno come sempre una valenza più teorica che pratica. Difatti non è facile allenare i propri riflessi e di conseguenza, soprattutto nel caso di chi non è professionista, risulta inutile attendere il servizio con i piedi dentro al campo se poi non si riesce a colpire nemmeno la pallina. Queste considerazioni sulle strategie da adottare sono pertanto più utilizzabili da quei mostri che ammiriamo in tv o dal vivo e che sono capaci di rimettere dall’altra parte del campo servizi che viaggiano a velocità superiori ai 200 Km/h.
 
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CAT_IMG Posted on 24/12/2010, 16:31     +1   -1
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1) Fase iniziale: preparazione del movimento
Il braccio destro e quello sinistro sono molto vicini al corpo e i gomiti non sono distesi: la racchetta si trova infatti all'altezza dell'inguine; inoltre la mano sinistra affianca la pallina alla racchetta. Essa inizialmente è diritta: potremmo sezionarla in due parti simmetriche con un piano parallelo al terreno. Successivamente i gomiti si piegano fino a formare un angolo poco maggiore di 90°.

2) Fase intermedia: posizione del trofeo
A questo punto inizia il vero e proprio movimento. Il braccio destro e il braccio sinistro inizialmente si muovono verso l'alto: la spalla destra e il braccio destro arrivano a trovarsi su un piano parallelo al terreno. Intanto mentre il braccio destro effettua questo singolare movimento la mano sinistra va a far scorrere la pallina sul piatto corde. Proprio in questi istanti le spalle iniziano a caricarsi. È da notare infatti il movimento all'indietro del braccio destro: come potete osservare dal video ciò rende il piatto corde quasi parallelo al terreno. Quando la pallina si stacca dalla mano sinistra (ciò accade mentre il braccio sinistro è spostato sulla destra) le spalle, come già detto, hanno iniziato la fase di caricamento; la racchetta si trova sopra la testa di Roddick e si potrebbe tracciare un'ipotetica retta congiungente mano destra, racchetta e pallina. Inoltre il braccio sinistro è abbastanza disteso verso l'alto. Sempre in questo istante il piede sinistro si alza da terra per poi andare a cadere in avanti raccogliendo tutto il peso del corpo. La racchetta, avvenuto il lancio, inizia a scendere insieme alla spalla destra (notate che il gomito destro mantiene però il suo angolo). Resta inoltre impressionante quanto sia le spalle sia le ginocchia nel proseguo del movimento si carichino, con il gomito destro che raggiunge un angolo inferiore ai 90°. A questo punto la posizione trofeo che A. Rod raggiunge va studiata molto bene. Le ginocchia, come già anticipato, sono molto piegate ed entrambe svolgono l'importante funzione di spinta: resta comunque fondamentale l'apporto della gamba sinistra. Il braccio sinistro, che siamo abituati a vedere verticale, forma un ipotetico angolo ottuso col terreno. A questo punto la racchetta, che è inclinata verso destra, inizia a muoversi verso la pallina e compie il mulinello; le gambe spingono verso l'alto.

3) Fase finale: impatto e uscita da servizio
All'impatto il braccio destro risulta completamente disteso, il braccio sinistro è piegato sul corpo e le gambe sono sollevate da terra, con il busto proteso in avanti. Subito dopo l'impatto il braccio sinistro inizia a portarsi all'indietro bilanciando il movimento, la gamba sinistra entra in campo e la gamba destra scalcia all'indietro. Sottolineo quanto il braccio sinistro sia fondamentale per bilanciare l'intero gesto tecnico: si distende all'indietro mentre il braccio destro porta la racchetta alla sinistra della gamba sinistra.

Riepilogo:
Nel suo servizio Roddick, oltre a mostrare un'esplosività del tutto unica, utilizza in modo eccellente le spalle e le gambe, che non si uniscono. Buono l’apporto delle anche, che con la loro rotazione forniscono ulteriore energia al colpo. Vi volevo inoltre sottolineare un piccolo aspetto che ha poco a che vedere con questa analisi tecnica: quando A.Rod colpisce si alza una nuvoletta gialla dopo l'impatto!

 
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