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PREMIUM TOUR: LA WTA APRE ALLA FUSIONE CON L'ATP

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CAT_IMG Posted on 1/2/2024, 15:04     +1   -1
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Da diverso tempo ormai si vocifera di una possibile fusione tra ATP e WTA in modo da creare un tour elitario che comprenda solamente alcuni tornei, il che di fatto farebbe nascere un secondo circuito che si potrebbe definire minore. Nelle ultime settimane questa possibile unione è stata sottoposta all’attenzione dei tennisti e delle tenniste, anche semplicemente per capire la loro posizione in merito e come accoglierebbero un cambiamento tanto importante. Lasciando perdere per il momento il loro parere – anche perché ci dilungheremmo più di quanto già dobbiamo fare – nonostante sia comunque fondamentale ascoltare le voci dei veri protagonisti, cerchiamo di capirne un po’ di più.

A questo proposito ci viene in soccorso Simon Briggs, giornalista del ‘Telegraph Sport’, che ha provato a fare chiarezza su tutta la situazione. Come appreso dal collega australiano, nelle ultime due settimane, proprio in occasione dell’Australian Open 2024, Craig Tiley (CEO di Tennis Australia) e Stacey Allaster (CEO di United States Tennis Association), hanno informato i giocatori a Melbourne di questa possibile unione tra i due circuiti. Un merge che rimane complicato tanto da attuare quanto da comprendere, perché significherebbe dividere i tornei in due fasce di importanza, creando un ‘Premium Tour’ e un ‘Development Tour’.

La posizione dell’ATP e della WTA
Come appreso dal noto quotidiano inglese, il CEO della WTA Steve Simon sarebbe favorevole alla fusione, anche perché questa porterebbe ad una parità salariale tra uomini e donne, che altrimenti sarebbe rara da ottenere. Di contro l’ATP si trova in una situazione finanziaria decisamente più rosea e, soprattutto, non intercorrono storicamente grandi rapporti tra Craig Tiley e Andrea Gaudenzi, presidente dell’ATP. In primis per quanto successo l’anno scorso, quando l’ex tennista italiano ha lanciato l’idea di un Masters 1000 in Arabia Saudita da tenersi nella stessa settimana in cui è in programma la United Cup (organizzato da Tennis Australia).

Inoltre Gaudenzi non è partito per assistere all’Australian Open 2024, adducendo un’infezione da Covid come motivazione. Inoltre l’ATP ha già lanciato ‘OneVision’, un programma per dare più visibilità al tennis maschile e portarlo a vette più alte.

A tutto questo ci possiamo aggiungere anche il fatto che al momento gli eventi a squadre sono tutti di proprietà dell’ITF – in difficoltà finanziarie esattamente come la WTA – invischiata in una battaglia finanziaria con il gruppo Kosmos di Gerard Piqué per la diversità di vedute sull’organizzazione della Coppa Davis. Sarebbe quindi opportuno che l’ITF non si lanciasse in altri progetti prima di risolvere questa situazione.

Cosa ne pensa Craig Tiley?
In merito alla questione ha rilasciato alcune dichiarazioni lo stesso Craig Tiley: “Tutte le parti interessate nel tennis hanno lavorato a una soluzione. Gli Slam in questo senso sono uniti, ma è un problema complesso da risolvere. Se non fosse complicato sarebbe già stato risolto. Queste idee non sono nuove, ciò che è nuovo è la motivazione a provarci per vedere se ci sono opportunità. Ma non ci sono garanzie in questo senso. Ho sempre detto che il dolore del cambiamento è maggiore del dolore della sconfitta. Ecco perché la maggior parte delle persone sceglie di perdere. Come sport dobbiamo essere pronti a cambiare, abbiamo l’opportunità di avere un enorme impatto nel mondo dell’intrattenimento e dello sport se saremo allineati”.

Come si accumulano le finanze?
La prima delicata domanda è quella relativa all’aspetto economico. L’obiettivo più arduo: tutti i diritti di trasmissione andrebbero redistribuiti in modo che nessuno ne esca perdente, sebbene questa appaia una sfida difficile già in partenza. Anche perché Wimbledon e US Tennis Association, dati i loro ingenti ricavi, potrebbero annunciare la loro autonomia in questo senso. A questo si aggiunge che, essendo più ‘ricco’, il ‘Premium Tour’ dovrebbe finanziare il ‘Development Tour’, che comprenderebbe gli ATP e i WTA classificati oggi come 250 e 500.

Da quali eventi sarà composto il Premium Tour?
Altra domanda interessante è quella relativa ai tornei che farebbero parte del Premium Tour. Al di là dei quattro eventi Slam catalizzatori (Australian Open, Roland Garros, Wimbledon e US Open), l’idea sarebbe quella di avere due eventi preparatori per ciascuno Slam, in modo da permettere anche a coloro che perdono al primo turno di abituarsi alla nuova superficie. Fatta questa premessa è facile pensare a Madrid e Roma sulla terra rossa, Cincinnati e Toronto/Montreal sul cemento. Il vero problema sarebbe rappresentato dall’erba per due semplici motivi: il primo è che il Queen’s non avrebbe le risorse e le capacità per gestire un evento a 96 giocatori e poi le tre settimane tra Roland Garros e Wimbledon non sarebbero abbastanza per piazzarci in mezzo due tornei da 10 giorni l’uno. A meno che tale intervallo si dilati.

C’è quindi la possibilità che gli Slam si possano spostare nel calendario?
Ecco che si presenta anche questa criticità. Secondo quanto risulta a Simon Briggs, lo US Open sarebbe l’unico Slam ad aver escluso categoricamente uno spostamento nel calendario per un motivo meramente economico: non vorrebbe rinunciare alle entrate generate da una maggiore affluenza durante il fine settimana del Labor Day. D’altro canto gli Australian Open potrebbero essere posticipati di una settimana, ma anche questo potrebbe influire sul numero di spettatori, dal momento che i bambini tornerebbero a scuola a metà della seconda settimana. E il Roland Garros? Un posticipo di sette giorni potrebbe essere preso in considerazione, ma a quel punto sarebbe da valutare la questione climatica, con le temperature che risulterebbero troppo basse per gli spettatori durante le sessioni serali. Infine Wimbledon, che potrebbe tornare indietro di una settimana, se non fosse che i giorni delle finali coinciderebbero con l’Open Championship di golf.

Insomma la strada è ancora in salita, i punti su cui manca la convergenza ancora tanti, e il modo migliore per arrivare a una soluzione è riuscire a riunire tutte le parti in causa per discuterne insieme. Ma per ora neanche questo è stato possibile fare.
 
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