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NEWS SUI TORNEI

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CAT_IMG Posted on 19/2/2020, 15:30     +1   -1
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Si ferma prima di iniziare la corsa della Cina in Coppa Davis. Le restrizioni sui viaggi determinate dalla diffusione del Coronavirus impediranno infatti alla nazionale capitanata da Jiang Wei di volare in Romania nel weekend del 6/7 marzo. Il playoff per l’accesso al World Group I si sarebbe dovuto disputare a Piatra Neamt, ma verrà a questo punto archiviato con il successo a tavolino della squadra di casa. Di conseguenza, è la Cina a retrocedere d’ufficio nel World Group II. L’ufficialità è arrivata con un tweet dell’ITF e non è stata seguita, al momento, da reazioni delle due federazioni coinvolte. Nelle scorse settimane, il gruppo zonale asiatico di Fed Cup non è sceso in campo ed è stato trasferito a Dubai (dal 3 al 7 marzo). Stando ai dati ufficiali, il coronavirus ha già ucciso quasi 1900 persone e ne ha infettate oltre 70mila, con il picco della diffusione nella regione di Wuhan.

La rinuncia alla Davis è solo l’ultimo effetto subito dal tennis in Cina in questi giorni di emergenza. Come raccontato nei giorni scorsi, il numero uno cinese Zhizhen Zhang (139 ATP) è stato monitorato dai medici con particolare attenzione nel corso dei tornei in India a cui ha partecipato di recente (l’ATP 250 Pune e il Challenger di Bengaluru). Deve in ogni caso rendere conto dei suoi spostamenti, pur avendo avuto la fortuna – da sua stessa ammissione – di aver lasciato il Paese prima dell’esplosione dell’epidemia. Zhang tra l’altro è di Shanghai, distante più di 800 chilometri dall’epicentro dell’epidemia. “Shanghai non può permettersi di arrendersi al virus come ha fatto Wuhan – ha dichiarato nei giorni scorsi –, è una città imponente. Le persone hanno ricominciato a tornare al lavoro, quindi c’è preoccupazione. Non sappiamo cosa ci aspetta”.

Calendario-ATP-aggiornato-ai-Challenger-cancellati
Il calendario ATP aggiornato con i tornei Challenger già cancellati

Se il circuito maggiore ATP e WTA in questa fase della stagione non gravita in Asia, è già stato stravolto il calendario – sempre fitto – dei Challenger e degli ITF. I tornei cadetti maschili sono stati cancellati uno dopo l’altro fino ai prossimi due mesi: non si giocherà a Qujing (2 marzo), Zhuhai (9 marzo), Shenzhen (16 marzo), Zhangjiagang (23 marzo), Taipei (30 marzo), Nanchang (6 aprile) e Changsha (16 aprile). Il primo Challenger cinese ancora in calendario è quello di Anning al via il 20 aprile (decisione definitiva attesa il 29 febbraio), in una località distante oltre 1500 chilometri da Wuhan. Una variabile comunque non tenuta in considerazione, visto che sono stati annullati tornei geograficamente lontani dal cuore del problema. Il veto è caduto su tutto ciò che riguarda l’immenso territorio cinese.

Calendario-ATP-aggiornato-ai-Challenger-cancellati
ITF – La situazione aggiornata dei tornei maschili che si giocano in Cina

Calendario-ITF-femminili-aggiornato
ITF – La situazione aggiornata dei tornei femminili che si giocano in Cina

Lunga la lista delle cancellazioni anche tra gli ITF: i primi appuntamenti ancora in piedi sono a maggio (settimana dal 4 al 10), con il torneo femminile di Luan e quello maschile di Kunshan. Il focus non è stato ancora puntato sul circuito maggiore perché la WTA – ad eccezione dei due tornei 125K di aprile (Xi’An e Anning) che al momento risultano ancora in calendario – metterà di nuovo tenda in Asia solo dopo lo US Open, l’ATP dal 28 settembre con i 250 di Chengdu e Zhuhai. C’è davanti un arco di tempo ampio, che lascia sperare nel venir meno dell’attuale emergenza. Ma l’allerta resta alta.

TORNEI ATP IN ASIA
– Chengdu e Zhuhai (Cina, entrambi 250): 28 settembre-4 ottobre
– Pechino (Cina, 500) e Tokyo (Giappone, 500): 5-11 ottobre
– Shanghai (Cina, 1000): 12-18 ottobre

TORNEI WTA IN ASIA
– Xi’An (Cina, 125K) 13-19 aprile
– Anning (Cina, 125K) 27 aprile-3 maggio
– Nanchang (Cina, International), Zhengzhou (Cina, Premier) e Hiroshima (Giappone, International): 14-20 settembre
– Guangzhou (Cina, International), Seoul (Corea, International) e Tokyo (Giappone, Premier): 21-27 settembre
– Wuhan (Cina, Premier 5): 28 settembre-4 ottobre
– Pechino (Cina, Premier Mandatory): 5-11 ottobre
– Tianjin (Cina, International) e Hong Kong (International): 12-18 ottobre
– Zhuhai (Cina, Elite Trophy): 27 ottobre-1 novembre
– Shenzhen (Cina, Finals): 1-8 novembre

Anche perché di mezzo c’è l’Olimpiade di Tokyo, con i dubbi che stanno circolando sulla disputa regolare – almeno nelle date previste (24 luglio – 9 agosto) – dell’evento a cinque cerchi. In Giappone, al momento, è stato registrato un solo decesso causato dal contagio. Il CEO di Tokyo 2020 Yoshiro Mori, ha respinto ogni preoccupazione dichiarando: “Per quanto riguarda il coronavirus circolano voci irresponsabili, ma vorrei chiarire che non stiamo pensando di posticipare o annullare i Giochi. Vorremmo coordinarci con il governo nazionale e agire in modo calmo“.

Colpiti anche gli altri sport, su scala continentale: il Gran Premio di Cina di Formula 1, in programma a Shanghai, è al momento rinviato e può andare incontro alla cancellazione (su spinta dei team). Nel golf sono stati rimandati a data da destinarsi il Maybank Championship e il Volvo China Open, in programma ad aprile a Kuala Lumpur (Malesia) e a Shenzhen. Sono stati posticipati di un anno i Mondiali indoor di atletica di Nanchino (13- 15 marzo), cancellazione per due gare di Coppa del mondo di sci sulla pista cinese di Yanqinq. Il quadro è da intendersi in aggiornamento.
 
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CAT_IMG Posted on 24/2/2020, 14:25     +1   -1
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Nessuno avrebbe voluto entrare nella storia per un cosa del genere, ma il decreto che ha colpito la Lombardia in seguito alla diffusione del coronavirus ha costretto gli organizzatori del Challenger di Bergamo ad annullare la finale in programma domenica 23 febbraio, facendolo diventare il primo torneo Atp non concluso a causa di un’emergenza sanitaria.
Il coronavirus quindi, purtroppo, ha fermato anche il tennis Atp, e la decisione è stata inevitabile dopo il blocco di tutte le manifestazioni sportive imposto dal governo italiano nelle regioni del nord Italia. Trovandosi in Lombardia, la città bergamasca è naturalmente pienamente coinvolta dal decreto d’emergenza, diffuso nelle ultime ore allo scopo di limitare i rischi di contagio da coronavirus. E i due finalisti, Illya Marchenko ed Enzo Couacaud, non hanno potuto fare altro che intascare (come da regolamento) i punti e il relativo “prize money”. Gli organizzatori ovviamente hanno spiegato di avere fatto il possibile affinché la finalissima potesse essere disputata, soprattutto perché gli stessi giocatori avevano espresso la volontà di scendere in campo, ma di fronte alla situazione che si sta vivendo non si è potuto fare diversamente e questa edizione del Challenger di Bergamo, dove lo scorso anno trionfò il giovane talento azzurro Jannik Sinner, entra nella storia nel modo meno aspettato.

Un epilogo sicuramente peculiare per il torneo bergamasco, ma inevitabile alla luce dell’evolversi della situazione. Non la pensa affatto così uno dei due finalisti, Couacaud, che in un’intervista a L’Equipe, si è lamentato della decisione degli organizzatori. “Ci è stato annunciata la decisione di annullare il match a mezzogiorno di ieri, poco prima della finale. Noi abbiamo chiesto di fare il match a porte chiuse. Ma ci è stato detto di no”, ha rivelato Couacaud. In poche parole, il 24enne transalpino, ritiene che ci sia stata una forma di eccessiva prudenza, anche considerando il fatto che nel resto della città le misure per arginare la diffusione del virus non erano altrettanto evidenti.

“Sono un po’ frustrato. Capisco che non volessero riunire tanta gente nello stesso luogo per limitare il contagio. Ma da lì a rifiutarsi di far giocare un match a porte chiuse con giocatori e arbitri pronti mi sembra eccessivo. I rischi erano limitati”, ha continuato il francese. “Soprattutto considerando che ho passeggiato per Bergamo e ho visto i ristoranti aperti. Sembrava una domenica come le altre con un sacco di gente per strada. E noi non abbiamo avuto il diritto di giocare un match di tennis con tre persone. Mi sembra un po’ incomprensibile”.

Couacaud ci ha inoltre tenuto a ribadire di essere in buone condizioni e di non aver avuto problemi a lasciare l’Italia, in vista del suo prossimo torneo. “Noi non siamo stati per nulla toccati da questi disagi. Va tutto bene. Ho preso un volo per tornare in Francia. Devo giocare a Pau. Se ci avessero fermato sarei andato in macchina”, ha affermato. Voleva giocare a tutti costi la finale del torneo ed era pronto ad andare da Bergamo fino ai Pirenei in auto. Di sicuro non si può dire che il ragazzo pecchi di determinazione.
 
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CAT_IMG Posted on 26/2/2020, 15:04     +1   -1
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L’emergenza sanitaria che sta condizionando la quotidianità di tante nazioni in queste settimane tocca da vicino anche il tennis. Prima è arrivata la notizia dell’annullamento della sfida play-off Romania-Cina in Davis, per via delle restrizioni sui viaggi imposte dal governo cinese. Il Paese nel quale è iniziato il contagio da Coronavirus, denominato ufficialmente CoVid-2019, e che conta al 26 febbraio oltre 78.000 casi, è retrocesso nel World Group II e diversi tornei del circuito Challenger e ITF sul territorio cinese sono stati cancellati.

Al quarto posto nella lista delle nazioni contagiate c’è il Giappone (circa 170 infetti, l’Italia, terza per contagi, ha scavallato quota 350). Si è deciso quindi che il match di qualificazione alle prossime Davis Cup Finals tra Giappone ed Ecuador si giocherà a porte chiuse. La decisione è stata presa dall’ITF, che ha consultato la Federazione Tennis del Giappone, la Japan Sports Agency e il Ministero della salute giapponese. Si è inoltre stabilito che i tifosi in possesso del biglietto verranno rimborsati. La sfida si giocherà il 6-7 marzo al Bourbon Beans Dome di Miki, con i padroni di casa favoriti anche dal ritorno in campo dopo sei mesi di Kei Nishikori.

Nonostante la situazione Coronavirus in Italia sia peggiore di quella in Giappone, il tie di Cagliari tra Italia e Corea del Sud (secondo Paese per contagi, circa mille in più dell’Italia) non sembra a rischio e il capitano Corrado Barazzutti ha comunicato la lista dei convocati. La Sardegna (a nove giorni dall’incontro) non ha fatto registrare contagi da Coronavirus.
 
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CAT_IMG Posted on 3/3/2020, 16:35     +1   -1
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Continua lo slittamento o la cancellazione di eventi di ogni genere e tipo in giro per il mondo. A causa del virus Covid-19, il rinvio di manifestazioni già prestabilite e calendarizzate sta creando non pochi problemi e inevitabilmente, come più volte è stato scritto, anche il tennis deve fare i conti con modifiche legate ai tornei previsti in questa stagione.L'ATP ha pubblicato un calendario aggiornato del circuito Challenger previsto per il 2020, con le modifiche apportate alle date dei tornei a seguito della cancellazione o del rinvio di alcuni eventi a causa delle continue preoccupazioni per lo scoppio del Coronavirus.

I seguenti eventi sono stati cancellati o rinviati:

Anning, Cina ( inizio 20 aprile 2020)
Seoul, Corea del Sud (inizio 27 aprile 2020 - rinviata ad agosto)
Busan, Corea del Sud (inizio 4 maggio 2020 - rinviata ad agosto)
Gwangju, Corea del Sud (inizio 11 maggio 2020 - rinviato ad agosto).

"Lo scoppio del coronavirus continua a causare interruzioni a molti eventi sportivi in ​​tutto il mondo", ha dichiarato l'ATP.
"Stiamo collaborando con i nostri rispettivi tornei e le autorità locali in cui si svolgono gli eventi ATP Tour e ATP Challenger Tour, per garantire la salute e la sicurezza di personale, giocatori e tifosi con la massima priorità. Siamo regolarmente in contatto con i nostri giocatori e i membri dei tornei in merito alle ultime misure e linee guida precauzionali sulla salute, nonché per eventuali consigli di viaggio. Continuiamo a monitorare attentamente la situazione man mano che si evolve”.

L'evento a Samarcanda, in Uzbekistan, programmato per l'11 maggio, è stato cancellato mentre un Challenger 80 è stato aggiunto a Manzanillo, in Messico nella settimana a partire dal 20 aprile. L'ATP continuerà a monitorare la situazione in corso e comunicherà eventuali ulteriori aggiornamenti al calendario a tempo debito.
 
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CAT_IMG Posted on 4/3/2020, 15:54     +1   -1
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Continua l’emergenza Coronavirus in Italia e per tutto lo sport si preannunciano misure molto più drastiche di quelle imposte fino ad ora. Il Premier Giuseppe Conte ha chiesto una valutazione della situazione al comitato scientifico prima che il Governo, molto probabilmente nella giornata di mercoledì, emetta un nuovo decreto per prolungare i provvedimenti restrittivi volti a contenere l’epidemia di Covid-19. Tra i suggerimenti che dovrebbero essere accolti dall’esecutivo c’è quello di far disputare tutti gli eventi sportivi a porte chiuse per il prossimo 30 giorni, così come tutte quelle manifestazioni che non consentano ai partecipanti di mantenere la distanza di sicurezza di un metro che è stata identificata come la “distanza di sicurezza” per impedire il contagio.

Questo vorrebbe dire che la sfida di Coppa Davis tra Italia e Corea del Sud in programma a Cagliari il prossimo fine settimana dovrà disputarsi davanti a tribune vuote, con gli spettatori che loro malgrado non potranno assistere dal vivo alla competizione e, con ogni probabilità, dovranno essere rimborsati.

Il provvedimento, come detto, non è ancora ufficiale, ma appare molto probabile, se non quasi scontato, che sarà trasformato in un decreto nella giornata di mercoledì o di giovedì. Viene spazzata via, quindi, la distinzione tra le regioni del Nord Italia che hanno visto un elevato numero di casi di coronavirus e quelle del Sud nelle quali il contagio ha finora avuto un impatto molto minore. Per il prossimo mese verranno applicate le stesse regole dalle Alpi alla Sicilia e tutte le attività sportive dovranno disputarsi senza pubblico.

La situazione rimane ovviamente suscettibile di cambiamenti e le misure restrittive verranno adattate in base ai dati sull’evoluzione dell’epidemia.

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A rischio la ventunesima edizione del Challenger ATP di Barletta. La presenza del Coronavirus in Italia ha causato la cancellazione di numerosi eventi nazionali ed internazionali, che si stavano svolgendo sul territorio o si sarebbero dovuti svolgere a breve. Rinviate anche fiere internazionali, così come sono stati sospesi i campionati di calcio e volley, e il 23 febbraio scorso anche la finale del Challenger ATP di Bergamo è stata cancellata per questo motivo. Nelle ultime settimane Moto Gp, Sei Nazioni di Rugby e molto altro è stato cancellato o rinviato nel mondo, molti Paesi hanno addirittura chiuso o ristretto la possibilità di viaggiare da e per l’Italia, con conseguenti gravi problemi logistici.

“Tutto questo ha messo a rischio l’organizzazione e lo svolgimento del torneo di Barletta, previsto dal 6 al 12 aprile prossimo, con un altissimo rischio di blocco o cancellazione – spiega l’organizzatore e direttore tecnico del torneo, Enzo Ormas -. L’ATP ci ha chiesto di considerare, per quest’anno, uno spostamento del torneo alla seconda metà di luglio, unica data disponibile nel calendario internazionale, per evitare che le autorità competenti (in caso di necessità) chiudano e cancellino il torneo all’ultimo momento. Possibilità molto concreta, vista la crescita in Puglia del numero di persone che hanno contratto il virus”.

Un evento come il Challenger di Barletta, che raccoglie migliaia di spettatori da oltre 20 anni, è chiaramente soggetto in maniera esponenziale a tale pericolo. “La sede storica del Challenger è il circolo tennis ‘Hugo Simmen’ di Barletta – prosegue Ormas -. Abbiamo, pertanto, prontamente informato il suo presidente e il consiglio direttivo di quanto fortemente suggerito dall’ATP, e della nostra volontà di spostare il torneo per salvaguardare un patrimonio del nostro territorio. Cosa pienamente condivisa anche dal sindaco Cosimo Cannito e dall’assessore allo Sport Michele Lasala”.

Come era immaginabile, l’ATP ha dato dei termini perentori per decidere il da farsi e poter cambiare per tempo il calendario internazionale. “Nella giornata di martedì 3 marzo abbiamo ricevuto dal Ct Hugo Simmen una risposta formale alle nostre richieste in cui si negava la possibilità di spostare il torneo a luglio per esigenze organizzative interne – conclude Enzo Ormas -. La cosa ci ha decisamente sorpresi, in quanto eravamo certi di una loro assunzione di responsabilità e una apertura, vista la situazione assolutamente eccezionale e imprevedibile, a realizzare insieme qualcosa di ancora più bello, per dimostrare che nelle difficoltà si è capaci di fare squadra e salvare ciò che da oltre 20 anni rende famoso nel mondo il CT Hugo Simmen stesso, la nostra regione e Barletta. Naturalmente rispettiamo tale decisione in quanto il CT Hugo Simmen è una struttura privata e pertanto libera da ogni vincolo e con proprie esigenze di gestione interna. Alla luce di quanto fin qui accaduto ci è sembrata cosa giusta rendere partecipe la nostra comunità, della concreta possibilità di cancellare il torneo, visto l’affetto e il legame profondo che ha per il Challenger della Città della Disfida. Ci auguriamo sinceramente che il tutto si risolva per il meglio riservandoci di trovare soluzioni alternative”.

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L’approccio dell’ITF all’emergenza Coronavirus sarà “caso per caso“, partendo dal presupposto che la tutela della salute di atleti e pubblico debba essere considerata “fondamentale“. È l’indirizzo emerso da uno scambio di mail tra la redazione di Ubitennis.net e Heather Bowler, responsabile della comunicazione dalla sede centrale di Londra della federazione internazionale. Qui il link all’articolo originale, in inglese. “L’ITF monitora quotidianamente la situazione – viene spiegato – che è diversa in ogni Paese. Teniamo in considerazione le notifiche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e le restrizioni ai viaggi stabilite dalle autorità nazionali. Le decisioni sui singoli eventi continuano a essere prese caso per caso“.

Limitandoci all’Italia, ricadono sotto giurisdizione ITF la sfida di Davis in programma nel weekend a Cagliari contro la Corea del Sud e una decina di tornei da qui a fine aprile: quattro ITF maschili e quattro femminili (tutti a Santa Margherita di Pula, in Sardegna), più i tornei Junior di Firenze e Salsomaggiore. Nell’immediato, il focus è chiaramente puntato sulla Davis, il cui programma – a livello internazionale – è stato modificato solo per due incontri. La Cina non andrà in Romania, mentre il Giappone ospiterà l’Ecuador senza spettatori.

Della presenza del pubblico si ragiona in queste ore anche per quanto riguarda l’appuntamento cagliaritano. Le raccomandazioni diffuse ieri dal Comitato scientifico voluto dal premier Giuseppe Conte ipotizzano 30 giorni di manifestazioni sportive a porte chiuse sul territorio nazionale. Se nell’integrazione del decreto governativo del primo marzo – attesa in giornata – le raccomandazioni dovessero tradursi in divieto, anche a Cagliari si giocherebbe senza spettatori. I 30 giorni terminerebbero nella prima settimana di aprile, con un buon margine rispetto al via degli Internazionali al Foro Italico (4-17 maggio).

Per quanto riguarda i giocatori, l’ITF precisa: “Al momento non abbiamo imposto restrizioni agli atleti che partecipano agli eventi in Italia“. Aggiungendo, come criterio generale: “Se un tennista dovesse ritirarsi da un torneo citando come motivazione la preoccupazione per il Covid-19, non verrà multato“. È delle ultime ore, intanto, l’aggiornamento dell’elenco dei tornei maschili e femminili cancellati da ATP e WTA nel territorio asiatico. Le conseguenze per gli appuntamenti europei sono, fino a questo momento, marginali (in Italia è stata annullata la finale del Challenger di Bergamo). Ma la situazione è da ritenersi in costante evoluzione.
 
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CAT_IMG Posted on 9/3/2020, 15:29     +1   -1
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Un caso confermato di Covid-19 nella Coachella Valley, nel cuore della quale sorge l’Indian Wells Tennis Garden: tanto è bastato all’organizzazione per decidere di cancellare il BNP Paribas Open.

“Al momento, è un rischio troppo grande per la salute pubblica della contea di Riverside tenere un raduno di queste dimensioni“. Sono le parole del dottor David Agus, professore di Medicina e Ingegneria Biomedica all University of Southern California, con le quali si apre il comunicato ufficiale del torneo di Indian Wells. “Non è nel pubblico interesse di tifosi, giocatori e zone limitrofe che questo torneo si svolga. Dobbiamo unirci per proteggere la comunità dall’epidemia di coronavirus“.

“Apprezziamo la posizione collaborativa che gli organizzatori del torneo stanno adottando per salvaguardare la salute pubblica e la sicurezza“, ha detto Martin Massiello, CEO dell’Eisenhower Health (ospedale no profit della Coachella Valley). Come riporta su Twitter Christopher Clarey, giornalista del New York Times, la possibilità di disputare il torneo a porte chiuse è stata scartata dall’organizzazione. “Siamo dispiaciuti perché il torneo non avrà luogo, ma la salute è la sicurezza della comunità locale, di tifosi, giocatori, volontari, sponsor, impiegati, venditori e di tutti coloro che sono coinvolti nell’evento è di fondamentale importanza“, ha invece dichiarato il direttore del BNP Paribas Open, Tommy Haas. “Siamo pronti a organizzare il torneo in un’altra data e stiamo valutando alcune soluzioni“.

Nel comunicato viene menzionato un singolo caso di positività al coronavirus, ma secondo alcune voci sarebbero ben sei i tamponi positivi e tutti all’interno dell’impianto, dove si è concluso da poche ore il torneo challenger vinto da Steve Johnson in finale contro Jack Sock (il 125k femminile è stato vinto da Irina Camelia Begu). Non ci sono ancora conferme di questa versione dei fatti. “Comprendiamo la decisione, presa nell’interesse della salute pubblica che in questo momento è la priorità”, ha dichiarato il CEO della WTA Steve Simon. “È troppo presto per speculare su quello che accadrà ai prossimi tornei. Continueremo a monitorare la situazione. La salute e la sicurezza prima di tutto“.

Quel che è certo, è che il primo Masters 1000 del Sunshine Double non si giocherà. Non adesso, almeno.

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Tanto tuonò che alla fine piovve. Il BNP Paribas Open di Indian Wells, uno degli appuntamenti più importanti della stagione del tennis, è stato temporaneamente cancellato. La decisione è stata presa nella serata statunitense (quando in Italia erano oltre le due di notte) dopo che nella zona in cui ha luogo il torneo è stato riscontrato un caso di positività all’ormai tristemente noto COVID-19, o Coronavirus che dir si voglia. L’evento è stato rimandato a data da destinarsi e non è detto che si riesca a trovare un posto nei fittissimi calendari delle stagioni ATP e WTA.

Le reazioni social del mondo del tennis, fatto oltre che di (ex) tennisti e tenniste anche di tanti addetti ai lavori come giornalisti e fotografi, non si sono fatte attendere. Sul fatto che la decisione di annullare il torneo sia stata la più corretta al fine di tutelare la salute dei giocatori, degli spettatori e di tutte le persone coinvolte non ci sono tanti dubbi. Rafa Nadal commenta la notizia dicendosi “addolorato per quello che sta succedendo nel mondo” e augurandosi “che presto si trovino soluzioni al problema”. Dimostrando grande maturità come al solito, la 15enne Coco Gauff, che doveva fare il suo debutto nel torneo, ha mette in risalto come bisogna dare priorità alla salute. L’ex n.3 al mondo e commentatrice per ESPN, Pam Shriver la definisce una decisione “coraggiosa e corretta”. Jon Wertheim di Tennis Channel posta sul suo profilo un articolo di approfondimento sui rischi di contagio e morte a causa del coronavirus, sottolineando come le informazioni a disposizione “diano ragione a chi ha deciso di cancellare l’evento”.

Ma la decisione ha ovviamente delle grosse ricadute per tutti quelli che fanno parte della carovana del tennis. In maniera forse non troppo accurata, Elina Svitolina, reduce dal trionfo a Monterrey, dal suo profilo Twitter pensa a “tutta la gente che perderà soldi a causa della cancellazione”. Almeno chi aveva acquistato un biglietto verrà completamente rimborsato. Un po’ peggio potrebbe andare a tutti i giornalisti freelance che potrebbero non vedersi rimborsati i loro biglietti aerei. A farsi da portavoce per loro, pur non essendo più in questa posizione, si erge Courtney Nguyen, penna dietro a WTA insider e co-protagonista del podcast di tennis ‘No Challenger Remaining’ insieme a Ben Rothenberg. Nguyen manda solidarietà ai colleghi freelance, invitandoli a denunciare eventuali aziende che non sono disposte a rimborsare i biglietti. Un ulteriore problema per i reporter e fotografi nell’area sembra essere stato quello riguardante il fatto che l’accesso al circolo è stato vietato a tutti ad un certo punto. Chi aveva lasciato le proprie apparecchiature negli armadietti non ha potuto recuperarli immediatamente.

Si è poi aperto un dibattito sui tempi e i modi con cui è stata gestita la decisione. Ben Rothenberg senza troppi giri di parole sostiene che “gli organizzatori hanno aspettato troppo”, ben sapendo che ormai la prosecuzione del torneo in qualunque caso era appesa ad un filo. Il capitano di Davis statunitense ed ex Top 10 Mardy Fish sembra concordare. Così come Diego Schwartzman e Alison Van Uytvank, particolarmente arrabbiati con le loro rispettive istituzioni, la ATP e la WTA. E chissà che anche le emoticon sul post Instagram di Alexander Zverev non abbiano un risvolto polemico. In effetti, la decisione poteva essere presa prima considerando che diversi grandi eventi negli Stati Uniti erano stati annullati.

La mancanza di una tempestiva comunicazione ha causato notevoli disagi ad alcuni giocatori. A farne le spese sono stati ad esempio i nostri Lorenzo Sonego, Gianluca Mager e Stefano Travaglia. Non avendo ricevuto nuove notizie, i tre, protagonisti del successo azzurro di Davis sulla Corea del Sud a Cagliari, avevano fatto rotta verso la California. Stando alle ultime voci, avrebbero dovuto essere sottoposti a controlli una volta atterrati e arrivati ad Indian Wells. Ma così non è avvenuto. Il torneo però è stato cancellato e loro si sono sobbarcati un lungo viaggio per nulla. Fabio Fognini era già in contatto da giorni con il nuovo della CEO dell’ATP Andrea Gaudenzi ed è riuscito a rimanere in Italia, evitandosi la trasferta. Un simile disagio c’è stato per John Millman, il quale da Adelaide, dove ha regalato alla sua Australia la vittoria contro il Brasile in Davis, si era imbarcato in un volo transoceanico per raggiungere la Coachella Valley.

C’è poi chi si chiede che ne sarà di questa stagione del tennis alla luce della portata globale del problema coronavirus. Ben Rothenberg spiega che probabilmente tutti i punti in classifica messi in palio in questa edizione del torneo verranno azzerati. Dunque, ad esempio, Dominic Thiem, campione in carica l’anno scorso, perderà 1000 punti. Jamie Murray, n.26 del ranking di doppio e fratello di Andy, è preoccupato considerando che a nella zona di Miami, sede del secondo appuntamento del Sunshine Double, ci sono stati più contagi, e che il secondo Masters 1000 stagionale, si gioca a Montecarlo, al confine con l’Italia, che come purtroppo sappiamo tutti, è il paese con più casi in Europa. Il coach Sven Groeneveld, in passato sulle panchine di Maria Sharapova e Tommy Haas tra gli altri, che propone di modificare il calendario completamente spostando Indian Wells e Miami al posto dello Asian Swing autunnale.

Tutte ipotesi, anche piuttosto fantasiose. Quello che è sicuro è che per il momento Indian Wells non si giocherà. E che ciò ha creato tanti disagi e qualche polemica via social.
 
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CAT_IMG Posted on 9/3/2020, 15:35     +1   -1
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Dopo quello di Indian Wells, ufficialmente rinviato a data da destinarsi dopo il comunicato ufficiale diffuso dagli organizzatori in mattinata, l’emergenza Coronavirus rischia di far saltare altri importanti tornei del circuito mondiale Atp. Si stanno facendo sempre più insistenti infatti delle indiscrezioni secondo le quali anche il Masters 1000 di Miami potrebbe non essere disputato.
L’evento è in programma dal 23 marzo al 5 aprile prossimi, e dato che nelle ultime ore nella città della Florida sono già stati cancellati alcuni concerti previsti proprio in quei giorni, è possibile che anche il tennis sarà costretto ad alzare bandiera bianca, al fine di evitare o per lo meno di provare a contenere il pericolo di contagi da Coronavirus. A quanto pare una decisione definitiva verrà presa mercoledì 11 marzo, e se anche a Miami non si dovesse giocare la ripresa delle “attività” del circuito mondiale sarebbe prevista per il 6 aprile con i tornei Atp 250 di Houston e Marrakech. Rimane da valutare con la massima attenzione invece anche la situazione del Masters 1000 di Montecarlo, che prenderebbe il via il prossimo 12 aprile. C’è ancora un mese di tempo prima dell’inizio del torneo, ma trovandosi il Principato vicinissimo all’Italia dove la situazione è piuttosto seria, non è da escludere che anche in questo caso possa essere presa la decisione di fermare tutto. Ovviamente sarà importante vedere come si evolverà la situazione nelle prossime settimane, in Europa come negli Stati Uniti dove è programmata la “fetta” primaverile della stagione Atp, ma è chiaro che anche il mondo della racchetta, come tutti gli altri sport, non può fare altro che prendere atto della serietà del momento. L’unica cosa che il tennis mondiale può fare quindi è andare avanti, seppur a malincuore, con la consapevolezza di andare incontro a decisioni come quella presa ad Indian Wells.
 
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CAT_IMG Posted on 10/3/2020, 15:16     +1   -1
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Un solido indizio sulla difficoltà di portare avanti regolarmente il torneo di Miami arriva da una nota che l’ATP ha diffuso ai giocatori e ai loro staff. A renderla nota sui social il collega di Supertennis, Luca Fiorino. Il dipartimento per la Salute della Florida raccomanda 14 giorni di quarantena volontaria a tutti coloro i quali raggiungano o abbiano già raggiunto la Florida essendo stati nei 14 giorni precedenti in Italia, Cina, Corea del Sud e Iran. “Non è ancora un obbligo – viene specificato nella nota -, ma l’indicazione potrebbe cambiare in qualsiasi momento“. Più in generale, “per chi dovesse (in questo momento) lasciare gli Stati Uniti (per rientrarvi), c’è un’alta probabilità che la Florida possa imporre 14 giorni di isolamento“. Viene anche specificato che, al momento, c’è l’intenzione di mantenere in programma il torneo di Miami, “in attesa di successive informazioni addizionali sulla logistica e gli allenamenti“.

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Miami Open, la comunicazione dell’ATP ai giocatori (via Twitter, @LucaFiorino24)

ALLARME – Vale come premessa: se a Indian Wells il Masters 1000 è stato cancellato per la presenza di un contagiato dal coronavirus in zona, in Florida – dato aggiornato sul sito dello stato federale, c’è un apposito contatore – i positivi sono fino a questo momento 19, con due decessi. Su ogni decisione influiranno anche questi numeri. Il torneo di Miami è in programma a partire dal 23 marzo con le qualificazioni, al via il giorno successivo il tabellone principale femminile e il 25 marzo quello maschile. Il dispositivo originale, pubblicato in poche righe su floridahealth.gov, fa riferimento all’ingresso nel territorio statale.

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La home page del sito del dipartimento per la Salute della Florida

In teoria – limitandoci quindi alla lettura tra le righe – un tennista impegnato nelle qualificazioni lunedì 23 potrebbe entrare in Florida e scendere in campo se si trovasse negli USA già da domenica 8/lunedì 9 marzo (da capire, al netto del fuso orario, se faccia fede il momento della partenza o dell’arrivo). Il limite si sposterebbe al 10/11 per chi dovesse esordire direttamente nel primo giorno dei main draw. E così via.

GLI ITALIANI – Nel tabellone principale maschile hanno oggi un posto assicurato Berrettini, Fognini e Sonego. Fognini – come noto – è ancora in Europa (a Barcellona), ha lasciato la Sardegna dopo il weekend di Davis e sarebbe al limite nel caso volesse partire per Miami, dove dovrebbe sottoporsi alle due settimane di isolamento. Berrettini è a Indian Wells da qualche giorno, mentre Sonego è arrivato in California subito dopo Italia-Corea del Sud. Discorso simile per Mager e Travaglia, attesi a Miami dal tabellone delle qualificazioni così come Sinner, Seppi, Caruso, Lorenzi e Gaio. Tutti già lontani dall’Italia da più di 14 giorni quando ci sarà da entrare in Florida, alla luce delle limitazioni oggi in vigore.

L’ARIA CHE TIRA – Questo discorso non distoglie però l’attenzione dall’orientamento generale: se le misure dovessero inasprirsi, sarebbe impossibile garantire lo svolgimento regolare del torneo. Rimane in piedi – come lo è stato per qualche giorno a Indian Wells – l’ipotesi porte chiuse. Una decisione potrebbe arrivare anche nelle prossime 24/48 ore, in un apposito meeting previsto per mercoledì. Nel quale non si potrà prescindere dall’analisi del contesto: se in California, come hanno raccontato anche i nostri inviati, il torneo è stato cancellato nonostante l’allarme sociale non sia ancora eccessivamente diffuso, sulla costa opposta il coronavirus è tenuto in seria considerazione. Basta dare un’occhiata alle fonti governative della Florida, anche su Twitter.
 
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CAT_IMG Posted on 10/3/2020, 15:34     +1   -1
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I veri problemi iniziano da aprile, mese che sancisce l’inizio della stagione sul rosso: tutta in Europa, il continente più colpito dopo l’Asia. Il primo appuntamento, Montecarlo, appare a serio rischio, anche considerando la vicinanza all’Italia: l’unica speranza è che l’aumento di temperatura, unito alle misure di prevenzione che la popolazione è chiamata a seguire, possa indebolire il virus da qui all’eventuale svolgimento del torneo che lo scorso anno proclamò campione Fabio Fognini.

Il circuito WTA si sposterà invece in Germania, paese comunque molto colpito (più di 1000 casi accertati), per il torneo Premier di Stoccarda, e poco dopo in Ungheria, con le Finals di Fed Cup nella capitale Budapest.

Gli uomini si sposteranno invece in Spagna, per l’ATP 500 di Barcellona e il Masters 1000 di Madrid: il primo ha già subito un duro colpo dal coronavirus, visto che gli organizzatori sono stati costretti a cancellare la cerimonia di presentazione, in programma martedì, nella quale sarebbe stata annunciata l’entry list del torneo.

Ma a destare maggiori perplessità sono proprio gli Internazionali BNL d’Italia, in programma a Roma nella settimana tra il 10 e il 17 maggio. Il CONI ha infatti sospeso tutte le attività sportive fino al 3 aprile, e purtroppo appare tutt’altro che impossibile che la sospensione possa protrarsi ulteriormente; la speranza, anche qui, è che l’innalzamento della temperatura e l’inizio della bella stagione possano svolgere un ruolo cruciale nel contenimento del virus.

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Nel giorno in cui il mondo del tennis è scosso dalla notizia del rinvio (forse sarebbe più realistico definirla cancellazione) di Indian Wells, il coronavirus colpisce un altro appuntamento tradizionale del circuito ATP: il Torneo Godò, l’ATP 500 che dal 1953 si svolge a Barcellona, solitamente nell’ultima settimana di aprile.

Quest’anno l’evento è in programma per la settimana dal 18 al 26 aprile, e ancora non c’è stata alcuna smentita da parte degli organizzatori, che anzi sperano che quella che sarebbe la 68ma edizione del torneo possa svolgersi regolarmente.

A slittare è stata però la cerimonia di presentazione del torneo, in programma questo martedì e ovviamente cancellata causa emergenza coronavirus. Una presentazione che si preannunciava molto importante, nella quale sarebbe infatti stata annunciata l’entry list ufficiale del torneo.

“La presentazione dell’ATP 500 di Barcellona è stata posticipata a causa delle ultime notizie relative al COVID 19” hanno dichiarato gli organizzatori in un comunicato. “Tanto l’organizzazione del torneo quanto le autorità locali, nazionali e internazionali, ATP incluso, sono occupate a monitorare gli eventi per garantire innanzitutto la sicurezza dei giocatori, degli spettatori e della popolazione in generale”.

In effetti, anche la Spagna sta cominciando a fare i conti con l’emergenza covid 19, per quanto i numeri non siano assolutamente paragonabili a quelli dell’Italia: in pochi giorni, il numero di contagiati nella Penisola Iberica è schizzato oltre 200, di cui ben 78 proprio a Barcellona.
 
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CAT_IMG Posted on 11/3/2020, 15:11     +1   -1
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Il BNP Paribas Open nella California meridionale attira quasi mezzo milione di tifosi ogni anno, ed è uno dei cinque maggiori eventi della stagione tennistica. Perciò, quando gli organizzatori dell’evento hanno deciso di cancellare il torneo quindicinale (che sarebbe dovuto iniziare mercoledì), una nuova realtà si è materializzata per i mondi dello sport e dell’intrattenimento: ogni evento previsto per le prossime settimane, non importa quanto grande, potrebbe essere a rischio.

“La cancellazione di Indian Wells è un segno tangibile di quanto la situazione sia seria”, ha detto Donald Dell, promoter e agente sportivo di lungo corso. Il torneo californiano si è aggiunto a una lista crescente di eventi sportivi e commerciali cancellati per paura del Coronavirus, a cui sono attribuite quasi 4.000 vittime in tutto il mondo, e che ha infettato più di 100.000 persone da quando l’epidemia è scoppiata in Asia all’inizio dell’anno. Fra gli eventi cancellati negli ultimi giorni possiamo annoverare: South by Southwest, festival musicale e conferenza d’affari con sede ad Austin, in Texas; le ultime gare dei Mondiali di sci in Italia; e persino la conferenza TED2020, in programma a Vancouver, in Canada.

Gli esperti sono ancora divisi sui benefici portati dall’annullamento di eventi di massa in posti che non sono focolai per il virus, o su quanto le persone che avrebbero dovuto parteciparvi siano più al sicuro se continuano a condurre la solita vita, specialmente per coloro che vivono in grandi aree urbane. La cosa certa è che la cancellazione di Indian Wells, di proprietà del miliardario Larry Ellison, è uno sviluppo fondamentale della vicenda. “Credo che abbiano fatto il possibile, ma sfortunatamente la situazione è cambiata di colpo”, ha detto Kristi Ahn, membro del Player’s Council della WTA, riferendosi agli organizzatori. “Non possiamo prendercela con loro per quella che secondo me è in definitiva la decisione giusta”.

Per ora, altre leghe sportive hanno deciso di non cancellare le partite, ma lunedì notte le quattro che sono in svolgimento (NBA, NHL, MLB, ed MLS) hanno annunciato che avrebbero limitato l’accesso agli spogliatoi e alle sedi delle franchigie, consentendo l’ingresso “solo ai giocatori e agli impiegati irrinunciabili delle squadre fino a nuovo ordine”. La NBA ha programmato per lunedì sera una conference call con i responsabili sanitari delle squadre per parlare di una serie di nuove precauzioni, che includono una riduzione del numero di persone a cui è consentito interagire quotidianamente con i giocatori. Una nota confidenziale che è recentemente circolata fra le squadre della lega non menziona la cancellazione delle partite, ma settimana scorsa il commissioner Adam Silver ha detto di prepararsi a giocare a porte chiuse.

Russ Granik, ex vice-commissioner della NBA, ha detto che dopo l’11 settembre la lega si era trovata di fronte a problemi simili per la sicurezza dei tifosi. In quell’occasione, però, la NBA aveva avuto quasi due mesi per prepararsi prima dell’inizio della stagione, e l’approccio da assumere era stato abbastanza naturale – collaborare con il governo e con la polizia per rendere i palazzetti più sicuri attraverso controlli all’ingresso. Rendere un palazzetto dove i tifosi possono sentirsi al sicuro da un virus, invisibile e al momento senza cura, è una questione decisamente più spinosa.

“Il Covid-19 si sta diffondendo, e nessuno sa esattamente che impatto possa avere”, ha detto Granik. “In questo momento è un problema molto più complesso”.Per gli organizzatori di qualunque partita, torneo, o corsa di grande rilievo, l’espressione “la situazione è in divenire” è diventata il modo più comune per dire se l’evento si svolgerà o meno. Il calendario americano dello sport e dell’intrattenimento per le prossime settimane comprende: il torneo NCAA di basket (maschile e femminile), il festival di Coachella, a Indio in California, il Master di golf, e la maratona di Boston.

“Ogni evento dovrà essere valutato individualmente, a seconda di dove si svolgerà e di come sarà la situazione in quel momento specifico”, ha detto Michael Payne, ex-responsabile marketing del CIO e consulente di lungo corso per grandi organizzazioni sportive. “Quattro settimane fa l’Italia non aveva questo problema. Fra otto settimane potrebbe non averlo più, ma ora lo ha”.

Mentre a New York iniziava il secondo giorno in stato di emergenza, i capi dell’associazione dei New York Road Runners discutevano con l’amministrazione comunale se sia il caso o meno di procedere con la mezza maratona in programma per questo weekend. La corsa, che passa per le strade della città e parte da Prospect Park a Brooklyn per finire a Central Park a Manhattan, ha 25.000 partecipanti ed è fra i più grandi eventi organizzati dall’associazione. “Faremo le nostre valutazioni a breve”, ha detto il sindaco Bill de Blasio. “In questo momento non ho motivi per cancellare l’evento, ma la situazione potrebbe cambiare in ogni momento”.

Dopo l’annullamento di Indian Wells, gli organizzatori si sono mossi in fretta per assecondare le esigenze dei giocatori, molti dei quali – per esempio Venus Williams, Rafael Nadal, e il campione in carica Dominic Thiem – erano già arrivati in California. I giocatori iscritti al main draw o alle qualificazioni (sia in singolare che in doppio) hanno avuto a disposizione una camera d’albergo, nonché libero accesso ai campi d’allenamento, alle lavanderie, e ai servizi sanitari fino al 16 marzo. Ahn ha detto di essersi allenata lunedì pomeriggio con la taiwanese Hsieh Su-wei prima di recarsi a una riunione del consiglio WTA con lo scopo di dirimere la questione dei punti e del prize money in seguito all’annullamento del torneo.

Ahn ha detto di non aver potuto fare a meno di notare che l’atmosfera era davvero inusuale per un torneo “che tutti i giocatori non vedono l’ora di giocare”.“C’è grande silenzio”, ha aggiunto. “Il morale è piuttosto basso. Un sacco di persone erano shockate, e alcune erano infuriate”. Jean-Christophe Faurel, coach di Coco Gauff, ha a sua volta descritto l’umore dei giocatori e degli allenatori come “shockato”. “Coco è salita in macchina e ha detto, ‘brutte notizie’”, ha detto Faurel in un’intervista telefonica. Siamo andati a cena con tutto il team, e per un po’ non ha parlato nessuno, ha continuato, e poi hanno iniziato a interrogarsi sulla questione più rilevante.

“Cosa succederà ai prossimi tornei?” ha detto Faurel. “Quando vedi che viene cancellato questo, ti viene da pensare che non si giocherà per i prossimi due mesi. Ci sono casi di Coronavirus ovunque”. Il Miami Open è in programma per la fine del mese, e da lì in poi il calendario primaverile sembra una lista di alcuni dei focolai più grandi d’Europa: tornei sulla terra a Madrid e Roma, seguiti dal Roland Garros parigino. Lunedì, un portavoce del torneo di Miami ha annunciato che il torneo si svolgerà come previsto.

L’ATP ha consigliato ai giocatori di rimanere negli Stati Uniti se hanno intenzione di giocare in Florida, così da evitare la quarantena che scatterebbe nel caso in cui dovessero lasciare il Paese per poi tornarvi. Se il Miami Open si terrà, ci si aspetta che vengano attuate misure simile a quelle che Indian Wells aveva inizialmente annunciato, come per esempio il divieto imposto ai raccattapalle di toccare gli asciugamani dei giocatori e la riduzione del contatto fisico fra giocatori e fan. “La sicurezza rimane la priorità”, ha detto il portavoce. “Stiamo lavorando con l’ATP e la WTA su quali siano le migliori pratiche da adottare, e stiamo seguendo le direttive dei Centers for Disease Control and Prevention per garantire un ambiente sicuro ai tifosi, ai giocatori, e allo staff”.

Molti giocatori sono rimasti a Indian Wells nella giornata di lunedì, in cerca di risposte. Mitchell Krueger, N.194 ATP, ha giocato il Challenger della scorsa settimana, che ha luogo all’interno della stessa struttura, e si è guadagnato un posto nel tabellone principale del torneo: “È dura passare dall’ottenere una wild card per un Masters 1000 – cosa che non succede tutti i giorni a un giocatore con la mia classifica – a non giocare proprio. Non voglio dire che sia un fulmine a ciel sereno, perché tutti seguiamo ciò che sta succedendo nel mondo, ma sabato pomeriggio ero qui e non c’era la minima indicazione che l’annullamento stesse anche solo venendo preso in considerazione”. Nel corso della giornata di lunedì, si è interrogato sul destino del suo prize money (un minimo di 18.155 dollari per aver raggiunto il tabellone principale), e su quando l’ATP Tour ripartirà.

Nella sua prima dichiarazione sull’annullamento del torneo, Andrea Gaudenzi, nuovo chairman dell’ATP, ha detto che ”il calendario del tour dopo Indian Wells rimane invariato”. Secondo Granik, non essendoci un decreto governativo che proibisce eventi di massa in America, sarà probabilmente il pubblico a decidere quali eventi avranno luogo: “Sospetto che tutto ruoterà attorno alle sensazioni dei tifosi. Se un alto numero di persone decideranno di stare lontane da una data manifestazione, allora sarà dura andare avanti per chi la organizza”.

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È un momento in cui è davvero difficile prevedere come evolverà la situazione e quindi cosa accadrà anche solo in queste due settimane che ci portano al Miami Open. Però è altrettanto forte la curiosità, che poi è anche comprensibile ricerca di rassicurazioni, di sapere il destino dei tornei europei, dall’apertura della stagione rossa (forse sarebbe più opportuno dire sulla terra battuta) fino a Wimbledon, passando per il vicino Montecarlo – nel senso che viene percepita con preoccupazione la sua vicinanza geografica con il nord dell’Italia – e il Roland Garros. Se dalla Florida sono subito arrivate le prevedibili dichiarazioni confortanti, seguite a breve distanza da altre di ben diversa portata, si sono espressi anche gli organizzatori dei due major europei.

Da Parigi, fanno sapere che stanno “studiando diversi scenari”, ma le ipotesi di “cancellazione o rinvio” del torneo a causa dell’epidemia di Covid-19 non sono prese in considerazione. Allo studio degli organizzatori c’è la possibilità di distribuire “gel igienizzanti e mascherine”, ma anche “l’annullamento dei biglietti in possesso di chi proviene da zone infette” per “minimizzare il rischio di contagio”.

In Francia, attualmente, le misure per il contenimento del contagio vietano i raduni di oltre 5.000 persone in luoghi chiusi fino a metà aprile. Il Roland Garros è inserito nel calendario dal 24 maggio al 7 giugno; anche se il divieto dovessi estendersi a tutto il mese successivo com’era inizialmente previsto, il torneo non ne sarebbe interessato perché, spiega il direttore generale della federtennis francese Jean-Francois Vilotte, “siamo su un sito di 13 ettari che permette di organizzare il flusso di spettatori in modo molto diverso in confronto agli stadi di calcio”.

Nonostante la polemica sui posti vuoti, le due settimane della passata edizione hanno fatto registrare oltre 520.000 spettatori. Proprio da quest’anno, lo stadio principale sarà dotato di un tetto, ma l’eventuale chiusura, secondo Vilotte, non avrà conseguenze per quanto riguarda le limitazioni: “Anche con il tetto chiuso, il Philippe Chatrier è un campo all’aperto”. Non possiamo non augurarci che tale affermazione sia eventualmente messa in discussione solo dal punto di vista strettamente tennistico. “È coperto” precisa l’uomo della FFT come riporta France24, “ma ci sono spazi tra gli spalti e il tetto che non lo rendono un ambiente chiuso”.

Wimbledon è lontanissimo nel tempo, un futuro remoto rispetto a qualsiasi pur attenta previsione. Dall’All England Lawn Tennis and Croquet Club, tuttavia, hanno già fatto sapere che sono pronti a rimborsare i possessori di biglietti e i proprietari delle debenture nel caso di cancellazione. Da quanto si può comprendere, il torneo più famoso del mondo resta ovviamente in programma, sebbene una drammatica evoluzione dell’epidemia potrebbe portare a drastici provvedimenti del Governo. È però uno scenario decisamente inimmaginabile al momento, tanto che il Ministro della Cultura britannico Oliver Dowden ha dichiarato alla BBC che “in questa fase, non c’è motivo di cancellare o rinviare degli eventi. È molto prematuro parlare di questo adesso”.

Secondo le parole di una persona vicina all’organizzazione di un torneo europeo raccolte dal quotidiano The Guardian, “sarebbe avventato per un torneo decidere unilateralmente la cancellazione a meno che non abbia l’appoggio delle autorità sanitarie governative o locali”. Allo stesso modo, “se un’agenzia esterna raccomanda cautela o cancellazione per preoccupazione in materia di salute, nessun direttore di torneo metterà in pericolo le vite di giocatori, spettatori e staff né vorrà sopportare le ripercussioni finanziarie di portare avanti l’evento invalidando la copertura assicurativa”.

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Con la cancellazione di Indian Wells, i circuiti principali sono chiusi fino a nuovo ordine per l’emergenza coronavirus. Rimane invece popolata la periferia del tennis mondiale, tra i Challenger (si gioca in Kazakistan e Sudafrica, dove è impegnato il nostro Lorenzo Musetti) e i numerosissimi ITF maschili e femminili sparsi in ogni dove (quelli in Italia sono stati chiaramente annullati). Aspetto da tener presente: la programmazione degli ITF rappresenta in questo momento anche linfa preziosa per l’indotto delle scommesse sportive. Ad alcuni giocatori, però, non sta più bene continuare a girare il mondo esponendosi al rischio del contagio. O comunque ritrovarsi penalizzati, a livello di punti, dai divieti che non gli consentono di raggiungere i tornei.

RACCOLTA FIRME – È il motivo che ha spinto l’italiano Claudio Fortuna (best ranking 384 ATP nel 2014) ad avviare una petizione sulla nota piattaforma change.org per fermare la giostra. L’appello è stato rilanciato sui social da diversi colleghi. Questo il messaggio di Fortuna che invita alla sottoscrizione: “Non vedo alcuna logica nel continuare a programmare e giocare ai tornei ITF in questo momento critico. Gli italiani sono costretti a rimanere a casa ma in tutta Europa e in tutto il mondo il coronavirus si sta espandendo ogni giorno di più. Viaggiare e gareggiare non è sicuramente la risposta giusta per combattere questa malattia ed è pericoloso sia per i giocatori sia per chiunque venga in contatto con loro. In Italia abbiamo lanciato l’hashtag #iorestoacasa, credo che questa dovrebbe essere la politica utilizzata anche da ITF, fino a quando la situazione non tornerà sotto controllo“.
 
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CAT_IMG Posted on 11/3/2020, 15:22     +1   -1
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Non solo Indian Wells. Il ciclone coronavirus si è abbattuto senza pietà anche sul circuito minore. In seguito alle misure preventive adottate in Asia, l'Atp ha pensato di rivedre quasi completamente anche il calendario. Il Challenger di Barletta, che si sarebbe dovuto disputare dal 6 al 12 aprile, è stato posticipato ufficialmene al mese di luglio.

Il fratello Madrid (originariamente programmato nella settimana del 1000 di Miami) salvo ulteriori disposizioni sarà invece recuperato a ottobre. Non ha ancora trovato una data nell'affollatissimo calendario il Challenger di Gerusalemme.

Stessa sorte è toccata al torneo di Anning, in Cina, mentre tutti gli appuntamenti rinviati in Corea del Sud - insieme all'Italia una delle nazioni più colpite dal virus - saranno invece recuperati in blocco ad agosto.

Cancellati definitivamente i Challenger di Shenzhen (16-22 marzo), Zhangjiagang (23-29 marzo), Taipei (30-5, marzo-aprile), Nanchang (6-12 aprile), Changsha eGuadalajara (13-19 aprile) addirittura quello di Samarcanda in Uzbekistan.

Data d'inizio? Giorno 11 maggio. Il numero dei rinvi, e quasi automaticamente anche delle cancellazioni, potrebbe ovviamente aumentare nel corso delle prossime ore. In attesa di capire ovviamente cosa succederà a Miami e quali provvedimenti saranno presi a poche settimane dall'inizio della stagione sul rosso in Europa.
 
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CAT_IMG Posted on 12/3/2020, 15:06     +1   -1
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L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha catalogato il Covid-19 tra le pandemie. La notizia, arrivata mercoledì pomeriggio, ha confermato – se ancora ce ne fosse bisogno – la gravità della situazione che stanno vivendo quasi tutti i Paesi dei Cinque Continenti. Sono ore caldissime anche nel mondo sportivo, dove gli organi che controllano le principali manifestazioni devono ragionare sulle decisioni da prendere. Bloccare tutti gli eventi al momento sembrerebbe la scelta più sicura per tutelare la salute di atleti, tifosi e addetti ai lavori e bloccare nel minor tempo possibile il diffondersi del Coronavirus.

Tali misure potrebbero condizionare in larga misura anche il tennis. Pochi giorni fa è stata comunicata la cancellazione del torneo combined di Indian Wells. Ora è chiaro che anche il Miami Open non si giocherà, dal momento che lo stato di emergenza sanitaria è stato dichiarato anche in Florida e il presidente USA Donald Trump ha bloccato i viaggi dall’Europa verso gli States per i prossimi 30 giorni. Anche il campionato NBA ha chiuso i battenti: Rudy Gobert, centro degli Utah Jazz, è risultato positivo al virus e la Regular Season è stata prontamente fermata. Sebbene questa decisione nel mondo della pallacanestro suggerirebbe che le chance di vedere partite di tennis a Miami dal 25 marzo siano prossime allo zero, manca ancora l’ufficialità da parte di ATP e WTA sull’effettiva cancellazione (o sul rinvio) del torneo, attesa nelle prossime ore.

I giocatori, arrivati nelle scorse settimane in California per giocare a Indian Wells, si stanno affrettando per salire su un volo e tornare a casa, ma l’assenza di un comunicato ufficiale (nemmeno sul sito del torneo) sta tenendo in tanti sulle spine. A protestare contro questa situazione poco chiara è il giapponese Taro Daniel su Twitter.

Ha pubblicato uno screenshot preso dal profilo Instagram di Marco Panichi, membro del team di Novak Djokovic, che sta facendo ritorno in Europa: “Quindi Djokovic sta lasciando gli Stati Uniti prima che i tornei post Indian Wells siano stati (ufficialmente, ndr) cancellati o posticipati. Che notizie mi sono perso?”. Nei commenti sotto il suo post ha aggiunto: “Sono solo dei rumors finché non è ufficiale” e all’invito dei suoi fan di usare il buon senso, considerata anche la situazione in NBA, ha risposto: “So che al 98% il torneo non si giocherà. Ma lui è il capo del Player Council e sta andando via, il che significa che non ci stanno dicendo qualcosa di ufficiale“. Prima di Djokovic anche Rafa Nadal e Daniil Medvedev hanno lasciato la California per tornare in Europa.

Nel mondo WTA, Kristen Flipkens ha pubblicato un paio di tweet pungenti: “Nella mia opinione, non è possibile che alcuni tornei la prossima settimana/prossimo mese si giochino e altri vengano cancellati. Il nostro sistema di ranking impone che ci sia equità verso ognuno di noi. Per che torneo ci alleniamo? Guadalajara? Miami? Per il French Open? Non sono nemmeno sicura di poter tornare in Belgio se parto”. Flipkens è infatti iscritta al WTA 125k di Guadalajara, che dovrebbe giocarsi la prossima settimana, a meno che non venga comunicato il contrario. ATP e WTA dovrebbero dare informazioni ufficiali in merito anche a questa problematica nelle prossime ore: a quanto pare si opterà per lo stop dell’intero circuito da qui alle prossime sei settimane. Dovranno però accelerare i tempi per evitare che un gran numero di atleti restino bloccati inutilmente negli Stati Uniti.

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Tra i giocatori è più di un’indiscrezione, pur mancando ancora comunicazione ufficiale. Il tennis vuole fermarsi per sei settimane, come anticipato da L’Equipe. Dopo la cancellazione di Indian Wells e Miami, la gran parte degli atleti e degli staff sta rientrando in Europa in attesa di poter riprogrammare la propria agenda. Ma non sarà semplice. Sarebbe uno stop più lungo di quello attuato da altri sport itineranti – la scherma a livello internazionale si fermerà per 30 giorni, ultimo aggiornamento – ma contemplerebbe l’esigenza di tutelare un movimento di dimensioni globali (e basato sui viaggi) da quella che è stata definita dall’OMS una pandemia. Quindi senza più confini.

DOVE RIPRENDERE – Allo scadere delle sei settimane, si dovrebbe tornare in campo così nei combined event di Madrid (3-10 maggio) e Roma (10-17 maggio), che diventerebbero i primi appuntamenti di una stagione sulla terra europea più che dimezzata. Il torneo di Barcellona ha comunque annunciato la disputa a porte chiuse nella settimana dal 20 al 26 aprile, in attesa delle determinazioni odierne del Board ATP. Chiaramente in Spagna e Italia si naviga a vista. Se l’auspicio di tutti è che per metà maggio la situazione nel nostro Paese possa riprendere la strada di una tendenziale normalità, la capitale spagnola avrebbe una settimana in meno di tempo per uscire da un’emergenza che la sta colpendo proprio in queste ore (la Liga è stata appena sospesa, per le prossime due settimane). Con qualche giorno di ritardo rispetto al focolaio italiano.

Il nuovo calendario diventerebbe questo:

11-22 marzo: ATP/WTA Indian Wells – cancellati
25 marzo-02 aprile: ATP/WTA Miami – cancellati
06-12 aprile: ATP Houston e Marrakech, WTA Bogotà e Charleston – cancellati
12-19 aprile: ATP Montecarlo e Fed Cup – cancellati
20-26 aprile: ATP Barcellona e Budapest, WTA Stoccarda e Istanbul – cancellati
27 aprile-03 maggio: ATP Estoril e Monaco, WTA Praga – cancellati
03-10 maggio: ATP/WTA Madrid
10-17 maggio: ATP/WTA Roma

RECUPERI – Sempre secondo il quotidiano francese, tra i giocatori si starebbe discutendo dell’ipotesi di recuperare in formato ridotto il Sunshine Double calendarizzando Indian Wells e Miami subito dopo lo US Open (che termina il 13 settembre). I due Masters 1000 verrebbero ridotti da 12 giorni a una settimana ciascuno, entrando però in conflitto con il torneo di Metz (21-27 settembre) e la Laver Cup (25-27 settembre). Tutto molto complicato.

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Il sindaco della Contea di Miami-Dade Carlos A. Gimenez ha appena reso ufficiale quello che si sapeva ormai da diverse ore: sospesi tutti gli eventi di massa della zona incluso il Miami Open di tennis in risposta allo stato di pandemia ufficializzato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nella giornata di ieri

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Il governo ungherese ha dichiarato lo stato d'emergenza. In mattinata ha anche emesso una direttiva che vieta le manifestazioni indoor con più di cento partecipanti. Alla vigilia delle Finals di Fed Cup (che si sarebbero dovute disputare dal 14 al 19 aprile sotto il tetto della Laslo Papp Arena di Budapest) la Federazione Internazionale è intervenuta e ha optato per la scelta più logica.

L'intero evento è stato infatti rinviato a data da destinarsi, ovviamente causa coronavirus. Stessa sorte per i Playoff. «Non volevamo di certo prendere questa decisione, ma non possiamo neanche rischiare con la salute dei giocatori, dei capitani, degli addetti ai lavori e degli spettatori» ha detto il presidente dell'ITF David Haggerty - «La minaccia rappresentata dal COVID-19 è molto seria, di conseguenza dobbiamo comportarci nella maniera più responsabile possibile come esseri umani e soprattutto come federazione.

Va al di là del semplice sport» ha aggiunto. Una data nell'affollatissimo calendario sarà trovata solo tra qualche settimana. Come già spiegato, le priorità in questo specifico momento sono altre.

Per tutti. «Continueremo a collaborare con tutti i coinvolti in modo da trovare una soluzione. Nel frattempo il COVID-19 Advisory Group dell'ITF monitorerà situazione» ha concluso.

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Sono tempi difficili per chiunque. Con migliaia di morti, contagiati, malati e con l’economia mondiale che subirà probabilmente un grave contraccolpo – senza considerare tutta una serie di altri fattori – il 2020 si preannuncia già come un anno particolarmente complesso per l’intero pianeta.

La causa di tutto ciò racchiusa in un’unica parola: ‘Coronavirus’. Nelle ultime settimane, il virus ha iniziato a costituire un serio problema anche nel campo dello sport, con le prime cancellazioni dei vari eventi in programmazione.

“Sono d’accordo con la maggior parte dei giocatori, ma capisco anche quelli che preferirebbero proseguire con il Tour”, ha commentato Novak Djokovic dopo la cancellazione del Masters 1000 di Indian Wells. “Il mio consiglio a tutti coloro che sono ancora negli Stati Uniti è di tornare in Europa nelle prossime 48 ore, se non addirittura prima”.

Approfittando della sospensione di Indian Wells, il serbo ha deciso di assistere ad un match dell’NBA in California: “In questo momento mi trovo a Los Angeles, ma molto presto prenderò un aereo. Onestamente, non so cosa potrebbe accadere in circostanze del genere e non so nemmeno se potremmo giocare a Miami o a qualsiasi altro evento ATP fino a che la pandemia di Coronavirus non si sia placata”.
 
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CAT_IMG Posted on 13/3/2020, 14:37     +1   -1
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Era nell’aria da qualche giorno, specialmente dopo l’annullamento del Miami Open, ma ora è ufficiale: l’ATP Tour si fermerà per sei settimane (sette includendo quella corrente) a causa della pandemia Covid-19, cancellando tutti i tornei (Challenger compresi) in programma fino alla settimana del 20 aprile compresa.Il bollettino ufficiale (consultabile qui) nota l’inevitabilità del provvedimento, dopo l’annuncio della pandemia da parte dell’OMS e dopo il ban di 30 giorni sui voli da 26 Paesi europei in direzione Stati Uniti.

Oltre al Sunshine Double, i tornei coinvolti fra quelli del tour principale sono Houston, Marrakech, Montecarlo, Barcellona, e Budapest. Si dovrebbe riprendere la settimana del 27 aprile, vale a dire dai 250 di Monaco di Baviera e dell’Estoril. I Challenger cancellati (fra quelli ancora in programma) sono invece Phoenix, Olimpia, Lille, Machala, Città del Messico, Marbella, Saint-Brieuc, Florianópolis, San Luis Potosì, Murcia, Sarasota, Alicante, Yokohama, Tunisi, Francavilla, Matsuyama, Manzanillo, Spalato, e Tallahassee. Inoltre, i due Challenger in corso questa settimana (Nur Saltan in Kazakistan e Potchefstroom in Sud Africa) non verranno portati a termine.

Andrea Gaudenzi ha rilasciato una dichiarazione al sito dell’ATP in qualità di suo Chairman, dicendo: “Non è una decisione che prendiamo con leggerezza, e rappresenta una perdita enorme per i nostri tornei, per i giocatori, e per i tifosi. Però crediamo che questa sia la cosa più responsabile da fare alla luce di questa pandemia per proteggere la salute e la sicurezza dei giocatori, del nostro staff, della comunità tennistica, e del pubblico. La natura globale del nostro gioco, e i frequenti viaggi a livello internazionale che questa implica, presentano rischi significativi e grandi problematiche nelle circostanze odierne, problematiche accresciute dalle misure sempre più restrittive stabilite dalle autorità locali. Stiamo continuando a monitorare la situazione quotidianamente, e non vediamo l’ora che il Tour riparta quando le cose miglioreranno. Nel frattempo, i nostri pensieri e auguri vanno a tutti coloro che sono stati colpiti dal virus”.

Per quanto concerne la situazione del ranking, l’ATP ha fatto sapere di stare valutando diverse opzioni, ma che non saranno distribuiti punti ATP nemmeno nei Futures durante questo periodo, di comune accordo con l’ITF. Non ci sono ancora annunci da parte della WTA, ma è assai probabile che la decisione venga replicata da parte del Tour femminile.

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di Ubaldo Scanagatta

Il Coronavirus non fa sconti, l’Italia è quasi in ginocchio ma ho fiducia che si rialzerà. Però le maglie del blocco governativo alla circolazione degli italiani sono troppo larghe: mi riferisco in particolare alla possibilità di consentire allenamenti agli atleti di cosiddetto interesse nazionale. Se mi si parla di atleti che si stiano preparando per le Olimpiadi (anche se chissà se a Tokyo si svolgeranno davvero…) beh saranno sei, sette, dieci fra uomini e donne. E non 165! Con ragazzini e ragazzine che mettiamo a rischio di corona virus – loro e le loro famiglie …e non solo i nonni! – come se due settimane di allenamento fossero assolutamente imprescindibili.

Per il solo tennis la FIT, rifacendosi al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 9 marzo 2020, art. 1 punto 3 (esso autorizza lo svolgimento a porte chiuse delle sedute di allenamento per atleti, professionisti e non professionisti, riconosciuti di interesse nazionale dal Coni e dalle rispettive Federazioni) ha autorizzato 165 tennisti a proseguire gli allenamenti. Ma dove? In circoli che allora devono aprirsi per consentire quegli allenamenti? Ma allora che razza di chiusura è? Certo un tennista non ha il campo da tennis in casa, come uno sciatore non ha pista in casa, chi fa volteggio al cavallo non ce l’ha in casa, chi gioca a golf idem (e allora vanno aperti i club di golf), e lo stesso discorso vale per le migliaia di squadre di calcio, basket, volley… E chi fa ciclismo correrà in giardino se ce l’ha?

Allora questo significa che tutti gli sportivi di cosiddetto interesse nazionale – migliaia, forse una decina di migliaia, se si pensa che le discipline sportive sono oltre 40 – sono esentati dallo “io resto a casa” e possono contagiare tutti quelli che sport non fanno?

“Se faccio sport, e anche sport di contatto, io il coronavirus non lo becco? Oppure io faccio sport e allora sono libero di contagiare gli altri?”. Inutile illudersi con il fatto che anziché stringersi le mani a fine match, e a darla all’arbitro, ci scambiamo i pugnetti. E le palle allora? Quelle che, con o senza raccattapalle, prendiamo in mano all’atto di servire, siano esse state infilate in tasca? Per carità, va già bene che i “pro” debbano servirsi da soli per il rito dell’asciugamano, ma è un palliativo, se poi le occasioni di contatto con materiali “contagiabili” sono tantissime altre nel corso di una sola partita e prima di andare negli spogliatoi (che non sono tutti quelli di Wimbledon) a farsi una doccia. Ricordo, quando c’erano le doghe di legno dove si poggiavano i piedi, che era facilissima la trasmissione di funghi…

Apro un inciso su questa mania dell’asciugamano che viene utilizzato dopo ogni punto. Prassi ridicola davvero a prescindere dagli aspetti igienici e direi anche morali: ma il raccattapalle deve diventare anche un “servo” dei tennisti? Tennisti che, abituati a servirsene anche dopo un ace sul 15-0 del primo punto del primo game, lo tirano spesso di malagrazia, figurarsi se ringraziano (questo è anche inevitabile se lo puoi fare punto dopo punto…)! Si prendano un fazzoletto, si mettano una pezzolina che pende dai pantaloni (sebbene non elegantissima) come facevano i tennisti americani degli anni Cinquanta-Sessanta, si mettano la segatura in tasca come faceva Ivan Lendl cospargendo tutto il campo, e molto più modestamente anche il sottoscritto che aveva anche il problema degli occhiali e, prima che inventassero gocce antisudore aveva con sé sempre una sequela di fazzoletti per combattere l’appannamento… Sulle reti di recinzione del campo dove giocavo… stendevo il bucato! Ma perché debbano essere i raccattapalle a fare i lacchè ai tennisti iper-viziati proprio non capisco.

Chiuso il lungo inciso, vi dico che ho pubblicato un estratto di quanto ho scritto sopra sul mio Facebook e su quello di Ubitennis, e ho letto anche alcune obiezioni. Tipo uno che ricordava come deve essere consentito di lavorare a chi deve lavorare. Beh, un vero professionista del tennis effettivamente non può fermarsi per 3 settimane – una magari sì però eh, può sempre fare ginnastica… – ma mica mi vorrete persuadere che i 160 (circa) dell’elenco siano tutti professionisti aspiranti alle Olimpiadi?

Qui di seguito vi copio la mail che, dopo una telefonata di un amico, mi ha scritto uno dei 50 firmatari di un’altra missiva che mi è arrivata in Jpeg (una fotografia) e che vedrete ancora più in basso. Chi mi ha mandato la mail mi chiede alla fine e prima della firma, come potete constatare, di restare anonimo. Voi non potete immaginare quante volte ricevo mail che… gettano il sasso ma nascondono il braccio. Così alla fine non resta che Ubaldo Scanagatta e Ubitennis a non aver paura di lanciare quei sassi che altri vorrebbero lanciare ma non se la sentono.Evidentemente la paura, il timore di possibili vendettine personali, per non chiamarle ritorsioni (sarebbe eccessivo!), è il segnale di un clima che in un ambiente sportivo non dovrebbe albergare. Ma alberga.

Sapeste quanti circoli mi segnalano anche cose di modestissima gravità, per esempio su come viene organizzata (o disorganizzata) la Serie A, ma poi si affrettano a raccomandarsi: ”Oh Ubaldo ma non dire che te l’ho detto io eh! Sai, non vorrei danneggiare il mio circolo, i miei giocatori…”. Succede molto più spesso di quanto possiate immaginare. Del resto basta però pensare a quanto mi accadde nel maggio scorso con il ritiro del mio pass-stampa (l’accredito) agli ultimi Internazionali d’Italia, per far capire a chi ci legge, il clima che si respira per chiunque non resti allineato e coperto. La mail… anonima (per voi, ma non per me):

Gentile Ubaldo

Le scrivo poiché non so se lei è già a conoscenza del fatto che la FIT ha stilato una lista di giocatori che possono allenarsi prendendo le dovute precauzioni nonostante le misure governative. Questa lista include alcuni giocatori junior e giocatori che sono nei primi 600 ATP. Molti di noi crediamo che ciò sia inaccettabile poiché il problema è molto serio e così facendo si mette in pericolo diversi giocatori, allenatori, genitori dei junior e via dicendo e si fa sì che il virus possa proliferare ancora dato che la maggior parte delle persone è asintomatica. E poi è stata fatta una distinzione abbastanza discutibile: il numero 599 può allenarsi mentre il numero 601 no.

A tal proposito è stata scritta una lettera che le invio qui di seguito. È stata firmata col nome “racchette italiane” poiché crediamo che quelle parole racchiudono il pensiero di giocatori, genitori, gestori di circoli, manutentori e via dicendo. Se la sua testata crede che sia un buon motivo pubblicare tale documento, bene che venga fatto. La prego solamente di fare in modo che resti anonima. Un caro saluto e grazie.

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Elenco di tutti i giocatori, grandi e piccini, famosi e non, che possono correre (e far correre) rischi anche per questi 15/20 giorni di coprifuoco: Alvisi Eleonora, Andaloro Fabrizio, Arnaboldi Andrea, Arnaboldi Federico, Arnaldi Matteo, Baldi Filippo, Balzerani Riccardo, Basiletti Noemi, Basso Andrea, Battiston Alessandro, Bega Alessandro, Bellucci Mattia, Berrettini Jacopo, Berrettini Matteo, Biagianti Martina, Bilardo Jacopo, Bolelli Simone, Bonadio Riccardo, Bondioli Federico, Bortolotti Marco, Brancaccio Nuria, Brancaccio Raul, Bronzetti Lucia, Buldorini Peter, Cappelletti Monica, Carboni Lorenzo, Caregaro Martina, Caruana Liam, Caruso Salvatore, Cecchinato Marco, Chiesa Deborah, Ciavarella Niccolo’, Cina’ Federico, Cobolli Flavio, Cocciaretto Elisabetta, Colmegna Martina, D’agostino Stefano, Dal Pozzo Giulia, Dalla Valle Enrico, Dambrosi Giacomo, Darderi Luciano, De Marchi Andrea, De Matteo Francesca, Delai Melania, Dessi’ Niccolo’, Dessolis Barbara, Di Giuseppe Martina, Di Muzio Erika, Di Sarra Federica, Donati Matteo, Ercoli Matilde, Errani Sara, Fabbiano Thomas, Ferrando Cristiana, Ferrara Virginia, Ferri Lorenzo, Fognini Fabio, Fonio Giovanni, Forti Francesco, Frinzi Mattia, Furlanetto Marco, Gaio Federico, Gandolfi Gianmarco, Gatto Giorgio, Gatto Monticone Giulia, Giannessi Alessandro, Gigante Matteo, Giorgi Camila, Giovine Claudia, Giustino Lorenzo, Gramaticopolo Biagio, Guerrieri Andrea, Iannaccone Federico, Iaquinto Antonio Matteo, Jevtovic Milena, Lorenzi Paolo, Maestrelli Francesco, Mager Gianluca, Maggioli Emiliano, Malgaroli Leonardo, Marcora Roberto, Mariani Matilde, Martinelli Giulia, Massacri Benito, Mazzola Filippo, Meduri Andrea, Meliss Verena, Miceli Marco, Minighini Daniele, Moratelli Angelica, Moroni Filippo, Moroni Gian Marco, Musetti Lorenzo, Napolitano Stefano, Nardi Luca, N’gantha Lliso Yannick, Nosei Aurora, Nosei Giacomo, Ocleppo Julian, Ornago Fabrizio, Orso Alberto, Paganetti Vittoria, Pampanin Pietro, Paoletti Matilde, Paolini Jasmine, Paradisi Anna, Parenti Luca, Passaro Francesco, Pedone Giorgia, Pellegrino Andrea, Perego Giulio, Perez Wilson Yaima, Petrillo Greta, Pieri Jessica, Pieri Tatiana, Pigato Lisa, Piraino Gabriele, Quinzi Gianluigi, Rapagnetta Daniele, Ricci Beatrice, Ricci Mattia, Rocchetti Sofia, Romano Filippo, Rosatello Camilla, Rossi Federica, Rottoli Lorenzo, Rubini Stefania, Ruggeri Jennifer, Sacco Federica, Sanesi Gaia, Scala Camilla, Sciahbasi Lorenzo, Scotuzzi Federico, Sensi Benedetta, Seppi Andreas, Serafini Asia, Serafini Marcello, Silvi Arianna, Simone Alessandra, Sinner Jannik, Sonego Lorenzo, Stefanini Lucrezia, Tabacco Fausto, Tabacco Giorgio, Tammaro Mariano, Teodosescu Alessandra, Tramontin Alessio, Travaglia Stefano, Trevisan Martina, Trione Riccardo, Turati Bianca, Urgesi Federica, Valente Denise, Valletta Emma, Vanni Luca, Vasami’ Jacopo, Vavassori Andrea, Versteegh Alessandro, Vincent Ruggeri Samuel, Viola Matteo, Zanolini Camilla, Zeppieri Giulio, Ziodato Sara, Zucchini Arianna.

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C’è un angolo di Roma che a primavera è solito incantare e coinvolgere chi lo frequenta. Mai come quest’anno, il Foro Italico è pronto a esplodere in un concentrato di emozioni forse irripetibile. Ma non ha la certezza di poterlo fare. Si procede alla giornata, è l’unica strada. Non sono ore leggere quelle che si vivono negli uffici di chi ha già iniziato a lavorare per la combinata di eventi sportivi sul territorio italiano più importante degli ultimi anni. In un luogo che è cuore e anima del nostro sport, ma anche centro decisionale. Perché è stato il CONI, lunedì pomeriggio, a prendere di petto l’emergenza dettando la linea al Governo sullo stop assoluto dell’attività sportiva fino al 3 aprile.

MESI D’ORO – Dal 4 maggio al 4 luglio, gli occhi del mondo saranno posati sui meravigliosi 50 ettari del parco a ridosso della collina di Monte Mario. Due mesi esatti. Il 4 maggio inizieranno gli Internazionali BNL d’Italia, il 4 luglio si disputerà l’ultima (un quarto di finale) delle quattro partite di Euro 2020 in programma allo stadio Olimpico. Non vogliamo usare i tempi verbali dell’incertezza, attenendoci a quella che oggi – chissà fino a quando – rimane un’agenda ancora viva. Non possiamo fare lo stesso per la finale di Coppa Italia, prevista per il 13 maggio ma ormai fuori anche dalle più ottimistiche ipotesi di ripresa dell’attività del calcio professionistico. Se ne parlerà in estate, probabilmente.

IL TENNIS – Con il circuito ATP fermo fino al 27 aprile e la WTA pronta ad allinearsi, i prossimi tornei in calendario sarebbero Estoril e Monaco di Baviera, seguiti dal Masters 1000 di Madrid (dove comunque la situazione non è semplicissima, ndr). Si tornerebbe in campo due settimane prima rispetto agli Internazionali. Che quindi rimangono in programma – va precisato – al netto delle evoluzioni a livello mondiale della pandemia da coronavirus. La macchina organizzativa della FIT, nel frattempo, procede da cronoprogramma. Come è giusto che sia. Sui quotidiani – le edicole sono aperte – si trovano gli spazi pubblicitari acquistati dagli #IBI20 per promuovere la vendita dei biglietti. Operativamente, è partito l’allestimento della Grand Stand Arena, il secondo campo in ordine di importanza (dopo il Centrale) che viene costruito con strutture mobili. Si lavora anche sugli altri campi secondari, nel rispetto delle prescrizioni di sicurezza.

IL CALCIO – A pochi metri di distanza, la quotidianità scorre nel quartier generale di Euro 2020 allo stadio Olimpico, dove cooperano UEFA e FIGC. È previsto un piano d’azione a ritmi serrati a cavallo tra i due eventi, per garantire lo smontaggio delle strutture degli Internazionali prima della consegna dell’intera area alla UEFA. In tal senso, anche l’ultima giornata di Serie A (secondo il calendario originario, oggi poco indicativo) prevederebbe l’obbligo per Roma e Lazio di giocare entrambe in trasferta. L’Olimpico ospiterà il 12 giugno Italia-Turchia, preceduta dalla cerimonia d’apertura. Il 17 giugno Italia-Svizzera e il 21 giugno Italia-Galles. Il 4 luglio, come accennato, un quarto di finale. La UEFA spera ancora di evitare stravolgimenti: il 4 marzo in Campidoglio sono stati celebrati i 100 giorni al via ed è ancora in calendario il Trophy Tour per le vie di Roma il prossimo 17 aprile.

LE ASPETTATIVE – Tutto ciò, chiaramente, dovrà fare i conti con la realtà e con quello che accadrà già nella prossima settimana. Nessuna federazione ha ancora chiesto ufficialmente il rinvio dell’Europeo, ma l’istanza sicuramente finirà sul tavolo della riunione straordinaria convocata dalla UEFA per martedì 17 marzo. La stessa in cui si deciderà anche sul prosieguo di Champions ed Europa League. “Qualsiasi decisione si prenda bisogna farlo tutti insieme i Paesi e l’Uefa. L’Europa deve fare l’Europa anche nello sport“, ha commentato nei giorni scorsi il ministro Vincenzo Spadafora. Spostare l’Europeo genererebbe un danno economico notevole: in assenza di calcoli ufficiali, la stima effettuata da La Gazzetta dello Sport è di almeno 300 milioni di euro, a cui aggiungere altre perdite da condividere tra tutti gli aventi diritto agli utili. Un’ipotesi dura, che la UEFA non può permettersi oggi di escludere.

È evidente come Roma, nel contesto di un’emergenza sanitaria sempre più globale, non possa fare altro che attendere. E farsi trovare pronta. Senza nascondere l’ansia, in vista dei suoi due mesi più belli.

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Anche Roberto Marcora, volato a Indian Wells per giocare le qualificazioni, ma poi colto di sorpresa come tutti dalla decisione di non disputare il torneo, ha espresso la propria opinione sulla vicenda. In particolare, ha criticato un po’ la gestione da parte degli organizzatori di Indian Wells sia per il fatto di aver deciso all’ultimo sia per la scelta di tenere aperto il Tennis Garden, lasciando via libera al transito di grandi masse. “Che senso ha tenere i giocatori qui, ammassati in palestra uno sopra all’altro? Dovevano sprangare il club! Centinaia se non migliaia di persone che entrano… Si sente dire che annulleranno tanti tornei…“.

C’è ancora un po’ di confusione tra i giocatori, come conferma lo stesso Roberto, raggiunto al telefono. “Ognuno dice la sua, anche noi non sappiamo cosa si dovrebbe fare“. Una nota positiva, nel caos, c’è: “Qui sono gentili, ci hanno offerto sette notti di hotel e 100 dollari di diaria per mangiare e il resto. C’è una petizione dei tennisti francesi per ottenere il prize money del primo turno… Ma se anche per tutti i giocatori delle qualificazioni o meno non si sa…“.

Il problema però inizia a essere percepito a livello mondiale: l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha infatti dichiarato ufficialmente la pandemia. Anche i (pochi) tornei di tennis in corso di svolgimento stanno subendo l’onda d’urto del virus. Marcora ha riferito che molti giocatori sono letteralmente scappati dal Challenger di Nur-Sultan in Kazakistan. I canali ufficiali dell’ATP effettivamente riportano la bellezza di nove ritiri, cinque dei quali non per motivi medici e uno (quello di Ferreira Silva) ancora senza motivazione specifica. La notizia è stata confermata dal giornalista Florian Heer il quale aggiunge che l’esodo dei giocatori tedeschi e francesi è scattato per evitare la quarantena.

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Prima che l’ATP decidesse di fermare il circuito per le prossime sei settimane, c’era molta incertezza tra i giocatori già presenti negli Stati Uniti. Fare subito ritorno a casa o attendere nell’eventualità (assai remota) che il Miami Open si giocasse? Il Coronavirus inizia a far paura anche negli Stati Uniti, dove oltre al rinvio del torneo di Indian Wells (primo provvedimento drastico di tanti nello sport a stelle e strisce), si è fermata la NBA, la MLS e la NHL, mentre il campionato NCAA di college basket proseguirà a porte chiuse. Tra i tennisti che giovedì 12 marzo si erano già imbarcati sul volo del ritorno c’era Nole Djokovic assieme al suo team. A “ripostare” la loro foto su un aereo diretto in Serbia è stato Taro Daniel, critico nei confronti dell’ATP che ancora non aveva rilasciato una nota ufficiale sul rinvio del torneo di Miami.

Se il giapponese ci è andato abbastanza leggero nella sua protesta, lo stesso non si può dire di Noah Rubin. Il tennista di New York non ha il problema di dover affrontare un viaggio di diverse ore per tornare a casa, ma è stato infastidito dalla mancanza di informazioni da parte dell’ATP verso i suoi giocatori: “Essere all’oscuro è comune in questo mondo” ha scritto ri-condividendo su Twitter il post di Taro Daniel. “Continuiamo a dire le cose a pochi eletti, mentre gli altri tirano a indovinare”.

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Giovedì 12 marzo lo sport si è fermato. Gran Premio di Formula 1, NBA, NFL, campionati di calcio e anche il tennis ATP e WTA. Il Coronavirus non risparmia nessuno, l’epidemia corre veloce come un centometrista e può attaccare con la forza di un pugile. È bene che tutto il mondo ne prenda coscienza e dia il suo contributo per limitare i danni che questo nuovo virus ha già prodotto. Lo sa bene Martina Di Giuseppe, numero 194 del ranking WTA, che questa settimana avrebbe dovuto prendere parte al torneo ITF W25 al Cairo, in Egitto.

“Dieci giorni fa nessuno di noi poteva aspettarsi qualcosa di simile” ha detto in un’intervista al sito della Federazione Italiana Tennis. “Siamo sconvolti. Avevo già fatto la valigia per partire in Egitto, ma l’aria stava iniziando a diventare pesante. Non appena sono iniziate a circolare le voci sul nuovo decreto del presidente Conte sulle zone rosse ho deciso insieme a Cristiana Ferrando e a Stefania Rubini di restare a casa”. La decisione di Di Giuseppe serve da esempio per tutti. In momenti come questi serve lucidità e responsabilità: “Sono convinta di aver fatto la scelta migliore, in questo momento viaggiare è pericoloso per tutti, per noi e per le persone con cui veniamo a contatto. Dobbiamo fermarci tutti ora. Tutto deve passare in secondo piano quando ci sono rischi concreti per la salute. Per troppe settimane il problema è stato sottovalutato ed ora che almeno in Italia ci si è resi conto di quanto sia divenuta sera la situazione ho la terribile sensazione che nel resto del mondo la percezione della cosa sia diversa”.

La vita del tennista è fatta di spostamenti continui, di contatti con centinaia di persone, strutture e centri sportivi. La FIT ha comunque autorizzato gli allenamenti a porte chiuse di 164 tennisti, basandosi su un punto (contraddittorio) del DPCM del 9 marzo, sebbene questo implichi la riapertura dei circoli ai quali è stata imposta la chiusura. “Il mio lavoro prosegue” ha continuato Di Giuseppe, “nel rispetto delle direttive. Non devo e non voglio fermarmi, ci si adatta e si prova a fare il possibile. Il Tennis Club Parioli, come è giusto che sia, è chiuso. Avrò modo di continuare ad allenarmi firmando un’autocertificazione ed è ciò che ho intenzione di fare. Per la parte atletica si può lavorare anche a casa rispettando programmi specifici. Se ci diamo da fare torneremo presto a sorridere. La fiamma del tennis è viva e non si spegnerà mai”.

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Lorenzo Musetti è uscito di scena negli ottavi al Challenger di Potchefstroom (che è stato poi cancellato in corso d’opera), battuto con un doppio 7-5 da Benjamin Lock. Il giovane carrarese tuttavia non ha ancora lasciato il Sudafrica e rischia di non poter fare ritorno a casa nei prossimi giorni. I voli verso l’Italia sono stati via via cancellati (stesso provvedimento adottato da molti altri Paesi) a causa dell’epidemia di Coronavirus che sembra stia raggiungendo il suo picco nel Bel Paese.

Secondo quanto riporta il Corriere Fiorentino, Musetti e il suo coach Simone Tartarini potrebbero imbarcarsi su un volo da Johannesburg per atterrare a Nizza. Raggiungerebbero poi Biot, dove ha sede l’accademia di Patrick Mouratoglou, che ha dato la sua disponibilità ad ospitare il team azzurro. Qui Lorenzo avrebbe l’opportunità di allenarsi sui campi in cui palleggiano Coco Gauff e Stefanos Tsitsipas e vivere un’esperienza di enorme importanza. Qualora avesse l’opportunità di tornare in Italia in tempi brevi, sarebbe comunque autorizzato ad allenarsi, sfruttando una concessione abbastanza contraddittoria del decreto del presidente Conte. Infatti Musetti è presente nella lista compilata dalla FIT dei 164 giocatori che possono recarsi nei circoli italiani per continuare gli allenamenti anche in questo periodo di quarantena, rischiando di far aumentare ancor di più il numero dei contagiati da Coronavirus.

“Qui gli italiani non sono ben visti” ha detto Musetti dal Sudafrica. “Si nota che c’è paura nella mente dei giocatori stranieri. Il Sudafrica non sta nemmeno affrontando una situazione di emergenza, come invece altri Paesi nel resto del mondo. Noi stiamo attraversando un periodo di grande incertezza per il nostro futuro“. Per quanto riguarda il match perso contro Lock: “Ho giocato una brutta partita, c’era tanto vento e le condizioni climatiche sono sempre state sfavorevoli”.

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Se ATP e ITF hanno imposto uno stop di sei settimane cancellando tutti i tornei in programma fino alla settimana del 20 aprile compresa (il circuito maschile dovrebbe ripartire il 27 aprile con i 250 di Estoril e Monaco e quattro tornei Challenger), la WTA si è in sostanza fermata alla settimana precedente rimandando ulteriori decisioni. Per il momento gli eventi cancellati dal circuito femminile sono il 125K di Guadalajara, il Miami Open e i due tornei che si sarebbero dovuti giocare nella settimana del 6-12 aprile, il Premier di Charleston e l’International di Bogotà.

Queste le parole del CEO della WTA Steve Simon: “Siamo dispiaciuti della decisione, ma è stata presa nell’interesse della salute pubblica e della sicurezza di tutti, che rimane la nostra priorità. La WTA, insieme con le giocatrici e i direttori dei tornei, prenderà una decisione durante la prossima settimana a proposito della stagione sulla terra battuta europea“.

Il nuovo calendario WTA:

11-22 marzo: Indian Wells – cancellato
16-21 marzo: Guadalajara – cancellato
24 marzo-04 aprile: Miami – cancellato
06-12 aprile: Bogotà e Charleston – cancellati
13-19 aprile Fed Cup – cancellata dall’ITF
20-26 aprile: Stoccarda e Istanbul
27 aprile-02 maggio: Praga
02-09 maggio: Madrid
11-17 maggio: Roma
 
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CAT_IMG Posted on 14/3/2020, 15:11     +1   -1
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Dopo la cancellazione del Sunshine Double, del Masters 1000 di Montecarlo e di altri tornei della stagione ATP e WTA, per via della diffusione della Coronavirus, comincia ad esserci preoccupazione nel mondo del tennis per quanto riguarda il regolare svolgimento dei due eventi forse più importanti in assoluto della stagione, Roland Garros e Wimbledon. Il numero dei contagi da Covid-19 sta infatti aumentando esponenzialmente sia a Parigi che a Londra. Dopo alcuni iniziali tentennamenti riguardo le politiche di contenimento del virus, il presidente francese Emmanuel Macron ha deciso di chiudere le scuole. Il primo ministro britannico Boris Johnson sta perseguendo un approccio meno restrittivo di quello di tutti gli altri paesi europei, ma ha comunque ordinato la chiusura di tutte le manifestazioni con un alto numero di persone. I massimi campionati di calcio di Francia e Inghilterra sono stati sospesi.

Solo qualche giorno fa, il direttore generale della federazione francese di tennis, Jean Francois Vilotte, con un pizzico di incauto ottimismo, sosteneva che l’ipotesi di annullare il Roland Garros “non era nemmeno da prendere in considerazione”, sottolineando come a differenza delle partite di calcio, il pubblico è meno compresso nell’impianto di Bois De Boulogne. Le successive dichiarazioni di Guy Forget, direttore del Roland Garros, sono state ben più grigie, riflettendo forse anche gli sviluppi della situazione coronavirus in Francia. “C’è ancora tempo ma tutti i tornei in programma sono esposti a questa emergenza. L’ipotesi di giocare a porte chiuse è un problema. La decisione di disputare il torneo non spetta alla federazione”, ha affermato a L’Equipe.

Non è invece arrivata nessuna notizia da Wimbledon. Nessun comunicato ufficiale e nemmeno una dichiarazione di una figura legata all’organizzazione del torneo. Così Ubitennis ha deciso di scrivere direttamente una mail al All England Club per avere aggiornamenti a riguardo. Vi riportiamo qui sotto integralmente la risposta che ci è giunta.

“L’AELTC (All Englang Lawn Tennis and Croquet Club ndr) sta continuando a monitorare la situazione coronavirus, lavorando a stretto contatto con il governo e le autorità che si occupano di salute pubblica, e sta seguendo i loro consigli riguardo la promozione di buone pratiche di igiene nel nostro impianto. Seppure al momento continuiamo a lavorare per la regolare organizzazione dei Championships, agiremo responsabilmente, nel miglior interesse della società. Nel caso in cui il governo ci richieda di cancellare l’evento, le nostre assicurazioni ci permetteranno di offrire un rimborso a tutti gli spettatori che hanno acquistato un biglietto e ai proprietari delle debenture”.

In un certo senso, Wimbledon si allinea alle ultime dichiarazioni di Forget: per il momento niente cancellazione ma è chiaro che la possibilità esiste e che la decisione non dipende dagli organizzatori del torneo. Saranno le autorità governative competenti a suggerire l’annullamento del torneo. Insomma anche il torneo di Wimbledon è chiaramente a rischio. Ma si attendono nuovi sviluppi prima di prendere provvedimenti.
 
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CAT_IMG Posted on 14/3/2020, 15:16     +1   -1
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Il Rolex Montecarlo Masters è stato uno dei sette tornei ATP cancellati per via dell’emergenza Coronavirus. A differenza dei Masters 1000 di Indian Wells e Miami (anch’essi annullati), il torneo monegasco non ha chiesto un’altra data per essere recuperato nel 2020. L’appuntamento è dunque alla prossima stagione.
“Come potete immaginare, è con la morte nell’anima che abbiamo preso atto di questa decisione. È triste non solo per me, ma per tutta la mia squadra che ha lavorato così duramente per questa edizione 2020.

È altrettanto triste per i giocatori, che amano il torneo, ma anche per i nostri partner, per il pubblico e i telespettatori di tutto il mondo” – ha spiegato il direttore Zeljko Franulovic in un’intervista concessa a L’Equipe. “Ci sarà una perdita, non è un segreto. Ma è molto difficile stimarla perché parliamo di biglietti, di accordi con i partner… Non è calcolabile in questo momento. Ciò, tuttavia, non mette in discussione il futuro finanziario del torneo, che non è in pericolo. Non chiederemo un’altra data. Incassiamo questa cancellazione e siamo già rivolti verso il 10 aprile 2021 con la massima motivazione” – ha aggiunto.

Ricordiamo che il circuito dovrebbe riprendere nella settimana del 27 aprile, ma anche i Masters 1000 di Madrid e Roma potrebbero essere a rischio. Basti pensare che il Giro d’Italia, che comincia nello stesso periodo degli Internazionali d’Italia, è stato rinviato.

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Il Miami Open è uno dei sette tornei ATP annullati a causa dell’emergenza Coronavirus. Il secondo Masters 1000 stagionale, che potrebbe essere recuperato a settembre, ha cercato qualsiasi soluzione per garantire lo svolgimento del torneo, vagliando anche l’opzione di giocare a porte chiuse.

Secondo quanto riporta il Daily Mirror, questa ipotesi è stata illustrata davanti al Consiglio dei giocatori, ma Novak Djokovic l’avrebbe esclusa a priori asserendo che la situazione legata al virus si sarebbe aggravata da un momento all’altro.

Il numero 1 del mondo ha infatti preso la decisione di lasciare immediatamente gli Stati Uniti, come già avevano fatto Rafael Nadal e Gael Monfils, e da quel momento l’organizzazione del Miami Open ha abbandonato qualsiasi speranza.

Non a caso, giovedì è arrivata la decisione di annullare l’evento. Djokovic, Nadal e Thiem, i primi tre giocatori al mondo, erano già rientrati in Europa e difficilmente sarebbero potuti rientrare negli USA per via delle restrizioni imposte da Donald Trump.

A differenza del gemello Indian Wells, nella nota diffusa dal Miami Open non si fa alcun riferimento alla possibilità di riorganizzare il torneo in un’altra data. Ricordiamo che il circuito dovrebbe riprendere nella settimana del 27 aprile, ma è altrettanto inutile sottolineare che si naviga a vista.

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Nel bel mezzo delle sospensioni e delle cancellazioni con cui ha dovuto fare i conti tutto il mondo dello sport a causa dell’emergenza Coronavirus, sta circolando sui social una considerazione tra il serio e il faceto.

Si dice infatti che Roger Federer è così grande da aver scelto il momento ideale per fermarsi e sottoporsi all’operazione al ginocchio. Quando il 20 volte campione Slam ha optato per questa decisione il 21 febbraio scorso, si era calcolato che avrebbe perso 3180 punti fino all’inizio della stagione su erba.

Tuttavia, la pandemia che si è diffusa in gran parte del mondo ha obbligato l’ATP a sospendere il circuito almeno per sei settimane (cancellando sette tornei, di cui tre Masters 1000). Tale drastica scelta ha posto ovviamente numerosi interrogativi su cosa accadrà dal punto di vista del ranking.

L’ATP si è limitata ad asserire che una decisione in merito verrà presa a tempo debito, quindi non è ancora chiaro se i punti verranno scalati oppure si procederà ad un congelamento della classifica.

Si tratta di una decisione dai risvolti importantissimi. Un buon esempio è quello dell’austriaco Dominic Thiem, che per ora perderà i 1000 punti guadagnati lo scorso anno grazie al trionfo a Indian Wells (pur senza aver avuto la chance di difenderli). Se si optasse per il congelamento del ranking, Federer potrebbe davvero sfregarsi le mani.
 
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256 replies since 19/2/2020, 15:30   799 views
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