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L'ITALIA DI DAVIS AL QUIRINALE

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CAT_IMG Posted on 2/2/2024, 15:33     +1   -1
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Nel Salone degli Specchi del Palazzo del Quirinale, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricevuto la squadra italiana di Coppa Davis al gran completo per celebrare con loro la vittoria della Coppa Davis ottenuta a Malaga il novembre scorso, la seconda della storia del tennis italiano dopo quella vinta in Cile nel 1976.

Molto emozionati e sorridenti, in abito blu d’ordinanza, erano certamente più a loro agio di Berrettini e Santopadre quando in quella torrida giornata di luglio del 2021 furono chiamati insieme alla Nazionale di Calcio neo-campione Europea a celebrare la finale di Wimbledon di Matteo. In quella giornata Matteo e Vincenzo, stozzati dalle cravatte, sudarono le proverbiali sette camicie mentre i calciatori più preparati avevano la maglietta ufficiale della FIGC, più adatta al clima di quel giorno.

Il Presidente del Coni Malagò ha aperto l’evento, come sempre accade quando gli sportivi italiani sono ricevuti al Quirinale: “Signor presidente, grazie. L’incontro al Quirinale sta diventando una bellissima consuetudine. Mi permetto di pensare che sia dovuto a due fattori: innanzitutto alla sua vicinanza al mondo dello sport. E poi alle occasioni che lo sport italiano ha saputo creare negli ultimi tempi.”

Ricordando la vittoria nel medagliere da parte della spedizione italiana alle Olimpiadi Giovanili appena conclusesi a Gangwon, Il Presidente Malagò ha menzionato naturalmente la splendida sorpresa della vittoria di Sinner all’Australian Open, passando poi ai momenti bui vissuti dalla squadra italiana di Davis nei gironi di serie C, per poi arrivare a un augurio olimpico: “A distanza di 100 anni le Olimpiadi tornano a Parigi, al Roland Garros. Dove nel 1924 fu vinta l’unica medaglia del tennis dal Barone De Morpurgo – un bronzo. Ci aspettiamo una medaglia, anche più di una.”

Successivamente il Presidente della FITP Angelo Binaghi si è rivolto direttamente al padrone di casa Mattarella dicendo: “Abbiamo mantenuto la promessa di due anni fa, quando con Berrettini eravamo venuti a celebrare la finale. Le avevamo detto che saremmo tornati come vincitori, e ce l’abbiamo fatta”.

Binaghi ha celebrato la Coppa Davis come “forse non la gara più importante, ma la più bella. Perché permette di combattere per i compagni, per la famiglia, per la comunità e per il Paese, e questo crea delle emozioni che sono le più belle e le più importanti di tutti.” E ha poi concluso anche lui con un augurio: “Ce la metteremo tutta perché questa splendida giornata possa diventare una consuetudine nei prossimi anni.”

Un emozionatissimo Jannik Sinner ha preso la parola a nome di tutta la squadra azzurra, che comprendeva Matteo Arnaldi, Matteo Berrettini, Simone Bolelli, Lorenzo Musetti, Lorenzo Sonego, Andrea Vavassori, oltre al capitano Filippo Volandri e l’ambasciatore del tennis nel mondo Nicola Pietrangeli.

“Per noi è un onore essere qua, parlo non solo per me ma per tutta la squadra. Portare qui un successo dopo 47 anni rappresenta una squadra che ha fatto tanti sacrifici e che ha tanta voglia di vincere. Siamo tutti ragazzi normali, ognuno di noi ha le sue caratteristiche e grazie al capitano siamo riusciti a fare una cosa molto bella per questa Nazione. C’è da dare tanto credito anche a Matteo che ha sostenuto tutta la squadra, siamo riusciti a tirarci fuori da una situazione molto difficile, ho provato a dare il mio contributo a Malaga.”

“Abbiamo giocato un ottimo tennis, ma la cosa più importante è di capirci ed essere contenti in campo. Questa coppa ci ha portato tante emozioni, e dobbiamo ringraziare non solo le persone che sono qui ma anche tutti quelli che ci guardano da casa.”

“Ci sono le Olimpiadi, ognuno di noi proverà a fare il proprio meglio anche lì. Il futuro nessuno lo conosce, ma ce la metteremo tutta.”

Alla fine del discorso ha poi presentato un omaggio al Presidente Mattarella: la cravatta della Coppa Davis e la racchetta di Jannik Sinner con un fiocco-regalo.

In chiusura la parola al Presidente Mattarella

Sergio Matterella, credits Sposito/FITP
Le parole di chiusura, naturalmente, sono state riservate al padrone di casa, il Capo dello Stato Sergio Mattarella, che ha ricordato tutti i membri della squadra uno per uno.

“Da quel 26 novembre sono trascorsi oltre due mesi, ma non si è attenuato l’entusiasmo suscitato nei concittadini. Tutti hanno seguito le vostre tappe, l’ho fatto anch’io, nei limiti del possibile. Non ho visto la prima partita con li Canada, è stata importante per registrare la squadra.”

“Quarantasette anni sono un lungo periodo. Vi ringrazio non solo per la vittoria, ma anche per quel che avete fatto vedere in quei giorni, affiancando a un valore sportivo, anche un grande valore umano.”

“Ricordo la vittoria della prima Coppa Davis in Cile nel ’62 [era il 1976, ma al Presidente una piccola imprecisione si può perdonare n.d.r.] e anche una semifinale nel ’60 vinta da Sirola e Pietrangeli in rimonta”.

Naturalmente non potevano mancare alcune parole sulla vittoria di Sinner: “Ho potuto guardare la TV soltanto all’inizio del quarto set, e questo ha giovato al mio umore. Avevo visto la tranquillità e pensavo che avrebbe vinto.”

“Ora tutti si aspetteranno che lei vinca sempre: siamo sicuri che giocherà sempre al meglio, ma non bisogna che le vengano fatte pressioni, così come lei ha detto non hanno fatto i suoi genitori.”

“Complimenti anche a Bolelli e Vavassori per essere arrivati in finale.”

“Ci sono altri appuntamenti, le Olimpiadi, anche qui nessuna pressione, siamo sicuri che farete il vostro meglio. Auguri.”

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Un’aria ufficiale, com’è giusto che sia, pervadeva l’1 febbraio 2024 il Piazzale del Quirinale e i corridoi del Palazzo. Era però un’aria non pesante, un’aria di festa e gravida di attesa. Lo dimostravano i capannelli di persone dall’altro lato della strada, lo dimostravano la folla di giornalisti all’ingresso e soprattutto una piacevole serenità sui volti di tutti gli addetti ai lavori. In fondo si trattava di un’occasione di quelle belle, che non capitano tutti i giorni. L’incontro della miglior combinazione di tennisti italiani dell’ultimo mezzo secolo con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel bellissimo Salone degli Specchi all’interno del Palazzo del Quirinale, alla presenza del presidente del Coni Giovanni Malagò e del Ministro allo Sport Andrea Abodi.

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Sonego, Bolelli, Arnaldi e Volandri al Quirinale credits Sposito/FITP

Il sorriso dei ragazzi
Tra le tante belle parole e gli interventi ricchi di contenuti sono alcuni frame a spiccare più di altri. Primo fra tutti il sorriso e la naturalezza di chi quella Coppa Davis che faceva bella mostra di sé davanti a tutti, a due passi dalla postazione del microfono, ha fatto in modo che fosse lì. Jannik Sinner, Matteo Arnaldi, Lorenzo Sonego e Simone Bolelli vi sono seduti proprio di fronte, nel lato destro della sala; sul lato sinistro ci sono gli altri protagonisti, fuori e dentro al campo, della cavalcata: Filippo Volandri, Matteo Berrettini, Lorenzo Musetti e Andrea Vavassori, insieme al capitano della prima vittoria Nicola Pietrangeli.

Tutti loro scherzano, si fanno cenni d’assenso e si scambiano occhiate cariche di affetto e complicità. Ma soprattutto, come fossero alla premiazione del campionato Under 12 sorridono con tranquillità, a loro agio anche in giacca e cravatta, sotto gli occhi di tutto il Paese. In maniera composta ma calda, come mostra Sinner consegnando il (gradito) regalo della squadra a Sergio Mattarella: la sua racchetta, personalizzata per il Presidente, con il fiocco tricolore.

Il compito di un padre…
Potrebbe essere padre di tutti di loro, nel caso di alcuni anche nonno, Sergio Mattarella. Che ha mostrato ancora una volta grande umanità e un’estrema vicinanza a quelli che ad oggi sono senza alcun dubbio cittadini emeriti, che hanno contribuito a ridare lustro all’Italia a livello internazionale, a ridare onore al tennis qui nel Bel Paese. A resuscitare uno spirito patriottico che con le imprese sportive rivive, specie in volti giovani, puliti come i ragazzi che hanno trionfato a Malaga.

E Mattarella, che sa scegliere le sue parole, ne è ben consapevole: “Da quel 26 novembre sono trascorsi oltre due mesi, ma non si è attenuato l’entusiasmo suscitato nei concittadini. Tutti hanno seguito le vostre tappe, l’ho fatto anch’io, nei limiti del possibile. Quarantasette anni sono un lungo periodo. Vi ringrazio non solo per la vittoria, ma anche per quel che avete fatto vedere in quei giorni, affiancando a un valore sportivo, anche un grande valore umano“. E no, sottolineare il valore umano che si è riusciti sprigionare da una vittoria di squadra in uno sport individuale, non è mai una banalità. Parole di chi sa cos’è il valore, ed è consapevole che neanche il più grande talento sportivo può andare avanti senza spirito di sacrificio e di comunità.

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Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella (al centro di spalle) riceve in dono dal Presidente FITP Angelo BInaghi (sinistra) e da Jannik Sinner (destra) gli omaggi della squadra italiana

…e la semplicità di un figlio
Il figliol prodigo, Jannik. Il solo giocatore a prendere la parola, uno dei più giovani in sala. Visibilmente emozionato, con uno sguardo giocoso ma fiero, di chi pian piano inizia a capire la grandezza di cosa ha fatto. Non contano tanto le parole pronunciate oggi dal n.4 al mondo, sempre intelligenti e puntuali, mai fuori posto. A contare è l’incipit, specie da un punto di vista espressivo, del suo discorso. “Signor presidente…“, con la risata strozzata in gola, la frase non terminata e gli occhi abbassati di scatto con il sorriso a mezza bocca come quando il professore a scuola rimproverava.

E ha sorriso anche Mattarella con complicità, con affetto Binaghi, mentre erano molto più espliciti Bolelli, Arnaldi e Sonego. Soprattutto quest’ultimo, ben calzante nei panni da inquilino dell’ultimo banco, rideva provocando la reazione di Jannik. Mostrata senza imbarazzo, senza filtri, con il garbo delle sue dichiarazioni: “Dobbiamo ringraziare non solo le persone che sono qui ma anche tutti quelli che ci guardano da casa. Ci sono le Olimpiadi, ognuno di noi proverà a fare il proprio meglio anche lì. Il futuro nessuno lo conosce, ma ce la metteremo tutta“. Perché il compasso di Sinner, e di questa nazionale, ancora non ha finito di tracciare il primo cerchio.

Dove tutto è iniziato…
A onor del vero, alcuni dei presenti avevano già fatto visita al presidente Mattarella in precedenza. Era l’afosa estate del 2021 quando Matteo Berrettini e Angelo Binaghi si recarono al Quirinale con il piatto che premia il secondo classificato di Wimbledon. Andarono via con la promessa di tornare da vincitori. Così è stato per Binaghi, lo è stato indirettamente per Matteo, presente giustamente considerando il sostegno alla squadra da fuori. Percepibile la gioia sul suo viso, ma anche una punta di rammarico, consapevole di quanto il destino abbia preteso e avidamente arraffato dalla sua carriera. Sinner, come nella conferenza alla fede FITP, ha citato e ringraziato Berrettini. I fan presenti nel piazzale del Quirinale hanno riservato applausi al romano, assediato anche dalla stampa. A cui si è rivolto con il solito sorriso di chi sa gestire i riflettori anche quando non li vorrebbe.

Perché il primo febbraio 2024 è stata la giornata della Davis, di Sinner e dei campioni, del discorso di Mattarella e degli auguri di Malagò. Ma è stata anche quella del primo giocatore italiano in finale a Wimbledon, di colui che ha sfondato porte che avevano iniziato ad aprire Fognini e Cecchinato. Spesso a testa bassa, sempre pronto ad applaudire, felice come avesse vinto lui. Un vero campione, come Jannik, gonfio di gioia e orgoglio per i suoi amici e il suo Paese. E quello che ha dichiarato nello spiazzale ne è esempio lampante: “Sinner ha fatto un miracolo, userò questa energia anche per il mio tennis. Mi fa piacere quanto ha detto, siamo diversi ma simili, rincorriamo un sogno uguale. Sto meglio, non ancora al 100%. Purtroppo non abbiamo ancora giocato, ma sono contento. Sinner ha portato uno Slam, ma da Fognini e Cecchinato era partito il rinascimento del tennis“. Jannik e Matteo, gemelli diversi, campioni simili, stessa (per nostra fortuna) nazione.

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Pietrangeli, Volandri, Musetti, Berrettini e Vavassori. credits Sposito/FITP

…e dove finirà?
Una risposta che oggi non possiamo trovare, ma che lanciandoci in una passeggiata tra le varie dichiarazioni possiamo cercare e…augurarci. “Ce la metteremo tutta perché questa splendida giornata possa diventare una meravigliosa consuetudine nei prossimi anni” ha ribadito sia all’interno del Quirinale che successivamente ai microfoni televisivi il presidente FITP Angelo Binaghi. I risultati danno ragione al suo ottimismo, l’età media bassa ancor di più. Ma non è questo il giorno di fare pronostici. Recuperando parole di qualcuno che qualche buon verso ce lo ha lasciato, ed è fiorentino come Ubaldo Scanagatta : “quanto è bella giovinezza, che si fugge tuttavia. Chi vuol essere lieto sia, del doman non v’è certezza“.

Perché alle volte non basta una vita per scordare un attimo. E questi attimi, questo giorno in cui il tennis ha varcato da ospite da onore e non da comparsa le porte del Quirinale, in cui il Presidente della Repubblica con tatto e grande rispetto ha dato del “lei” all’uomo del momento, è uno di quelli che neanche due vite basterebbero a cancellare. Coppa Davis, Australian Open, Sinner, Arnaldi e Sonego, Bolelli e Vavassori, Musetti e Berrettini: una bandiera tricolore che sventola, un popolo che torna ad unirsi, uno sport che torna a ruggire. Dal Quirinale per oggi, solo per oggi (e ne siamo sicuri, è una trasmissione che rivedremo in futuro, stesso posto, attori simili) è tutto.
 
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CAT_IMG Posted on 2/2/2024, 15:35     +1   -1
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